DALLA TOMBA ALLA BOMBA

Vestiti di nero, Chib e sua madre scendono fino all’entrata della sotterranea che porta al livello 13B. Ha pareti luminose, è larga e il biglietto è gratuito, Chib dice la sua destinazione al fideo dei biglietti. Dietro la parete, il computer a proteine, non più grande d’un cervello umano, calcola. Un biglietto cifrato esce da una fenditura. Chib lo prende, e vanno all’ingresso, una grande curva concava, dove lui infila il biglietto in una fenditura. Spunta un altro biglietto, e una voce meccanica ripete l’informazione stampata sul biglietto in lingua mondiale e in inglese di Los Angeles, nel caso che loro non sapessero leggere.

Le cabine entrano sfrecciando nella stazione e decelerano, si arrestano. Prive di ruote, galleggiano su un campo gravitazionale che si riequilibra continuamente. Sezioni della stazione si schiudono, formando passaggi per accedere ai veicoli. I passeggeri entrano nelle gabbie loro destinate. Le gabbie avanzano, le porte si aprono automaticamente. I passeggeri salgono nelle cabine. Siedono e attendono che la rete di sicurezza si chiuda su di loro. Dai recessi della carrozzeria, lastre curve di plastica trasparente si alzano e si congiungono formando una cupola.

Regolate automaticamente, sorvegliate da un sistema ridondante di computer a proteine, le cabine attendono che venga data via libera. Quando ricevono il via, si staccano lentamente e si muovono verso la galleria. Si soffermano, prima di ricevere un’altra conferma, controllata tre volte in pochi microsecondi. Poi procedono veloci entro la galleria.

Whoosh! Whoosh! Altre cabine li superano. La galleria risplende di giallo, come se fosse satura di gas elettrizzato. La cabina accelera. Qualche altra cabina la supera ancora, ma Chib accelera di nuovo, e ben presto nessuno può raggiungerla. La parte posteriore arrotondata della cabina che li precede è una preda che non potrà essere catturata finché non rallenterà per fermarsi alla sua destinazione. Non ci sono molte cabine nella galleria. Sebbene la popolazione ammonti a cento milioni di abitanti, c’è poco traffico sul percorso nord-sud. Quasi tutti gli abitanti di Los Angeles preferiscono restare tra le pareti autosufficienti delle loro case. C’è più traffico nelle gallerie est-ovest, poiché una piccola percentuale preferisce le spiagge pubbliche dell’oceano alle piscine comunali.

Il veicolo procede fischiando verso sud. Dopo pochi minuti, la galleria comincia a inclinarsi verso il basso, e all’improvviso è a 45 gradi sull’orizzontale. Passano lampeggiando da un livello all’altro.

Attraverso le pareti trasparenti, Chib intravede la gente e l’architettura di altre città. Il Livello 8, Long Beach, è interessante. Le sue case sembrano fatte da due piatti da torta, di quarzo molato, uno sull’altro, e l’unità è montata su una colonna di figure scolpite, e la via d’entrata e d’uscita è un arco rampante.

Al livello 3A, la galleria ridiventa pianeggiante. Ora la cabina passa davanti a stabilimenti che inducono Mamma a chiudere gli occhi. Chib le stringe la mano e pensa al fratellastro e al cugino che stanno laggiù, dietro la plastica giallognola. Quel livello ospita il quindici per cento della popolazione, i ritardati mentali, i pazzi inguaribili, i troppo brutti, i mostruosi, i vecchi rimbambiti. Sciamano qui, con le facce vacue o sfigurate premute contro la parete della galleria per vedere le belle macchine che sfrecciano.


La medicina “umanitaria” tiene in vita anche i bambini che dovevano morire, secondo l’imperativo della natura. Fin dal secolo ventesimo, gli esseri umani con difetti genetici sono stati sempre salvati dalla morte. Così, i geni difettosi hanno continuato a diffondersi. La tragedia è che adesso la scienza può scoprire e correggere i difetti genetici nell’uovo e nello sperma. In teoria, tutti gli esseri umani dovrebbero avere corpi totalmente sani e cervelli fisicamente perfetti. Ma il guaio è che non abbiamo abbastanza medici né strutture per star dietro a tutte le nascite, nonostante il tasso di natalità in continuo declino.

