Barrent, la mano stretta sul calcio della pistola, s’incamminò lungo le strade tortuose del quartiere. Passò in mezzo a una folla di storpi e di ciechi, passò accanto a un giocoliere che con l’aiuto di un terzo braccio rudimentale uscente dal petto faceva roteare nell’aria dodici fiaccole accese. Vide venditori ambulanti che offrivano i più disparati oggetti, vide gente che vendeva cibi esposti su luridi pezzi di carta.
Girato un angolo, Barrent si vide la strada bloccata da un vecchio altissimo. Il mutante era orbo. La pelle, nell’incavo dove avrebbe dovuto esserci il secondo occhio, era liscia e completamente senza peli. Ma l’occhio destro lo fissava con fermezza.
«Avete bisogno dei servizi di un vero indovino?» chiese il vecchio.
Barrent fece un cenno affermativo.
«Seguitemi» disse il mutante. Girò in un vicolo e Barrent lo seguì tenendo l’indice saldo sul grilletto. Per legge i mutanti non potevano possedere armi ma, come il vecchio che lo stava precedendo, tutti nel quartiere portavano pesanti bastoni da passeggio con l’impugnatura metallica. Un’arma ottima a distanza ravvicinata.
Il vecchio aprì una porta, e fece cenno a Barrent di seguirlo. Il giovane rimase un attimo incerto, ripensando alle storie sentite su creduli Cittadini, caduti nelle mani dei mutanti. Poi entrò.
Alla fine di un lungo corridoio, il vecchio aprì una seconda porta e fece entrare Barrent in una piccola stanza scarsamente illuminata. Quando i suoi occhi si furono abituati alla semioscurità, Barrent poté distinguere le figure di due donne sedute davanti a un tavolo di legno. Sul piano del tavolo era posata una brocca d’acqua dentro cui si vedeva un pezzo di vetro sfaccettato.
Una delle donne era vecchia e completamente calva. L’altra era giovane e graziosa. Ma quando si avvicinò al tavolo, Barrent si accorse con un senso di sgomento che le gambe della ragazza erano unite sotto il ginocchio da una membrana squamosa, e che i piedi avevano la forma di una rudimentale coda di pesce.
«Volete che facciamo una ricerca sul passato, Cittadino Barrent?» chiese la più giovane.
«Come fate a sapere il mio nome?» domandò. Ma non ottenne risposta. «Va bene» disse alla fine «vorrei sapere qualcosa del delitto che ho commesso sulla Terra.»
«Perché volete saperlo?» chiese ancora la giovane. «Non è registrato negli incartamenti che vi riguardano?»
«Certo. Ma io voglio sapere perché l’ho commesso. Forse ci sono delle circostanze attenuanti. Forse si è trattato di legittima difesa.»
«È veramente importante?»
«Penso di sì» rispose. Esitò un attimo, poi prese coraggio. «Il fatto è che io nutro pregiudizi contro l’omicidio. Preferisco non uccidere. Così vorrei sapere perché sulla Terra ho commesso un omicidio.»
I mutanti si guardarono l’un l’altro.
«Cittadino,» disse alla fine il vecchio, con un sogghigno, «cercheremo di aiutarvi in tutto quello che possiamo. Anche noi mutanti nutriamo pregiudizi verso le uccisioni. Infatti sono sempre gli altri che uccidono noi. Quindi rispettiamo i cittadini che hanno gli stessi nostri sentimenti.»
«Indagherete nel mio passato?»
«Non è molto facile» disse la giovane. «L’indagine del passato non sempre ci riesce. E quando riesce, spesso vengono rivelate cose che non sono quelle desiderate.»
«Pensavo che i mutanti potessero guardare nel passato a piacere» disse Barrent.
«No» precisò il vecchio «non è vero. Per prima cosa, non tutti quelli che vengono classificati come mutanti lo sono veramente. In questi giorni qualsiasi anomalia o deformità viene definita mutantismo. È un sistema sbrigativo per isolare tutti coloro che non sono conformi al normale aspetto di un terrestre.»
«Ma alcuni di voi sono dei veri mutanti?»
«Sì. Però ci sono differenti tipi di mutantismo. Alcuni mostrano anormalità dovute alle radiazioni: gigantismo, microcefalia, e cose simili. Ma solo pochi di noi possiedono qualità divinatorie, anche se tutti i mutanti affermano di averle.»
«Voi…?»
«No. Myla può» disse l’uomo indicando la giovane. Myla stava guardando il cristallo immerso nell’acqua. Aveva gli occhi spalancati e il corpo di sirena si era fatto rigido.
