CAPITOLO DODICESIMO


Al teatro dell'Opera Rick Deckard e Phil Resch furono informati che le prove erano finite e che la signorina Luft se n'era andata.

«Ha detto mica dove era diretta?» chiese Phil Resch a un macchinista, mostrandogli il tesserino di poliziotto.

«Al museo qui vicino». Il macchinista esamino il documento d'identita. «Ha detto che voleva vedere la mostra di Edvard Munch che si tiene li. Domani finisce».

Invece Luba Luft, penso tra se e se Rick, finisce oggi.

Mentre camminavano fianco a fianco sul marciapiede, diretti al museo, Phil Resch disse: «Quanto ci scommetti? Secondo me, ha gia preso il volo; non la troveremo di certo al museo».

«Forse», rispose Rick.

Arrivarono al museo, controllarono a che piano era la mostra di Munch e salirono. Ben presto si trovarono a vagare tra quadri e incisioni. Molta gente era venuta a vedere la mostra, compresa una scolaresca; la voce acuta dell'insegnante attraversava tutte le stanze dedicate alla mostra e Rick penso: Ecco come ci si aspetta che un droide abbia la voce - e forse anche l'aspetto. Non come Rachael Rosen e Luba Luft. E non come il tizio che gli stava a fianco. O forse doveva dire il coso che gli stava a fianco.

«Hai mai sentito parlare di un droide che teneva un animaletto qualsiasi?» gli chiese Phil Resch.

Per qualche oscuro motivo Rick senti il bisogno di essere brutalmente franco; forse aveva gia cominciato a prepararsi per quello che lo aspettava di li a poco. «In ben due casi di cui sono al corrente, degli androidi possedevano animali e si prendevano cura di loro. Ma e raro. Da quel che so, in genere non funziona; l'androide non riesce a tener viva una bestiola. Gli animali hanno bisogno di un ambiente pieno di calore per star bene. Eccezion fatta per i rettili e gli insetti».

«E uno scoiattolo? Anche lui ha bisogno di un'atmosfera d'amore? Perche guarda che Buffy sta benissimo, ha il pelo lucido come una lontra. Lo spazzolo e lo pettino un giorno si e uno no». Phil Resch si fermo davanti a un quadro a olio e si mise a guardarlo con attenzione. Il quadro mostrava una creatura calva e angosciata, con la testa che pareva una pera rovesciata, le mani premute sulle orecchie e la bocca aperta in un immenso urlo muto. Onde contorte del tormento della creatura, echi del suo grido, fluttuavano nell'aria che la circondava; l'uomo, o la donna, qualunque cosa fosse, aveva finito per esser contenuta nel proprio urlo. Si era coperta le orecchie proprio per non sentirlo. La creatura era in piedi su un ponte e non c'era nessun altro presente; urlava nell'isolamento piu totale. Tagliata fuori dal suo sfogo - oppure, nonostante il suo sfogo.

«Di questo ha fatto anche un'incisione», disse Rick, leggendo il cartellino affisso sotto il quadro.

«Secondo me», disse Phil Resch, «e cosi che deve sentirsi un droide». Con un dito segui nell'aria le volute del grido della creatura che si vedevano nel quadro. «Io non mi sento cosi, percio forse non sono un...» S'interruppe perche diverse persone si erano avvicinate per guardare il quadro.

«Ecco la Luba Luft!» Rick la indico e Phil Resch smise di colpo la sua mesta riflessione e autodifesa; entrambi si diressero a passi misurati verso di lei, prendendosela comoda, come se non avessero niente da affrontare; come sempre era essenziale mantenere un'atmosfera di normalita. Le altre persone, non rendendosi conto della presenza di androidi tra loro, dovevano essere protette a qualsiasi costo... anche a costo di perdere la preda.

Luba Luft aveva tra le mani un catalogo e indossava calzoni a tubo lucidi e una specie di gile ricamato in oro: era ferma davanti a un quadro e sembrava rapita. Era un disegno di una ragazza con le mani giunte, seduta sul bordo d'un letto, un'espressione di curiosita stupefatta e di incerto sgomento stampata sul volto.