La scienza medica tiene in vita la gente così a lungo, che la demenza senile finisce per colpirla. Quindi gli individui decrepiti, mentecatti e bavosi, aumentano sempre più. E c’è anche un aumento percentuale del numero dei dementi. Ci sarebbero terapie e farmaci capaci di riportarli quasi tutti alla “normalità”, ma non ci sono abbastanza dottori e ospedali. Forse un giorno ne avremo a sufficienza, ma questo non serve certo di consolazione agli sverturati contemporanei.

Che fare? Gli antichi greci esponevano nei campi, a morire, i neonati con tare. Gli eschimesi spedivano i loro vecchi a perdersi sulla banchisa. Dovremmo mandare nelle camere a gas i neonati anormali e i vecchi rimbambiti? A volte, credo che sarebbe la soluzione più pietosa. Ma non posso chiedere a un altro di abbassare un interruttore che io non abbasserei mai.

E, poi, sparerei al primo che cercasse di toccarlo.

dalle Eiaculazioni private del Nonno


La cabina si avvicina a una delle rare intersezioni. I passeggeri vedono l’ampia galleria alla loro destra. Un espresso vola verso di loro: giganteggia, incombe. Rotta di collisione. Sanno che non succederà niente, ma non possono trattenersi dall’afferrare la rete di protezione, serrando i denti e puntando i piedi. Mamma lancia uno strillo. L’espresso sfreccia sopra di loro e scompare, e l’urlo dell’aria schiaffeggiata sembra quello di un’anima che piomba verso il giudizio, negli inferi.

La galleria s’inclina di nuovo, fino a quando non ritorna pianeggiante al livello 1. Vedono il terreno sottostante e gli enormi pilastri capaci di regolarsi da soli che sostengono la megalopoli. Sfrecciano su una piccola, bizzarra città, la Los Angeles dell’inizio del secolo ventunesimo, conservata come un museo, una delle tante che si trovano sotto il cubo.

Quindici minuti dopo essersi imbarcati, i Winnegan arrivano al capolinea. Un ascensore li porta al suolo, e lì salgono su una grande berlina nera. È stata fornita da un’impresa di pompe funebri privata, poiché lo Zio Sam o il governo di Los Angeles pagano la cremazione ma non l’inumazione. La chiesa non insiste più per pretendere l’inumazione, e lascia liberi i fedeli di scegliere se diventare ceneri gettate al vento o divenire cadaveri sepolti sottoterra.

Il sole è a metà strada verso lo zenith. Mamma incomincia a respirare con difficoltà, il collo e le braccia si arrossano e si gonfiano. Tutte e tre le volte che è uscita dalle mura è stata colpita dall’allergia, nonostante l’aria condizionata della berlina. Chib le accarezza la mano, mentre transitano su una strada rozzamente rappezzata. Il veicolo arcaico, vecchio di ottant’anni, con il motore elettrico, sobbalza comunque molto relativamente, in confronto ala cabina. Percorre rapidamente i dieci chilometri per arrivare al cimitero, e si ferma una volta sola, per lasciare che alcuni daini attraversino la strada.

Li riceve padre Fellini. È spiacente, ma è costretto a dir loro che, secondo la Chiesa, il nonno ha commesso un sacrilegio. È blasfemo sostituire il corpo di un altro al proprio cadavere, e far dire messa sul morto, e farlo seppellire in terra consacrata. Inoltre, il Nonno è morto da criminale impenitente. Almeno, a quanto risulta alla Chiesa, non ha fatto atto di contrizione prima di morire.

Chib si aspettava questo rifiuto. La chiesa di St. Mary, del livello BH-14, ha ricusato di officiare il sevizio funebre per il Nonno. Ma il Nonno ha detto spesso a Chib che voleva essere sepolto accanto ai suoi antenati, e Chib è deciso a esaudire il desiderio del vecchio.