«Comincia a vedere qualcosa» mormorò il vecchio. «L’acqua e il cristallo non sono che oggetti su cui concentrare l’attenzione. Myla è molto abile, anche se a volte confonde il futuro con il passato. Sono cose imbarazzanti che gettano il discredito sul divinatore. Ma non ci si può far nulla. Ogni tanto compare il futuro e Myla dice quello che vede. La settimana scorsa disse a un Hadji che sarebbe morto entro quattro giorni. Dovreste aver visto la faccia di quell’uomo.»
«Gli ha detto anche come sarebbe morto?»
«Sì. Per una coltellata. Il poveretto è rimasto in casa per tutti e quattro i giorni.»
«È stato poi ucciso?»
«Naturalmente. Dalla moglie. Mi hanno riferito che era una donna molto energica.»
Barrent sperò che Myla non gli dicesse qualcosa sul futuro. La vita era già abbastanza difficile senza che le predizioni dei mutanti venissero a renderla peggiore.
Myla sollevò lo sguardo e scosse lentamente la testa.
«Vi posso dire poco. Non mi è stato possibile veder commettere il delitto. Ma ho visto un cimitero, e la tomba dei vostri genitori. Una tomba vecchia, forse di vent’anni fa. Il cimitero si trova alla periferia di un posto sulla Terra chiamato Youngerstun.»
Barrent pensò un attimo, ma quel nome non gli ricordava nulla.
«Poi» continuò Myla «ho visto un uomo che ha assistito all’omicidio. Lui ve ne può parlare, se vuole.»
«È la persona che mi ha denunciato?»
«Non lo so» rispose Myla. «Ho visto il cadavere dell’ucciso, si chiamava Therkaler, e c’era un uomo accanto. Quest’uomo si chiama Illiardi.»
«È qui su Omega?»
«Sì. Ora lo potete trovare all’Euphoriatorium della Little Axe Street. Sapete dov’è?»
«Lo troverò» disse Barrent. Poi ringraziò la ragazza e offrì del denaro che Myla rifiutò. La giovane mutante aveva un’espressione preoccupata, e quando Barrent fu sulla soglia, lo chiamò.
«Siate prudente» disse.
Barrent si fermò, e un brivido freddo gli percorse la schiena.
«Avete visto qualcosa del mio futuro?»
«Poco» rispose la ragazza. «Solo ciò che riguarda i prossimi mesi.»
«Cosa avete visto?»
«Non so spiegarlo. Ciò che ho visto è impossibile.»
«Dite ciò che avete visto.»
«Eravate morto. Tuttavia non eravate morto affatto. Stavate fissando un cadavere. Ma quel cadavere eravate voi.»
«Cosa può significare?»
«Non lo so» disse Myla.
L’Euphoriatorium era un luogo in cui si vendevano droghe e afrodisiaci a buon mercato. La clientela era formata esclusivamente da peoni e Residenti, e Barrent si sentì a disagio mentre procedeva in mezzo alla folla per raggiungere un inserviente cui chiese dove poteva trovare Illiardi.
L’inserviente gli indicò un tavolo d’angolo dove un uomo di corporatura robusta sedeva davanti a un bicchiere di thanapiquita. Barrent lo raggiunse e si presentò.
«Felice di conoscervi, signore» disse Illiardi col tono di rispetto che un Residente di Seconda Classe doveva a un Cittadino Privilegiato. «In che cosa posso esservi utile?»
«Voglio farvi alcune domande sulla Terra» disse Barrent.
«Non ricordo molto della Terra» rispose Illiardi. «Ma vi dirò tutto quello che so.»
«Ricordate un uomo di nome Therkaler?»
«Certamente» rispose Illiardi. «Magro. Strabico. Un uomo meschino come pochi.»
«Eravate presente quando è stato ucciso?»
«Certo. È stata la prima cosa che mi è venuta alla mente quando sono sceso dall’astronave.»
«E avete visto chi l’ha ucciso?»
Illiardi lo fissò, stupito.
«Non avevo bisogno di vedere. Sono stato io a ucciderlo.»
Barrent cercò di mantenersi calmo.
«Ne siete sicuro? Assolutamente?» domandò.
«Certo che lo sono» esclamò Illiardi. «E sarei pronto a lottare contro chiunque volesse arrogarsi questo merito. Ho ucciso Therkaler, ma lui meritava qualcosa di peggio.»
«Quando l’avete ucciso» chiese Barrent «mi avete visto nei paraggi?»
Illiardi lo guardò attentamente, poi scosse la testa.
«No. Non mi sembra di avervi visto. Però non ne posso essere sicuro. Subito dopo aver ucciso Therkaler, tutto è diventato confuso.»
«Vi ringrazio» disse Barrent. E uscì dall’Euphoriatorium.