La scorsa settimana a Babilonia,
La notte scorsa a Roma.
Beau si era recato dietro al bar e stava parlando tranquillamente con Doc, ma i suoi occhi fissavano altrove; aveva un aspetto pallido e molto professionale nel suo abito bianco, e mi dissi, accidenti, sembra di essere nel Quartiere Latino. Ma non vedevo la Ragazzina. Sid, finalmente si stava recando dal Ragazzo dopo il lavoro di recuperare Marcus. Mi fece un cenno, e io mi diressi verso di lui, portandomi dietro anche Erich.
— Benvenuto, caro giovanotto — attaccò Sid. — Io sono Sidney Lessingham, vostro ospite, e inglese al par di voi. Nacqui a King’s Lynn nell’anno di grazia 1564, e studiai a Cambridge, ma Londra fu la mia vita e la mia morte, sebbene io sia sopravvissuto a Bessie, Jimmie, Charlie e per poco quasi anche a Ollie… cioè Elisabetta la Grande, re Giacomo, re Carlo e Oliviero Cromwell. Quanto alla vita, poi, che vita! Di volta in volta cancelliere, spia, mezzano… due professioni che calzano come mano e guanto… poeta senza valore, accattone e trafficante in contratti di resurrezione. Beau Lassiter, le nostre gole sono secche come l’esca di un acciarino!
Alla parola “poeta”, il Ragazzo aveva alzato lo sguardo, ma con una certa irritazione, come se temesse di cadere in una trappola.
— E per risparmiare la vostra gola a favore delle bevande, cavalier mio, mi permetterò di prevenire una delle vostre domande e di dare a essa una risposta — continuò a dire Sid. — Sì, conobbi Will Shakespeare… vivevamo nella stessa epoca… ed era un furfantello così modesto, così schivo dei fatti altrui e dei propri, che tutti ci chiedevamo se fosse stato veramente lui a scrivere quei drammi. Vi domando scusa, ma, in fede mia, quella piccola ferita avrebbe necessità di cure.
E allora vidi che la Ragazzina non aveva affatto perso la testa, ma che invece era andata in Ambulatorio (Ugh!) a prendere una cassettina del pronto soccorso. Avvicinò un tamponcino alla guancia del ragazzo, sporca di sangue, e disse in tono un po’ acuto: — Se posso…
Ma aveva scelto il momento sbagliato. Le ultime parole di Sid e ravvicinarsi di Erich al mio seguito avevano fatto rabbuiare in viso il giovane Soldato, che scosse nervosamente il braccio, senza neppure voltarsi verso di lei, e le allontanò la mano con malagrazia. Erich mi strinse il gomito. La cassetta del pronto soccorso finì a terra… e anche uno dei bicchieri portati da Beau rischiò di fare la stessa fine. Fin da quando era arrivata la Ragazzina, Beau si era comportato come se facessero coppia fissa, anche se non credo che si fossero messi d’accordo. Beau l’aveva fatto perché io ero molto amica di Sid in quel periodo; quanto a Maud, si occupava di Doc, perché le piacciono i casi disperati.
— Calma, calma, giovanotto, e siatemi amico! — tuonò Sid, rivolgendo di nuovo a Beau la sua occhiata “Me ne occupo io”. Non è altro che una povera pagana che intende recarti sollievo — citò. — Trangugia la tua bile, o nero fellone, ed essa forse si tramuterà in poesia. — Quindi: — Alt, vi ho toccato in un punto debole, vero? Confessatelo, voi siete un poeta!
Raramente Sid procede per tentativi, ma per un secondo me ne dimenticai, e mi domandai se sapesse davvero dove voleva andare a parare.
— Sì, sono un poeta, certo — gridò il Ragazzo. — Sono Bruce Marchant, brutti Zombie che non siete altro. Sono un poeta in un mondo dove neppure i versetti della Bibbia di re Giacomo e le parole del vostro amico Will, che voi avete usato a sproposito per darvi il tono del sapiente, sono al riparo dalla putrida bava dei Serpenti e dalle sudice zampe dei Ragni. Essi cambiano la nostra storia, ci rubano le cose che per noi sono certe e sacrosante, proclamano di essere terribilmente onniscienti, di essere i meglio intenzionati e i più efficienti, e cosa ne nasce? Questo stramaledetto guanto O.R.!
Alzò la mano sinistra, ancora infilata nel guanto nero. Nella mano stringeva ancora l’altro guanto, e ce lo mostrò, agitandolo.
