CAPITOLO QUATTORDICESIMO


«Possiamo parlare?» chiese Roy, indicando Isidore.

Pris, vibrante di gioia, rispose: «Va bene, ma solo fino a un certo punto». Poi, rivolta a Isidore, aggiunse: «Ci scusi». Quindi trasse i due da una parte e comincio a confabulare sottovoce; alla fine, tutti e tre tornarono ad affrontare Isidore, che cominciava a sentirsi a disagio e di troppo. «Vi presento il signor Isidore», disse Pris. «Si sta prendendo cura di me». Le sue parole sembravano ombrate da un sarcasmo quasi malevolo; Isidore sbatte le palpebre. «Vedete? Mi ha perfino portato roba da mangiare naturale».

«Roba da mangiare», le fece eco Irmgard e a passo leggero ando in cucina a controllare. «Pesche!» esclamo e senza esitazioni prese una delle scodelle e un cucchiaio; lanciando un gran sorriso a Isidore si mise subito a mangiare con rapidi morsi, come un animaletto. Il suo sorriso emanava semplice cordialita; non aveva le velate allusioni di quello di Pris.

Isidore la segui - si sentiva attratto da lei - e le chiese: «E cosi venite da Marte».

«Si, ci siamo arresi». La sua voce saliva e scendeva di tono, mentre i suoi occhi azzurri, acuti come quelli di un uccello, sembravano scintillare. «Che brutto questo palazzo in cui abitate! Non ci abita nessun altro qui, vero? Non abbiamo visto altre luci».

«Io abito al piano di sopra», preciso Isidore.

«Oh, e io che pensavo che magari Pris e lei vivevate insieme». Il tono di Irmgard Baty non sembrava disapprovare la cosa; l'intenzione evidente era quella di una semplice constatazione.

Con aria severa - nonostante lo strano sorriso che continuava a piegargli le labbra - Roy Baty annuncio: «Be', hanno beccato Polokov».

La gioia che s'era irradiata sul volto di Pris appena aveva rivisto i suoi amici si dissipo di colpo. «E chi altro?»

«Hanno beccato anche Garland», rispose Baty. «Anders e Gitchel li avevano gia beccati, mentre Luba l'hanno beccata solo poco fa». Comunico queste notizie come se provasse una perversa soddisfazione a informarla dei fatti, come se l'evidente sgomento di Pris gli procurasse piacere. «Non credevo che Luba si facesse beccare; ricordi che durante il viaggio lo dicevo spesso?»

«E cosi rimaniamo solo...»

«Noi tre», Irmgard s'affretto a completare la frase in tono apprensivo.

«Ecco perche siamo venuti qui». La voce di Roy Baty riecheggio di nuovo e inaspettato calore; piu la situazione era peggiore, piu sembrava divertirsi. Isidore non riusciva proprio a capirlo.

«Oddio!» esclamo Pris in preda a un attacco di panico.

«Be', c'era un investigatore, un cacciatore di taglie», spiego Irmgard, agitata, «un certo Dave Holden». Il nome usci dalle sue labbra grondante di veleno. «E poco e mancato che Polokov non lo facesse fuori».

«E mancato pochissimo», le fece eco Roy, con un sorriso ormai immenso.

«E cosi ora e in ospedale, questo Holden», prosegui Irmgard. «Ma evidentemente hanno passato l'elenco a un altro cacciatore di taglie e per poco Polokov non fa fuori anche lui. Invece alla fine e stato il cacciatore a ritirare Polokov. Dopodiche si e messo sulle tracce di Luba; lo sappiamo perche e riuscita a mettersi in contatto con Garland e lui ha mandato qualcuno per arrestare il cacciatore di taglie e portarlo al palazzo di Mission Street. Capisci? Luba ci ha chiamati dopo che l'agente di Garland aveva prelevato il cacciatore. Era sicura che sarebbe andato tutto bene; era sicura che Garland sarebbe riuscito a eliminarlo». Poi aggiunse: «Ma evidentemente qualcosa e andato storto su a Mission. Non lo sappiamo. Forse non lo sapremo mai».

Pris chiese: «E questo cacciatore di taglie ha anche i nostri nomi?»

«Eh si, cara, immagino di si», rispose Irmgard. «Pero non sa dove siamo. Roy e io non faremo ritorno al nostro appartamento; abbiamo infilato tutta la roba che potevamo nella macchina e abbiamo deciso di installarci in uno degli appartamenti abbandonati di questo vecchio palazzo dilapidato».

