CAPITOLO QUINDICESIMO


La votazione si tenne con la dovuta solennita e cerimonia.

«Restiamo qui», disse Irmgard con fermezza «In questo appartamento, in questo edificio».

Roy Baty aggiunse: «Io propongo di ammazzare il signor Isidore e di nasconderci da qualche altra parte». Poi lui e sua moglie - e John Isidore — si voltarono verso Pris.

A bassa voce la ragazza disse: «Io sono per restare qui fino in fondo». Poi, a voce piu alta, aggiunse: «Secondo me il valore che J.R. rappresenta per noi sopravanza il rischio del suo essere al corrente della nostra identita. E evidente che non possiamo vivere tra gli umani^ senza essere scoperti; questa e quel che ha ucciso Polokov, Garland, Luba e Anders. E la cosa che li ha uccisi tutti».

«Forse anche loro hanno fatto quel che stiamo facendo noi», intervenne Roy Baty. «Si sono fidati, hanno riposto la foro fiducia in un essere umano che credevano fosse diverso dagli altri. Che era, come hai detto tu, speciale».

«Questo non lo sappiamo», disse Irmgard. «La tua e solo una congettura. Secondo me, invece, loro...» accenno a un gesto vago. «Sono andati troppo in giro. Si sono messi a cantare su un palcoscenico, come Luba. Quello di cui ci fidiamo - te Io dico io di che cosa ci fidiamo troppo e che ci rovina, Roy; e la nostra maledetta intelligenza superiore!» Lancio un'occhiata furente al marito, con i piccoli seni tesi che si alzavano e s'abbassavano rapidamente. «Noi siamo cosi in gamba... Roy, stai facendo la stessa cosa in questo momento; accidenti a te, lo stai facendo proprio in questo momento!»

«Secondo me, Irm ha ragione», concordo Pris.

«E cosi dovremmo mettere le nostre vite in mano a un subnormale, un disgraziato...» comincio a dire Roy, ma poi rinuncio a continuare «Sono stanco», si limito a dire. «E stato un viaggio lungo e faticoso, Isidore. Ma non ci fermeremo molto qui. Purtroppo».

«Spero tanto», disse Isidore, tutto contento, «di riuscire a contribuire a rendere piacevole il vostro soggiorno sulla Terra». Si sentiva certo di riuscirci. Gli pareva che questa potesse essere un'impresa possibile, il culmine di tutta la sua vita - e della nuova autorevolezza che aveva dimostrato quel giorno al lavoro quando aveva parlato al videofono.


Appena stacco ufficialmente dal lavoro quella sera, Rick Deckard attraverso al volo la citta per andare al mercato degli animali: c'erano diversi isolati pieni di importanti negozi di animali con le loro enormi vetrine e le insegne vistose. Quell'orribile e inedita depressione che l'aveva assalito poco prima non era ancora svanita. Questo suo esser venuto qui a trattare animali con i negozianti pareva essere l'unico punto debole della cappa di depressione che era calata su di lui, un difetto attraverso il quale magari sarebbe riuscito a far presa su di essa e a esorcizzarla. Ad ogni modo, in passato, la vista degli animali, il profumo di affari in cui erano in ballo cifre enormi, l'avevano aiutato parecchio. Forse anche questa volerebbero riusciti a compiere il miracolo. «Dica pure, signore», lo abbordo un commesso che non aveva mai visto prima, un tipo tutto azzimato, mentre Rick se ne stava a fissare le vetrine a bocca aperta, con un'aria stordita e mite di bisogno. «Ha visto qualcosa che la interessa?»

«Di cose che m'interessano ne ho viste parecchie», rispose Rick. «Sono i prezzi che mi danno fastidio».

«Ci dica lei che affare vuole fare», propose il commesso. «Ci dica quel che vuole riportare a casa con se e come intende pagarlo. Porteremo la proposta al nostro direttore delle vendite per ottenere il suo nulla osta».

«Ho tremila bigliettoni in contanti». Il dipartimento, alla fine della giornata, gli aveva pagato le taglie. «Quanto costa quella famigliola di conigli laggiu?»