— Che cos’ha quel guanto d’Ordinanza dei Ragni, cuore impavido? — domandò Sid. — Devi esserci amico, devi dircelo.
Intanto Erich rideva. Disse: — Considerati fortunato, Kamerad. Io e Marcus non li abbiamo neppure, i guanti.
— Che cos’ha questo guanto? — strillò Bruce. — Questi accidenti di guanti sono entrambi per la mano sinistra! — E buttò a terra, con rabbia, il guanto che teneva in mano.
Tutti ci mettemmo a ridere, senza riuscire a trattenerci. Bruce ci voltò la schiena e si allontanò a grandi passi; ma ero sicura che si sarebbe tenuto lontano dal Vuoto.
Erich mi strinse il braccio e disse, tra una risata e l’altra: — Mein Gott, Liebchen, cosa ti ho sempre detto a proposito dei Soldati? Più grande il mugugno, più piccola la causa! È un principio infallibile!
Ma uno di noi non rideva. Dal primo momento in cui la Ragazzina aveva udito il nome di Bruce Marchant, i suoi occhi avevano assunto un’espressione di pura estasi, come se fosse disceso su di lei lo Spirito Santo. Ero contenta che si interessasse a qualcosa, perché fino a quel momento si era comportata da musona e da depressa, anche se era giunta al Locale con ottime referenze: era stata una vera entraîneuse, a Londra e a New York, nei Folli Anni Venti. Ci fissò con disapprovazione mentre raccoglieva la cassetta del pronto soccorso e il suo contenuto, senza dimenticare il guanto, che posò in bella vista sul coperchio, come se si fosse trattato di una sacra reliquia.
Beau cercò di parlarle, ma lei gli passò davanti come un fantasma, e anche questa volta lui non poté trattenerla a causa del vassoio che teneva in mano, con i bicchieri. Beau venne da noi e ci passò rapidamente le bevande. Io mandai giù in fretta un lungo sorso, perché avevo visto la Ragazzina svanire dietro il paravento ed entrare nel settore Ambulatorio: non amo pensare all’esistenza di quel settore e sono lieta che Doc sia sempre troppo ubriaco per usarlo. Alcune delle tecniche mediche dei Ragni sono assai disgustose, lo so fin troppo bene per esperienza personale (un’esperienza che è al primo posto nella lista delle cose che voglio dimenticare).
Intanto Bruce era tornato a noi, e ci diceva in tono duro e controllato: — Capite, non si tratta della faccenda del guanto in sé e per sé. E lo sapete benissimo anche voi, brutti Demoni dei miei stivali.
— E di che si tratta, dunque, nobile cavaliere? — domandò Sid, alzando il mento. La sua bella barba, bionda e un po’ brizzolata, contribuì a fare di lui il ritratto dell’interesse e dell’innocenza.
— È il principio su cui si basa tutto questo — disse Bruce, guardandosi attorno con aria minacciosa. Ma nessuno di noi si azzardò a sorridere. — È questa sporca inefficienza, questa uccisione del cosmo… e non ditemi che si tratta di piccoli imprevisti!… camuffata sotto le apparenze di un’autorità benevola e onnisciente. I Ragni… e chi essi siano in ultima analisi, ci è ignoto; si tratta di un nome; noi vediamo soltanto dei semplici agenti, come noi stessi… i Ragni ci raccolgono dalle tranquille tombe della nostra linea di vita…
— E lo giudichi un male, ragazzo? — fece Sid, con aria innocente e decisa.
— …e ci fanno Risorgere, se possono farlo, e ci ordinano di combattere contro un’altra fazione capace di viaggiare nel tempo, chiamata i Serpenti… e anche questa volta si tratta di un semplice nome… che è votata a pervertire e rendere schiavo il cosmo nella sua totalità: passato, presente e futuro.
— E non è forse vero, ragazzo?
— Prima ancora che abbiamo potuto comprendere appieno la situazione, ci troviamo Reclutati nel Grande Tempo e veniamo sospinti in tane e covili al di fuori del nostro spaziotempo: questi miserabili bugigattoli, grige catapecchie, celle di galera (senza offesa per questo Locale, beninteso) creati dai Ragni, forse per mezzo di gigantesche implosioni, ma nessuno lo può sapere con certezza, e poi veniamo spediti in ogni sorta di missioni nel passato e nel futuro per cambiare la storia in modi che, a quanto ci è detto, dovrebbero mandare in fumo le trame dei Serpenti.
— Vero, ragazzo.
