CAPITOLO DICIASSETTESIMO


Dopo si concessero un grande lusso: Rick si fece portare il caffe in camera. Resto a lungo seduto tra i braccioli di una poltrona verde, nera e oro, sorseggiando il caffe e riflettendo sulle prossime ore. Intanto, Rachael, in bagno lanciava gridolini, canticchiava e schizzava dappertutto sotto una bella doccia calda.

«Hai concluso un buon affare quando hai fatto quel patto», grido lei dal bagno, appena chiuse il rubinetto; ancora gocciolante, i capelli tirati su da un elastico, apparve nuda e rosea alla porta del bagno: «Noi androidi non riusciamo a controllare le nostre passioni fisiche e sensuali. Probabilmente lo sapevi gia; secondo me, ti sei approfittato di me». Pero non sembrava veramente arrabbiata. Anzi, era allegra e certamente umana quanto qualsiasi ragazza che Rick avesse conosciuto. «Devi proprio andare a caccia di quei droidi stanotte?»

«Si», rispose lui. Io ne devo ritirare due e tu uno, penso. Come aveva detto Rachael stessa, il patto era ormai fatto. Avvolgendosi in un gigantesco asciugamano bianco, Rachael gli chiese: «Ti e piaciuto?» «Si».

«Andrai di nuovo a letto con un androide?» «Se e una ragazza, si. Se ti somiglia».

«Lo sai quanto vive in media un robot umanoide come me? Io sono in vita da due anni. Quanto pensi che mi rimanga?»

Dopo aver esitato un momento, lui rispose: «Altri due anni circa».

«E un problema che non sono mai riusciti a risolvere. Voglio dire, il ricambio delle cellule. Un ricambio perpetuo, o almeno semiperpetuo. Be', cosi e la vita». Comincio ad asciugarsi con energia. Il suo volto aveva perso qualsiasi espressione.

«Mi dispiace», disse Rick.

«Diavolo! Dispiace a me aver tirato in ballo questo argomento. Ad ogni modo e la cosa che impedisce agli umani di scappare e andare a viver con un androide». «E questo vale anche per voi Nexus-6?»

«Si. E una questione di metabolismo. Non dipende dal cervello». Usci di corsa dal bagno, raccolse al volo le mutandine e comincio a vestirsi.

Si rivesti anche lui. Poi, insieme, parlando poco, si diressero sulla terrazza, dove la sua aereomobile era stata parcheggiata da un simpatico addetto umano dall'uniforme bianca.

Mentre si dirigevano verso la periferia di San Francisco, Rachael disse: «E una bella nottata».

«La mia capra ormai dorme», osservo lui. «O magari, chissa, le capre hanno abitudini notturne. Certi animali non dormono mai. Le pecore, per esempio; o almeno non me ne sono mai accorto. Ogni volta che le guardi, ricambiano il tuo sguardo: e si aspettano che gli dai da mangiare».

«Che tipo e tua moglie?»

Lui non rispose.

«Ma tu...»

«Se tu non fossi un androide», l'interruppe Rick, «se ti potessi sposare legalmente, lo farei».

«Oppure potremmo vivere nel peccato, solo che io non posso proprio vivere», disse Rachael.

«Legalmente no. Ma in realta sei viva. Biologicamente, voglio dire. Cioe, non sei mica fatta di circuiti a transistor come gli animali finti; sei un essere organico». E tra due anni, aggiunse tra se e se, ti consumerai e morirai. Perche, come hai fatto notare tu stessa, non siamo riusciti a risolvere il problema del ricambio delle cellule. Percio, immagino, non importa poi tanto. Questa e la fine, si disse. Della mia carriera di cacciatore di taglie. Dopo i Baty non ce ne saranno piu. Non dopo quello che e successo stasera.

«Hai una faccia molto triste», osservo Rachael.

Lui allungo una mano e le carezzo una guancia.

«Non sarai piu in grado di dare la caccia agli androidi», aggiunse lei con calma. «Percio non essere triste, ti prego». Lui la fisso.

«Nessun cacciatore di taglie e stato capace di continuare a fare questo mestiere», disse Rachael, «dopo esser stato con me. Tranne uno. Un uomo molto cinico. Phil Resch. E un tipo matto; fa l'ala sinistra per conto suo».