Chib dice: — Lo seppellirò io stesso! Sul bordo del camposanto!

— Non può! — dicono simultaneamente il prete, i funzionari delle pompe funebri e un agente federale.

— Vedrete, se non posso! Dov’è il badile?

E allora scorge la magra faccia scura e il naso falciforme di Accipiter. L’agente è venuto a sovrintendere alla riesumazione della (prima) bara del Nonno. Intorno ci sono almeno cinquanta uomini del fideo che riprendono la scena con le minicamere, mentre le ricetrasmittenti-ponte fluttuano a qualche decina di metri da loro. Il Nonno merita tutta l’attenzione dei media, come Ultimo dei Miliardari e Massimo Criminale del Secolo.

Intervistatore del fideo: — Signor Accipiter, può farci qualche dichiarazione? Non esagero quando affermo che ci sono probabilmente dieci miliardi di persone che seguono questo avvenimento storico. Dopotutto, persino i bambini delle elementari conoscono Winnegan Riwincita.

“Che impressione le fa? Lei ha seguito questo caso per ventisei anni. Il successo finale deve darle una grande soddisfazione.”

Accipiter, impassibile come l’essenza del granito: — Ecco, per prima cosa, non mi sono occupato esclusivamente di questo caso. Sono tre anni in tutto, sommando i tempi parziali, ma poiché vi ho dedicato almeno qualche giorno ogni mese, si può effettivamente affermare che seguivo Winnegan da ventisei anni.

Intervistatore: — È stato detto che la conclusione di questo caso segna anche la fine dell’uro. Se non sono informato male, l’uro veniva tenuto in funzione solo a causa di Winnegan. Nel frattempo vi siete occupati di altre cose, ma le indagini a carico dei falsari e dei giocatori d’azzardo che non denunciano i redditi sono passate ad altri uffici. È vero? In tal caso, che cosa ha intenzione di fare?

Accipiter, con la voce incrinata da un grano cristallino d’emozione: — Sì, l’UID verrà sciolto. Ma solo dopo la conclusione del procedimento giudiziario a carico della nipote di Winnegan e di suo figlio. Lo hanno ospitato e quindi sono colpevoli di favoreggiamento.

“In effetti, dovrebbe venire processata quasi tutta la popolazione di Beverly Hills, livello 14. Io so, anche se non posso ancora provarlo, che tutti, compreso il capo della polizia municipale, sapevano benissimo che Winnegan era nascosto in quella casa. Persino il prete lo sapeva, perché Winnegan andava frequentemente a messa e a confessarsi. Il prete afferma di aver esortato Winnegan a costituirsi e di avergli rifiutato l’assoluzione se non lo avesse fatto.

“Ma Winnegan, un ‘topo’… voglio dire criminale… incallito, non ha mai voluto ascoltare le esortazioni del prete. Sosteneva di non aver commesso nessun crimine e che, lo creda o no, l’unico criminale era lo Zio Sam. Pensi che sfrontatezza, che depravazione, quell’uomo!”

Intervistatore: — Non avrà per caso intenzione di arrestare l’intera popolazione di Beverly Hills 14?

Accipiter, cupo: — Mi è stato consigliato di non farlo.

Intervistatore: — Ha intenzione di andare in pensione, dopo la conclusione del caso?

Accipiter: — No. Intendo farmi trasferire alla Omicidi della Grande Los Angeles. I reati contro il patrimonio non esistono quasi più, ma, grazie a Dio, ci sono ancora i delitti passionali!

Intervistatore: — Naturalmente, se il giovane Winnegan dovesse vincere la causa che le ha fatto, accusandola di violazione di domicilio e di responsabilità diretta nella morte del trisavolo, lei non potrà più lavorare per il reparto Omicidi né per altri dipartimenti di polizia.