«Ma caro signore, se lei puo permettersi un anticipo di tremila bigliettoni, posso farla diventare proprietario di qualcosa di meglio di una coppia di conigli. Che ne dice di una capretta?»

«Veramente non ho mai preso in considerazione le capre», disse Rick.

«Posso chiederle se questa somma rappresenta per lei un nuovo livello di spesa?»

«Be', si, di solito non vado sempre in giro con tremila bigliettoni», ammise Rick.

«E quel che ho pensato, signore, quando ha menzionato i conigli. Il guaio con i conigli, mi creda, e che ce l'hanno tutti. Mi farebbe piacere vederla fare un salto di classe con la capretta che, secondo me, e la classe che le compete. Se devo esser franco, lei mi pare proprio un uomo da capretta».

«Che vantaggi ci sono con le capre?»

«Il vantaggio principale di una capretta e che si puo insegnarle a prendere a cornate chiunque tenti di rubarla», disse il commesso.

«Non se le sparano una ipnofreccia e poi si calano con una scaletta di corda da un'aereomobile che si libra sopra di loro», ribatte Rick.

Imperturbato, il commesso continuo: «La capretta e fedele. E in piu ha un'anima libera e naturale che nessuna gabbia puo contenere. Inoltre c'e un'eccezionale caratteristica aggiuntiva che le caprette posseggono, una di cui forse lei non e a conoscenza. Spesso puo capitare che si investa un sacco di soldi in un animale, lo si porti a casa e una mattina si scopra che ha mangiato qualche schifezza radioattiva ed e morto. Be', alle caprette la roba quasi commestibile contaminata non da alcun fastidio; mangia in maniera molto eclettica, anche articoli che stenderebbero una mucca o un cavallo, oppure, specialmente un gatto. Come investimento a lungo termine noi crediamo che la capretta - in particolare una femmina - offra dei vantaggi imbattibili a chi e seriamente intenzionato a possedere un animale».

«Quella li e femmina?» Rick aveva notato una grossa capra nera che se ne stava ben piantata sulle zampe nel bel mezzo della gabbia; comincio a spostarsi in quella direzione, seguito dal commesso. Quella capra gli sembrava bellissima.

«Si, questo e un esemplare femmina. Una capra nubiana nera, molto massiccia, come puo notare. E un superbo esemplare del mercato di quest'anno, signore. E la offriamo a un prezzo molto, molto basso che la tentera senz'altro».

Rick tiro fuori il suo spiegazzato catalogo Sidney e consulto i prezzi di listino per le capre nubiane nere.

«Parliamo di acquisto in contanti o vuole far a cambio con un animale usato?» chiese il commesso. «In contanti», rispose Rick.

Il commesso scribacchio una cifra su un foglietto di carta e poi la fece vedere a Rick per un attimo, con fare quasi furtivo.

«Troppo», disse Rick. Gli tolse di mano il foglietto e ci scrisse sopra una cifra molto piu modesta.

«A quel prezzo non potremmo mai venderle una capra», protesto il commesso. Ma butto giu un'altra cifra. «Questa capra ha meno di un anno e sono animali che hanno una lunga aspettativa di vita». Mostro a Rick il nuovo prezzo.

«Affare fatto», disse Rick.

Firmo il contratto di rateizzazione, sborso i suoi tremila dollari di anticipo - in pratica, tutti i soldi delle taglie che aveva incassato - e dopo poco si ritrovo, un po' stordito, accanto alla sua aereomobile mentre gli addetti vi caricavano la cassa con dentro la capra. Adesso posseggo un animale, disse tra se e se. Un animale vivo, mica elettrico. Per la seconda volta in vita mia.

La spesa, l'indebitamento contrattuale in cui s'era messo, lo spaventava a morte; si sorprese a tremare tutto. Ma dovevo farlo, si disse. L'esperienza che ho avuto con Phil Resch... devo assolutamente riconquistare la fiducia in me stesso, nel-, le mie capacita. O non potro piu continuare a fare il mio mestiere.