— E da quel momento in poi, procediamo a un passo così duro e scottante, e i traumi sono così frequenti, le nostre emozioni vengono sovvertite in tanti e tali modi, le nostre ideologie pubbliche e private vengono distorte in modi così folli, il filo profondo di realtà a cui ci afferriamo viene legato in nodi così odiosi, che non riusciamo più a valutare le cose nella giusta prospettiva.
— Sono sentimenti che abbiamo provato tutti — disse Sid, cupo; anche Beau annuì, con la sua magra testa simile a un teschio; Erich disse: — Avresti dovuto vedere me, Kamerad. Ricordo ancora i miei primi cinquanta sonni. — E io stessa aggiunsi: — Lo stesso succede anche a noi ragazze, Bruce.
— Oh, lo so che finirò coll’indurirmi e col farci l’abitudine, e non crediate che non sia capace di farlo. Ma non si tratta di questo aspetto personale della cosa — disse Bruce, seccamente. E non mi preoccuperei della confusione personale, la rovina che è divenuto il mio spirito. Non mi preoccuperei neppure del fatto di rifare la storia distruggendo inestimabili… indistruttibili, le avrei chiamate un tempo… bellezze del passato, se sentissi che tutto ciò vien fatto per il meglio. I Ragni ci assicurano che, per sconfiggere i Serpenti, la cosa più importante è che l’Occidente finisca per dominare l’Oriente. Ma che cosa hanno fatto, per ottenere questo risultato? Posso darvene degli egregi esempi. Per consolidare i rapporti di potere nell’antico mondo mediterraneo, hanno rinforzato Creta a spese della Grecia, rendendo Atene una città fantasma, Platone un banale cantastorie, e trasferendo tutta la cultura greca su una chiave minore.
— Perché, hai il tempo di preoccuparti della cultura? — feci, quasi sovrappensiero. Subito mi portai la mano alla bocca, come per biasimare me stessa.
— Però, ragazzo, tu ricordi i Dialoghi — osservò Sid. — E non parlar male di Creta, perché ho una dolce amichetta keftiana.
— Ma per quanto tempo ancora potrò ricordare i Dialoghi di Platone? E chi potrà ricordarli dopo di me? — obiettò Bruce, in tono di sfida. — Ed ecco un altro esempio. I Ragni desiderano che Roma sia potente, ma, oggi come oggi, hanno aiutato Roma così malamente che essa crolla in una vampata di invasioni di Germani e di Parti pochi anni dopo la morte di Giulio Cesare.
Questa volta fu Beau a intervenire. Si tratta di un tipo di discussioni amate da tutti, qui nel Locale. — Dimenticate di dire, signore, che la recente caduta di Roma è direttamente dovuta all’Empia Triplice Alleanza, che i Serpenti hanno fomentato tra il Mondo Orientale Classico, la Cristianità Mussulmanizzata e il Comunismo Marxista, nel tentativo di far passare la torcia del potere, dal passato al futuro, attraverso Bisanzio e la Chiesa Ortodossa, senza mai permetterle di cadere nelle mani dell’Occidente comandato dai Ragni. Si tratta, signore, del Piano Trimillenario dei Serpenti: noi stiamo combattendo contro di esso, e per questo tentiamo di far rivivere le glorie di Roma.
— Tentare è la parola adatta — ribatté Bruce. — Ed eccovi il terzo esempio. Per battere la Russia, i Ragni hanno impedito l’entrata in conflitto dell’Inghilterra e degli Stati Uniti, nel corso della seconda guerra mondiale, permettendo così che il Nuovo Mondo venisse invaso dalla Germania e che si creasse un impero nazista che si estende dalle miniere di salgemma della Siberia fino alle piantagioni dello Iowa. da Nizhni Novgorod a Kansas City!
Smise di parlare, e mi si rizzarono i capelli sulla nuca. Dietro di me, qualcuno aveva preso a cantare, con voce arcana e dolente, simile a passi sulla neve gelata: — Salz, Salz, bringe Salz. Kein’ Peitsch’, gnädige Herren. Salz, Salz, Salz.
Mi voltai, e vidi che Doc stava venendo verso di noi a piccoli passi di danza, chinato così tanto che l’orlo dello scialle toccava quasi il terreno. Aveva la testa piegata di lato, sulla spalla, e fissava un punto dietro di noi.
Capii, allora, ma Erich tradusse a bassa voce: — “Sale, sale, porto sale. Non frustatemi, pietosi signori”. Parla ai miei compatrioti nella loro lingua. — (Doc aveva passato gli ultimi mesi della sua vita in una miniera di salgemma, prigioniero dei nazisti.)
