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Come i diamanti, veniamo tagliati con la nostra stessa polvere.

Webster


“E ADESSO, TI DECIDERAI A PARLARE?”

I cretesi devono avere gli occhi anche sulla nuca, o più probabilmente, diciamolo chiaro, gli Intrattenitori non sono Soldati. Kaby si spostò di lato, alzò un braccio, applicò uno strattone, e la povera vecchia Maud finì dove aveva intenzione di mandare Kaby. Con profondo orrore vidi la gravità afferrarla e schiacciarla a terra.

Certo, anch’io avrei potuto saltarle addosso e ricevere lo stesso trattamento di Sid, Lili e Maud, ma vi assicuro che non sono molto coraggiosa, quando si tratta di mettere a repentaglio la vita.

Lili tentò di rialzarsi, un po’ stordita. Kaby la sospinse indietro con un buffetto, e disse con voce tranquilla: — Dov’è? — poi le appioppò un violento manrovescio. La cosa che mi colpì maggiormente fu il modo calmo, del tutto indifferente, con cui glielo diede. Posso capire che una persona, presa dal furore, ne colpisca un’altra, e posso perfino giustificare una persona che si porta deliberatamente in una condizione di collera, in modo da poter successivamente compiere qualche azione violenta, ma questo modo d’agire a sangue freddo mi rivolta lo stomaco.

Lili pareva sul punto di perdere sangue dal naso, ma uscì dallo stordimento di prima e serrò la mascella. Kaby afferrò il filo di perle di Lili e glielo strinse intorno al collo, e il filo si ruppe e le perle finirono a terra e rimbalzarono da tutte le parli come palline di ping-pong, cosicché Kaby tirò verso il basso il fazzoletto grigio, di seta, con cui Lili si era fermata i capelli, e, quando le fu giunto all’altezza del collo, prese a stringere quello. Lili cominciò a fare smorfie di dolore, ma senza aprire le labbra. Erich, Marcus e Illy, intanto, erano arrivati fino al divano e avevano fatto crocchio intorno alle due donne: osservavano la scena, ma non parevano intenzionati a sostituirsi a Kaby. Per loro andava benissimo ciò che faceva la cretese.

— Ti avverto, cagna — le disse Kaby — abbiamo poco tempo. In questo Locale c’è una stanza della guarigione, e io so usare gli strumenti che contiene.

Ecco, ci siamo, pensai, augurandomi di poter svenire. Oltre a tutto il resto, oltre alla stessa morte, era destino che tirassero fuori anche l’incubo fatto su misura per me, l’orrore che portava scritto il mio nome sul cartellino del destinatario. Non mi concedevano di esplodere in pace. Non bastava loro la bomba atomica. Dovevano inserire nel copione anche il mio diavolo personale.

— C’è uno strumento chiamato Invertitore — disse Kaby, proprio come prevedevo (ma io, in realtà, non udivo le sue parole: una sorta di vuoto mentale che vi spiegherò tra un istante). — Ti apre tutta, per poter guarire il tuo interno senza dover tagliare la pelle e farti perdere sangue. Ti rivolta le parti più grosse, ma non i vasi sanguigni. La tua pelle… occhi, orecchie, naso, dita, tutto… diventa il rivestimento di un piccolo buco, nel cui interno ci sono i tuoi capelli.

“Intanto, le tue interiora sono visibili, accessibili al guaritore, che può fare ciò che deve. Tu puoi sopravvivere per un certo tempo con l’aria contenuta nel buco. Prima, però, il guaritore ti dà una certa aria che ti dà il sonno, altrimenti diventeresti pazza entro cinquanta battiti del cuore. Noi vogliamo vedere, ora, che effetto ti fanno dieci secondi, senza l’aria del sonno. E adesso, ti deciderai a parlare?”

Io (o almeno la vera Greta) non l’avevo ascoltata, altrimenti sarei impazzita, senza bisogno dei servigi dell’Invertitore. Una volta ho sentito Doc affermare che il tuo fegato è più misterioso e lontano delle stelle, poiché, anche se vivi accanto al tuo fegato per tutta la vita, tu non lo vedi mai, non ti accade mai di indicarlo istintivamente; e la prospettiva che qualcuno si metta a trafficare con una tua parte talmente intima, talmente ignota, è troppo impressionante.