Con le mani intorpidite fece decollare l'aereomobile e si diresse a casa, da Iran. Vedrai che s'arrabbiera, si disse. Perche la responsabilita le dara da pensare. E dato che lei sta sempre a casa, gran parte della manutenzione ricadra su di lei. Si risentiva un'altra volta depresso.

Dopo esser atterrato sulla propria terrazza, rimase a lungo seduto in macchina a intessere una storia densa di verosimiglianza. Il mio lavoro lo richiede, penso, raschiando il fondo per trovare una scusa. Sai, ilprestigio. Non potevamo mica andare avanti con la pecora elettrica: e una cosa che minava il mio morale. Magariposso dirle cosi, decise.

Uscito dalla macchina, si diede da fare per scaricare la cassa dal sedile posteriore e dopo molti sforzi e molto ansimare riusci a calarla sulla terrazza. La capra, che nel corso del trasbordo era stata un po' sballottata di qua e di la, lo guardava con occhi lucidi e perspicaci, ma senza emettere neanche un gemito.

Rick scese al suo piano e segui il percorso familiare lungo il corridoio fino alla porta del suo appartamento.

«Ciao», lo saluto Iran, impegnata in cucina con la cena. «Come mai cosi tardi, stasera?»

«Sali un attimo in terrazza», le disse. «Voglio farti vedere una cosa».

«Hai comprato un animale!» Iran si tolse il grembiule, si rassetto i capelli come per riflesso e lo segui fuori dall'appartamento; percorsero il corridoio a grandi passi impazienti. «Non avresti dovuto comprarlo senza di me», disse Iran, quasi senza fiato. «Ho il diritto di partecipare alla decisione, l'acquisto piu importante che abbiamo mai...»

«Volevo farti una sorpresa».

«Oggi hai incassato qualche taglia», gli disse lei, in tono accusatorio.

«Si, ho ritirato tre droidi», disse Rick. Entrarono nell'ascensore e insieme salirono piu vicini a dio. «Ho dovuto fare questo acquisto», spiego lui. «Oggi, qualcosa e andato storto; non so, qualcosa che riguarda i ritiri che ho fatto. Se non avessi comprato un animale non sarei riuscito ad andare avanti». L'ascensore era arrivato in terrazza; guido la moglie nelle tenebre notturne fino alla gabbia; poi, accendendo i faretti - che erano li a disposizione di tutti gli inquilini - in silenzio le indico la capra e attese la sua reazione.

«Oh mio dio!» esclamo sottovoce Iran. Si avvicino alla gabbia, fissando l'animale; poi fece il giro per osservare la capra da tutte le angolazioni. «E proprio vera?» chiese. «Non e una di quelle finte?»

«Assolutamente vera», rispose lui. «A meno che non mi abbiano dato una fregatura». Ma era una cosa che avveniva molto di rado; la multa per una truffa del genere era enorme: due volte e mezzo il valore di mercato dell'animale vivo. «No, non mi hanno dato una fregatura».

«E una capra», disse Iran. «Una capra nubiana nera».

«Femmina», aggiunse Rick. «Percio un domani possiamo perfino farla accoppiare. E avremo anche del latte con cui fare il formaggio fresco». «Possiamo farla uscire di li? Possiamo metterla insieme alla pecora?» «Dovrebbe stare legata, almeno per i primi giorni».

Con una strana vocina, Iran canticchio: «"La mia vita e amore e gioia". E una vecchissima canzone di Josef Strauss. Te la ricordi? Quando ci siamo incontrati...» Gli appoggio delicatamente una mano sulla spalla, gli si accosto e gli diede un bacio. «Tanto amore. E tantissima gioia».

«Grazie», sussurro Rick, abbracciandola.

«Corriamo giu a ringraziare Mercer. Dopodiche possiamo tornare quassu e trovare subito un nome per la capra; ha bisogno di un nome. E magari troverai anche un pezzo di corda per legarla». Cosi dicendo, Iran si mosse.