«Vuole che glielo compri?» disse Rick a Luba Luft; le si era portato al fianco e le aveva afferrato, senza stringere, l'avambraccio, facendole capire proprio attraverso quella presa rilassata che era ormai in suo potere - non doveva neanche sforzarsi per trattenerla. Dall'altra parte, Phil Resch le mise una mano sulla spalla e Rick vide il rigonfio della torcia laser sotto la sua giacca. Phil Resch non voleva correre rischi, dopo il quasi fiasco con l'ispettore Garland.

«Non e mica in vendita». Luba Luft gli diede dapprima un'occhiata distratta, poi ebbe un violento sussulto appena lo riconobbe; lo sguardo le si spense e il colorito svani dalla sua faccia, dandole un aspetto cadaverico, come se stesse gia in via di decomposizione. Come se in quell'istante tutta la vita si fosse ritratta in un punto profondo del suo essere, abbandonando il corpo alla sua automatica decadenza. «Credevo l'avessero arrestata. Non mi dica che l'hanno rilasciata?»

«Signorina Luft», le disse, «le presento il signor Resch. Phil, questa e la famosissima cantante lirica Luba Luft». Poi, rivolto a Luba, aggiunse, «il piedipiatti in divisa che mi ha arrestato e un androide, come pure il suo superiore. Conosce -o, meglio - conosceva un certo ispettore Garland? Mi ha detto che siete arrivati tutti insieme sulla stessa astronave».

«La polizia che ha chiamato prima», le disse Phil Resch, «e che ha il quartier generale su a Mission, e in realta l'organizzazione con cui a quanto pare il tuo gruppo si tiene in contatto. Si sentono tanto sicuri che si permettono anche di assumere un cacciatore di taglie umano; evidentemente...»

«Chi? Tu?» disse Luba Luft. «Tu non sei mica umano. Non piu di me: anche tu sei un androide».

Ci fu una pausa di silenzio. Poi Phil Resch, a voce bassa ma controllata, disse: «Be', di questo ci occuperemo al momento opportuno». Quindi, rivolto a Rick, aggiunse, «portiamola nella mia macchina».

Uno per parte, la spinsero verso l'ascensore del museo. Luba Luft non li seguiva di sua spontanea volonta, ma d'altronde non faceva neanche resistenza; apparentemente si era rassegnata. Rick l'aveva gia notato in altri androidi colti in una situazione cruciale come questa. La forza vitale artificiale che li animava pareva non funzionare sotto estrema pressione... almeno in alcuni di loro, ma non in tutti.

E poteva sempre riaccendersi di colpo e con violenza.

Ma gli androidi, lo sapeva bene, avevano anche un istinto innato per non farsi notare. Nel museo, con tutte quelle persone che giravano, Luba Luft non avrebbe tentato niente. Il vero scontro - per lei, con ogni probabilita, l'ultimo - si sarebbe svolto in macchina, dove gli altri non avrebbero visto niente. Da sola, con sconvolgente rapidita, le sue inibizioni sarebbero sparite. Rick si preparo e cerco di non pensare a Phil Resch. Come aveva detto lui, di quello si sarebbe occupato al momento opportuno.

In fondo al corridoio, vicino alle cabine degli ascensori, c'era una specie di banchetto dove vendevano stampe e libri d'arte. Luba ci si fermo davanti, cercando di guadagnare tempo. «Senta», disse a Rick. Un po' di colorito le era tornato sulle guance; ancora una volta, seppur per poco, sembrava viva. «Mi compra una riproduzione del quadro che stavo guardando quando mi avete trovato? Quello della ragazza seduta sul letto».

Dopo una breve pausa, Rick chiese all'addetta, una signora di mezz'eta, con la pappagorgia e i capelli grigi tenuti insieme da una retina, «ha una riproduzione di Puberta di Munch?»

«Solo in questa raccolta delle sue opere», rispose l'addetta, tirando giu un bel volume patinato. «Viene venticinque dollari».

«Lo prendo». Fece per estrarre il portafogli.

Phil Resch intervenne: «Il mio ufficio non lo rimborserebbe neanche in un milione d'anni...»