«Ma e una mossa saggia?» intervenne Isidore, chiamando a raccolta tutto il suo coraggio. «C-c-cioe, stare tutti nello stesso posto?»

«Tanto, hanno gia beccato tutti gli altri», si limito a constatare Irmgard. Anche lei, come il marito, pareva stranamente rassegnata, nonostante l'agitazione esteriore. Sono tutti uguaf penso Isidore; sono tuttistrani. Aveva questa impressione, anche se non riusciva a precisare cos'era che non andava. Era come se una particolare e malevola astrattezza pervadesse tutti i loro processi mentali. Eccezion fatta, forse, per Pris; di sicuro lei era profondamente spaventata. Pris pareva quasi normale, quasi naturale. Pero...

«Perche tu non vai a vivere con lui?» disse Roy a Pris, indicando Isidore. «Ti potrebbe offrire una certa protezione».

«Con un cervello di gallina?» esclamo Pris. «Non voglio certo andare a vivere con un cervello di gallina!» Le narici le si dilatarono.

Irmgard s'affretto a intervenire: «Secondo me, e una sciocchezza mettersi a fare la snob in un momento come questo. I cacciatori di taglie non perdono mica tempo; forse cerchera di chiudere la questione stasera stessa. Magari, gli danno un premio speciale se finisce entro...»

«Cribbio! Bisogna chiudere la porta d'ingresso!» grido Roy, precipitandosi verso di essa; la chiuse sbattendola con una spinta perentoria e chiuse tutti i chiavistelli. «Anche secondo me, Pris, faresti meglio a trasferirti a casa di Isidore, mentre sia io che Irm resteremo nello stesso edificio; cosi potremmo darci una mano a vicenda. In macchina ho qualche componente elettronico, roba che ho portato via dall'astronave. Posso installare una cimice ricetrasmittente, cosi tu puoi sentire noi e noi possiamo sentire te e posso anche mettere insieme un sistema d'allarme che chiunque di noi quattro puo far scattare. Evidentemente le identita sintetiche non hanno funzionato, neanche quella di Garland. Certo lui ha infilato la testa nel cappio quando ha fatto portare il cacciatore di taglie nella sede di Mission Street; e stato un grosso sbaglio. E Polokov, invece di tenersi il piu possibile alla larga dal cacciatore, ha scelto di avvicinarlo. Noi, invece, ce ne guarderemo bene e ce ne staremo qui tranquilli». La sua voce non pareva minimamente preoccupata; la situazione sembrava stimolare in lui un'energia crepitante e quasi maniacale. «Secondo me...» Inspiro rumorosamente, sollecitando l'attenzione di tutti i presenti, compreso Isidore. «Secondo me, se noi tre siamo ancora vivi, un motivo c'e. Secondo me, se il cacciatore avesse la minima indicazione di dove ci troviamo si sarebbe gia fatto vivo. La prima regola dei cacciatori di taglie e: muoversi piu in fretta possibile. E solo cosi che possono guadagnare qualcosa».

«E se ritarda», concordo Irmgard, «noi ce la filiamo, come abbiamo gia fatto. Scommetto che Roy ha ragione; scommetto che sa gia i nostri nomi, ma non dove siamo. Povera Luba; bloccata com'era al Teatro dell'Opera, era indifesa. Non era un problema localizzarla».

«Be'...» riprese Roy, con qualche esitazione. «L'ha voluto lei; era convinta che, in quanto personaggio pubblico, fosse al sicuro». «Tu pero l'avevi avvertita», fece notare Irmgard.

«Si, glielo avevo detto e avevo raccomandato anche a Polokov di non cercare di farsi passare per un uomo della W.P.O.. E a Garland avevo detto che prima o poi uno dei suoi cacciatori di taglie l'avrebbe beccato ed e probabile, anzi del tutto plausibile, che sia accaduto proprio questo». Si dondolo avanti e indietro sui talloni e un'espressione di profonda saggezza gli si diffuse sul volto.

Isidore decise di dire la sua: «D-d-da quanto ho sentito, d-d-direi che il signor Baty e il v-v-vostro leader naturale».

«Oh si. Roy e un vero leader», disse Irmgard.

«Si, e stato lui a organizzare il nostro... viaggio. Da Marte fino a qui».