Accipiter, facendo lampeggiare parecchi cristalli d’emozione chiusi nella matrice granitica: — Non mi stupisce che noi tutori della legge fatichiamo tanto a ottenere risultati! Talvolta, non solo la maggioranza dei cittadini sembra schierarsi dalla parte del violatore della legge, ma persino i miei superiori…

Intervistatore: — Vuol completare la sua dichiarazione? Sono sicuro che i suoi superiori stanno guardando questo canale. No? Mi risulta che il processo di Winnegan e il suo, non so per quale ragione, sono stati fissati in modo da svolgersi contemporaneamente. Come pensa di poter essere presente a entrambi? Eh, eh! Certi commentatori del fideo l’hanno ribattezzata l’Uomo Simultaneo!

Accipiter, oscurandosi in volto: — È stato qualche idiota di cancelliere! Ha inserito in modo errato i dati in un computer legale. La confusione di data è stata ormai risolta. Potrei aggiungere che il cancelliere è sospettato di aver commesso intenzionalmente l’errore. In passato ci sono stati fin troppi casi del genere…

Intervistatore: — Le dispiacerebbe riassumere la storia del caso Winnegan per i nostri spettatori? Solo i punti salienti, per favore.

Accipiter: — Ecco, come sa, cinquant’anni fa tutte le grandi aziende private erano diventate enti statali. Tutte, eccettuata l’impresa edile, la Compagnia Finnegan dei 53 Stati, il cui presidente era Finn Finnegan. Era il padre dell’uomo che oggi deve venire sepolto… qui o da qualche altra parte.

“Inoltre, tutti i sindacati, tranne il più grande, il sindacato edili, erano stati sciolti o erano diventati sindacati governativi. In effetti, la compagnia e il sindacato erano una cosa sola, perché ai dipendenti andava il novantacinque per cento del guadagno, distribuito tra loro in parti più o meno uguali. Il vecchio Finnegan era contemporaneamente il presidente della compagnia e il segretario esecutivo del sindacato.

“O di riffa o di raffa, e soprattutto di raffa, secondo me, l’azienda-sindacato era riuscita sempre a resistere all’inevitabile assorbimento. Ci furono inchieste sui metodi usati da Finnegan: corruzioni e ricatti nei confronti di senatori degli Stati Uniti e persino di giudici della Corte Suprema. Tuttavia, non si poté mai provare niente.”

Intervistatore: — Per gli spettatori, che forse non ricordano bene la storia, anche cinquant’anni fa il denaro veniva usato solo per l’acquisto di merci non garantite. L’altro suo impiego, come oggi, era come indice di prestigio e di rango sociale. A un certo momento, il governo aveva pensato di liberarsi completamente della moneta, ma uno studio aveva rivelato che possedeva un alto valore psicologico. Era stata anche mantenuta l’imposta sul reddito, benché il governo avesse altri modi di finanziarsi e non avesse bisogno del denaro dei cittadini, poiché l’entità delle tasse che un uomo pagava determinava il suo prestigio, e anche perché permetteva al governo di ritirare dalla circolazione un cospicuo quantitativo di moneta.

Accipiter: — Comunque, quando il vecchio Finnegan morì, il governo federale rinnovò le sue pressioni per incorporare gli operai edili e i funzionari della compagnia, come dipendenti governativi. Ma il giovane Finnegan si dimostrò perfido e astuto quanto il padre. Non intendo insinuare, naturalmente, che il fatto che suo zio fosse a quel tempo presidente degli Stati Uniti influisse in qualche modo sul successo del giovane Finnegan.

Intervistatore: — Il “giovane” Finnegan aveva settant’anni quando morì suo padre.

Accipiter: — Durante questa lotta, che proseguì per molti anni, Finnegan decise di cambiare nome e scelse Winnegan. È un gioco di parole con win again, rivincita. Sembra che avesse un gusto puerile, addirittura idiota, per i giochi di parole, che francamente non capisco. Il gusto per i giochi di parole, voglio dire.