«Sono soldi miei», taglio corto Rick; porse le banconote alla donna e a Luba il libro. «E adesso andiamo giu», disse alla ragazza e a Phil Resch.

«E carino da parte sua», disse Luba, mentre entravano in ascensore. «Gli esseri umani sanno essere molto strani e commoventi. Un androide non l'avrebbe mai fatto». Lancio una gelida occhiata a Resch. «A lui, per esempio, non gli sarebbe mai venuto in mente; come ha detto, appunto, neanche in un milione d'anni». Continuo a fissare Resch con ostilita e avversione crescenti. «Gli androidi non li sopporto piu. Da quando sono arrivata qui da Marte ho dedicato la mia vita a imitare il comportamento umano, a fare quello che avrebbe fatto lei, ad agire come se avessi gli impulsi e i pensieri di un umano. Per quel che mi riguarda, cercavo d'imitare una forma di vita superiore». Poi, rivolta a Phil Resch, aggiunse, «non e quello che hai fatto anche tu, Resch? Hai cercato di...»

«Non accetto piu certe insinuazioni!» Phil Resch infilo la mano sotto la giacca.

«No!» esclamo Rick; afferro la mano di Resch che si ritrasse, cercando di evitarlo. «Prima dobbiamo sottoporla al test di Bonelli», spiego Rick.

«Ma ha ammesso di esser un androide. Non dobbiamo aspettare niente».

«Neanche ritirarla solo perche ti prende in giro - dammela!» Lotto per strappargli di mano la torcia laser. Ma Phil mantenne il possesso dell'arma, sottraendosi alla presa di Rick, voltandosi nella piccola cabina dell'ascensore, l'attenzione tutta concentrata su Luba Luft. «E va bene», disse Rick, esasperato. «Ritirala, su; ammazzala subito. Dimostrale che ha ragione lei». Poi si accorse che era esattamente quello che Phil aveva intenzione di fare. «No, aspetta...»

Phil Resch fece fuoco e nello stesso momento Luba Luft, in uno spasimo di frenetica paura, si contorse e cerco di staccarsi dalla parete, gettandosi a terra. Il raggio manco il bersaglio, ma Resch lo abbasso subito e lo mando a rintanarsi, silenzioso, nella pancia della ragazza. Luba comincio a strillare; era raggomitolata contro la parete dell'ascensore e continuava a urlare. Proprio come nel quadro, penso Rick, poi, con la sua torcia laser, la fini. Il corpo di Luba Luft cadde di colpo in avanti e rimase sul pavimento a faccia in giu. Neanche un tremito lo scosse.

Con la torcia laser Rick ridusse sistematicamente in cenere il volume che solo pochi attimi prima aveva comprato per Luba. Si dedico meticolosamente a questo compito, senza dire una parola; Phil Resch lo osservava senza capire, un'espressione perplessa sul volto.

«Be', almeno il libro te lo potevi tenere», disse Resch, alla fine. «Dopo tutto, ti e costato...»

«Secondo te, gli androidi ce l'hanno un'anima?» l'interruppe Rick.

Con la testa inclinata da una parte, Phil Resch lo fisso con aria ancora piu perplessa.

«Il libro me lo posso permettere», disse Rick. «Oggi ho guadagnato tremila dollari fino ad adesso e non sono neanche a meta».

«Perche, vuoi rivendicare anche Garland?» chiese Resch. «Ma se sono stato io a stenderlo, mica tu. Tu ti sei limitato a buttarti a terra. E anche Luba. Sono stato io a beccarla».

«Tu non puoi incassare i soldi. Non puoi chiederli ne al tuo ufficio ne al nostro. Appena arriviamo in macchina ti sottoporro al test di Bonelli o a quello di Voigt-Kampff, poi vedremo. Anche se non sei nel mio elenco». Con mani tremanti apri la valigetta, rovisto tra i fogli di carta velina sgualcita.

«No, tu non ci sei. Percio legalmente non posso rivendicarti: per prendere qualcosa devo rivendicare Luba e Garland».

«Ma allora sei sicuro che io sia un androide? E questo che ti ha detto Garland?»

