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Dopo circa 0,1 millisecondi (la decimillesima parte di un secondo) il raggio della sfera di fuoco misura circa 15 metri, e la temperatura è prossima a 300.000 gradi centigradi. In questo istante la luminosità, osservata da una distanza di 10.000 metri, è approssimativamente 100 volte quella del sole vista dalla superficie terrestre… la sfera di fuoco si estende molto rapidamente fino a raggiungere il suo massimo raggio di 150 metri dopo meno di un secondo dall’esplosione.

Los Alamos


TEMPO DI RIFLESSIONE

O fratelli, quella frase fu sufficiente a farci gridare tutti, compresa la sottoscritta ed esclusi soltanto Kaby e i due Extraterrestri. Può sembrare strano che noi, Popolo del Cambio, abituati a spostarci attraverso il tempo e lo spazio e a operare al di fuori del cosmo, e ben informati, almeno per sentito dire, su armi inventate tra un miliardo d’anni, come per esempio la Bomba Mentale, si possa venir presi dal panico alla prospettiva di rimanere accanto a un aggeggio così primitivo, risalente alla metà del ventesimo secolo. Be’, ci sentivamo esattamente come si sentirebbe uno scienziato atomico se gli portassero nel laboratorio una tigre del Bengala: né più atterriti, né meno.

Io sono un’ignorante per quanto riguarda la fisica, ma so che la Sfera di Fuoco è più grande del Locale. E non dimentichiamo che, oltre alla faccenda della bomba, c’erano state varie cose molto allarmanti, e che non avevamo ancora avuto il tempo di riprenderci, soprattutto dalla faccenda che i Serpenti avessero scoperto il modo di raggiungere i nostri Locali e di far fondere i Mantenitori, facendo così crollare i Locali su se stessi. Per non parlare dell’impressione complessiva — prima San Pietroburgo, poi Creta — che tutta la Guerra del Cambio stesse volgendo male per i Ragni.

Eppure, in un angolino libero della mia mente, mi stupiva che il nostro panico fosse giunto fino a quel punto. Ero costretta ad ammettere una verità che non amo confessare: che tutti eravamo in uno stato non molto diverso da quello di Doc, salvo il fatto che la bottiglia non era la nostra fuga.

Ma, a dire il vero, anche gli altri, negli ultimi tempi, non si erano dedicati più del solito al bere?

Maud strillò: — Sbattiamola fuori! — e, lasciato il satiro, corse verso il baule di bronzo. Beau, ricordando l’espediente già venuto in mente a coloro che erano nella Camera Espresso, ma quando ormai era troppo tardi, sussurrò: — Signori, dobbiamo Introvertirci — e si alzò dal piano, dirigendosi verso il divano di controllo.

Erich annuì, pallido in viso, dicendo: — Gott in Himmel, ja! - ma rimase seduto accanto all’altera, dimenticata Contessa, che teneva ancora in mano, per il lungo stelo, un bicchiere di vino, vuoto e macchiato di rosso.

Mi sentii agghiacciare, perché Introvertire il Locale equivale a un rintanarsi elevato all’ennesimo grado. Si dice che l’Introversione, oltre a tenere la Porta serrata, la mantenga chiusa così ermeticamente che neppure i Venti del Cambio possono attraversarla: il Locale resta tagliato completamente fuori dal cosmo.

Non ho mai parlato con nessuno che sia ritornato da un Locale che sia stato Introvertito.

Marcus si tolse Frine dalle ginocchia e corse dietro a Maud. La ragazza Fantasma greca, che ormai era completamente solida, si guardò intorno con una sorta di timore sonnolento e si strinse sulla gola l’orlo del chitone color verde mela da lei indossato. Per un istante, quella Fantasma richiamò tutta la mia attenzione: non potei fare a meno di chiedermi se la persona rimasta nel cosmo, lo Zombie, dalla cui linea di vita è stato tolto il Fantasma, non abbia qualche strano incubo, qualche strano pensiero, quando succede qualcosa di simile.

Sid arrestò Beau, rischiando di cadere a terra a causa dell’urto; tenne lontano dal Mantenitore l’ex biscazziere, serrandolo in un abbraccio da orso, e urlò agli altri: — Signori! Siete impazziti? Avete perso il lume della ragione? Maud! Marcus! Se vi è cara la vita, lasciate quel baule!