Il loro vicino di casa, Bill Barbour, impegnato a strigliare la sua cavalla Judy, li chiamo: «Ehi, Deckard, ha proprio una gran bella capra. Congratulazioni. Buonasera, signora Deckard. Forse adesso avrete anche dei piccoli; magari potremmo fare a scambio: un puledrino per un paio di capretti».

«Grazie», disse Rick. Segui Iran, diretta all'ascensore. «Questa cosa fa bene alla tua depressione?» le chiese. «La mia sta gia meglio».

«Certo che fa bene alla mia depressione. Adesso potremmo confessare agli altri che la pecora e finta».

«E proprio necessario?» rispose lui, prudente.

«Ma si», insistette Iran. «Capisci? Ora non abbiamo piu niente da nascondere; quello che abbiamo sempre voluto si e avverato. Mi sembra un sogno!» Ancora una volta si alzo in punta di piedi, gli si accosto e gli diede un rapido bacio; il suo fiato, ansimante ed entusiastico, gli solletico il collo. Poi Iran allungo la mano per pigiare il pulsante

Rick ebbo co me un presentimento. Qualcosa che gli fece dire: «Non andiamo ancora giu nell'appartamento. Restiamo un po' qui con la capra. Sediamoci qui a guardarla e magari le possiamo dare qualcosa da mangiare. Mi hanno dato un sacchetto di avena per i primi giorni. E possiamo leggerci insieme il manuale di manutenzione della capra; hanno incluso anche quello nel prezzo. La capra la possiamo chiamare Eufemia». Ma l'ascensore era arrivato e Iran, saltellando, vi era gia entrata. «Iran, aspetta!» le disse.

«Sarebbe immorale non fonderci con Mercer in ringraziamento», rispose la moglie. «Oggi mi sono attaccata qualche secondo alle maniglie della scatola e la mia depressione e passata per un po' - molto poco, non come ora. Comunque sono stata colpita da un sasso, qui». Gli mostro il polso; Rick vide un piccolo livido. «E ricordo che ho pensato a quanto stiamo bene, a quanto stiamo davvero meglio, quando siamo con Mercer. Nonostante il dolore. Dolore fisico - ma fusione spirituale; ho sentito tutti gli altri, in tutto il mondo, che si erano fusi con lui nello stesso momento». Trattenne la porta dell'ascensore dal richiudersi. «Coraggio, Rick, sali. Ci mettiamo un attimo. Tu non ti sottoponi quasi mai alla fusione; vorrei tanto che tu trasmettessi lo stato d'animo in cui ti trovi a tutti gli altri; glielo devi. Sarebbe immorale tenercelo tutto per noi».

Aveva ragione, naturalmente. Cosi entro anche lui in l'ascensore e scesero di nuovo al loro piano. Arrivati in soggiorno, Iran fece scattare subito l'interruttore della scatola empatica, il volto animato da una crescente esultanza che l'illuminava come una falce di luna nuova. «Voglio che lo sappiano tutti», gli disse. «Una volta e capitato anche a me; mi sono fusa e ho trovato qualcuno che aveva appena comprato un animale. Invece un altro giorno...» I suoi lineamenti si incupirono per un attimo; il piacere era svanito. «Un giorno mi sono collegata con qualcuno il cui animale era appena morto. Pero altri di noi hanno condiviso con loro le nostre gioie diverse - be', sai, io non ne avevo alcuna in particolare e questo ha tirato un po' su i poverini. Magari potremmo raggiungere un potenziale suicida; quello che abbiamo, quel che proviamo, potrebbe perfino...»

«Si, loro avranno la nostra gioia», disse Rick, «ma noi ci perderemo. Scambieremo le nostre sensazioni con le loro. La nostra gioia andra perduta».

Lo schermo della scatola empatica ora era percorso da veloci rivoli di colori brillanti e senza forma; sua moglie trattenne il fiato e si attacco con forza alle due maniglie. «In realta non perderemo affatto le nostre sensazioni, perlomeno non se le terremo bene in mente. Tu non hai mai ben capito come funziona la fusione, vero Rick?»