Sapevo di dover fare qualcosa alla svelta. Diavolo, al primo accenno all’Invertitore, prima ancora che Kaby avesse pronunciato la parola, Illy si era irrigidito, ritraendo i tentacoli fino a farli diventare spessi come salami cotti. Erich gli aveva rivolto uno sguardo interrogativo, ma quel figlio di un cane di un Lunare aveva risposto ugualmente (facendomi in tal modo perdere tutta la simpatia che ancora provavo per lui): — Non preoccupatevi di me. Sono soltanto un po’ troppo sensibile. Procedete con la ragazza. Fatela parlare.

Come dicevo, sapevo di dover fare qualcosa alla svelta, ma ero distesa sul pavimento, e ciò significava che avrei dovuto pensare rapidamente, con tutte le mie facoltà, a qualche cosa di diverso. La balorda scultura scagliata a terra da Erich era a un palmo dal mio naso, e notai che nel punto dove aveva toccato terra aveva lasciato una scia di finissima polvere bianca. Allungai la mano per toccare quella scia: era finemente abrasiva, come polvere di vetro. Voltai la scultura, e vidi che la parte dove aveva toccato terra non era affatto intaccata, non era danneggiata in alcun modo; le sfere grige erano lustre e perfette come prima. Dunque, la scia era polvere di diamante, raschiata via da qualcosa che era ancor più duro dei diamanti stessi del pavimento.

Evidentemente, quella scultura doveva essere qualcosa di molto speciale, e forse Doc aveva visto giusto, col suo cervello bacato, quando ce l’aveva portata e aveva cercato di darci un avvertimento. Nel portarci la scultura, Doc non era riuscito a parlare, ma aveva detto qualcosa prima, allorché ci aveva voluto spiegare come comportarci con la bomba: forse c’era un legame tra le due cose.

Mi sforzai la memoria e ricordai queste parole: “Inversciamo… cascia…”. Ah, certo, un grande aiuto davvero! Accidenti a tutti gli ubriaconi, russi o no.

Mi sforzai nuovamente la memoria, e questa volta ricordai la parola “guanto”, e allora capii e per poco non mi venne un colpo, mentre tutti i pezzi del rompicapo confluivano insieme sotto i miei occhi, come in un film proiettato a velocità superiore al normale.

Tutto faceva perno sul guanto destro, nero, da ussaro, che Lili aveva procurato a Bruce. Ma Lili non poteva averlo preso dai Depositi, poiché in seguito, durante la caccia al Mantenitore, avevamo frugato in ogni buco e frazione di buco, senza trovare guanti di sorta, neppure il sinistro del paio cui apparteneva il guanto di Lili. Inoltre, Bruce aveva iniziato con due guanti sinistri, e noi, frugando in tutto il Locale, avevamo visto soltanto il paio di guanti neri scagliati a terra da Bruce quando era salito sul bancone del bar: due e solo due, cioè il guanto sinistro che Bruce aveva con sé al suo arrivo, e il guanto destro che gli aveva procurato Lili.


Dunque, un guanto sinistro era sparito — l’ultima volta che lo avevo visto, Lili lo stava portando via, sulla cassettina del pronto soccorso, come una sacra reliquia — ed era comparso un guanto destro. La spiegazione poteva essere soltanto una: Lili aveva preso il guanto sinistro e l’aveva trasformato in un guanto destro, identico. E non l’aveva certamente rivoltato nella maniera tradizionale, perché altrimenti avremmo visto le cuciture.

Ma come sapevo vomitevolmente bene, c’era un secondo modo per rivoltare gli oggetti; oggetti, per esempio, come gli esseri umani. Bastava posarli sul tavolo dell’Invertitore, in Ambulatorio, e azionare l’interruttore dell’Inversione completa.

Oppure, azionando quello dell’Inversione parziale, si poteva trasformarli in una perfetta immagine speculare, tridimensionale, di quel che erano prima: così come un guanto sinistro è l’immagine speculare di un guanto destro. Una rotazione lungo la quarta dimensione, così la chiamano i nostri tecnici; so che viene usata a scopi chirurgici sui Marziani, che sono creature assai asimmetriche, oppure per dare un’impeccabile mano destra a un uomo che l’ha persa, trasformando in braccio destro un braccio sinistro amputato a qualche cadavere.

Di solito, in Ambulatorio si Invertono soltanto gli organismi viventi: a nessuno verrebbe in mente di invertire un oggetto inanimato, soprattutto in un Locale come il nostro, dove il dottore è sempre ubriaco e l’Ambulatorio non viene usato per centinaia di sonni.