Maud aveva gettato a terra gli abiti, gli archi e le faretre e le altre cianfrusaglie posate sul baule, e stava trascinandolo via dal bar, verso la zona della Porta, in modo da poterlo buttare fuori rapidamente non appena la Porta fosse apparsa, almeno credo, mentre Marcus si comportava in modo tale che pareva volerla aiutare e ostacolare nello stesso tempo.

Continuarono ad armeggiare col baule come se non avessero udito una sola parola di quanto Sid aveva detto, e Marcus gridò: — Giù le mani, meretrix! Qui dentro c’è la risposta di Roma ai Parti, sulle rive del Nilo!

Kaby li osservava come se desiderasse aiutare Marcus, ma disdegnasse di litigare con una semplice (be’, Marcus l’aveva detto in latino, credo) entraîneuse.

E allora, sul coperchio del baule di bronzo, scorsi quei sette odiosi teschi: sette teschi disposti in circolo, a cominciare dalla serratura. Li vidi molto distintamente, come se si fossero trovati sotto una lente d’ingrandimento, benché a quella distanza, normalmente, i miei occhi avrebbero dovuto vedere soltanto una serie di chiazze chiare, o poco più. Persi la testa anch’io e mi avviai di corsa lontano dal baule, ma Illy mi afferrò con tre tentacoli, mi avvolse delicatamente, e disse: — Calma, piccola Greta, non farti prendere dal panico anche tu. Rimani qui, altrimenti ti sculaccio. Santo Cielo, voi bipedi, quanto siete svelti a voltarvi dall’altra parte!

Correndo, lo avevo trascinato con me per un paio di metri, ora mi fermai e riacquistai la ragione, almeno in parte.

— Lasciate tutt’e due quel baule, vi ho detto! — ripeté Sid, anche ora senza ottenere risultato. Lasciò libero Beau, ma continuò a tenere una mano alzata, accanto alla spalla del piccolo giocatore.

Il mio grasso boy-friend della regale Lynn fissò con allarme il Vuoto e continuò a parlare, senza rivolgersi a nessuno in particolare. — Sangue del diavolo — disse — credete forse che sarei disposto ad ammutinarmi contro i miei signori, a rinnegare i Ragni, a rintanarmi come una volpe ferita e a farmi crollare addosso la tana? Peste e morte a una simile codardia! Chi mai ha osato suggerirla? L’Introversione non è una comoda scappatoia per i momenti di paura. A meno che non sia stala ordinata, controllata e programmata, l’Introversione significa morte. Cosa sarebbe successo se ci fossimo Introvertiti prima di ricevere la chiamata di soccorso di Kaby?

La sua amichetta guerriera annuì. Sid notò il gesto, e agitò la mano verso di lei, in atto di rimprovero: — Con questo, non che intenda approvare i tuoi folli piani su quel baule diabolico, chiacchierona seminuda. Però, anche buttare via fuori della Porta tutto… oh dèi, dèi… — si passò una mano sulla faccia — concedetemi un minuto di riflessione!

I minuti di riflessione non sono tra le cose che ci mancano. Sevensee, accoccolato sulle sue terga pelose, accigliato, sempre fermo nel punto dove Maud l’aveva piantato, commentò: — Gliel’hai contata proprio giusta, Capo.

In quel momento, al bar, Doc si rizzò in piedi, torreggiando come Abramo Lincoln (grazie anche al cilindro, lo scialle e la palandrana stile Ottocento); stese un braccio per fare silenzio e mormorò qualcosa come: — Inversciamo… cascia… guanto… — Poi la sua pronuncia divenne perfetta e continuò: — So con assoluta certezza quello che occorre fare.

Questo intervento mi mostrò fino a che punto fosse giunta la nostra paura: il Locale divenne muto come una chiesa, ciascuno di noi abbandonò ciò che stava facendo in quel momento; tutti attendevano col fiato sospeso che un povero alcolizzato ci portasse la salvezza.

Disse nuovamente qualcosa come: — Inversciamo… — e resse il nostro sguardo ancora per un attimo. Poi la luce scomparve dai suoi occhi; egli borbottò un: — Nicevò - allungò una mano sul bancone per prendere una bottiglia e cominciò a bere direttamente da essa, perdendo contemporaneamente l’equilibrio e scivolando a terra.

Prima che fosse giunto completamente a terra, nella frazione di secondo in cui la nostra attenzione era ancora focalizzata sul bar, Bruce salì sul bancone, con una tale rapidità che parve essere scaturito dal nulla, anche se in verità l’avevo visto fermo, pochi istanti prima, dietro il piano.

