UNA TIPICA MINORENNE MAGGIORATA

Benedectine Serinus Melba. È alta e snella e ha fianchi sottili, da lemure, e gambe agili, ma seni grossi. I capelli, neri come le pupille dei suoi occhi, sono spartiti in mezzo da una scriminatura, incollati al cranio con lacca profumata, e acconciati in due lunghe trecce. Le trecce le passano sulle spalle nude e sono unite da un fermaglio d’oro appena sotto la gola. Dal fermaglio, che ha la forma di una nota musicale, le trecce si dividono di nuovo, e ognuna passa, in cerchio, sotto uno dei seni. Un altro fermaglio le unisce, e poi si separano ancora per girarle dietro la schiena: lì sono fissate da un terzo fermaglio e tornano a incontrarsi sul ventre. Un quarto fermaglio le tiene insieme, e le due cascate gemelle fluiscono nere sulla parte anteriore della gonna a forma di campana.

Il viso è pesantemente imbellettato di verde, acquamarina, con un trifoglio ornamentale, e di topazio. Indossa un reggiseno giallo con rosei capezzoli finti, e dal reggiseno pendono vaporosi nastri di trina. Il corsetto verde vivo ornato di rosette nere le cinge la vita. Sopra il bustino, che ne rimane seminascosto, c’è una struttura di fili metallici coperta da una lucida stoffa rosea trapunta. Dietro si estende in modo da formare una mezza fusoliera o una lunga coda di uccello, cui sono fissate piume artificiali, gialle e rosse.

Una gonna diafana ondeggia fino alle caviglie. Non nasconde le mutandine frangiate di pizzo, a strisce gialle e verde scuro, i cosciali bianchi, e le calze nere a rete con orologi verdi in forma di note musicali. Le scarpe sono di colore azzurro vivo, con tacchi alti di topazio.

Benedectine ha messo quel costume per cantare al Festival Popolare: le manca solo il cappello da cantante. Comunque, è venuta per lamentarsi, tra le altre cose, perché Chib l’ha costretta a disdire il suo numero e quindi a perdere l’occasione di fare una grande carriera.

Lei è in compagnia di cinque ragazze, tutte fra i sedici e i ventun anni; tutte bevono S. (per “sballo”).

— Non possiamo parlare in privato, Benny? — chiede Chib.

— Perché? — La voce di Benedectine è bellissima, in chiave di contralto, ma imbruttita dall’inflessione.

— Mi hai fatto venir qui per farmi una scenata in pubblico? — dice Chib.

— Per amor di Dio, che altra scenata può esserci? — strilla lei. — Guardatelo! Vuol parlarmi a quattr’occhi!

Allora Chib si rende conto che Benedectine ha paura di restare sola con lui. E soprattutto è incapace di star sola. Adesso capisce perché insisteva per lasciare aperta la porta della camera da letto mentre Bela, la sua amichetta, era a portata di voce, e sentiva tutto.

— Avevi detto che lo facevi solo con il dito! — grida lei. Si indica la pancia già leggermente arrotondata. — Avrò un bambino! Fetente bastardo imbroglione schifoso!

— Non è vero — dice Chib. — Tu mi avevi detto che per te andava bene, che mi amavi.

— Lo amavo! Lo amavo! dice lui! Che cazzo ne so di quello che ho detto, mi avevi così eccitato! Comunque, non ti ho mai detto di metterlo dentro! E poi, quello che hai fatto! Mio Dio, per una settimana non ce la facevo più a camminare, bastardo.

Chib suda. A parte la Pastorale di Beethoven che sgorga dal fideo, nella sala regna il silenzio. Gli amici sogghignano. Gambrinus, voltato dall’altra parte, beve uno scotch. Madame Trismegista mischia le carte e scorreggia in una corrusca congiunzione di birra e cipolle. Le amiche di Benedectine si guardano le unghie fluorescenti, lunghe come quelle degli antichi mandarini, o fissano Chib con aria torva. La sofferenza e l’umiliazione di una appartiene a tutte, e viceversa.

— Io non posso prendere le pillole. Mi buttano giù e mi fanno male agli occhi e mi fanno saltare le mestruazioni! E lo sai! E non sopporto gli uteri meccanici! E poi, tu mi hai mentito! Hai detto che la pillola l’avevi presa tu!

Chib si rende conto che Benedectine si è contraddetta, ma è inutile tentare di essere logici. Lei è furibonda perché è incinta; non vuole perdere tempo con un aborto proprio adesso, e cerca vendetta.

Andiamo, si chiede Chib, come è possibile che sia rimasta incinta quella notte? Nessuna donna, per quanto feconda come una coniglia, ci sarebbe riuscita. Deve essersi fatta sbattere prima o dopo. Eppure lei giura che è stata quella notte, la notte in cui lui era

Загрузка...