«Cosi ha detto Garland».

«Magari mentiva», disse Phil Resch. «Per tenerci divisi! Come adesso. Siamo matti a lasciare che loro ci dividano; su Luba Luft hai ragione - non avrei dovuto lasciare che mi facesse saltare i nervi in quel modo. Devo essere troppo sensibile. Pero mi sa che in un cacciatore di taglie e una reazione assolutamente naturale; probabilmente anche tu sei cosi. Comunque, guarda, tanto Luba Luft dovevamo ritirarla in ogni caso, magari tra mezz'ora solo tra mezz'ora. Non avrebbe avuto neanche il tempo di sfogliare quel libro che le hai comprato. E ad ogni modo penso ancora che non avresti dovuto distruggerlo; e stato uno spreco. Non riesco a seguire i tuoi ragionamenti; non sono razionali, ecco che c'e».

Rick annuncio: «Esco dal giro».

«E che ti metti a fare?»

«Qualsiasi cosa. Polizze d'assicurazione, come quelle che doveva fare Garland. Oppure, magari emigro. Si», annui. «Me ne andro su Marte».

«Ma qualcuno dovra pur fare questo lavoro», gli fece notare Phil Resch.

«Possono sempre usare degli androidi. Sarebbe meglio che lo facessero i droidi. Io non ce la faccio piu; ne ho avuto abbastanza. Quella li era una magnifica cantante. Il pianeta avrebbe potuto goderne. E tutta una pazzia».

«Si, ma e necessario. Ricorda: per scappare hanno ucciso degli umani. E se non ti avessi tirato fuori da quella stazione di polizia, avrebbero ucciso anche te. Ecco perche Garland aveva bisogno di me; ecco perche mi ha mandato a chiamare. E Polokov? Non ha cercato anche lui di ammazzarti? E non ci ha quasi provato anche Luba Luft? Noi ci stiamo semplicemente difendendo; loro sono qui, sul nostro pianeta... non sono altro che degli alieni clandestini e omicidi che fingono li essere...»

«Poliziotti o cacciatori di taglie», completo la frase Rick.

«E va bene; sottoponimi al test di Bonelli. Forse Garland mentiva. Secondo me, non c'e dubbio: le memorie fasulle non possono proprio essere cosi perfette. E il mio scoiattolino?»

«Gia, lo scoiattolino. M'ero scordato dello scoiattolo».

«Senti, se sono un droide e tu devi ammazzarmi, puoi tenertelo tu il mio scoiattolo. Qua, te lo metto per iscritto, te lo lascio in eredita».

«I droidi non possono lasciare niente in eredita. Non possiedono niente da lasciare in eredita».

«E allora prenditelo e basta», concluse Resch.

«Forse», disse Rick. L'ascensore era ormai arrivato al primo piano; le porte si aprirono. «Rimani qui con Luba; faccio venire una macchina della polizia per farla portare al palazzo giustizia. Per l'analisi del midollo osseo». Vide una cabina telefonica, vi s'infilo, inseri una monetina e con mani tremanti compose il numero. Nel frattempo un gruppo di persone che era in attesa dell'ascensore si era raccolto attorno a Phil Resch al corpo di Luba Luft.

Era davvero una cantante stupenda, si disse Rick, riappendendo la cornetta alla fine della telefonata. Non capisco: come fa un talento del genere a essere una minaccia per la nostra societa? Ma la minaccia non era il talento, si disse; Era lei stessa. Come lo e anche Phil Resch, penso. Anche lui e una minaccia, esattamente nello stesso modo, per gli stessi motivi. Percio non posso ancora smettere. Uscito dalla cabina si fece largo tra la folla e torno da Resch e dalla figura prona dell'androide. Qualcuno aveva steso una giacca sopra di lei. Non era quella di Resch.

Avvicinandosi a Phil - che se ne stava un po' in disparte fumando con veemenza un piccolo sigaro grigio - gli disse: «Spero tanto che il risultato del test dimostri che sei un androide».

