CAPITOLO DICIOTTESIMO


«Porta qui tutta la mia roba», ordino Pris a J.R. Isidore. «In particolare mi serve subito il televisore. Cosi possiamo sentire l'annuncio di Buster».

«Si», concordo Irmgard Baty, sfrecciarne e con gli occhi lucidi come un balestruccio. «La televisione ci serve; e tanto che aspettiamo questa serata e ora sta per cominciare».

«Il mio televisore prende solo il canale del governo», disse Isidore.

In un angolo del salotto, sprofondato in una poltrona come se avesse intenzione di restarci per sempre, come se avesse preso residenza li, Roy Baty emise un rutto e poi, in tono paziente, spiego: «Quel che vogliamo vedere noi e Buster Friendly e i suoi Simpatici Amichetti, Iz. O preferisci che ti chiami J.R.? Ad ogni modo, hai capita? Allora, lo vai a prendere o no questo apparecchio?»

Isidore percorse da solo il corridoio vuoto e rimbombante che portava alle scale. La possente fragranza della felicita sbocciava ancora in lui, la sensazione di essere - per la prima volta nella sua opaca vita - utile a qualcosa. Qualcun altro dipende da me ora, esulto mentre scendeva i gradini polverosi che portavano al piano di sotto.

Epoi, penso, sara carino rivedere Buster Friendly in TV, invece di sentirlo solo per radio nel i furgoncino del negozio.

Eh gia, si rese conto: Buster Friendly presentera la sua sensazionale rivelazione con tutte le prove attentamente raccolte. E cosi, grazie a Pris, Roy e Irmgard riuscrro a vedere quello che probabilmente sara l'annuncio piu importante che la televisione dara per anni e anni. Pensa un po, disse tra se e se.

Per J.R. Isidore, la vita aveva decisamente preso un'impennata.

Entro nel vecchio appartamento di Pris, stacco il televisore e smonto l'antenna. Tutto d'un tratto si rese conto del silenzio che lo circondava; si senti come svanire le braccia. Senza i Baty e Pris, aveva l'impressione come di scomparire, diventare stranamente come il televisore inerte che aveva appena staccato. Bisogna stare con gli altri, penso, per vivere. Voglio dire, prima che arrivassero loro, riuscivo a sopportarlo, di starmene tutto solo in questo palazzo. Adesso, pero, e diverso. Non si puo tornare indietro, penso. Non si puo andare dalla compagnia alla non-compagnia. In preda al panico, penso: sono io a dipendere da loro. Grazie a dio si sono fermati qui.

Ci sarebbero voluti due viaggi per trasferire le cose di Pris all'appartamento di sopra. Sollevo il televisore e decise che avrebbe portato prima quello, poi le valigie e gli altri vestiti.

In pochi minuti riusci a trasferire il televisore di sopra; con le dita che gli dolevano per lo sforzo, lo sistemo su un tavolinetto in salotto. I Baty e Pris osservarono l'operazione senza scomporsi.

«In questo palazzo il segnale si riceve forte e chiaro», disse, ansando per lo sforzo, mentre ricollegava il televisore alla presa e risistemava l'antenna. «Quando ero ancora in grado di ricevere Buster Friendly e i suoi...»

«Accendi quel televisore», taglio corto Roy Baty, «e smettila di blaterare».

Obbedi, poi si avvio di corsa alla porta. «Devo fare un altro viaggio», annuncio, «e poi ho finito». Indugio, per scaldarsi un po' al focolare della loro presenza.

«Bene», disse Pris, distante.

Isidore si rimise ancora una volta in cammino. Mi sa, riflette, che mi stanno un po'sfruttando. Ma non gliene importava niente. Sono sempre buoni amici da avere, si disse.

Una volta di sotto, mise insieme tutti i vestiti della ragazza, li ficco alla rinfusa nella valigia, poi la trascino a fatica lungo il corridoio e su per le scale.

Su un gradino davanti a lui qualcosa di minuscolo si mosse nella polvere. Immediatamente, Isidore lascio cadere la valigia e tiro fuori un flacone di medicinali vuoto che, come tutti del resto, si portava sempre dietro proprio per un'eventualita del genere. C'era un ragno, un ragno qualsiasi, ma vivo. Con mani tremanti riusci a farlo entrare nel flacone di plastica su cui mise subito il tappo - in cui aveva praticato dei forellini con un ago.