— Ho una domanda da farvi. Qualcuno ha azionato l’innesco a orologeria della bomba? — chiese, con voce molto chiara, forte quel tanto che serviva. — Dunque, non può esplodere — continuò, dopo esattamente la pausa giusta, e il suo sorriso e i suoi modi vivaci mi rincuorarono leggermente. — E per di più, anche se venisse azionato, resterebbe pur sempre una buona mezz’ora di tempo. Mi pare che avessi detto mezz’ora, vero?

Puntò un dito verso Kaby. Lei annuì.

— Bene — riprese Bruce. — Più o meno il tempo che occorre per fuggire, a chiunque vada a portare la bomba nel campo dei Parti. Ed è il secondo margine di sicurezza.

“Seconda domanda. Qui dentro c’è un fabbro?” Bruce, nonostante tutta quella sua tranquillità, ci stava tenendo d’occhio come un’aquila imperiale. Colse i cenni affermativi di Beau e di Maud, ma, prima ch’essi potessero fare qualche precisazione o rivolgergli qualche domanda, proseguì: — Ottimamente. Se si dovessero presentare certe circostanze, voi due avrete l’incarico di aprire il coperchio. Tuttavia, prima di passare a questo, c’è ancora la domanda numero tre: Qualcuno di noi è un tecnico atomico?

Per rispondere a questa domanda occorsero vari chiarimenti. Illy dovette spiegare che, sì, gli Antichi Lunari avevano l’energia atomica (con cosa credevate che avessero distrutto la vita sul satellite e vi avessero scavato quegli orrendi crateri?), ma, no, lui non era propriamente un tecnico: era un “cosatore” (a tutta prima pensai che la sua scatola fonica avesse sbagliato parola). Che cos’è un cosatore? Be’, un cosatore era qualcuno che manipolava le cose in un modo che era assolutamente impossibile descrivere, ma no, non è affatto possibile cosare gli atomi; è un’idea del tutto ridicola: lui, Illy, non poteva essere un cosatore atomico; anzi, era una vera contraddizione in termini… mentre Sevensee, dal suo punto di superiorità sul Lunare — duemila millenni avanti nel tempo — borbottò qualcosa sul fatto che la sua cultura, in realtà, non usava nessun tipo di energia, bensì si limitava a spostare i satiri e gli oggetti piegando intorno a essi la curvatura dello spaziotempo: — …oppure li pensiamo via quando serve. Non puoi pensarli nel Vuoto, però, per fortuna. Se si prova… non so. Non ho mai provato.

— Bene — disse Bruce, per fare il punto — non abbiamo tra noi un tecnico atomico, la qual cosa rende non soltanto inutile, ma anzi assai pericoloso pasticciare con il baule. Non sapremmo cosa fare, anche se riuscissimo ad aprire la serratura e a raggiungere il suo interno. Ancora una domanda. — Si voltò verso Sid. — Quanto dobbiamo aspettare, prima di poter gettare fuori dalla Porta qualcosa?

Sid, un po’ ingelosito, ma assai soddisfatto del modo in cui Bruce era riuscito a calmare i suoi polli, cominciò una complessa spiegazione. Bruce, per non rischiare di perdere l’attenzione del suo pubblico, gli tolse la parola di bocca non appena l’altro arrivò a dire: “Ritmo”.

— Vale a dire che dovremo attendere il momento in cui potremo nuovamente sintonizzarci col cosmo. Grazie, Mastro Sid Lessingham. Occorreranno almeno cinque ore… ovvero l’intervallo tra due pasti di cui parlava la nostra compagna cretese. — Rivolse a Kaby un rapido sorriso cameratesco. — Perciò, indipendentemente dal fatto che la bomba finisca in Egitto o altrove, noi non possiamo fare nulla per almeno cinque ore. Benissimo!

Il suo sorriso si spense come una lampadina. Fece un paio di passi sul bancone, come per misurare lo spazio che aveva a disposizione. Due o tre bicchieri da cocktail finirono a terra e andarono in pezzi, ma Bruce non parve accorgersene, e anche noi non ci curammo della cosa. Il modo con cui continuava a fissare prima l’uno, poi l’altro di noi, era davvero impressionante. Dovevamo alzare la testa per fissarlo negli occhi. Dietro la sua faccia, avvolta da un alone di capelli biondi e scomposti, c’era soltanto il Vuoto.