«Ma mi vuoi proprio male», esclamo meravigliato Phil Resch. «Cosi, di colpo; quand'eravamo su a Mission Street non mi volevi mica cosi male. Eh no, non mentre ti salvavo la vita».

«Comincio a vedere lo schema. Il modo in cui hai ammazzato Garland e poi il modo come hai ammazzato Luba. Tu non ammazzi come faccio io; non cerchi di... Diavolo! Adesso capisco. A te piace ammazzare. Tutto quel che ti serve e un pretesto. Se avessi un pretesto, ammazzeresti anche me. Ecco perche ti sei attaccato subito alla possibilita che Garland fosse un androide: lo rendeva disponibile come bersaglio. Mi chiedo che cosa farai quando non passerai il test di Bonelli. Ti ammazzerai da solo? A volte gli androidi lo fanno». Ma in effetti era un'eventualita molto rara.

«Si, me ne occupero da solo», disse Phil Resch. «Tu non dovrai far niente, a parte sottopormi al test».

Arrivo la macchina della polizia; due agenti saltarono fuori, si avvicinarono, videro la folla che si era radunata e si fecero largo tra di essa. Uno di loro riconobbe subito Rick e lo saluto con un cenno del capo. E cosi, adesso possiamo andare, si rese conto Rick. Il nostro compito qui e finito. Era ora.

Mentre si dirigevano a piedi verso il teatro dell'opera, sulla cui terrazza avevano lasciato l'auto, Resch gli disse: «Ora ti consegno la mia torcia laser, cosi non ti dovrai preoccupare di come reagiro dopo il test. Riguardo alla tua sicurezza personale». Gli porse la torcia e Rick la prese.

«Come farai ad ammazzarti senza un'arma? Voglio dire, se non dovessi passare il test», chiese Rick. «Tratterro il fiato».

«Cristo santo!» esclamo Rick, «Non e possibile».

«Non c'e mica il passaggio automatico al nervo vago negli androidi», spiego Phil Resch. «Non e come negli umani. Non te l'hanno spiegato quando ti hanno addestrato? A me l'hanno insegnato anni fa».

«Si, pero, morire in quel modo!» protesto Rick.

«Non si sente mica dolore. Che c'e di strano?»

«E che...» fece un gesto. Non riusciva a trovare le parole giuste.

«Non credo proprio che saro costretto a farlo», disse Phil Resch.

Insieme salirono in ascensore sulla terrazza del teatro dell'Opera e raggiunsero l'aereomobile che vi era parcheggiata.

Scivolando dietro al volante e chiudendo la portiera, Phil Resch disse, «preferirei che usassi il test di Bonelli».

«Non posso. Non so come valutarlo». Dovrei fidarmi della tua interpretazione deirisultat, si rese conto Rick. Ed e una cosa da escludere a priori.

«Pero mi dirai la verita, vero?» chiese Phil Resch. «Se risulto essere un androide me lo dirai, vero?»

«Certo».

«Perche lo voglio proprio sapere. Lo devo sapere». Phil Resch si riaccese il sigaro, si sposto nel sedile avvolgente della macchina per mettersi piu comodo. Evidentemente qualcosa, pero, glielo impediva. «Ma ti piaceva veramente quel quadro di Munch che Luba Luft guardava?» chiese poi. «A me non diceva niente. L'arte realista non mi interessa; a me piacciono Picasso e...»

«Puberta e del 1894», taglio corto Rick. «All'epoca c'era solo il realismo; devi tener conto di questo».

«Si, pero, l'altro quadro, quello dell'uomo che si tiene la testa tra le mani e grida... quello non era mica tanto figurativo».

Rick apri la valigetta e tiro fuori la sua apparecchiatura per fare il test.

«Complicato», osservo Phil. «Quante domande devi fare prima di poter prendere una decisione?»

«Sei o sette». Porse a Phil Resch il sensore adesivo. «Attaccatelo sulla guancia. Spingi bene. E questa lucetta...» gliela punto nell'occhio, «questa rimane a fuoco sulla tua pupilla. Non ti muovere; tieni l'occhio piu fermo che puoi».