Una volta di sopra, sulla soglia del proprio appartamento, si fermo un attimo per riprender fiato.

«... sissignore, amici; il grande momento e arrivato! E Buster Friendly che vi parla e spero tanto^ che siate ansiosi di apprendere la scoperta che ho fatto quanto lo sono io di riferirvela. E una scoperta che e stata verificata e documentata da una squadra superspecializzata di investigatori che hanno fatto gli straordinari la settimana scorsa. Oh-oh, gente: ci siamo!»

John Isidore annuncio: «Ho trovato un ragno!»

I tre androidi alzarono lo sguardo, distraendo un attimo la loro attenzione dallo schermo televisivo e rivolgendola a lui.

«Faccelo vedere», disse Pris, porgendogli una mano.

«Quando parla Buster, devi star zitto», lo rimprovero Roy Baty.

«Non ho mai visto un ragno», disse Pris. Strinse il flacone trasparente tra i palmi delle mani, esaminando la creatura al suo interno. «Guarda quante zampe! Perche ha bisogno di tutte quelle zampe, J.R.?»

«E il modo in cui sono fatti i ragni», spiego J.R., il cuore che gli batteva come impazzito: non riusciva a respirare bene. «Otto zampe».

Pris si alzo e disse: «Sai cosa penso, J.R.? Secondo me non ha mica bisogno di tutte quelle zampe».

«Otto?» esclamo Irmagard Baty. «Perche non se ne fa bastare quattro? Tagliagliene quattro e vediamo come se la cava». In preda a un impulso improvviso, apri la borsetta e tiro fuori un paio di lucenti forbicine da unghie che passo subito a Pris.

J.R. Isidore fu assalito da uno strano terrore .

Pris porto il flacone in cucina e si sedette al tavolo dove J.R. di solito faceva colazione. Tolse il tappo e fece scivolare il ragno sul piano del tavolo. «Probabilmente non sara in grado di correre alla stessa velocita», disse, «ma tanto qui intorno non c'e comunque niente da prendere. Tanto, poi muore lo stesso». Impugno bene le forbicine.

«Per favore», esclamo Isidore.

Pris gli rivolse un'occhiata interrogativa. «Vale qualcosa?»

«Non lo mutilare», mormoro lo speciale in tono implorante e con un filo di voce.

Le forbici di Pris scattarono e troncarono di netto una delle zampette del ragno.

In salotto, dallo schermo televisivo, Buster Friendly stava dicendo: «Esaminate attentamente questo ingrandimento di una sezione dello sfondo. Questo e il cielo che di solito vedete. Un momento, chiamero Earl Parameter, il capo della mia squadra di investigatori, che vi spieghera questa scoperta che in pratica fara tremare il mondo».

Pris stacco un'altra zampa del ragno, impedendogli di fuggire con il bordo della mano. Sorrideva soddisfatta.

«Gli ingrandimenti dell'immagine», una nuova voce dalla TV stava spiegando, «sottoposti a una rigorosa analisi in laboratorio, rivelano che lo sfondo grigio del cielo e la luna diurna alle spalle di Mercer non solo non sono Terrestri... ma sono addirittura artificiali!»

«Te la stai perdendo!» grido ansiosa Irmgard a Pris; poi corse alla porta della cucina e vide quel Pris stava facendo.

«Oh, quello lo puoi fare anche dopo», le disse in tono invitante. «E cosi importante quello che stanno dicendo; prova che tutto quello che pensavamo...»

«Zitta un po' !» l'interruppe il marito.

«...e vero!» concluse Irmgard.

La televisione prosegui: «La "luna" e in realta dipinta; negli ingrandimenti, uno dei quali potete ora osservare sullo schermo, si vedono addirittura le pennellate. E ci sono anche prove che i ciuffi d'erba sparuta e il terreno arido e tetro - forse perfino le pietre che vengono lanciate contro Mercer da presunti e invisibili avversari - sono anch'essi tutti finti. E possibile infatti che le "pietre" siano fatte di materiale plastico soffice e, pertanto, non possano causare vere e proprie ferite».

«In altre parole», intervenne Buster Friendly, «Wilbur Mercer non soffrirebbe affatto».