«Percio», concluse Isidore, «fareste meglio a f-f-fare come dice lui». La voce gli si spezzo per la tensione carica di speranza che l'animava. «S-s-secondo me, sarebbe b-b-bellissimo, Pris, se lei si t-trasferisse da me. Potrei prendere un paio di giorni di permesso dal lavoro - mi devono delle ferie. Cosi, per assicurarmi che non le succeda n-n-niente». E magari Milt, che era molto ingegnoso, poteva progettare un'arma da fargli usare. Qualcosa di fantasioso per abbattere i cacciatori di taglie... qualsiasi cosa essi fossero. Ne aveva un'immagine vaga, appena intravista: un qualcosa di spietato che andava in giro con un elenco e una pistola, che si muoveva meccanicamente nel piatto, burocratico compito di ammazzare la gente. Una cosa senza emozioni, forse anche senza un volto; una cosa che.se veniva uccisa era subito rimpiazzata da un'altra del tutto simile e via di questo passo fino a che tutte le persone vere e vive non fossero state eliminate.

E incredibile, penso, che la polizia non possa fare niente. Non riesco a crederlo. Questa gente deve aver fatto qualcosa. Forse sono tornati sulla Terra illegalmente. Ci dicono sempre - in televisione - che dobbiamo denunciare qualsiasi astronave che atterri fuori dalle rampe autorizzate. La polizia deve tenere gli occhi aperti per cose del genere.

Ma anche cosi, nessuno era piu ucciso in maniera tanto deliberata. Era contrario ai principi del Mercerianesimo.

«Il cervello di gallina», disse Pris, «ha un debole per me».

«Pris, non chiamarlo cosi», la rimprovero Irmgard; lancio a Isidore un'occhiata piena di compassione. «Pensa a come potrebbe chiamare te». Pris non rispose. La sua espressione si fece enigmatica.

«Io vado a preparare la ricetrasmittente», annuncio Roy. «Allora, siamo intesi: Irmgard e io rimaniamo in questo appartamento; Pris, tu vai dal... signor Isidore». Si avvio verso la porta, con passo sorprendentemente agile per un uomo cosi robusto. In un lampo spari dalla porta che sbatte con forza alla parete quando lui l'apri. In quell'attimo Isidore ebbe una strana allucinazione momentanea: gli parve di vedere una sagoma di metallo, una piattaforma piena di pulegge, circuiti, batterie, torrette e ingranaggi - poi la goffa sagoma di Ray Baty si sovrappose alla visione come una dissolvenza d'apertura. Isidore senti una risata sorgergli dal fondo dello stomaco; innervosito, cerco di soffocarla. Era tutto cosi confuso!

«Ecco un vero uomo d'azione», disse Pris con un certo distacco. «Peccato pero che non sia tanto capace di usare le mani, a fare cose meccaniche».

«Se ci salveremo», la redargui Irmgard in tono severo, «sara tutto merito di Roy».

«Ma ne vale poi la pena?» chiese Pris, piu che altro a se stessa. Poi alzo le spalle e fece un cenno a Isidore. «E va bene, J.R., verro da lei, cosi potra proteggermi».

«V-v-vi proteggero tutti», s'affretto a precisare Isidore.

Con una strana vocetta solenne e formale, Irmgard Baty gli disse: «Voglio che lei sappia che le siamo molto grati, signor Isidore. Lei e il primo amico che abbiamo incontrato sulla Terra. E molto gentile da parte sua e forse un giorno potremo ricompensarla». Gli scivolo a fianco e gli diede un colpetto affettuoso sul braccio.

«Non avreste dei libri pre-coloniali da farmi leggere?» le chiese Isidore.

«Prego?» Irmgard Baty rivolse un'occhiata perplessa a Pris.

«Sai, quelle vecchie riviste...» disse Pris; intanto aveva raccolto alcune delle sue cose e Isidore le tolse il fardello dalle mani, illuminandosi tutto per la soddisfazione di aver raggiunto un suo scopo. «No, J.R., non ce le siamo portate dietro, per i motivi che le ho spiegato».

«Allora d-d-domani vado in biblioteca», le disse lui, uscendo. «E ne p-p-prendero in prestito qualcuna per lei e per me, cosi avra qualcosa da fare oltre che aspettare».

Accompagno Pris di sopra, nel suo appartamento, scuro, vuoto, soffocante e tiepido com'era; nell'atto di portare le cose della ragazza nella camera da letto, riusci ad accendere contemporaneamente le luci, il riscaldamento e l'unico canale del suo televisore.