Intervistatore: — Per i nostri spettatori non americani, che forse non conoscono la nostra consuetudine nazionale del giorno della Scelta del Nome. Fu ideata dai panamoriti. Da quando un cittadino diventa maggiorenne, può in qualunque momento assumere il nuovo nome che ritiene più appropriato al suo temperamento o allo scopo della sua vita. Potrei far osservare che lo Zio Sam, ingiustamente accusato di cercare d’imporre ai cittadini il conformismo, incoraggia questa mentalità individualista. E ciò nonostante il lavoro che la cosa comporta per l’anagrafe governativa.

“Potrei anche far osservare un’altra cosa interessante. Il governo dichiarò che Nonno Winnegan era incapace d’intendere e di volere. I miei ascoltatori mi perdoneranno, spero, se perdo qualche istante per spiegare la base dell’accusa dello Zio Sam. Ora, per quanti di voi non conoscono un classico dell’inizio del secolo ventesimo, il Finnegan’s Wake, ‘La veglia di Finnegan’, nonostante gli sforzi del governo per assicurare a tutti l’istruzione nel corso dell’intera vita, vi dirò che l’autore, James Joyce, trasse il titolo da una vecchia canzone di un vaudeville.”

(Parziale dissolvenza, mentre un commentatore spiega brevemente il significato di “vaudeville”.)

— La canzone parlava di Tim Finnegan, un muratore irlandese che cadde da una scala mentre era ubriaco e venne creduto morto. Durante la veglia funebre tenuta secondo la consuetudine irlandese, il cadavere venne spruzzato accidentalmente di whisky. Finnegan, al contatto del whisky, l’“acqua di vita”, si alzò a sedere nella bara e poi ne uscì a bere e a ballare con quelli che lo piangevano.

“Nonno Winnegan aveva sempre sostenuto che la canzone del vaudeville era basata sulla realtà, che è impossibile stendere un uomo in gamba, e che il vero Tim Finnegan era un suo antenato. Questa affermazione assurda venne sfruttata dal governo nella causa che promosse contro Winnegan.

“Winnegan, però, produsse documenti per corroborare la sua affermazione. Più tardi, troppo tardi, si dimostrò che i documenti erano falsi.”

Accipiter: — Il governo era avvantaggiato, nella sua causa contro Winnegan, dal consenso della gente comune e dei dipendenti statali. I cittadini si lamentavano del fatto che l’azienda-sindacato era antidemocratica e praticava discriminazioni. I suoi funzionari e operai ricevevano paghe relativamente elevate, ma in giro c’erano molti cittadini che dovevano accontentarsi del salario garantito. Quindi Winnegan venne citato in giudizio e giustamente accusato di vari reati, tra cui la sovversione dell’ordine democratico.

“Conscio dell’inevitabile, Winnegan coronò con un ultimo atto la sua carriera criminale. Riuscì, non si sa come, a rubare venti miliardi di dollari dai sotterranei del deposito federale. Somma, tra l’altro, corrispondente a metà del denaro allora circolante in tutta la Grande Los Angeles. Winnegan sparì con il denaro, che non solo aveva rubato, ma sul quale non aveva neppure pagato l’imposta sul reddito. Imperdonabile. Non so perché tanta gente abbia idealizzato un reato così atroce. Sì, perché ho visto molti fideodrammi in cui è l’eroe, mimetizzato sotto un altro nome, naturalmente.”

Intervistatore: — Sì, cari ascoltatori, Winnegan commise il Crimine del Secolo. E sebbene sia stato finalmente rintracciato, e debba venire sepolto oggi… da qualche parte… il caso non è completamente chiuso. Il governo federale dice di sì. Ma dov’è il denaro, dove sono i venti miliardi di dollari?

Accipiter: — In realtà, ormai quel denaro non ha più valore, se non per i collezionisti. Poco dopo il furto, il governo ritirò tutto il denaro circolante ed emise banconote nuove che non potevano venire confuse con quelle vecchie. Il governo aveva comunque intenzione di farlo da un pezzo, poiché riteneva che vi fosse in giro troppa liquidità, e rimise in circolazione metà del valore che aveva ritirato.

