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Il mio pensiero, in cui l’assassino ancora

non è che immaginato.

A tal punto scuote il mio equilibrio di uomo,

che l’attività della mente

Soffoca nelle congetture,

e nulla esiste

Se non ciò che non è.

Macbeth


I MOVENTI E LE OCCASIONI

Il mio grosso scugnizzo di King’s Lynn si era messo il vassoio sulle ginocchia e stava ancora divorando tramezzini come un lupo. Tutti gli altri avevano ormai terminato di mangiare. Erich, Marcus e Kaby discutevano animatamente, all’altro capo del bar, accanto al baule della bomba, a proposito di non so che: non riuscivo a intendere le parole a quella distanza. Illy, tutto largo sul piano, simile a un polpo della Terra, li ascoltava.

Beau e Sevensee passeggiavano avanti e indietro, vicino al divano di comando, e di tanto in tanto si scambiavano qualche parola. Dietro di loro, seduti sul divano diametralmente opposto al nostro, Bruce e Lili stavano parlando tranquillamente tra loro. Maud si era seduta all’altra estremità del bar e stava lavorando a maglia: si tratta di una di quelle abitudini, come gli scacchi, l’ubriacarsi pian piano, o l’imparare a parlare con una scatola fonica come quella di Illy, a cui ricorriamo per far passare il tempo nei lunghi intervalli tra un party e l’altro. Doc gironzolava per la Galleria, prendeva in mano gli oggetti e poi li rimetteva a posto, e comunque riusciva ancora a tenersi in piedi.

Lili e Bruce si alzarono, continuando a parlare fittamente tra loro, e Illy cominciò a suonare col tentacolo, sulle ottave acute, un motivetto che non stava né in cielo né in terra. “Dove andranno a pescare tutta questa energia?” mi domandai.

Tuttavia, non appena mi fui posta la domanda, ebbi subito la risposta e cominciai a sentirmi anch’io come loro. Non si trattava di energia: era nervosismo, puro e semplice.

Il Cambio è come una droga, compresi. Vi abituate al fatto che gli avvenimenti non restano mai uguali, che un quadro del passato e del futuro si dissolve in un altro (il quale, forse, non è molto diverso, ma comunque è diverso), ad avere la mente continuamente strangolata da idee e sentimenti che in precedenza le erano estranei, come se ti puntassero direttamente nel cervello una luce da night-club dai colori cangianti e inframmezzati da ombre bizzarre.

Queste scosse continue finiscono col risultare riposanti, come quando si viaggia in treno.

Presto cominci ad amare il movimento, ad averne bisogno, senza saperlo, e quando il movimento cessa improvvisamente e tu ridiventi soltanto tu e le cose che muovono i tuoi pensieri e i tuoi sentimenti sono sempre le stesse, tutte le volte che ritorni loro con la mente… o fratelli, me ne stavo accorgendo in quel momento, è terribile.

Nell’istante in cui eravamo entrati in Introversione, tutte le cose che ordinariamente si insinuano nel Locale, che uno dorma o sia desto, avevano cessato di penetrarvi, e noi non eravamo altro che noi stessi, ciò che significavamo l’uno per l’altro e quel che ne potevamo trarre; una situazione spaventosamente solitaria e limitata.

Trovai un parallelo: era come se mi avessero gettata in una vasca di cemento, e mi avessero tenuto con la testa sommersa fino al momento in cui il cemento si fosse ormai indurito.

Potevo capire perché gli altri fossero un po’ irrequieti. Anzi, mi stupivo che nessuno di loro fosse ancora finito nel Vuoto. Maud pareva essere, tra tutti, colei che sopportava meglio la situazione: forse l’avevano abituata le lunghe veglie tra le stelle, e inoltre è più anziana di tutti noi, perfino di Sid, pur essendo anziana soltanto di età e non di aspetto.

La concitata ricerca del Mantenitore aveva mascherato questo senso di una restrizione mentale, ma ora esso cominciava a colpirci con forza. Prima delle ricerche, anche il discorso di Bruce e le interruzioni di Erich avevano svolto un ottimo lavoro di mascheramento. Cercai di ricordare il momento in cui avevo cominciato a provare la spiacevole sensazione, e decisi che era cominciata quando Erich era sul baule della bomba, pressappoco nel momento in cui aveva tirato fuori la poesia. Ma non potevo esserne sicura. Forse il Mantenitore era stato Introvertito ancor prima, quando mi ero voltata a guardare le ragazze Fantasma. Non potevo saperlo. Oh, accidenti!

Credete, sentivo quella colata di cemento premere su ogni centimetro quadro della pelle. Ricordai la meravigliosa prospettiva presentataci da Bruce: un universo senza Grandi Cambi, e capii che era proprio la peggior cosa che si potesse immaginare. Continuai a mangiare, anche se ormai non sapevo se fosse una buona idea quella di tenermi in forze.