Ci vide e si raddrizzò, rimettendosi a posto con molta attenzione il cappello a cilindro. Poi si accigliò, mentre il mio cuore accelerava i battiti. Quindi il suo viso tornò a distendersi; scosse le spalle e borbottò: — Nicevò.
— Non importa, signori — tradusse Beau, fissando Bruce. — È vero, grandi civiltà sono state minimizzate o distrutte dalla Guerra del Cambio. Ma altre, che prima erano state calpestate mentre erano ancora in germoglio, hanno dato frutti copiosi. Negli anni verso il 1870, io navigavo su un Mississippi che non aveva mai conosciuto le cannoniere del generale Grant. E avevo studiato pianoforte, lingue, e le leggi dell’azzardo sotto la guida di grandi maestri europei, all’Università di Vicksburg.
— E credete che quella vostra cultura miserabile di battellieri fluviali possa compensarci per la perdita di… — cominciò a dire Bruce.
Ma Sid lo interruppe: — Di grazia, figliolo, non parlar così. Le nazioni sono tutte uguali tra loro, come sono uguali tra loro tutti i pazzi e tutti gli ubriaconi. E io sono disposto a sfidare a duello all’ultimo bicchiere di liquore chiunque oserà smentirmi. Ascolta la voce della ragione: le nazioni non sono così esili da appassire e svanire alla prima manipolazione del loro passato; no, e neppure alla decima manipolazione. Le nazioni sono dei mostri, ragazzo mio, con stomaco di ferro e nervi di bronzo. Non sprecare per loro la tua pietà.
— Vero, signore — aggiunse Beau, gelido e risentito per l’offesa subita dal suo Grande Sud. — Molti di noi entrano nel Mondo del Cambio con la falsa convinzione che il minimo cambiamento del passato… il classico granellino di sabbia allontanato dal suo posto… sarà capace di alterare l’intero corso degli avvenimenti futuri. Occorre del tempo perché accettiamo con tutta la mente, e non solo con l’intelletto, la Legge della Conservazione della Realtà: quando viene alterato il passato, il futuro si altera solamente di quel tanto che gli è necessario per adeguarsi, per ammettere nella sua trama i nuovi dati di fatto. I Venti del Cambio incontrano sempre la massima resistenza. Altrimenti la prima operazione compiuta a Babilonia avrebbe spazzato via New Orleans, Sheffield, Stoccarda, e il luogo natale di Maud, su Ganimede! Osservate come il vuoto lasciato dalla caduta di Roma sia stato colmato dai Germani, imperialistici e cristianizzati. Soltanto un Demone esperto di storia potrebbe segnalarvi la differenza, durante la maggior parte delle epoche storiche, tra la vecchia Chiesa Cattolica Romana e l’attuale Chiesa Cattolica Gotica. Per dirlo con le parole che voi stesso avete riferito alla Grecia, signore, è come una vecchia melodia suonata su un accordo leggermente diverso. Nella scia di un Grande Cambio, le culture e gli individui vengono trasposti, è vero, ma in generale continuano com’erano prima, con poche differenze, a eccezione della solita dispersione di singoli casi, spiacevoli, ma privi di importanza dal punto di vista statistico.
— E va bene, brutti barbogi… forse ho esagerato per amor di tesi — borbottò Bruce. — Ma tanto per cambiare, pensate un attimo ai metodi schifosi che usiamo nella nostra meravigliosa Guerra del Cambio. Avvelenare Churchill e Cleopatra. Rapire Einstein quando era ancora in fasce.
— Ma i Serpenti lo avevano già fatto prima di noi — intervenni io.
— Sì, e noi ci siamo affrettati a copiarli. Questo vi dimostra quanto siamo pieni di idee — ribatté, petulante come una donnetta. — Se abbiamo bisogno di Einstein, perché allora non lo facciamo Risorgere, e non trattiamo con lui quando è già adulto?
Intervenne Beau, facendo sfoggio di cultura in modi più pesanti: — Pardonnez-moi, ma quando avrete assaporato la vostra posizione di Demone un soupcon più a lungo, comprenderete che ben raramente si dà il caso che i grandi uomini possano Risorgere. Le loro essenze sono troppo cristallizzate, signore, le loro linee di vita sono troppo resistenti.
— E voi scusate me, ma mi sembrano tutte stupidaggini. Sono convinto che la maggior parte dei grandi uomini si rifiutino di firmare il patto con i Serpenti, o anche con i Ragni, per quel che importa. Essi disdegnano la Resurrezione, al prezzo a cui viene loro offerta.