Il capo investigatore rispose: «Alla fine, signor Friendly, siamo riusciti anche a rintracciare un ex esperto di effetti speciali di Hollywood, un certo Wade Cortot, che ha dichiarato, senza esitare, che, sulla base della sua lunga esperienza cinematografica, la figura di "Mercer" puo essere semplicemente una comparsa che avanza su uno sfondo riprodotto in studio. Cortot e arrivato perfino a dichiarare che riconosce lo sfondo come quello usato da un regista di second'ordine, ormai fallito da un pezzo, con cui Cortot ha avuto a che fare diversi decenni fa».

«E cosi, secondo questo Cortot», concluse Buster Friendly, «in pratica non ci possono essere piu dubbi».

Pris ormai aveva tagliato tre zampe al ragno, che si trascinava a fatica sul piano del tavolo in cerca di una via di scampo, una strada verso la liberta. Ma senza trovarla.

«Con tutta franchezza, abbiamo creduto a Cortot», continuo il capo investigatore, con il suo tono asciutto e pedante, «e abbiamo passato parecchio tempo a esaminare migliaia di fotografie pubblicitarie di comparse impiegate dall'ormai estinta industria cinematografica hollywoodiana».

«E avete scoperto...»

«Sentite questa», disse Roy Baty. Irmgard fissava affascinata lo schermo e Pris interruppe la sistematica mutilazione del ragno.

«Dopo migliaia e migliaia di foto, abbiamo individuato un certo Al Jarry, ormai vecchissimo, che ha lavorato a lungo come comparsa nei film di prima della guerra. Cosi dal nostro laboratorio abbiamo inviato una squadra a casa di Jarry, a East Harmony, Indiana. Lascero a uno dei membri della squadra il compito di descrivervi quello che hanno scoperto». Ci fu una pausa di silenzio, poi una voce, altrettanto piatta, comincio a dire: «La casa situata in Lark Avenue, a East Harmony, e sciatta e malridotta e si trova nella periferia del paese in una zona dove non abita piu nessuno, tranne Al Jarry. Dopo esser stati cordialmente invitati a entrare e fatti accomodare in un soggiorno fetido, ammuffito e pieno di palta assortita, ho esaminato con mezzi telepatici la nebbiosa e sfocata mente di Al Jarry che sedeva di fronte a me con la testa piena di macerie».

«State a sentire», disse Roy Baty, seduto all'estremita della sedia, come fosse pronto a fare un balzo.

«Ho cosi scoperto», continuo il tecnico, «che in effetti il vecchietto ha girato una serie di cortometraggi video, della durata di quindici minuti, per un produttore che lui non ha mai incontrato. E che, come avevamo previsto, le "pietre" erano fatte di gommapiuma. Il "sangue" versato era in realta salsa di pomodoro e» - a questo punto il tecnico si lascio sfuggire una risatina - «l'unica sofferenza subita dal signor Jarry e stata quella di aver passato un'intera giornata senza assaggiare neanche un goccio di whisky».

«Al Jarry», riprese Buster Friendly, il cui volto era intanto ricomparso sullo schermo. «Bene, bene. Un vecchietto che anche da giovane non ha mai combinato niente di importante, niente che ne lui stesso ne noi possiamo ammirare. Al Jarry ha girato un filmetto noioso e ripetitivo, anzi tutta una serie di tali filmetti, per conto di chi non lo ha mai saputo e ancora non lo sa. E stato spesso affermato da parte degli aderenti all'esperienza del Mercerianesimo che Wilbur Mercer non e un essere umano, che e addirittura un'entita superiore e archetipica proveniente forse da un altro pianeta. Be', in un certo senso questa affermazione si e rivelata corretta. Wilbur Mercer non e un essere umano, anzi addirittura non esiste neanche. Il mondo in cui arranca e in realta un banale, sciatto sfondo di uno studio cinematografico, un vecchio residuato di Hollywood, ormai da anni finito in palta. E allora chi ha organizzato questa truffa ai danni dell'intero sistema solare? Pensateci un attimo, amici».

«Potremmo non riuscire mai a scoprirlo», mormoro Irmgard.

Buster Friendly riprese: «Potremmo non riuscire mai a scoprirlo. Ne possiamo sondare quale bizzarro motivo si nasconde dietro questa truffa. Si, amici, ho detto proprio truffa: Il Mercerianesimo e una truffa!»

