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Il fuoco di sbarramento tuona e si

innalza. Poi, goffamente curvi

Sotto il peso di bombe, fucili, badili,

tuta da combattimento,

Gli uomini si pigiano e s’arrampicano

per incontrare il fuoco rabbioso.

File di visi grigi e mormoranti,

segnati dalla paura,

Lasciano le trincee, scavalcano i bordi,

Mentre il tempo ticchetta vuoto e alacre

al loro polso.

Sassoon


SUL FRONTE OCCIDENTALE, 1917

— Per favore, lascia perdere, Lili.

— Devo farlo, amore.

— Sveglia, idol mio! Che hai, i brividi?

Aprii un poco gli occhi, mentendo a Sid con un sorriso, serrai forte una mano nell’altra e guardai Bruce e Lili che discutevano accanto al divano di comando, e rimpiansi di non avere anch’io un grande amore che nascondesse ai miei occhi ogni tristezza e mi fornisse un passabile surrogato dei Venti del Cambio.

Lili dovette averla vinta, a giudicare dal modo in cui drizzò la testa e lasciò le braccia di Bruce con un sorriso orgoglioso e dolce. Lui si allontanò di alcuni passi; grazie al Cielo, non fece una scrollata di spalle verso di noi, a mo’ di vecchio marito; si capiva che era nervoso e che non sopportava l’Introversione, ma chi la sopporta?

Lili appoggiò una mano sullo schienale del divano di controllo, strinse le labbra e si osservò in giro, senza muovere la testa. Il suo corto vestito di seta grigia, senza cintura, non la faceva sembrare tanto una donna vissuta — anche se sembrava anche quello, certo — quanto piuttosto una bambina di pochi anni, ma la scollatura era abbastanza profonda da mostrare che non lo era affatto.

I suoi occhi esitarono, poi finirono per arrestarsi su di me, ed ebbi un presentimento di ciò che stava per dirmi: le ragazze amano scegliere sempre me come ascoltatrice. Inoltre, io e Sid rappresentavamo il partito di centro nel neonato schieramento politico del Locale.

Lili trasse un profondo respiro, tirò il mento in avanti e disse, con accento londinese e timbro più stridulo del solito: — Noialtre ragazze abbiamo gridato molte volte: “Chiudete la Porta!” ma adesso la Porta è sbarrata, è chiusa ermeticamente!

(La mia premonizione era esatta, e mi sentivo un po’ a disagio, perché è la solita storia degli innamorati: si pensa di essere l’altra persona, si desidera vivere la sua vita — in fondo si vorrebbe approfittare della sua gloria, anche se questo è un aspetto della cosa che non verrebbe mai confessato — si diventa suo portavoce, e in complesso si finisce per combinare un grandissimo pasticcio. Tuttavia dovevo ammettere che quello di Lili, come inizio, non era affatto male… e la descrizione era spiacevolmente giusta, del resto.)

— Il mio fidanzato crede che forse potremmo ancora riuscire ad aprire una Porta. Io no. Lui sostiene che è prematuro esaminare la bizzarra situazione in cui ci troviamo. Io no.

Dal bar si alzò subito una risata: la reazione dei militaristi. Erich fece un passo avanti ed esclamò allegramente: — Ohibò, adesso ci toccherà sorbirci anche i discorsi delle femmine? Cos’è diventato, questo Locale, il Club Domenicale di Piccolo Punto di Sidney Lessingham?

Beau e Sevensee, che avevano smesso di passeggiare nervosamente e si erano fermati a mezza via tra il bar e il divano di controllo, si voltarono verso Erich. Sevensee parve d’improvviso un po’ troppo tarchiato per rassomigliare ai satiri dei libri di mitologia: pareva in effetti un cavallo tagliato a metà più che un fauno. Batté un colpo sul pavimento con gli zoccoli (colpo medio forte, avrei detto) e brontolò: — Ma vatti a fare una pera. — Mi aveva detto di avere imparato l’inglese da un Demone che aveva fatto lo scaricatore di porto e che nutriva simpatie anarcoidi. Erich rimase in silenzio per un istante, ma continuò a sorridere, con le mani sui fianchi.

Lili fece un cenno di assenso verso il satiro e si schiarì la gola; pareva spaventata. Non disse nulla, ma potevo vedere che stava pensando a qualcosa di triste: il suo viso aveva assunto un’espressione brutta e sofferente, come se fosse stata colpita da un Vento del Cambio che non fosse ancora giunto fino a me; fece una smorfia per ricacciare indietro le lacrime, ma qualcuna di esse le scivolò ugualmente lungo la guancia; quando infine parlò, la sua voce era scesa di un’ottava: ora aveva anche un accento newyorkese, e non soltanto londinese come prima.