— Benissimo, allora — ripeté. — Siamo dodici Ragni e due Fantasmi, e abbiamo il tempo di fare una piccola chiacchierata; siamo tutti nella stessa maledetta barca, combattiamo tutti la stessa maledetta guerra, e tutti sappiamo di cosa intendiamo discutere. Ho proposto l’argomento qualche tempo fa, ma ero troppo arrabbiato per quel guanto: tutta la faccenda è finita in una risata. Ma ora i guanti me li sono tolti.

Bruce li trasse dalla cintura dove li aveva infilati, e li sbatté sul bancone: quando passò di nuovo accanto a essi, nel corso del suo camminare avanti e indietro, li cacciò via con un calcio. La cosa non mi fece più ridere, ora.

— Perché vedete — continuò — comincio a scorgere un quadro completamente diverso: ciò che ha fatto a ciascuno di noi questa maledetta guerra dei Ragni. Oh, certo, è un gran divertimento andarsene in giro a piantar casino nello spazio e nel tempo, e poi venire qui, al di fuori dell’uno e dell’altro, per una bella bisboccia quando l’operazione è finita. Ed è dolce sapere che non c’è fessura della realtà così stretta, non c’è privacy così intima o sacra, non c’è parete di passato o di futuro abbastanza robusta da impedirci di penetrarvi. E la conoscenza è una cosa grandiosa, più dolce della lussuria, della gola e della passione della lotta, e superiore a tutt’e tre; la conoscenza è l’estrema, insaziabile sete, ed è esaltante essere Faust, anche se siamo soltanto uno dei tanti Faust del gruppo.

“È dolce rovesciare la realtà, cambiare l’intero corso della vita di un uomo o di una cultura, cancellare il suo passato con un colpo di penna e scriverne uno nuovo, ed essere l’unico che conosce questi cambi e che ne gioisce, ah! Azioni banali come uccidere uomini o violentare donne non possono neppure paragonarsi a questo, nel solleticare il nostro senso di potere. È dolce sentire soffiare su di te il Vento del Cambio e conoscere i passati che sono stati, e il passato che è, e i passati che possono essere. È dolce impugnare la Atropo, tagliare la linea di vita di uno Zombie o di un Nascituro, e fissare in viso il Doppelgänger per scorgere il bagliore della Resurrezione e Reclutare un fratello, dare il benvenuto a un camerata Demone neonato, inserirlo nei nostri ranghi con il compito che è più adatto a lui, decidendo se dovrà essere Soldato o Intrattenitore o altro.

“Oppure, quando non sopporta la Resurrezione, quando questa lo brucia o lo raggela, e occorre decidere se sia meglio restituirlo alla sua linea di vita, ai suoi sogni di Zombie (che d’ora in poi saranno un po’ più grigi e più tristi), o… quando si tratta di una donna che possiede quel certo fascino… se non convenga portare via con noi il suo involucro per usarlo come ragazza Fantasma: ebbene, anche questo è dolce. E in fondo è dolce sapere che la Morte per Cambio è sempre in agguato, sapere che il passato non è affatto la cosa preziosa e indistruttibile che ci hanno insegnato, sapere che, oltre a tutto, non c’è nemmeno la certezza del futuro, la certezza che possa esistere un futuro, e sapere che nessuna parte della realtà è sacra, che lo stesso cosmo potrebbe spegnersi come lo scatto di un interruttore, che Dio potrebbe non essere e che potrebbe non rimanere più nulla di nulla.”

Tese le braccia verso il Vuoto. — E conoscendo tutto questo, è doppiamente dolce attraversare la Porta ed entrare nel Locale, lasciare la zona dove i Venti del Cambio soffiano più forte e godere di un meritato Recupero, e dividere con i compagni il ricordo di ognuna delle dolcezze di cui vi ho parlato, e descrivere le affascinanti esperienze che avete accumulato nel cosmo, una dopo l’altra, mentre siete in compagnia del più simpatico gruppo di Faust, maschi e femmine, che esista!

“Oh, è una dolce vita, certo, ma voglio chiedervi… — e di nuovo i suoi occhi ci colpirono come pugnali, tutti noi, rapidamente — voglio chiedervi cosa ci ha fatto. Come dicevo, mi è apparso un quadro totalmente nuovo di ciò che era la mia vita e di ciò che sarebbe potuta essere se ci fossero stati certi cambi che neppure noi Demoni possiamo fare, e di ciò che invece la mia vita è.