«E carino qui», disse Pris, ma nello stesso tono distante e distaccato di poco prima. Vago un po' nell'appartamento, con le mani sprofondate nelle tasche; sul volto le si fece strada un'espressione severa, quasi altera nel suo livello di disapprovazione. In netto contrasto con quello che aveva appena detto.

«Che c'e?» chiese lui, posando i suoi averi sul divano.

«Niente». Si fermo davanti alla finestra panoramica, scosto di lato le tende e si mise a fissare fuori con aria imbronciata. «Se ha paura che la cerchino...» comincio a dire Isidore. «E solo un sogno», disse Pris. «Indotto dai farmaci che Roy mi ha dato». «P-p-prego?»

«Ma crede davvero che esistano i cacciatori di taglie?» «Il signor Baty ha detto che hanno ucciso i vostri amici».

«Roy Baty e pazzo come me. Il nostro viaggio e stato da un manicomio della costa orientale a qui. Siamo tutti schizofrenici, soffriamo di disfunzioni alla nostra vita emotiva appiattimento di affetti, si chiama. E inoltre soffriamo di allucinazioni collettive».

«Mi pareva che non potesse essere vero», disse lui con evidente sollievo.

«E perche mai?» Si volto di colpo per fissarlo negli occhi", il suo sguardo era cosi intenso che Isidore si senti arrossire.

«P-p-perche cose del genere non possono accadere. Il g-g-governo non ammazza mai nessuno, per nessun crimine. E il Mercerianesimo...»

«Ma vede», lo interruppe Pris, «se uno non e umano, allora e tutta un'altra storia».

«Non e mica vero. Perfino gli animali, perfino le anguille, le talpe, le serpi e i ragni... sono considerati sacri».

Pris, senza staccargli gli occhi di dosso, ripete: «E cosi, non e possibile, eh? Come dice lei, anche gli animali sono protetti dalla legge. Ogni forma di vita. Qualsiasi cosa organica che striscia, si agita, si rintana, vola, sciama o deposita uova o...» S'interruppe, perche Roy Baty era apparso improvvisamente, spalancando la porta dell'appartamento e facendo il suo ingresso seguito da un lungo filo elettrico.

«Gli insetti», disse, senza mostrare alcun imbarazzo per il fatto di aver ascoltato la loro conversazione, «sono considerati particolarmente sacri». Stacco un quadro dalla parete del soggiorno e appese un minuscolo congegno elettronico al chiodo; quindi fece un passo indietro, lo scruto criticamente e rimise al suo posto il quadro. «E ora il sistema d'allarme». Tiro a se il filo elettrico, all'altro capo del quale c'era una complessa apparecchiatura. Con il suo solito sorriso stonato, lo mostro a Pris e Isidore. «Questo e il sistema d'allarme. I! filo va sotto il tappeto. Fa da antenna. Capta i segnali di un...» esito un attimo, «di un'entita mentazionale», bofonchio ermeticamente, «che non sia uno di noi quattro».

«E allora che fa, si mette a suonare?» chiese Pris. «E poi, che succede? Sara armato. Non possiamo mica saltargli addosso e azzannarlo a morte».

«Quest'apparecchiatura», continuo Roy, «contiene un'unita Penfield. Quando l'allarme scatta comincia a irradiare uno stato d'animo di panico verso... l'intruso. A meno che non sia rapidissimo, cosa peraltro possibile. Un panico massiccio; ho tarato il diffusore al massimo. Nessun essere umano puo rimanere nel suo raggio d'azione piu di qualche secondo. E nella natura del panico indurre a movimenti circolari a casaccio, a fughe senza scopo e spasmi neuro-muscolari». Quindi concluse, «il che ci dara la possibilita di sopraffarlo. Forse. Dipende da quanto e in gamba».

«Ma l'allarme non influenzera anche noi?» chiese Isidore.

«Giusto», disse Pris, rivolta a Roy Baty. «Influenzera anche Isidore».

«E allora?» disse Roy. Quindi si concentro di nuovo sull'installazione. «Allora vorra dire che si metteranno tutt'e due a scappare da qui in preda al panico. Ci dara lo stesso il tempo di reagire. E poi, a Isidore non faranno niente; non e mica sul loro elenco. Ecco perche possiamo usarlo come facciata».

«Non ti viene un'idea migliore, Roy?» chiese brusca Pris.

«No. In questo momento no».

«Domani saro in grado di p-p-procurarmi un'arma», disse Isidore. «Ma sei sicuro che la presenza di Isidore non fara scattare l'allarme?» chiese Pris. «Dopo tutto, lui e... sai?»