— Non vi ho mai chiesto cosa abbiate provato durante la Resurrezione, compagni — disse — poiché sono nuova di qui e non mi piace fare domande, ma per me è stata una vera tortura e mi dispiace soltanto di non avere avuto il coraggio di dire a Suzaku: “Preferirei rimanere uno Zombie, se non vi dispiace. Preferisco gli incubi”. Invece accettai la Resurrezione, poiché mi hanno insegnato che bisogna comportarsi educatamente, e poiché in me c’era il Demone che mi è straniero e che desidera vivere; ma scoprii che mi sentivo ancora come uno Zombie, anche se potevo muovermi come volevo, e che avevo ancora gli incubi, anche se erano diventati molto più vividi.

“Ero di nuovo una donna giovane, diciassettenne, e suppongo che ogni donna desidererebbe riavere diciassette anni, ma non ero più diciassettenne nella mia testa: ero una donna morta di cirrosi a New York nel 1929, ed ero anche, poiché un Grande Cambio aveva spinto su una rotta diversa la mia linea di vita, una donna morta della stessa malattia in una Londra occupata dai nazisti, nel 1955, ma assai più lentamente: capirete, l’alcol era molto più scarso. Dovevo vivere con entrambe queste serie di ricordi, e il Mondo del Cambio non me le aveva cancellate più di quanto non le cancelli, a quanto mi si dice, a qualsiasi altro Demone, e, a differenza da ciò che speravo, non le ha neppure fatte arretrare nello sfondo.

“Quando un collega del Cambio mi dice: ‘Ehi, bellezza, perché non mi fai un sorriso?’, oppure: ‘Hai un bel vestito, sai?’, io mi ricordo all’ospedale Bellevue, intenta a fissare allo specchio la mia figura gonfia, in una luce che sembra venire da una massa di ghiaccio, o mi rivedo in quell’altra orribile camera da letto che puzza di gin, accanto a Phyllis che tossisce in modo straziante, o tutt’al più, per un istante, mi ritrovo bambina, nel Galles, davanti alla strada romana, a chiedermi quale meravigliosa vita mi attenda.”

(Lanciai un’occhiata verso Erich, ricordando che anche per lui, nel cosmo, c’era un lungo e orribile futuro. Aveva smesso di sorridere, e pensai che forse sarebbe divenuto più umile, scoprendo che non era il solo ad avere due di quei futuri, ma non ne ero molto convinta.)

— Perché, vedete — continuava a dire Lili, tesa — in tutt’e tre le mie vite sono sempre stata una ragazzina che s’innamorava di un giovane, grande poeta, senza mai incontrarlo: la voce della nuova gioventù e della gioventù di ogni tempo. Una ragazzina che disse la sua prima grande bugia per entrare nella Croce Rossa e andare in Francia per stargli più vicino: c’era del rischio, una sorta di malia e un cavaliere in armi, e lei immaginava di trovarlo ferito, ma soltanto in modo leggero, con una piccola fasciatura attorno alla testa; gli avrebbe acceso una sigaretta e gli avrebbe sorriso lievemente, senza lasciargli indovinare i propri sentimenti, cercando soltanto di essere se stessa per vedere se riusciva a farsi notare…

“E poi le mitragliatrici dei Kartopfen lo abbatterono a Passchendaele, e non ci sarebbero potute essere fasciature abbastanza grandi, e la ragazza rimase diciassettenne nel proprio cuore e non combinò mai nulla e cercò di andare controcorrente, anche se non valeva molto in queste cose, e di bere, cosa in cui era molto più abile, anche se uccidersi con l’alcol è meno facile di quanto non si creda comunemente, neppure con l’aiuto di una debolezza costituzionale di reni. Comunque, finì per riuscirci.

“Ma poi un gallo canta. La ragazza si sveglia con un lacerante scossone dai sogni grigi della morte che sommergono la sua linea di vita. È un’alba gelida. Si sente l’odore di una fattoria francese. La ragazza si tocca le caviglie, e non le trova più simili a due grossi stivali di gomma pieni d’acqua. Non sono affatto gonfie. Sotto caviglie giovani.

“C’è una piccola finestra e le cime di una fila di alberi che potrebbero essere pioppi con un po’ più di luce; la luce scarsa mostra molte brandine uguali alla sua, e teste coperte fino alle orecchie dalle lenzuola; le uniformi appese accanto alle brandine paiono grandi ombre; una delle ragazze sta russando. Si ode un rombo lontano, che fa tremare un poco la finestra. Poi la ragazza ricorda che lei e le altre sono infermiere della Croce Rossa, e che Passchendaele dista molti, molti chilometri, e che Bruce Marchant deve morire oggi all’alba.

“Tra pochi minuti s’arrampicherà sull’orlo della trincea, sotto il tiro di un mitragliere tedesco che si diverte a sparare raffiche qui e là. Lei, invece, non deve affatto morire oggi: deve morire nel 1929 e nel 1955.