«Fluttuazioni dei riflessi», disse acutamente Phil Resch. «Ma non quelle determinate dallo stimolo fisico; non misuri l'intervallo, per esempio. Ma la reazione alle domande; quella che si chiama reazione di difesa».

«Credi di poterla controllare?»

«No davvero. Con il tempo, forse. Ma non l'ampiezza iniziale; quella e fuori dal controllo conscio. Se non fosse per...» s'interruppe. «Spicciati. Sono un po' teso; scusa se parlo troppo».

«Puoi parlare quanto ti pare», rispose Rick. Puoipure parlare fino a seppellirti da solo, disse tra se e se. Se proprio ti va. A lui non gliene fregava niente.

«Se risulto essere un androide», continuo a dire Phil Resch, «la tua fede nel genere umano subira un rafforzamento.

Ma siccome non credo che andra cosi, ti suggerisco di cominciare a farti un quadro ideologico che giustifichi la...»

«Ecco la prima domanda», taglio corto Rick; l'apparecchiatura era ormai pronta e gli aghi dei due quadranti avevano cominciato a vibrare. «Il tempo di reazione e uno dei fattori di cui si tiene conto, percio cerca di rispondere il piu rapidamente possibile». Pesco dalla memoria la domanda iniziale. Il test era cominciato.


Alla fine, Rick rimase per un bel po' in silenzio. Poi comincio a raccogliere l'apparecchiatura e a rimetterla nella valigetta.

«Il risultato te lo leggo in faccia», disse Phil Resch; tiro un sospiro di assoluto, imponderabile, quasi convulsivo sollievo. «Okay; adesso mi puoi restituire la pistola». Allungo una mano a palmo in su e rimase in attesa.

«Evidentemente avevi ragione», ammise Rick. «Riguardo le intenzioni di Garland, voglio dire. Sul fatto che ci volesse dividere, come hai detto prima». Si sentiva sia fisicamente che psicologicamente esausto.

«Ti sei fatto un quadro ideologico di riferimento?» chiese Phil Resch. «Che giustifichi cioe la mia appartenenza al genere umano?»

«C'e qualcosa che non va nella tua capacita di assumere ruoli, e troppo enfatica. Non abbiamo un test per misurarla. Voglio dire, i tuoi sentimenti nei riguardi degli androidi».

«Ma certo che non la misuriamo».

«Forse dovremmo». Non ci aveva mai pensato prima, non aveva mai provato empatia personale nei confronti degli androidi che aveva ucciso. Era sempre stato sicuro che la sua psiche avrebbe continuato a considerare gli androidi come macchine molto evolute - al pari della sua coscienza. Eppure, al contrario di Phil Resch, ora si era manifestata una differenza. E istintivamente sentiva di aver ragione. Empatia verso una struttura artificiale?si chiese. Verso qualcosa che finge solo di essere viva? Pero Luba Luft era sembrata davvero viva; non aveva indossato la maschera di una simulazione.

«Ti rendi conto», mormoro Phil Resch, «cosa succederebbe? Cioe se includessimo gli androidi nella nostra sfera di identificazione empatica, come facciamo con gli animali?»

«Non riusciremmo piu a proteggerci».

«Assolutamente. Questi del modello Nexus-6... ci stritolerebbero subito, ci ridurrebbero in poltiglia. Tu, io, tutti gli altri cacciatori di taglie - siamo l'unica difesa tra l'umanita e i Nexus-6, l'unica barriera che li tiene distinti e separati. Senza contare che...» S'interruppe, vedendo che Rick stava ritirando fuori dalla valigetta il suo equipaggiamento. «Credevo che il test fosse finito».

«Voglio fare una domanda a me stesso», disse Rick. «E voglio che tu mi dica quello che registrano gli aghi. Limitati a darmi il risultato; poi lo elaboro io». Si appiccico la ventosa del sensore sulla guancia, poi sistemo il raggio luminoso fino a farselo entrare dritto nell'occhio. «Sei pronto? Guarda bene i due quadranti. Stavolta non terremo conto dell'intervallo di tempo; mi interessa solo la magnitudo». «D'accordo, Rick», lo rassicuro Phil Resch, premuroso.