«Mi sa di no», borbotto lui. Ma ora, per la prima volta, cominciava a capire i benefici che gente come Iran ricavava dal Mercerianesimo. Forse l'esperienza che aveva avuto con il cacciatore di taglie Phil Resch aveva alterato qualche minuscola sinapsi in lui, aveva chiuso qualche valvola neurale e ne aveva aperta un'altra. E forse questo aveva suscitato una reazione a catena. «Iran», le disse in fretta, tirandola via dalla scatola empatica. «Sta' a sentire: voglio parlarti di quello che mi e successo oggi». La trascino verso il divano e la fece sedere davanti a lui. «Oggi ho conosciuto un altro cacciatore di taglie, uno che non avevo mai incontrato prima. Un tipo rapace che sembrava provare piacere nel distruggerli. Dopo essere stato con lui, per la prima volta, ho cominciato a considerarli in maniera diversa. Voglio dire, a modo mio, avevo cominciato a vederli come lui».

Rick continuo: «Mi sono sottoposto a un test, una sola domanda, e ho avuto conferma: ho cominciato a provare empatia verso gli androidi; capisci cosa significa? Anche tu stamattina hai detto: "Quei poveri droidi !" Percio sai benissimo di cosa sto parlando. Ecco perche poi ho comprato la capra. Non mi ero mai sentito cosi. Magari e solo un po' di depressione, come capita a te. Ora capisco quello che soffri quando sei depressa; ho sempre pensato che ci provassi gusto e che eri in grado di uscirne di colpo quando volevi, se non da sola, con l'aiuto del modulatore di stati d'animo. Ma quando ci si deprime fino a quel punto, non ce ne importa piu niente. Si precipita nell'apatia, perche si e perso qualsiasi senso del proprio valore. Non importa sentirsi meglio perche ormai non si vale piu niente...»

«E il tuo lavoro?» Il suo tono lo colpi; sbatte le palpebre. «Il tuo lavoro», ripete Iran. «A quanto ammontano le rate mensili sulla capra?» Gli tese una mano aperta a palma in su; come per riflesso, lui tiro fuori il contratto che aveva firmato e glielo diede. «Cosi tanto?» disse lei con voce acuta. «Guarda gli interessi! Buon dio... solo gli interessi... E hai fatto tutto questo solo perche eri depresso. Non per farmi una sorpresa, come hai detto prima». Gli restitui di scatto il contratto. «Be', non importa. Sono contenta lo stesso che tu l'abbia comprata; adoro quella capra. Pero e una tale spesa!» Iran sembrava improvvisamente ingrigita.

«Magari posso farmi trasferire a un altro incarico. Il dipartimento svolge dieci o undici compiti diversi. Furto d'animali; magari potrei farmi trasferire

«Ma i soldi delle taglie? Ne abbiamo bisogno, altrimenti ci sequestreranno la capra!»

«Mi faro estendere il contratto: da trentasei a quarantotto mesi». Tiro fuori una biro e fece rapidamente dei conti sul retro del contratto. «In questo modo le rate si abbasseranno di cinquantadue dollari e cinquanta centesimi ogni mese». Il videofono squillo.

«Se non fossimo scesi», disse Rick, «se fossimo rimasti in terrazza, insieme alla capra, non ci sarebbe arrivata questa telefonata».

Andando verso il videofono, Iran disse: «Perche hai tanta paura? Non vengono mica a sequestrarci la capra, non ancora, almeno». Fece per alzare il ricevitore.

«E il dipartimento», disse lui. «Digli che non ci sono». Si diresse in camera da letto.

«Pronto?» disse Iran alla cornetta. Altri tre droidi, penso Rick tra se e se, che avrei dovuto inseguire oggi, invece di tornarmene a casa. Sul video era gia apparso il volto di Harry Bryant, percio era ormai troppo tardi per nascondersi. Rick lentamente fece ritorno verso il videofono, con i muscoli delle gambe irrigiditi.