“E proprio mentre sta per impazzire, sente uno scricchiolio, e dall’ombra, in punta di piedi, esce un giapponese con i capelli pettinati come una donna, la faccia bianchissima e le sopracciglia nere. Indossa un chimono rosa e ha come cintura una fascia nera, nella quale sono infilate due spade da samurai, ma stringe nella destra una strana pistola d’argento. Le sorride come se fossero contemporaneamente fratello e sorella, e amanti, e dice: ‘Voulez-vous vivre, mademoiselle?’ e lei lo fissa a occhi spalancati, e lui china il capo e ripete: ‘La signorina vuol vivere, no?’.”

(La mano di Sid strinse le mie, che tremavano. Mi commuovo sempre nell’ascoltare la descrizione della Resurrezione di qualcuno; la mia è stata ancora più pazza, ma anche lì c’erano di mezzo i Kartopfen, i tedeschi. Speravo che Lili non ci avrebbe ripetuto tutta la formula del Reclutamento, e fortunatamente non lo fece.)

— Cinque minuti dopo, lui è sceso per una scala ripida quasi come una scala a pioli, per aspettare al piano terreno, e la ragazza si sta preparando in fretta. I suoi abiti fanno un po’ di resistenza, come se fossero incollati all’attaccapanni e alle pareti sporche, e lei prova ripugnanza a toccarli. Si è fatto più chiaro, e la sua branda le dà l’impressione di ospitare ancora una persona dormiente, sebbene le appaia vuota, ma lei non la toccherebbe neppure se da quel gesto dipendesse tutta la sua nuova vita.

“Scende anche lei per la scala, e la lunga gonna non le dà fastidio, perché sa come reggerla. Suzaku la fa passare davanti a una sentinella che non riesce a vederli e accanto a un contadino dalla faccia rossa, con una tuta da lavoro, che continua a sputare e a tossire da spaccarsi i polmoni. Attraversano tutta l’aia della fattoria, che adesso è illuminata da una luce rosata, e lei vede che il sole è già sorto, e pensa che Bruce Marchant è già morto dissanguato.

“C’è un camion vuoto, col motore acceso, in attesa di qualcuno; ha delle grosse ruote sporche di fango, con raggi di legno, e un radiatore di ottone con la scritta Simplex. Ma Suzaku la conduce avanti, fino a un monticello di letame, e inchinandosi, come per chiederle scusa, la conduce attraverso una Porta.”

Udii Erich esclamare, rivolto agli altri del bar: — Davvero commovente! Adesso volete che vi racconti anche la mia? — Ma le sue parole non suscitarono alcuna ilarità.

— Ecco come Lilian Foster entrò nel Mondo del Cambio, con i suoi incubi scolpiti nell’acciaio, la sua fretta mortale e i suoi indugi ancora più terribili. Ero più viva di quanto non lo fossi mai stata prima, ma era il tipo di vitalità che potrebbe venir data a un cadavere da una serie ininterrotta di scariche elettriche, e io non riuscivo a trovare il minimo scopo o la minima speranza, e Bruce Marchant mi pareva più lontano che mai.

“E poi, poche ore fa, un Soldato in uniforme nera entrò dalla Porta e io pensai: Non può certo essere lui, ma assomiglia in modo straordinario alle sue fotografie, e poi mi parve che qualcuno pronunciasse il nome “Bruce’, e infine lui si mise a gridare, come per annunciarlo a tutto il mondo, che era Bruce Marchant, e io compresi che c’è una Resurrezione dopo la Resurrezione, una vera resurrezione. Oh Bruce…”

Lo guardò, e Bruce piangeva e sorrideva nello stesso tempo, e tutta la bellezza della gioventù era ritornata sul viso di Lili, e io pensai: “Dev’essere un Vento del Cambio, ma questo è impossibile. Affronta la situazione senza fingere, Greta… c’è davvero qualcosa che opera miracoli ancor più grandi di quelli del Cambio”.

Lili continuò: — E poi i Venti del Cambio cessarono quando i Serpenti fecero svanire il Mantenitore o le ragazze Fantasma lo Introvertirono e ragazze e Mantenitore sparirono in modo così rapido e silenzioso che nessuno le vide, neppure Bruce… queste sono le spiegazioni più ragionevoli che riesco a trovare, e immagino che una di esse sia quella vera. Comunque, sia come sia, i Venti del Cambio cessarono, e il mio passato e perfino i miei due futuri diventarono qualcosa che potevo sopportare facilmente, perché ho trovato qualcuno che mi aiuterà a sopportarli, e perché finalmente ho davanti a me un vero futuro, un futuro che non conosco e che creerò vivendolo. Oh, ma non capite che ciascuno di noi, adesso, ha la stessa grande occasione?

— Un urrah per le suffragette di Sidney Lessingham e il Sindacato del Mondo del Cambio! — esclamò Erich. — Beau, per favore, vuoi suonarci il tuo personale arrangiamento dell’Internazionale e di Biancofiore? Sono profondamente commosso, Lili. Dov’è il botteghino per assistere al Grande Romanzetto d’Amore del Secolo?

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