Su Omega non si sarebbe potuto infilare, per così dire, una lama di coltello fra il processo e l’esecuzione della pena. Barrent venne condotto in una grande sala circolare che si trovava al piano terreno nel palazzo del Dipartimento della Giustizia. La sala era illuminata da lampade collocate sull’alto soffitto a volta. Sotto, una parte del muro era scavata e adibita a tribuna per gli spettatori. Quando Barrent fece il suo ingresso nella sala, quasi tutti i posti erano occupati, e le maschere passavano tra le file per vendere il programma della giornata.
Per alcuni istanti Barrent rimase solo in mezzo alla sala, poi una delle pareti si aprì e una macchina avanzò verso di lui.
«Signore e signori, attenzione!» disse una voce, da un altoparlante. «State per assistere alla Prova dell’Ordalia 642-BG223, tra il Cittadino Will Barrent e GME213. Prendete posto a sedere. La prova comincerà fra pochi minuti.»
Barrent guardò l’avversario. Era una macchina lucente, a forma di mezza sfera, alta più di un metro. Andava avanti e indietro senza posa su piccole rotelle. Una miriade di luci rosse, verdi e gialle, si accendevano a intervalli sulla superficie liscia di metallo. A Barrent ritornò vagamente alla memoria l’immagine di alcune creature abitanti gli oceani della Terra.
«Per coloro che visitano la nostra galleria per la prima volta» disse l’altoparlante «è necessaria una spiegazione. Il prigioniero, Will Barrent, ha scelto liberamente la Prova dell’Ordalia. Lo strumento di giustizia, in questo caso il GME213, è un esempio della più alta tecnica creativa di Omega. La macchina, Max, com’è chiamata dai molti amici e ammiratori, è un’arma di morte di esemplare efficacia, ed è capace di uccidere in ventitré modi differenti, la maggior parte dei quali molto dolorosi. La prova è affidata al caso. Ciò significa che Max non ha la possibilità di scelta del modo con cui uccidere. I ventitré modi differenti sono selezionati a caso, e collegati a un selettore di tempo che a caso varia i periodi da uno a sei secondi.»
Improvvisamente Max si mosse verso il centro della sala e Barrent fece alcuni passi indietro.
«È nelle possibilità del prigioniero» continuò la voce «fermare la macchina. In questo caso il prigioniero vincerebbe la disputa e verrebbe lasciato libero, con tutti i diritti e privilegi del suo stato. I sistemi per fermarla variano da macchina a macchina. In teoria è sempre possibile che un prigioniero vinca. In pratica ciò è accaduto nel 3,5 per cento dei casi.»
Barrent guardò in alto verso gli spettatori. A giudicare dai loro abiti tutti dovevano essere, uomini e donne, di grado molto elevato nel rango delle Classi Privilegiate.
E vide, seduta in un posto di prima fila, la ragazza che il giorno del suo arrivo a Tetrahyde gli aveva dato la pistola. Era bella come l’aveva sempre ricordata, però sul suo volto non traspariva traccia di emozione. Lo stava fissando con l’interesse con cui si sarebbe guardato un insetto sotto un vasetto di vetro.
«La prova ha inizio!» disse ancora la voce, dall’altoparlante.
Barrent non ebbe più tempo per pensare alla ragazza. La macchina si stava muovendo verso di lui.
Barrent si ritrasse cautamente, compiendo un cerchio, e Max allungò verso di lui un tentacolo sottile sulla cui punta brillava una luce bianca. La macchina continuò ad avanzare cercando di spingerlo contro la parete.
Improvvisamente si fermò. Barrent udì lo scatto degli ingranaggi e vide il tentacolo ritirarsi, poi dal corpo della macchina usci un braccio metallico snodato, terminante con una punta simile a quella di un coltello. Muovendosi con maggiore rapidità la macchina cercò nuovamente di spingerlo verso la parete. Il braccio scattò in avanti, ma Barrent riuscì a evitarlo. Udì il colpo della lama contro la parete, poi, appena vide che il braccio veniva ritirato, si mosse per raggiungere il centro della sala.
Capì che la sola possibilità di fermare la macchina avrebbe potuto trovarla in quelle pause impiegate dal selettore per passare da un modo di uccidere all’altro. Ma come fermare una macchina liscia come il guscio di una tartaruga?