Ma quando una persona ama, le vengono in mente le cose più pazze da presentare al suo innamorato. Ubriaca d’amore, Lili aveva portato in Ambulatorio uno dei due guanti sinistri di Bruce, l’aveva sottoposto a un’Inversione parziale, e si era così procurata un guanto destro da offrirgli.

Con quelle parole: “Inversciamo… cascia” Doc aveva cercato di dire “Invertiamo la cassa”, cioè ci aveva consigliato di prendere il baule di bronzo, metterlo sul tavolo dell’Ambulatorio e sottoporlo a un’Inversione completa, per potere giungere fino alla bomba e così disarmarla. Doc aveva avuto questa idea vedendo ciò che Lili aveva fatto al guanto. Quanto poi all’aspetto che avrebbe assunto un’atomica tattica sottoposta a Inversione, io non lo conoscevo, né del resto m’interessava molto conoscerlo. Ma compresi che tra poco l’avrei visto con i miei occhi.

Comunque, i miei pensieri non si fermarono lì. Dopo la prodezza del guanto, Lili doveva avere capito, come me, del resto, che il suo innamorato rischiava di venire abbandonato dai suoi ascoltatori: occorreva dunque costringerli ad ascoltarlo… e forse, già allora, le era venuta in mente l’idea di crearsi il nido per i figli di Bruce, e tutte le altre belle cose che ci avevano sedotto per un breve periodo. Così, aveva preso il Mantenitore Maggiore, e aveva pensato a come aveva trattato il guanto: pochi istanti dopo, aveva posato su uno scaffale della Galleria d’Arte un oggetto che nessuno avrebbe certamente notato… salvo una persona che conoscesse a memoria il contenuto della Galleria stessa.


Fissai la scultura astratta, un palmo davanti al mio naso: l’ammasso di sfere grige, grandi come palle da golf. Sapevo che l’interno del Mantenitore era costituito di molecole giganti, molto robuste e molto dure, ma non avevo mai pensato che potessero essere così grandi.

Dissi a me stessa: “Greta, questa faccenda ti condurrà alle soglie della pazzia, ma sei l’unica persona che può farlo, poiché nessuno vorrà certo ascoltare le tue deduzioni, in un momento in cui la loro vita è praticamente un conto alla rovescia”.

Mi alzai con la stessa clandestinità con cui mi sarei alzata da un letto diverso dal mio (ecco: in cose come queste noi Intrattenitori siamo abili), mentre Kaby stava dicendo: “Altrimenti diventeresti pazza entro cinquanta battiti del cuore”. Tutti quelli che erano in piedi tenevano gli occhi puntati su Lili. Sid pareva essersi mosso, rispetto alla posizione che occupava in precedenza, ma non avevo il tempo di badare a lui: mi limitai a sperare che non facesse nulla che richiamasse su di me l’attenzione.

Mi levai le scarpe e mi diressi in punta di piedi verso l’Ambulatorio (c’è un aspetto positivo, nel nostro pavimento duro come il diamante: non scricchiola). Superai il paravento dell’Ambulatorio, che è simile a una parete di fumo di sigaretta, opaco e senza odore, cercai di ricordarmi le vecchie lezioni, al tempo della mia cacciata dal corso di infermiera, e prima ancora di avere il tempo di allarmarmi, la scultura era già in posizione sul tavolo lucente dell’Inversione.

Trasalii quando la mia mano toccò l’interruttore dell’Inversione: mi tornò alla mente l’altra volta, e cercai di ricordare cosa mi avesse tanto sconvolto nel fatto che il cervello umano, rivoltato, è assai più grande, e non ha occhi. Poi, facendo uno sberleffo all’indirizzo dell’incubo che così a lungo mi aveva perseguitato (o dando definitivamente l’addio alla mia salute mentale, non saprei quale delle due cose), azionai l’interruttore… ed ecco apparire davanti a me, in tutta la sua bellezza, il Mantenitore Maggiore e la sua radiosa luce intermittente, di color azzurro, che lampeggiava tre volte al secondo.

Aveva continuato a fare con esattezza il proprio dovere per tutto il tempo in cui era rimasto Invertito, salvo che per un particolare: essendo rivoltato su se stesso, aveva fatto impazzire gli indici dei Comunicatori da polso.

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