“Mi piacerebbe moltissimo sapere dov’è finito quel denaro. Non avrò pace finché non lo troverò. Gli darò la caccia, a costo di doverlo fare nel tempo libero’”.

Intervistatore: — E forse il signor Accipiter ne avrà moltissimo a disposizione, se il giovane Winnegan vincerà la causa. Bene, cari telespettatori, come forse molti di voi sanno, Winnegan venne trovato morto in uno dei livelli più bassi di San Francisco, circa un anno dopo la sua scomparsa. La nipote riconobbe il cadavere, e le impronte digitali, le impronte delle orecchie, le impronte della retina, le impronte dei denti, il gruppo sanguigno, il tipo dei capelli e una dozzina di altri segni d’identità corrispondevano.

Chib, che sta ascoltando, pensa che il Nonno doveva aver speso un bel numero di milioni del denaro rubato per combinare il tutto. Non lo sa con certezza, ma sospetta che un laboratorio di ricerche, in qualche angolo del mondo, abbia fatto crescere il duplicato in una biovasca.

Questo era accaduto due anni dopo la nascita di Chib. Quando Chib aveva cinque anni, il nonno era ricomparso. Senza far sapere a Mamma che era tornato, si era insediato in casa. Chib era il suo unico confidente. Naturalmente, era impossibile che il Nonno fosse passato inosservato agli occhi di Mamma, eppure lei adesso sosteneva di non averlo mai visto. Chib pensava che lo facesse per evitare un’accusa di favoreggiamento, ma non ne era sicuro. Forse lei aveva rimosso dalla mente le “apparizioni” del Nonno. Doveva esserle stato facile, dato che non sapeva mai se oggi era martedì o giovedì, e non sapeva mai dirti che anno era.

Chib ignora gli addetti alle pompe funebri, che vogliono sapere cosa debbono farsene del cadavere. Si avvicina alla tomba. Adesso la parte superiore del feretro ovoidale è visibile, mentre la lunga proboscide elefantesca della scavatrice disgrega con gli ultrasuoni la terra e l’assorbe. Accipiter, infrangendo il suo eterno autocontrollo, sorride agli uomini del fideo e si frega le mani.

— Godi finché puoi, figlio di puttana — mormora Chib: la collera è l’unica diga che trattiene le lacrime e i gemiti compressi dentro di lui.

La zona intorno al feretro viene sgombrata per lasciar posto ai bracci della macchina. Scendono, agganciano, e sollevano la bara nera di plastica irradiata, ornata d’arabeschi di finto argento, la tirano fuori e la posano sull’erba. Chib. vedendo gli uomini dell’UID che cominciano ad aprire il feretro, fa per dire qualcosa ma richiude la bocca. Osserva attento, piegando le ginocchia come se si preparasse a spiccare un salto. Gli uomini del fideo si avvicinano e le telecamere a forma di occhio inquadrano il gruppo intorno al feretro.

Con uno scricchiolio, il coperchio si alza. Si sente un’esplosione. Si leva una nube di denso fumo nero. Accipiter e i suoi uomini, anneriti, con gli occhi bianchi e sbarrati, tossiscono, escono barcollando dalla nube. Gli uomini del fideo corrono di qua e di là o si chinano a raccogliere la telecamera. Coloro che sono a una certa distanza riescono a vedere che la bomba è scoppiata nel fondo della fossa. Ma solo Chib sa che è stato il sollevamento del coperchio ad attivare il detonatore posto nella tomba.

È anche il primo che guarda in cielo, in direzione del missile uscito dalla fossa, perché è l’unico che se lo aspettasse. Il razzo sale fino a centocinquanta metri, mentre gli uomini del fideo lo inquadrano. Scoppia, e ne esce un nastro che si tende fra due oggetti rotondi. Gli oggetti si espandono e diventano palloni, mentre il nastro diventa un enorme striscione.

Sullo striscione, a grandi lettere nere, è scritto:

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