“Ho osservato le nostre reazioni di fronte agli ultimi avvenimenti, alla notizia di ciò che è accaduto a San Pietroburgo, e a ciò che la nostra camerata cretese ci ha narrato splendidamente… ma non erano affatto splendide le notizie che ci ha riferito… e soprattutto di fronte a quella oscena scatola della bomba. E adesso mi limiterò semplicemente a domandare a ciascuno di voi: Che cosa ti è successo?

Smise di camminare sul bancone e si infilò i pollici nella cintura, e mi diede l’impressione che stesse ascoltando il ronzio di tutte le rotelline che giravano nella mente di altre undici persone. Io, comunque, fermai le mie rotelline quasi subito, perché Dave, Papà, la Violenza di Chicago comparvero immediatamente, seguiti a ruota da Mamma, dalle Dune dell’Indiana e dalla Jazz Limited, e poi, subito dopo, dalla cosa impensabile portata all’esistenza dal dottore dei Ragni con lo scatto di un interruttore, quando ero stata bocciata come infermiera: le fermai subito perché non mi piace che un altro mi faccia questo tipo di cose alla mente.

Fermai le mie riflessioni mediante il vecchio, infallibile trucco delle Intrattenitrici: una rapida rassegna dell’argomento più interessante che possa esistere, i guai delle altre persone.

A una prima occhiata, Beau pareva essere colui che aveva più preoccupazioni: il suo capo lo aveva redarguito, la sua ragazza si era innamorata di un Soldato; questi guai se li teneva per sé, molto signorilmente.

Non mi soffermai sui due Extraterrestri — è troppo difficile capire cosa abbiano in testa — né mi soffermai su Doc: nessuno può dire se un ubriaco steso a terra sia nella fase più nera o più luminosa del ciclo; l’unica cosa che si può dire è che il fenomeno ha una sua circolarità.

Maud era probabilmente altrettanto offesa quanto Beau: era stata insultata da Marcus e si era fatta sorprendere in preda al panico, cosa che la urta sempre perché è almeno trecento anni più futura di noi, e sente che dovrebbe essere altrettanto più saggia (come non sempre è), tralasciando il fatto che ha più di cinquant’anni, benché la scienza cosmetica e medica del suo secolo natale le dia quasi sempre l’aspetto e il comportamento di una ragazzina. Si era allontanata dal baule di bronzo per non essere al centro dell’attenzione, e adesso Lili, emergendo da dietro il piano, si fermò accanto a lei.

Lili aveva l’opposto di un dolore: un grande ardore per Bruce ed era orgogliosa di lui come una principessa che contempla l’eroe che la sposerà. Nel vedere quella espressione, Erich aggrottò le sopracciglia, perché ne era orgoglioso anche lui: orgoglioso del modo in cui il suo Kamerad aveva preso il comando di noi poveri fifoni: un modo da vero Führer. Sid aveva ancora la sua espressione soddisfatta, e pareva disposto a lasciar parlare Bruce per tutto il tempo da lui desiderato.

Perfino Kaby e Marcus, quei due draghi feroci, pronti per la battaglia, fermi davanti al baule di bronzo, discosti da noi, come se fossero i suoi guardiani, parevano desiderosi di ascoltare. Compresi allora perché Sid lasciasse parlare Bruce a ruota libera, nonostante che il suo discorso si fosse incamminato lungo una strada assai pericolosa: una volta che Bruce avesse finito di parlare, si sarebbe riproposto il problema di cosa fare della bomba; inoltre si stava delineando una sorta di contrasto tra Intrattenitori e Soldati. Sid sperava che nel frattempo si sarebbe trovata una soluzione, o, almeno, cercava di rimandare il momento della decisione.

Ma soprattutto, dal modo in cui si sforzava la vista e si mordeva il labbro inferiore, capivo che Sid, come tutti noi, era scosso dal discorso di Bruce. Questo Ragazzo, quest’ultimo venuto, era entrato nel nostro cuore e ci aveva elencato in modo esatto le cose che ci solleticano: le aveva descritte in modo assai migliore di quanto non avrebbe potuto fare chiunque altro. Poi, con un brusco rovesciamento, ci aveva costretti ad affrontare la nostra confusione, i nostri sotterfugi, la nostra condizione di pecore nere e agnelli smarriti: insomma, tutti desideravano continuare ad ascoltarlo.

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