«Secondo me lo sappiamo benissimo», disse Roy Baty. «E evidente: il Mercerianesimo e stato inventato...»

«Ma riflettete un attimo, amici», continuo Buster Friendly. «Chiedetevi un po' che cos'e che fa il Mercerianesimo. Be', se si stanno a sentire i suoi numerosi praticanti, l'esperienza fonde...»

«E quell'empatia che hanno gli umani», disse Irmgard.

«...uomini e donne in tutto il sistema solare in una singola entita. Pero e un'entita che puo essere gestita dalla cosiddetta voce telepatica di "Mercer". Fate bene attenzione. Un aspirante Hitler ambizioso e politicamente preparato potrebbe...»

«No, e quella roba la, l'empatia», disse Irmgard con veemenza. Serro i pugni e ando in cucina da Isidore. «Non e forse un modo di provare che gli umani possono fare una cosa che noi non possiamo? Perche, senza l'esperienza di Mercer, vi possiamo credere solo sulla parola che siete in grado di provare questa faccenda dell'empatia, questa cosa di gruppo, condivisa da voialtri. Come va il ragno?» Si chino sopra la spalla di Pris.

Con un colpo di forbicine Pris stacco un'altra zampa al ragno. «Adesso siamo a quattro», annuncio. Diede una spintarella al ragno. «Non vuole camminare, anche se ne sarebbe capace».

Roy Baty apparve sulla soglia, respirando rumorosamente, un'aria di vittoria sul volto. «E fatta! Buster l'ha detto chiaro e tondo e praticamente ogni essere umano del sistema l'ha sentito: "II Mercerianesimo e una truffa!" L'intera esperienza empatica non e altro che una truffa». Si avvicino e guardo incuriosito il ragno.

«Non vuole neanche provare a camminare», l'informo Irmgard.

«Adesso lo faccio camminare io». Roy Baty tiro fuori una scatola di fiammiferi e ne accese uno: lo accosto al ragno, sempre piu vicino, finche la bestiola si trascino a fatica lontano dalla fonte di calore..

«Visto? Avevo ragione», esclamo Irmgard. «Ve l'avevo detto che sarebbe riuscito a camminare anche con quattro zampe sole». Scruto incuriosita il volto di Isidore. «Be', che hai?» Gli tocco un braccio, «Dai, che non hai perso niente; ti pagheremo noi il prezzo segnato su quel coso - come si chiama? - il catalogo Sidney. Non fare quella faccia. Non e straordinario quello che hanno scoperto a proposito di Mercer? Hanno fatto un sacco di ricerche! Ehi, rispondi!» Ansiosa, cerco di smuoverlo.

«C'e rimasto male», disse Pris, «perche anche lui ha una scatola empatica. Nell'altra stanza. Ma davvero la usi, J.R.?»

«Certo che la usa. La usano tutti - o almeno la usavano. Magari adesso cominceranno ad avere qualche dubbio».

«Non credo che questo mettera fine al culto di Mercer», disse Pris. «Pero, certo che in questo momento ci sono un sacco di esseri umani scontenti». Poi, rivolta a Isidore, aggiunse: «Sono mesi che l'aspettavamo; sapevamo che sarebbe arrivata, prima o poi, questa denuncia di Buster». Esito un attimo, poi sbotto: «Ma si, perche no? Buster e uno di noi».

«E un androide», spiego Irmgard. «E nessuno se ne e accorto. Voglio dire, nessuno degli umani».

Con le forbicine Pris taglio un'altra zampa al ragno. All'improvviso, John Isidore la spinse da parte e prese la creatura mutilata. La porto al lavello e l'annego. Anche la sua mente, le sue speranze annegarono dentro di lui. Con la stessa rapidita del ragno.

«C'e rimasto proprio male», disse Irmgard, innervosita. «Su, non fare quella faccia, J.R.. E perche non dici niente?» Poi rivolta a Pris e a suo marito disse: «Mi da un sacco fastidio il fatto che se ne stia li impalato vicino al lavello e non dica niente; non ha detto una parola da quando abbiamo acceso la TV».

«Non dipende dalla TV», disse Pris. «Dipende dal ragno. Non e vero, Isidore? Gli passera», disse a Irmgard, che era andata nell'altra stanza a spegnere il televisore.