«Si, eccolo», stava dicendo Iran. «Sa, abbiamo comprato una capra. Venga pure a vederla, signor Bryant, quando vuole». Ci fu una pausa, mentre ascoltava la risposta, poi passo la cornetta al marito. «Ha qualcosa da dirti». Quindi torno verso la scatola empatica, vi si sedette davanti e afferro di nuovo la doppia maniglia. Fu quasi immediatamente assorbita dalle sue sensazioni. Rick era rimasto in piedi con la cornetta in mano, consapevole dell'abbandono mentale della moglie. Consapevole della propria solitudine.

«Pronto», disse nel microfono.

«Abbiamo una traccia su due degli androidi rimasti», disse Harry Bryant. Chiamava dall'ufficio; Rick vide la scrivania che conosceva bene, piena di carte, documenti e palta. «Evidentemente si sono messi in allarme... hanno abbandonato l'indirizzo che Dave ti ha dato e ora si trovano al... aspetta un secondo». Bryant cerco qualcosa a tentoni sul piano della scrivania e alla fine riusci a individuare quel che voleva.

Automaticamente Rick cerco la propria penna; si appoggio il contratto di vendita della capra su un ginocchio e si preparo a prender nota.

«Edificio Condapp 3967-C», detto l'ispettore Bryant. «Recati sul posto appena possibile. Dobbiamo presumere che siano al corrente di quelli che hai fatto fuori, Garland, Luft e Polokov; ecco perche si sono dati a questa fuga illegale».

«Illegale», gli fece eco Rick. Per salvarsi la pelle.

«Iran mi ha detto che hai comprato una capra. Quando e stato? Oggi? Dopo che hai staccato da lavoro?» «Si, mentre tornavo a casa».

«Dopo che avrai ritirato gli altri androidi verro a vedere la vostra capra. A proposito... ho appena parlato con Dave. Gli ho detto dei problemi che ti hanno dato; ti manda le sue congratulazioni e ti raccomanda di stare piu attento. Dice che questi modelli Nexus-6 sono piu in gamba di quanto pensava. Infatti, non riusciva a crederci che ne hai beccati tre in un giorno solo».

«Tre bastano», rispose Rick. «Non posso fare piu niente. Ho bisogno di riposare». «Per domani saranno gia lontani», commento l'ispettore Bryant. «Fuori dalla nostra giurisdizione».

«Non cosi presto. Saranno ancora qui in giro».

«Vacci subito, stasera, in quel posto. Prima che si ambientino. Non si aspetteranno che tu sia sulle loro tracce cosi in fretta». «Ma si che se lo aspettano. Saranno li ad aspettarmi». «Cos'e? Hai fifa? E per via di quello che Polokov ha...» «Non ho affatto fifa», protesto Rick. «E allora che problema c'e?»

«Va bene», disse Rick. «Ci andro». Fece per riappendere la cornetta. «Se ottieni dei risultati, fammelo sapere subito. Saro qui in ufficio». «Se li becco mi comprero una pecora».

«Ma ce l'hai gia la pecora. E da quando ti conosco che ce l'hai la pecora».

«Si, ma e elettrica», disse Rick e riattacco. Questa volta mi faccio una pecora vera, si disse. Devo assolutamente comprarmene una. Come risarcimento.

Sua moglie era china davanti alla scatola empatica nera, un'espressione rapita sul volto. Lui rimase in piedi accanto a lei per qualche minuto e le appoggio una mano sul seno; la sentiva inspirare ed espirare, sentiva la vita, l'attivita che c'era in lei. Iran non si accorgeva di lui; l'esperienza con Mercer, come al solito, era diventata totale.

Sullo schermo la vaga figura del vecchio Mercer arrancava in salita con la sua tunica e d'un tratto un sasso volo accanto a lui. Mentre lo osservava, Rick penso: Dio mio; mi trovo in una situazione peggiore della sua. Almeno Mercer non e costretto a fare una cosa aliena alla sua natura. Si, soffre, ma almeno non gli si chiede di far violenza alla propria personalita.