«Capisco», disse Rick. Si sentiva come paralizzato. Completamente. In tutto il corpo.

«Comunque, questo viaggio non andra del tutto sprecato, perche ti faro conoscere un uomo straordinario, molto spirituale».

«Roy Baty», disse lui. «Li conosci tutti, eh?»

«Li conoscevo tutti, quando esistevano ancora. Ora ne conosco solo tre. Abbiamo cercato di fermarti, stamattina. Ci ho provato di nuovo io, poco prima che Polokov venisse da te. Ma poi, dopo quello che e successo, ho dovuto aspettare».

«Che io cedessi e fossi costretto a chiamarti».

«Luba Luft e io eravamo molto vicine, siamo state molto amiche per quasi due anni. Che te n'e parso di lei? Ti piaceva?» «Si, mi piaceva». «Pero l'hai ammazzata lo stesso». «E stato Phil Resch ad ammazzarla».

«Ah, cosi Phil ti ha riaccompagnato al teatro dell'Opera. Non lo sapevamo; le nostre comunicazioni si sono interrotte proprio a quel punto. Sapevamo solo che era stata ammazzata; naturalmente abbiamo pensato che fossi stato tu».

«Con gli appunti di Dave, credo di essere ancora in grado di trovare Roy Baty e di ritirarlo. Ma forse non Irmgard Baty». E certo non Pris Stratton, penso. Perfino dopo questo; perffno ora che so questo. «E cosi tutto quello che e successo in albergo», riprese, «faceva parte di...»

«L'Associazione», disse Rachael, «voleva raggiungere tutti i cacciatori di taglie, sia qui che in Unione Sovietica. Questa tattica sembrava funzionare... per ragioni che non abbiamo ben capito. Immagino sia un altro dei nostri limiti».

«Ho i miei dubbi che funzioni tanto spesso e tanto bene quanto sostieni tu», disse lui con la voce impastata.

«Be', con te ha funzionato».

«Lo vedremo».

«Lo so gia», disse Rachael. «L'ho capito quando ho visto quell'espressione sul tuo volto, quella tristezza. E quello che cerco». «Quante volte l'hai gia fatto?»

«Non ricordo. Sette, otto volte. No, mi sa che sono nove». La ragazza - o meglio, la cosa - annui. «Si. Nove volte».

«E un'idea un po' vecchiotta», osservo Rick. Sorpresa, Rachael balbetto: «C-cosa?»

Spingendo il volante dell'aereomobile, Rick comincio a planare verso terra. «O, perlomeno, questa e l'impressione che ho io. Adesso ammazzo te e poi andro a prendere Roy e Irmgard Baty e Pris Stratton da solo».

«E per questo che vuoi atterrare?» chiese lei, preoccupata. «Guarda che c'e una multa: legalmente io appartengo all'Associazione. Non sono mica un androide evaso qui da Marte; non sono nella stessa categoria degli altri».

«Si, ma se ammazzo te, poi posso ammazzare anche gli altri».

Le mani della ragazza si tuffarono nella borsa gonfia, stracolma di palta; per qualche istante vi rovisto dentro frenetica, poi lascio perdere. «Accidenti a questa borsa!» esclamo con ferocia. «Non riesco mai a mettere le mani su quello che cerco. Proverai ad ammazzarmi in modo da non farmi male? Voglio dire, ci starai attento? Se non mi ribello; va bene? Ti prometto che non mi ribellero. D'accordo?»

«Adesso capisco perche Phil Resch ha detto quello che ha detto. Il suo non era cinismo; era solo che ne sapeva fin troppo. Dopo aver passato un'esperienza come questa... lo capisco. E una cosa che l'ha sconvolto dentro».

«Si, ma nel modo sbagliato». Ora sembrava avere un aspetto piu composto. Ma dentro era ancora fondamentalmente tesa e agitata. Comunque, il cupo fuoco stava affievolendosi; la forza vitale l'abbandonava rapidamente, come Rick aveva gia visto succedere spesso anche ad altri androidi. La loro classica rassegnazione. Un'accettazione meccanica, a livello intellettuale, di una cosa a cui un vero organismo - con alle spalle due miliardi di anni di pressione a vivere e a evolversi - non si sarebbe mai rassegnato.