«Ho tarato l'apparecchio per compensare le sue emanazioni encefaliche», spiego Roy. «La loro somma non fara scattare un bel niente; ci vorra un altro umano. Un'altra personam Scuro in volto, lancio un'occhiata a Isidore, consapevole di quello che aveva appena detto.

«Ma allora siete degli androidi», esclamo Isidore. Pero non gliene importava niente; per lui non faceva alcuna differenza. «Adesso capisco perche vogliono uccidervi. In pratica, pero, voi non siete vivi». Ora si spiegava tutto. Il cacciatore di taglie, l'eliminazione dei loro amici, il viaggio verso la Terra, tutte queste precauzioni.

«Quando ho usato il termine "umano"», disse Roy Baty a Pris, «ho usato il termine sbagliato».

«Proprio cosi, signor Baty», disse Isidore. «Ma a me che cosa importa? Voglio dire, io sono uno speciale; neanche a me mi trattano tanto bene, sa, per esempio, io non posso mica emigrare». Si sorprese a chiacchierare spedito come un folletto. « Voi non potete venire qui. Io non posso...» Di colpo si calmo.

Dopo un istante Roy Baty, laconico, disse, «Marte non le piacerebbe. Non si perde mica niente».

«Mi chiedevo quanto ci avreste messo a scoprirlo», disse Pris a Isidore. «Siamo diversi, non e vero?»

«Con ogni probabilita ecco che cosa ha tradito Garland e Max Polokov», riflette Roy Baty. «Erano cosi maledettamente sicuri di riuscire a farsi passare per umani. Anche Luba».

«Voi siete degli intellettuali», disse Isidore; si senti di nuovo emozionato per aver capito. Emozionato e fiero. «Voi pensate in modo astratto e non riuscite a...» Gesticolo, mentre le parole gli s'impigliavano in gola. Siamo alle solite. «Vorrei tanto avere una personalita come la vostra; cosi riuscirei a superare l'esame e non sarei un cervello di gallina. Secondo me voi siete molto superiori; potrei imparare molto da voi».

Dopo un po' Roy Baty annuncio: «Ora cerco di finire di collegare l'allarme». Riprese ad armeggiare con i fili.

«Lui non ha ancora capito come abbiamo fatto a fuggire da Marte», disse Pris con un'acuta voce stentorea. «E che cosa abbiamo fatto lassu».

«Quello che non potevamo evitare di fare», brontolo Roy Baty.

Inquadrata nella porta aperta Irmgard Baty aveva assistito all'intera scena; se ne accorsero solo quando comincio a parlare. «Secondo me non dovremmo preoccuparci del signor Isidore», disse con franchezza; gli si avvicino rapidamente e lo scruto in volto. «Non trattano molto bene neanche lui, come ci ha fatto notare lui stesso. E quello che abbiamo fatto su Marte a lui non interessa; lui ci conosce e ci apprezza e un'accettazione emotiva del genere... vuoi dire tutto per lui. Per noi puo essere difficile comprenderlo, ma e vero». Poi, ancora una volta si avvicino a Isidore e alzo lo sguardo sul suo volto. «Lei si rende conto, vero?, che guadagnerebbe un sacco di soldi se ci denuncia?» Quindi si volto e disse al marito: «Vedi? Lo sa, ma non dira niente lo stesso».

«Sei un grand'uomo, Isidore», disse Pris. «Fai onore al tuo genere».

«Se fosse un androide», aggiunse Roy con entusiasmo, «ci denuncerebbe prima delle dieci di domani mattina. Uscirebbe per andare a lavorare e per noi sarebbe finita. Sono sopraffatto dall'ammirazione». Ma il suo tono era difficile da decifrare; per lo meno, Isidore non riusciva a interpretarlo. «E pensare che noi immaginavamo che questo mondo fosse ostile, un pianeta di facce nemiche, tutte contro di noi». Scoppio in una risata che sembrava piu un latrato.

«Io non mi preoccupo affatto», disse Irmgard.

«Dovresti aver paura fin sotto i tacchi delle scarpe», le fece notare il marito. «Votiamo», propose Pris. «Come facevamo sull'astronave, quando non eravamo d'accordo».

«Be'», disse Irmgard. «Non aggiungo altro. Ma se rinunciamo a lui, dubito troveremo un altro essere umano disposto accoglierci e ad aiutarci. Il signor Isidore e un uomo...» cerco la parola giusta.

«Speciale», concluse Pris.

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