Ad alta voce Rick disse: «Sto scendendo in ascensore con un androide che ho catturato. All'improvviso qualcuno lo uccide». «Nessuna reazione particolare», annuncio Phil Resch. «Che cosa dicono gli aghi?» «Quello di sinistra 2,8. Quello di destra 3,3». Rick disse: «Un androide femmina». «Ora sono saliti a 4 e a 6, rispettivamente».

«E abbastanza alto», osservo Rick. Si stacco il sensore dalla guancia e spense il raggio di luce. «Quella e chiaramente una reazione empatica», preciso. «All'incirca quella che si ottiene su soggetti umani con la maggior parte delle domande. Eccezion fatta per quelle estreme, come quelle che hanno a che fare con pelle umana usata in funzione decorativa... cioe quelle veramente patologiche».

«Che vuoi dire?»

«Vuoi dire che sono capace di sentire empatia per almeno certi androidi particolari. Non per tutti, bada bene, solo uno o due». Per esempio per Luba Luft, aggiunse tra se e se. Percio mi sbagliavo. Non c'e niente di disumano o di innaturale nelle reazioni di Phil Resch: il problema sono io.

Chissa, si chiese, se un umano abbia mai provato prima un sentimento del genere nei confronti di un androide?

Certo, puo anche darsi che una sttuazione cosi non si verffichera mai piu nel corso del mio lavoro; potrebbe essere una semplice anomalia momentanea, qualcosa connesso, per esempio, con il mio atteggiamento verso II Flauto magico. E verso la voce di Luba, o addirittura per tutta la sua carriera. Certo non mi era mai capitato prima; o, almeno, non

me ne ero mai accorto. Per esempio, non era successo con Polokov. Ne con Garland. E del resto, se Phil Resch si fosse rivelato un androide, avrei potuto ucciderlo senza provare alcunche, perlomeno dopo la morte di Luba.

E cosi la distinzione tra essere umani autentici vivi e strutture umanoidi andava a farsi benedire. In quell'ascensore del museo, penso, sono sceso con due creature, una umana e l'attra androide... e ho provato dei sentiment esattamente contrari a quelli che ci si aspettava. A quelli che sono abituato a provare... a quelli che mi si richiede di provare.

«Ti sei messo in un bel guaio, Deckard», disse Phil Resch; la cosa pareva divertirlo.

«Che cosa dovrei... fare?»

«E tutta una questione di sesso», sentenzio Resch

«Sesso?»

«Perche lei - la cosa - era fisicamente attraente. Possibile non ti sia mai successo prima?» Phil Resch scoppio in una sonora risata. «A noi hanno insegnato che questo costituisce un grosso problema per i cacciatori di taglie. Ma non lo sapevi che nelle colonie si fanno amanti androidi?»

«Ma e illegale!» esclamo Rick, che conosceva bene la legge al riguardo.

«Certo che e illegale. Ma se ci pensi, la maggior parte delle varianti del sesso sono illegali. Pero la gente le pratica lo stesso».

«E se fosse - non sesso - ma amore?»

«Amore e solo un altro nome del sesso».

«Come amor di patria», preciso Rick, «l'amore per la musica».

«Se parliamo di amore verso una donna o una sua imitazione androide, si tratta di sesso. Svegliati e guarda in faccia il problema, Deckard. Volevi andare a letto con un androide di tipo femminile - niente di piu, niente di meno. Anch'io ci sono passato, una volta. Quand'ero agli inizi della mia carriera di cacciatore di taglie. Non farti demoralizzare troppo; ti passera. Quel che e successo ti e capitato tutto in ordine inverso. Non devi ammazzarla - o essere presente quando viene ammazzata - e poi sentirti fisicamente attratto. Devi fare esattamente il contrario». Rick lo fisso incredulo. «Cioe, prima andarci a letto...»

«E poi ammazzarla», taglio corto Phil Resch. Il suo ghigno indurito e sgranato non se ne andava.

Tu si che sei un buon cacciatore di taglie, si rese conto Rick. Il tuo atteggiamento lo prova. Ma io ?

D'un tratto, per la prima volta in vita sua, aveva cominciato a dubitarne.

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