«Non sopporto il modo in cui voi androidi vi arrendete subito», disse con rabbia. L'aereomobile stava ormai quasi per toccare terra; dovette sterzare bruscamente per evitare uno scontro. Poi, frenando, riusci a fermare con qualche sussulto la macchina. Spense il motore e tiro fuori la torcia laser.

«Puntamela all'osso occipitale, alla base posteriore del cranio», disse Rachael con voce implorante. «Te ne prego». Si volto in modo da non guardare la torcia laser; il raggio l'avrebbe attraversata senza che lei se ne accorgesse.

Rick mise via la torcia e disse: «Non posso fare come ha detto di fare Phil Resch». Riaccese di colpo il motore e un attimo dopo erano di nuovo in volo.

«Se mai lo farai», disse Rachael, «fallo subito. Non mi fare aspettare».

«Non ho intenzione di ammazzarti». Viro con l'aereomobile e si diresse di nuovo verso il centro di San Francisco. «Hai lasciato la macchina in albergo, vero? Ti scarico li e te ne puoi tornare a Seattle». Aveva detto tutto quel che aveva da dire; continuo a guidare in silenzio.

«Grazie per non avermi ucciso», disse Rachael dopo un po'.

«Diavolo! Come dici tu, in fondo non hai che un altro paio di anni da vivere. E io invece ne ho altri cinquanta. Vivro venticinque volte piu di te».

«Pero mi disprezzi molto, vero?», disse Rachael. «Per quello che ho fatto». Una certa sicurezza era tornata nella sua voce; il tono cantilenante diventava sempre piu vivace. «Hai finito per fare quello che hanno fatto gli altri, i cacciatori di taglie prima di te. Ogni volta vanno su tutte le furie e si mettono a gridare che vogliono ammazzarmi, ma quando arriva il momento non ci riescono. Proprio come te, poco fa». Si accese una sigaretta e ne inalo il fumo con gran gusto. «Ti rendi conto di cosa vuoi dire questo, vero? Vuoi dire che avevo ragione io; non sarai piu in grado di ritirare altri androidi; non si tratta solo di me, ma sara lo stesso per i due Baty e per la Stratton. Percio, tornatene pure a casa dalla tua capra. E cerca di riposarti un po'». D'un tratto si mise a spazzolare con forza il soprabito con la mano. «Accidenti! Mi e caduta un po' di brace dalla sigaretta - ecco fatto». Si appoggio allo schienale del sedile e si rilasso.

Rick non disse niente.

«La capra», riprese a dire Rachael. «Vuoi piu bene alla capra che a me. Anche piu di quanto vuoi bene a tua moglie, magari. Prima viene la capra, poi tua moglie e buon'ultima...» Scoppio in un'allegra risata. «Che altro si puo fare, se non ridere?»

Lui non reagi. Continuarono a volare in silenzio per un po', quindi Rachael comincio ad armeggiare sul cruscotto, trovo la radio e l'accese.

«Spegnila subito», le ordino Rick.

«Ma come, spegnere Buster Friendly e i suoi Simpatici Amichetti? Spegnere Amanda Werner e Oscar Scruggs? E ora di mettersi all'ascolto della sensazionale rivelazione di Buster, il momento tanto atteso e quasi arrivato». Si chino per leggere il quadrante dell'orologio alla luce della radio. «Manca pochissimo, ormai. Lo sapevi, no? Sono giorni che ne parla, che prepara questo momento...»

La voce alla radio stava dicendo: «...voglio solo dirvi, gente, che sono qui spaparanzato vicino al mio grande amico Buster e ci stiamo divertendo un mondo a chiacchierare, mentre aspettiamo che ogni scatto della lancetta ci porti piu vicini a quello che credo sia senz'altro l'annuncio piu importante che mai...»

Rick la spense bruscamente. «Oscar Scruggs», disse. «La voce dell'uomo intelligente».

Rachael allungo subito la mano e riaccese la radio. «Voglio sentirla. Devo sentirla. E una cosa molto importante quella che Buster Friendly deve annunciare stasera». La voce dell'idiota ricomincio a blaterare dall'altoparlante e Rachael Rosen si riappoggio allo schienale e si rimise comoda. Non lontano da lui, la brace della sigaretta brillava nella penombra come l'addome di una lucciola compiacente: un segnale costante e inequivocabile del successo di Rachael Rosen. La sua vittoria su di lui.

Загрузка...