DALL’ARTICO ALL’ILLINOIS

Ora, Confucio disse una volta che un orso non poteva scorreggiare al Polo Nord senza causare un gran vento a Chicago.

«Con questo intendeva dire che tutti gli eventi, e quindi tutti gli uomini, sono legati tra loro da una rete infrangibile. Ciò che un uomo fa, per quanto possa sembrare insignificante, trasmette una vibrazione lungo tutti i fili e influisce sugli altri uomini.»

Ho Chung Ho, davanti al suo fideo al 30° livello di Lhasa, nel Tibet, aveva protestato con la moglie: «Quel cazzone bianco ha capito tutto al contrario. Non l’ha detto Confucio, che Lenin ci conservi! Lo chiamerò e gliene dirò quattro».

Sua moglie però aveva detto: «Cambia canale. Adesso va in onda Pai Ting Hospital, e…».

E Ngombe, 10° livello, Nairobi: «I critici di qui sono un branco di bastardi neri. Prendi Luscus: lui sì che sarebbe capace di vedere il mio genio in un secondo. Domattina faccio domanda di emigrazione».

La moglie: «Potresti almeno chiedere il mio parere! E i bambini… la mamma… gli amici… il cane?…». E così via, nella notte senza leoni dell’Africa chiusa entro una cupola luminosa.

«…l’ex presidente Radinoff» aveva continuato Luscus «disse una volta che questa è l’“Era dell’Uomo Infilato”. Sono stati fatti giochi di parole assai volgari su questa frase che, per me, è ricca di intuizione. Ma Radinoff non intendeva dire che la società umana è una catena in cui tutti gli uomini sono saldamente infilati l’uno nell’altro. Intendeva dire che la corrente della società moderna fluisce nel circuito di cui tutti facciamo parte. Questa è l’Era dell’Interconnessione Completa. Non possono esservi fili staccati: altrimenti andremmo tutti in corto circuito. Tuttavia, è innegabile che la vita senza individualità non è degna di essere vissuta. Ogni uomo deve essere uno hapax legomenon…»

Ruskinson era balzato in piedi e aveva strillato: «Conosco anch’io questa frase! Stavolta ti ho beccato, Luscus!»

Era così emozionato che era svenuto, a causa di un suo male ereditario, peraltro assai diffuso. Quando era rinvenuto, la conferenza era terminata. Si era precipitato sul registratore, per ascoltare tutto quello che si era perso. Ma Luscus aveva scrupolosamente evitato di parlare della Breccia di Pellucidar. Contava di spiegarla in una successiva lezione.


Il Nonno, che è tornato a guardare nel periscopio, fischia tra sé. — Mi sembra d’essere un astronomo. I pianeti sono in orbita intorno alla nostra casa, che è il sole. C’è Accipiter, che è il più vicino, ossia Mercurio, sebbene non sia il dio dei ladri, ma la loro nemesi. Poi, Benedictine, la tua Venere che non ama fottere. Quant’è dura, quella! Uno spermatozoo si scasserebbe la testa contro i suoi ovuli di pietra. Sei proprio sicuro che sia incinta?

“C’è poi tua Mamma, sempre in cerca di fare il colpaccio, e un giorno o l’altro ne verrà uno a lei. È la Madre Terra, diretta al perigeo con l’emporio del governo, per sprecare laggiù i tuoi soldi.”

Il Nonno si puntella come se fosse sul ponte beccheggiante di una nave, e le vene violacee delle sue gambe sembrano rampicanti che soffocano un’antica quercia. — Breve distacco dal ruolo di Herr Doktor Sternscheissdreckschnuppe, il grande astronomo, per passare a quello di der Unterseeboot Kapitan von Schooten die Fischen in der Barilen. Ach! Io vede ankora das Nafe Skuola, Deine Mama, che rullare, bekkeggiare, tontolare su mare di alcool. Bussola perduta: radio muta. Tre lenzuola al vento. Ruote a pale che girano nell’aria. I macchinisti che sudano sette camicie per alimentare le caldaie della frustrazione. Eliche impigliate nelle reti della nevrosi. E la Grande Balena Bianca, una macchia più chiara negli abissi neri, sale rapidamente, decisa a spaccarle le parti basse, troppo grosse per poterle mancare. Povera nave condannata, piango per lei. Ma vomito per lo schifo, anche.

“Fuori uno! Fuori due! Bum! Mamma si rovescia, con un grosso buco nella chiglia, ma non è quello che pensi tu. Affonda di prua, a muso in giù, come si conviene a una devota pompinara, con l’enorme ponte posteriore che si solleva nell’aria. Giù, giù. A picco!

“E torniamo dal mare allo spazio. Il tuo Marte silvano, Falco Rosso, è appena uscito dalla taverna. E Luscus, Giove, il monocolo Padre Supremo delle Arti, se perdoni il miscuglio tra la mitologia nordica e quella latina, è circondato dal suo sciame di satelliti.”

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