Guardando Isidore con aria divertita, Roy Baty disse: «Ormai e finita, Iz. Voglio dire, per il Mercerianesimo». Con un'unghia riusci a recuperare il cadavere del ragno dallo scarico del lavello. «Chissa, magari questo era l'ultimo ragno. L'ultimo ragno vivo sulla terra». Fece una pausa come per riflettere. «In tal caso, ormai e finita anche per i ragni».

«Io... non mi sento bene», farfuglio Isidore. Tiro giu una tazza dalla credenza; rimase per un po' - neanche lui si rese conto per quanto tempo - fermo con la tazza in mano. Poi disse a Roy Baty: «Davvero il cielo dietro a Mercer e dipinto? Non e autentico?»

«Li hai visti, no, gli ingrandimenti in TV?» rispose Roy Baty. «Si vedevano le pennellate, no?»

«Il Mercerianesimo non e finito», disse Isidore. Quei tre androidi avevano qualcosa che non andava, qualcosa di terrible. Il ragno, penso. Forse era davvero 'ultimo ragno della Terra, come diceva Roy Baty. E adesso il ragno non e 'e piu; Mercer non c'e piu. Vide la polvere e le macerie dell'appartamento che si espandevano a vista d'occhio - sentiva l'arrivo della palta, il disordine finale di tutte le forme, l'assenza che avrebbe finito con il trionfare. Cresceva attorno a lui mentre se ne stava li fermo a carezzare la tazza di porcellana; gli sportelli della cucina scricchiolavano e si spaccavano e senti il pavimento sotto i suoi piedi cominciare a cedere.

Allungo una mano e tocco la parete. La superficie si ruppe al suo tocco; granelli grigi si staccarono e caddero via, frammenti d'intonaco che somigliavano alla polvere radioattiva che cadeva all'esterno. Si sedette al tavolo di cucina e le gambe della sedia si piegarono sotto di lui come tubi vuoti e consumati; si alzo in fretta, poso la tazza sul tavolo e cerco di rimettere in sesto la sedia, di ripiegarla nella sua forma giusta. La sedia gli si smonto in mano, le viti che fino allora avevano tenuto insieme le varie parti saltavano fuori o rimanevano appese a un filo. Sul tavolo vide la tazza di porcellana incrinarsi; una ragnatela di sottili crepe si dipano sotto i suoi occhi come l'ombra di una pianta rampicante, poi una scheggia si stacco dall'orlo della tazza, mettendo a nudo l'interno poroso, non smaltato.

«Ma che sta facendo?» La voce di Irmgard Baty gli arrivo da lontano. «Sta sfasciando tutto! Isidore, smetti subito di...»

«Non sono io che lo faccio», disse. Si diresse barcollando verso il soggiorno, voleva stare da solo; rimase in piedi vicino al divano liso a fissare la parete macchiata di giallo e punteggiata dalle tracce lasciate da tutti gli insetti ormai morti che vi avevano strisciato sopra e di nuovo gli venne in mente la carcassa del ragno con le quattro zampe superstiti. Qui dentro e tutto vecchio, riflette. Ha cominciato a decomporsi tanto tempo fa e non si fermera piu. La carcassa del ragno ha conquistato tutto.

Nella cavita creatasi per il cedimento del pavimento cominciarono a manifestarsi pezzi di animali, la testa di una cornacchia, mani mummificate che una volta potevano essere state parti di scimmie. Un asino era poco lontano. Non si muoveva, ma apparentemente era vivo; per lo meno non era in via di decomposizione. Isidore si avvicino all'animale, sentendo crocchiare sotto i propri passi ossa che sembravano stecchi, fragili come erba secca. Ma prima ancora di raggiungere l'asino - una delle sue creature preferite - una cornacchia di un azzurro brunito piombo dall'alto e si poso sul muso paziente dell'animale. No!, grido lui, ma in un attimo la cornacchia aveva cavato gli occhi all'asino con il becco. Un'altra volta, penso, mi sta succedendo un'altra volta. Restero quaggiu a lungo, si rese conto d'un tratto. Come l'altra volta. Dura sempre tanto perche qui non cambia mai niente; si arriva a un punto dove non c'e piu neanche la decomposizione.