— Amico, non sono poi così grandi — mormorai io, mentre Bruce gli piombava addosso con un: — Sia come sia; voi, signore, avete accettato la Resurrezione, e in tal modo vi siete assunto un impegno cui, da gentiluomo, vorrete certamente fare onore.
— Ho accettato la Resurrezione, certo — disse Bruce, con gli occhi che mandavano fiamme. — Quando mi hanno tolto dalla mia linea di vita, a Passiondale, nel ’17, dieci minuti prima che morissi, mi sono aggrappato all’offerta della vita come un ubriaco si sarebbe aggrappato alla bottiglia. Ma allora credevo anche che avrei avuto l’occasione di correggere gli errori della storia, di lavorare per la pace.
Il tono della sua voce, a poco a poco, si era innalzato. Poco discosto dal nostro gruppetto, vidi che la Ragazzina lo stava osservando con una sorta di sguardo adorante.
— Ma cosa ho scoperto, poi? Per che cosa mi volevano, i Ragni? Soltanto per combattere altre guerre, una serie infinita di guerre, sempre più crudeli e più orribili; per allargare il solco della morte a ogni Grande Cambio, scavarci il cammino in modo da avvicinarsi sempre più alla morte del cosmo.
Mentre Bruce continuava a declamare, Sid mi toccò il polso e mi disse: — Qual tipo di cosa, a tuo parere, potrà risultare grata, e così calmare questo furfante agitato dal fuoco? Ti chiedo in amicizia di assicurartene.
Senza distogliere neppure io gli occhi da Bruce, gli risposi: — Conosco una persona che sarà lieta di servirgli qualsiasi cosa, non appena si sarà accorto di lei.
— La Ragazzina, mia cara? Bene. Quel furfante parla come un angelo offeso. Le sue parole mi toccano profondamente, ed è una cosa che non amo affatto.
Bruce stava continuando, con voce roca, ma comprensibile: — E così noi veniamo inviati a compiere operazioni nel passato, e da ciascuna di queste operazioni cominciano ad alitare i Venti del Cambio, in direzione del futuro, lenti o rapidi a seconda delle opposizioni che incontrano, occasionalmente confondendosi l’uno nell’altro, e ciascuno di tali Venti potrebbe anticipare la data della nostra morte, farla cadere prima della nostra Resurrezione, cosicché in un solo istante… anche qui, fuori del cosmo… rischiamo di marcire e consumarci o di cadere in polvere e svanire. Il Vento a noi destinato può insinuarsi attraverso la Porta…
A queste ultime parole, il nostro volto s’indurì, poiché è di pessimo gusto parlare della Morte per Cambio. Erich gridò, rabbiosamente: — Halt’s Maul, Kamerad! C’è sempre una seconda Resurrezione!
Ma Bruce non tenne affatto la bocca chiusa. Disse: — C’è davvero? So che i Ragni la promettono ogni volta, ma anche se tornassero davvero indietro e ritagliassero un altro Doppelgänger dalla mia linea di vita, quel Doppio sarei ancora io? — Si batté sul petto la mano nuda. — Non credo. E se fossi ancora io, e la mia memoria non subisse interruzioni, a che scopo lo farebbero Risorgere una seconda volta? Soltanto per combattere nuove guerre, e per affrontare ancora la Morte per Cambio a beneficio di un’organizzazione onnipotente (la sua voce si fece stridula), un’organizzazione onnipotente, ma così inefficiente che non può fornire a un povero Soldato strappato al fango di Passiondale, un miserabile Guastatore del Cambio, un Recuperante dimenticato da Dio, il corretto equipaggiamento!
E tese nella nostra direzione la mano destra, nuda; allargò un po’ le dita, come se fosse l’oggetto più strabiliante dell’universo, il più degno di commiserazione e di giusto sdegno.
Questa volta la Ragazzina scelse il momento con esattezza cronometrica. Si infilò tra di noi, e prima che Bruce potesse muovere un dito, gli infilò un guanto nero sulla mano: ciascuno di noi poté constatare che gli calzava alla perfezione.
La nostra risata fu ancora più fragorosa della precedente. Ci piegammo in due, versammo a terra quel che rimaneva delle bevande, ci demmo grandi manate sulla schiena e poi ricominciammo da capo.
— Ach, der Handschuh, Liebchen! Dove lo avrà pescato? — mi mormorò Erich all’orecchio, tra le risate.