Si chino e con delicatezza stacco le dita della moglie dalla doppia maniglia, quindi ne prese il posto. Era la prima volta che lo faceva da parecchie settimane. Fu un impulso: non aveva in mente di farlo; era successo tutto cosi, all'improvviso.

Un paesaggio pieno di erbacce si paro davanti a lui, un luogo desolato. L'aria odorava di fiori acerbi; era il deserto e non c'era pioggia.

Aveva di fronte a se un uomo con lo sguardo colmo di dolore e stanco che emanava come una luce penosa.

«Mercer», esclamo Rick.

«Io ti sono amico», disse il vecchio. «Ma tu devi andare avanti come se non esistessi. Riesci a capirlo?» Spalanco le mani vuote.

«No», rispose Rick. «Non riesco a capirlo. Ho bisogno di aiuto».

«Come faccio a salvarti?» chiese il vecchio. «Non riesco neanche a salvare me stesso». Gli sorrise. «Non capisci?Non e c'e salvezza!»

«E allora perche tutto questo?» chiese Rick. «Che ci stai a fare?»

«Per dimostrarti che non sei solo», rispose Wilbur Mercer. «Io sono qui con te e ci rimarro sempre. Va' ed esegui il tuo compito, anche se sai che e sbagliato».

«Ma perche? Perche devo farlo proprio io? Lascero il lavoro ed emigrero, piuttosto».

«Dovunque andrai, ti si richiedera di fare qualcosa di sbagliato. E la condizione fondamentale della vita essere costretti a far violenza alla propria personalita. Prima o poi, tutte le creature viventi devono farlo. E l'ombra estrema, il difetto della creazione; e la maledizione che si compie, la maledizione che si nutre della vita. In tutto l'universo».

«Questo e tutto quello che sai dirmi?» disse Rick.

Un sasso gli venne addosso sibilando; tento di schivarlo, ma fu colpito di striscio a un orecchio. Lascio subito andare le maniglie e si ritrovo in piedi nel soggiorno di casa sua, accanto alla moglie e alla scatola empatica. Il colpo gli aveva fatto venire uno sconvolgente mal di testa; si tocco e senti che il sangue gli stava uscendo dall'orecchio e si spandeva in grandi gocce brillanti sulla guancia.

Iran gli tampono la ferita con un fazzoletto. «Sono contenta che mi hai staccato dalla scatola. Proprio non sopporto di essere colpita. Grazie per esserti preso la sassata al posto mio».

«Io esco», annuncio Rick. «Devi fare quel lavoro?»

«Ne devo fare tre». Le prese il fazzoletto dalle mani e si diresse verso la porta. Si sentiva ancora in preda a una leggera vertigine e ora anche di un principio di nausea. «In bocca al lupo!» gli auguro Iran. «Attaccarmi a quelle maniglie non mi e servito a niente», disse Rick. «Mercer mi ha parlato, ma non mi e stato di alcun aiuto. Non ne sa mica tanto piu di me. E solo un vecchio che arranca su per la collina per andare a morire».

«E non e questa la rivelazione?»

«Quella rivelazione la sapevo gia», disse Rick, aprendo la porta. «Ci vediamo piu tardi». Usci nel corridoio e si chiuse la porta alle spalle. Condapp 3967-C, riflette, leggendo l'indirizzo sul retro del contratto. Dev'essere in periferia; laggiu e quasi tutto abbandonato. Un buon nascondiglio. Se non fosse per le luci di notte. Ecco la traccia che segufro, penso. Le luci. Sono fototropico, come la falena testa di morto. E poi, dopo quest, basta. Faro qualche altra cosa, mi guadagnero da vivere in un altro modo. Questi sono gli ultimi tre. Mercer ho ragione; devo portare a termine la missione. Pero, penso, mi sa che non ce la faccio. Due droidi insieme - non e tanto una questione morale, e una questione pratica.

Con ogniprobabilita non ce la faccio a ntrarli, si rese improvvisamente conto. Anche se ce la metto tutta; sono troppo stanco e troppe cose sono successe oggi. Forse Mercer se ne era reso conto, riflette. Magari ha previsto tutto quello a accadra.