Max tornò alla carica. Ora la superficie emisferica era tutta cosparsa di una densa sostanza verde che Barrent riconobbe immediatamente per un veleno a contatto. Si mise a correre intorno alla pista cercando di evitare ogni contatto con la macchina.
La macchina si fermò. Un neutralizzante lavò la superficie facendo sparire il veleno. Poi la macchina tornò a muoversi verso di lui. Questa volta non era visibile nessun’arma, e apparentemente sembrava che Max avesse intenzione di schiacciarlo.
A Barrent cominciava a mancare il fiato. Si mosse da un lato, e la macchina si mosse con lui. Poi, quando Max scattò in avanti, Barrent si trovò con le spalle alla parete.
La macchina si fermò a pochi centimetri. Il selettore scattò e Max estrasse una specie di clava.
Se quel gioco da gatto col topo fosse durato a lungo, la macchina lo avrebbe ucciso a suo piacere. Se voleva fare qualcosa, doveva farlo immediatamente. Quando ancora ne aveva le forze.
Mentre pensava a questo, la macchina aveva alzato il braccio per vibrare la clava. Barrent non poté evitare completamente il colpo, e venne raggiunto di striscio alla spalla sinistra.
Durante la selezione seguente, Barrent si lanciò sulla superficie liscia dell’avversario. Vide due buchi e, sperando che fossero le aperture dell’aria, vi infilò le dita. La macchina si fermò di scatto, e tutta la platea cominciò a vociare. Con il braccio intorpidito dal colpo ricevuto Barrent cercò di afferrarsi al corpo della sfera per tenere salde le dita nei buchi. Le luci verdi sul corpo di Max si erano fatte gialle, e poi rosse, e il ronzio degli ingranaggi era diventato un boato.
Alla fine la macchina fece uscire due brevi tubi che servivano come presa d’aria d’emergenza.
Barrent cercò di tappare le nuove prese con il corpo, ma la macchina, che aveva ripreso vita, con un rapido movimento rotatorio, se lo scrollò di dosso. Il giovane allora tornò al centro della sala.
Si sentiva esausto. Cercò di ritirarsi di fronte alla macchina che ora avanzava brandendo una enorme scure scintillante.
Come l’ascia venne calata, Barrent scattò in avanti e afferrò il braccio con tutte e due le mani, nel tentativo di piegarlo. Il metallo scricchiolò, e al giovane parve che le giunture del braccio di Max stessero cedendo. Se fosse riuscito a romperlo, forse avrebbe reso innocua la macchina…
Improvvisamente Max partì a marcia indietro. Barrent cercò di tenere salda la presa, ma venne lanciato lontano. Cadde con la faccia a terra, e l’ascia vibrata gli scavò una ferita nella spalla.
Gli spettatori applaudirono e si prepararono a seguire una nuova trasformazione di Max. Barrent guardò un attimo verso il pubblico, e gli parve che la ragazza gli facesse un cenno.
La osservò meglio, cercando di capire quello che gli stava comunicando. Faceva segno di voltare qualcosa. Voltare e distruggere. Poi non ebbe più tempo per guardare. Debole per la perdita di sangue, si alzò in piedi, e fissò gli occhi sulla macchina che stava nuovamente avanzando. Ma non si preoccupò del tipo di arma che Max avrebbe sfoderato. Tutta la sua attenzione era concentrata sulle ruote.
Come il micidiale robot gli fu vicino, Barrent si lasciò cadere a terra.
La macchina cercò di frenare, ma non fece in tempo. Le ruote di gomma passarono sul corpo disteso e Max fece un sobbalzo verso l’alto. Barrent soffocò un grido di dolore, e raccolse le forze per rialzarsi. Per un attimo la mezza sfera ondeggiò nell’aria, poi cadde, capovolta.
Il giovane rimase un attimo a terra sfinito, poi, quando portò gli occhi sul nemico vinto, vide che stava estraendo delle braccia per potersi rimettere sulle ruote. Allora si lanciò sulla parte piatta del nemico; e cominciò a colpire con i pugni. Ma non ottenne niente. Cercò di strappare una delle ruote, ma non vi riuscì. E Max cercava con ogni mezzo di rimettersi sulle ruote per riprendere l’attacco.
Con la coda dell’occhio Barrent notò un segno della ragazza. Stava ripetendo il gesto di strappare qualcosa.
Solo allora Barrent si accorse di una piccola valvoliera posta accanto a una delle ruote. La scoperchiò, e strappò via le valvole. Immediatamente la macchina si fermò.
E Barrent svenne.