— Sid! Il Mantenitore ha una spia luminosa che segnala l’Introversione?

— Sangue del diavolo, pettegola, cerca di essermi amica, parla più piano. Tutto d’improvviso mi sono sentito male, come se avessi bevuto una botte di vino del Reno e poi ci avessi dormito dentro. Comunque, sì, azzurra. Emette brevi lampi, secondo il manuale. Perché me lo chiedi?

— Nessun motivo in particolare. Santo Cielo, Sid, cosa non darei per un bel soffio di Vento del Cambio!

— Puoi ben dirlo! — borbottò lui. Anch’io dovevo avere un aspetto assai miserabile, poiché mi mise il braccio sulle spalle e mi mormorò con severità: — Cerca di consolarti, mia dolce, in quanto, mentre così duramente soffriamo, la Morte per Cambio non ci può ghermire.

— E allora? — gli chiesi.

Non volevo mettermi ad andare in giro a vuoto come gli altri. Avevo l’impressione che, se avessi cominciato a farlo, non mi sarei più potuta fermare. Così, per non agitarmi troppo, mi misi a riepilogare mentalmente la situazione riguardante il Mantenitore.

Nel corso della ricerca erano sorte varie ipotesi piuttosto fantasiose sulla sua scomparsa, o perlomeno sulla sua Introversione: un progresso scientifico dei Serpenti tale da poter rivaleggiare con la magia; l’Alto Comando dei Ragni che metteva sotto naftalina i Locali dall’alto, probabilmente per impedire che si ripetesse una perdita come quella della Camera Espresso, con una tale fretta che non avevano avuto neppure il tempo di avvisarci; lo zampino degli Ultimi Cosmici, quei misteriosi, fantomatici esseri che si dice abbiano resistito con successo all’estensione della Guerra del Cambio in un futuro molto più remoto dell’epoca di Sevensee (a meno che gli Ultimi Cosmici stessi non siano gli organizzatori della Guerra del Cambio).

Una cosa era stata indicata molto chiaramente da queste ipotesi: ciascuno di noi era ugualmente sospettabile; vuoi di essere una spia dei Serpenti, vuoi un agente della polizia politica dei Ragni, un appartenente a un segreto Comitato di Salute Pubblica del Mondo del Cambio (chi poteva escluderlo, dopo Bruce?), o al movimento rivoluzionario clandestino dei Ragni, oppure, semplicemente, agendo per scopi e motivi personali. E nessuno aveva più fatto parola del dissidio tra i partiti di Bruce e di Erich, da quando ci eravamo accorti della sparizione del Mantenitore.

Probabilmente, il fatto di cancellare le differenze in un momento di emergenza costituisce un ottimo esempio di come si debba pensare per prima cosa al gruppo, ma io preferivo pensare per conto mio.

Chi poteva desiderare di fuggire, fino al punto di Introvertire il Locale, tagliando ogni possibile contatto e via di comunicazione da e per il cosmo, e col grave rischio di non poter mai più ritornare nel cosmo stesso?

Lasciando da parte ciò che era accaduto a partire dal momento in cui Bruce, col suo arrivo, aveva agitato le acque, mi pareva che colui che poteva maggiormente desiderarlo fosse Doc. Doc sapeva che Sid non poteva continuare a coprirlo per sempre, e che la punizione dei Ragni per chi trascura i propri doveri non è semplicemente lo scoppio di una castagnola, come ci aveva ricordato Erich. Ma Doc era rimasto disteso in terra davanti al bar a partire almeno dal momento in cui Bruce era saltato sopra il bancone, anche se, naturalmente, non l’avevo sempre tenuto d’occhio.

Beau? Beau aveva detto di essere stufo del Locale in un momento in cui le affermazioni avevano un valore preciso, perciò dubitavo che fosse disposto a chiudersi nel Locale, magari per sempre; inoltre vi avrebbe rinchiuso anche Bruce e la ragazza che gli piaceva e che Bruce gli aveva soffiato.

Sid ama la realtà, col Cambio o no, e tutto ciò che essa contiene, soprattutto la gente, molto più di quanto non la amino ogni altro uomo e donna a me noti: è come un grosso bambinone dagli occhi spalancati, che vuole afferrare ogni cosa con le manine per mettersela in bocca; non potevo credere che si fosse potuto escludere dal cosmo.

Maud, Kaby, Marcus e i due Extraterrestri? Non mi pareva che avessero dei motivi validi, anche se il fatto che Sevensee appartenesse al lontano futuro si collegava in modo assai sospetto a quell’idea degli Ultimi Cosmici, e anche se mi pareva che cominciasse a svilupparsi, tra la cretese e il romano, un certo legame che poteva forse indurii a farsi Introvertire insieme.

“Atteniamoci ai fatti, Greta” ricordai a me stessa con una smorfia.

Restavano Erich, Bruce, Lili e la sottoscritta.