Si sentiva frusciare un vento secco e tutt'intorno a lui i mucchi d'ossa si sfasciavano. Si accorse che bastava il vento per distruggerli. A questo punto. Appena prima della fine del tempo. Vorrei tanto ricordarmi come si fa a uscire da qui, penso. Alzo lo sguardo ma non vide alcun appiglio.

Mercer!, i nvoco a gran voce. Dove sei finito? Questo e il mondo della tomba e io ci sono cascato dentro un 'attra volta, ma stavolta tu non sei qui con me.

Qualcosa gli striscio sopra un piede. S'inginocchio e si mise a cercare che cos'era stato e lo trovo, perche si muoveva molto lentamente. Era il ragno mutilato che si trascinava a fatica, esitando sulle zampe superstiti. Lo raccolse e se lo mise sul palmo della mano. Le ossa, si rese conto, si sono rovesciate; il ragno e rttornato in vita. Mercer deve essere vicino.

Il vento continuava a soffiare, facendo cadere e spezzando le ossa rimaste, ma egli ormai avvertiva la presenza di Mercer. Vieni da me!, l 'invoco. Strisciami sul piede o trova qualche altro modo di raggiungermi. Va bene? Mercer, penso. Poi, ad alta voce grido: «Mercer!»

L'erbaccia stava invadendo l'intero paesaggio; le sue radici s'insinuavano come punte di trapano nelle pareti accanto a lui e macinavano le pareti finche le erbacce stesse non si trasformavano nelle proprie spore che si espandevano, si dividevano per poi esplodere in schegge di acciaio corroso e di cemento, i materiali di cui erano fatte le pareti. Ma la desolazione rimaneva anche dopo che le pareti erano scomparse; la desolazione era sulla scia di tutte le cose. Tranne che nella vaga, fragile figura di Mercer; il vecchio ora gli stava davanti, con una placida espressione che gli illuminava il volto.

«Ma davvero il cielo e solo dipinto?» chiese Isidore. «Sono proprio pennellate quelle che si vedono sotto ingrandimento?»

«Si», rispose Mercer.

«Ma io non riesco a vederle».

«Perche stai troppo vicino», gli spiego Mercer. «Devi metterti molto piu lontano, proprio come fanno gli androidi. Loro hanno una prospettiva migliore». «Ed e per questo che sostengono che tu sei una truffa?»

«Ma io sono una truffa», rispose Mercer. «Loro dicono la verita; le ricerche che hanno fatto sono vere. Dal loro punto di vista io non sono che una vecchia comparsa in pensione che si chiama Al Jarry. Tutta quella roba della denuncia e vera. Mi hanno intervistato a casa, proprio come hanno detto; ho detto loro tutto quel che volevano sapere, cioe tutto».

«Compresa quella storia del whisky?»

Mercer sorrise. «Si, era vero. Hanno fatto un ottimo lavoro e dal loro punto di vista la rivelazione di Buster Friendly era molto convincente. Avranno molti problemi a capire come mai non e cambiato nulla. Come mai tu sei ancora qui e anch'io sono ancora qui.». Con un ampio gesto del braccio Mercer indico l'erta spoglia del monte, quel luogo cosi familiare. «Ti ho appena tirato fuori dal mondo della tomba e continuero a tirarti fuori finche non perderai interesse e vorrai smettere. Ma sarai tu a dover smettere di cercarmi, perche io non smettero mai di cercarti».

«Quella storia del whisky non mi e piaciuta mica», si lamento Isidore. «E degradante».

«Solo perche tu sei una persona di elevati principi morali. Io, invece, no. Io non giudico nessuno, neanche me stesso». Mercer gli porse una mano chiusa, con il palmo in alto.

«Prima che mi dimentichi, ho qualcosa qui che ti appartiene». Dischiuse le dita. Sul palmo della mano c'era il ragno mutilato, solo che ora aveva di nuovo le zampe che gli erano state tagliate.

«Grazie». Isidore prese il ragno. Fece per aggiungere qualcos'altro... Un campanello d'allarme si mise a suonare come impazzito.

Roy Baty ringhio: «C'e un cacciatore di taglie nell'edificio! Spegnete tutte le luci. Staccate quel cretino dalla scatola empatica; deve essere pronto alla porta. Forza... levatelo di

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