— Probabilmente si è limitata a rivoltare l’altro — gli risposi, ansimante. — Un guanto sinistro diventa destro, rivoltandolo… l’ho già fatto anch’io. — E tornai a ridere, all’idea.
— Se avesse fatto così, adesso si vedrebbero le cuciture — osservò lui.
— Allora non so — risposi. — Nel Deposito c’è ogni sorta di cianfrusaglie.
— Non fa niente, Liebchen - mi rassicurò. — Ach, der Handschuh!
Durante questo scambio di parole, Bruce non aveva fatto altro che ammirare il guanto, muovendo le dita su e giù, e la Ragazzina era rimasta a osservarlo come se l’altro stesse assaggiando una torta messa in forno da lei.
Quando l’accesso di risate si fu calmato, Bruce alzò gli occhi su di lei, con un largo sorriso. — Come avete detto che vi chiamate? — fece.
— Lili — rispose lei e, credete, da quel momento fu per me l’unica Lili, anche nei miei pensieri, per il modo elegante in cui aveva calmato quel matto.
— Lilian Foster — spiegò immediatamente. — Anch’io sono inglese. Signor Marchant, ho letto non so quante volte Le fantasie di un giovane uomo.
— Davvero? È roba vecchia. Del Medioevo… voglio dire del periodo in cui ero a Cambridge. In trincea lavoravo ad alcune poesie che erano molto migliori.
— Non vi permetto di dirlo. Ma sarei terribilmente lieta di leggere quelle nuove. Oh, signor Marchant, è così strano sentirvi pronunciare “Passiondale!”
— Perché, se mi è concesso?
— Perché è il modo in cui lo pronuncio anch’io quando parlo con me stessa. Però ero andata a controllarlo, e la pronuncia corretta è Passchendaele!
— Dite davvero? Tutti i soldati britannici dicevano Passiondale, come del resto dicevano Wipers invece di Ypres.
— Oh, curioso. Sapete, signor Marchant, credo che siamo stati Reclutati nella stessa operazione, nell’estate del 1917. Mi ero recata in Francia come infermiera della Croce Rossa, ma avevano scoperto la mia vera età e volevano rimandarmi indietro.
— Perché, quanti anni avete… voglio dire, avevate?
— Diciassette.
— Diciassette nel ’diciassette… — mormorò Bruce, con gli occhi azzurri perduti lontano.
Il dialogo scivolava nel melenso e non potei non trovarmi d’accordo con l’occhiata divertita che mi rivolse Erich mentre li ascoltavamo, come per dirmi: — Non è commovente, Liebchen? Bruce ha trovato una stupida scolaretta inglese che può tenerlo occupato nel suo tempo libero.
Eppure, mentre guardavo Lili con la sua frangetta nera e la collana di perle e il vestitino grigio, aderente, che le giungeva appena alle ginocchia, e Bruce che si chinava teneramente su di lei con quella chiassosa bardatura da ussaro, mi resi conto che era l’inizio di qualcosa che io non avevo più avuto da quando Dave era morto lottando contro Franco, anni prima che io entrassi nel Grande Tempo: il tipo di cosa che quasi mi faceva rimpiangere che nel Mondo del Cambio non potessero esserci bambini. Mi chiesi perché non avessi mai cercato di muovere le cose in modo che anche Dave Risorgesse, ma poi mi dissi: No, tutto è cambiato, io sono cambiata, meglio che i Venti del Cambio non disturbino Dave, ne sono certa.
— No — Lili stava dicendo a Bruce, intanto. — Non sono morta nel 1917… in quell’anno mi hanno soltanto Reclutata. Sono vissuta fino alla fine degli Anni Venti, come potete vedere dal modo in cui mi vesto. Ma non parliamo di questo, non vi pare? Oh, signor Marchant, pensate di poter ricordare una di quelle poesie che avete cominciato a scrivere in trincea? Non credo però che potranno mai superare quel vostro sonetto che termina con i versi: “Il vento agita i rami, la notte è profonda; Alza gli occhi alle stelle, povera scimmia, e dormi”.
Quest’ultimo verso mi fece quasi lanciare un urlo (siamo proprio delle scimmie, mi dissi), anche se sono la prima ad ammettere che il modo migliore di trattare un poeta è quello di colpirlo coi suoi stessi versi; dovunque sia possibile. Mi dissi che potevo tranquillamente lasciar perdere i nostri due piccoli inglesini e dedicare le mie attenzioni a Erich o a chiunque altri avesse bisogno di me.