Erich, pensai… ecco, qui si comincia a ragionare. Il mio piccolo comandante ha lo scatto di un coyote e il coraggio di un gatto arrabbiato: se avesse giudicato opportuno farsi chiudere con Bruce per averla vinta, non avrebbe esitato un istante a farlo.

Erich, prima di mettersi a fare balletti sulla cassa della bomba, aveva continuato a stuzzicare Bruce dalla folla, ma forse, tra una punzecchiatura e l’altra, aveva avuto il tempo di fare un passo indietro, in silenzio, Introvertire il Mantenitore e… be’, in questo modo il novanta per cento del problema era risolto.

Se la colpevole ero invece io, voleva dire che ero pazza e questa era la spiegazione migliore. Ah, ah.

I possibili moventi di Bruce parevano ovvi, soprattutto il pericolo mortale (o si trattava di un pericolo immortale?) in cui si era messo con l’incitarci all’ammutinamento: poteva essere un’ottima spiegazione, e quindi era un vero peccato che Bruce fosse rimasto in piena vista, sul bancone del bar, così a lungo. Del resto, se il Mantenitore fosse stato Introvertito prima che lui saltasse sul bancone, ciascuno di noi avrebbe notato la spia luminosa azzurra che si accendeva a intermittenza. Anzi, l’avrei notata io stessa, quando mi ero girata a guardare le ragazze Fantasma — sempre che si accendesse nel modo descritto da Sid, il quale non l’aveva mai vista in azione e si era limitato a leggere la descrizione sul manuale — oh, come dice lui: cospetto!

Comunque, Bruce non aveva bisogno dell’occasione adatta — sono certa che ogni maschio presente nel Locale mi avrebbe subito mosso la stessa obiezione — perché a sua disposizione c’era Lili, che poteva fare quel lavoro per lui: e Lili aveva avuto molte occasioni per farlo, come gli altri, del resto. Per conto mio, ho varie riserve sul detto che “una donna innamorata è come argilla nelle mani dell’uomo che ama”, ma confesso che nel caso di Bruce e Lili queste riserve cadevano alquanto, e già in precedenza mi era parso ovvio, quando tutti lo avevano deciso, di muto accordo, che né i controlli di Lili né quelli di Bruce potevano avere valore, relativamente alla ricerca del Mantenitore.

Con questo, avevo terminato l’esame di coloro che erano presenti nel Locale, e rimaneva soltanto un eventuale Estraneo Misterioso, penetrato, chissà come, da una Porta (ma come, senza usare il nostro Mantenitore?), uscito da qualche inconcepibile nascondiglio o scivolato fuori dal Vuoto stesso. So che quest’ultima ipotesi è totalmente assurda — dal niente non può venire fuori niente — ma se c’è una cosa che dà proprio l’impressione di essere stata fatta apposta perché ne scivoli fuori qualcosa di assolutamente spiacevole, questa è appunto il Vuoto… fosco, nebbioso in eterno rimescolio, grigio e traditore…

“Aspetta un istante” mi dissi “e pensa bene a un particolare, Greta. Ti sarebbe dovuto venire in mente subito.”

Se qualcosa era venuto fuori dal Vuoto, o (com’era più probabile) se qualcuno si era staccato da noi e si era recato al Mantenitore, Bruce lo avrebbe dovuto vedere. Egli, per tutto il tempo, aveva avuto sotto gli occhi il Mantenitore, posto alle nostre spalle: aveva certamente visto tutto ciò che era successo all’apparecchio, di qualsiasi cosa si trattasse.

Erich, invece, non poteva vedere, neppure dopo essere salito sul baule, poiché, buon regista di se stesso, era rimasto voltato verso Bruce per tutto il tempo che gli era occorso per rivestire i panni del tribuno della plebe.

Ma Bruce sì… a meno che non fosse talmente preso dalle parole da lui stesso dette…

No, amici, un Demone è sempre un attore, creda o non creda a quello che dice, e non c’è, non ci fu, non ci sarà mai un attore che non noti immediatamente la persona del pubblico che ha l’ardire di alzarsi e di andarsene via mentre lui recita la scena madre.

Dunque, Bruce doveva sapere tutto, e inoltre era miglior attore di quanto non avessi creduto, poiché nessuno aveva sospettato di lui e aveva fatto il mio stesso ragionamento: altrimenti avrebbe immediatamente denunciato Bruce di fronte a tutti.

Non io, però… Io sono diversa. E poi non me la sentivo: già soltanto a pensarci, mi venivano certi sudorini freddi che mi pareva d’essere all’inferno…

“Forse” mi dissi per incoraggiarmi “il Locale è davvero l’Inferno.” Ma aggiunsi subito: “Comportati come vuole la tua età, Greta… Cerca di essere fino in fondo una spietata, selvaggia, inesorabile ventinovenne!”.

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