Ma so dove posso trovare aiuto, mi e stato gia offerto, ma ho rifiutato.

Arrivo in terrazza e un attimo dopo era seduto nella penombra della sua aeromobile e componeva un numero di telefono.

«Qui e l'Associazione Rosen », disse la centralinista.

«Rachael Rosen», disse Rick.

«Scusi, signore?»

Rick s'irrito, ma si trattenne. «Mi passi Rachael Rosen»

«La signorina Rosen si aspetta la sua...»

«Sono sicuro di si», disse Rick e si mise in attesa.

Dieci minuti piu tardi il visino scuro di Rachael Rosen comparve sul video. «Salve, signor Deckard».

E impegnata in questo momento o possiamo fare due chiacchiere?» chiese. «Come ha detto lei stamattina». Non sembrava la mattina dello stesso giorno; una generazione era nata ed era morta da quando le aveva parlato l'ultima volta. E tutto il suo peso, tutta la sua stanchezza, si era accumulata nel corpo di Rick; ne sentiva tutto il fardello fisico. Forse penso, e tutta colpa di quelsasso. Con il fazzoletto si tampono l'orecchio che ancora sanguinava.

«Ha un taglio sull'orecchio», osservo Rachael. «Che peccato!» «Pensava davvero che non l'avrei richiamata? Me l'ha detto lei di farlo». «Io le ho detto che senza di me uno dei Nexus-6 l'avrebbe beccata prima che lo beccasse lei». «Be', si sbagliava».

«Pero lei ha chiamato. Comunque. Vuole che venga giu a San Francisco?» «Stasera stessa».

«Oh, ma e troppo tardi. Verro domani; ci vuole un'ora di viaggio, sa?»

«Mi hanno dato ordine di prenderli entro stasera». Fece a pausa, poi continuo. «Degli otto iniziali ne sono rimasti

«Dalla sua voce pare proprio che abbia avuto una giornata terribile».

«Se non viene giu stasera stessa, daro loro la caccia da solo e non ce la faro a ritirarli tutti. Ho appena comprato una capra», aggiunse. «Con i soldi delle taglie dei tre che sono riuscito a beccare».

«Voi umani siete strani», disse Rachael ridendo. «Le capre puzzano terribilmente».

«Solo i maschi. L'ho letto nel libretto d'istruzioni che mi tonno dato».

«Lei e molto stanco», disse Rachael. «Ha un aspetto storia dito. E sicuro di sapere quel che sta facendo? Voglio dire, cercare di beccare altri tre Nexus-6 nella stessa giornata non e uno scherzo. Nessuno ha mai ritirato sei androidi in un giorno solo».

«Franklin Power c'e riuscito. Un anno fa, a Chicago. Ne ha ritirati sette».

«Si, ma erano del vecchio tipo McMillan Y-4», rispose pronta Rachael. «Questo e un altro paio di maniche». Riflette un attimo. «Rick, non posso proprio. Non ho neanche ancora cenato».

«Ho bisogno di lei», disse Rick. Altrimenti ci rimango, disse a se stesso, lo so; anche Mercer lo sapeva; e mi sa che lo sai pure tu. E io sono qui che perdo tempo a chiederti aiuto, riflette. Non si puo chiedere aiuto a un androide; non c'e niente a cui fare appello.

«Mi spiace, Rick, ma stasera proprio non ce la faccio. Dobbiamo farlo domani».

«La vendetta degli androidi», disse Rick.

«Cosa?»

«Per via che l'ho incastrata con la scala di Voigt-Kampff».

«Ma ne e davvero convinto?» disse lei, spalancando gli occhi. «Sul serio?»

«Addio», taglio corto Rick e fece per riattaccare.

«Stia a sentire», si affretto a dire Rachael. «Non sta ragionando con la sua testa».

«Le pare cosi perche voi Nexus-6 siete piu in gamba degli umani».

«No. Non riesco davvero a capirla», sospiro Rachael. «Lo vedo benissimo che non le va di fare questo lavoro stasera -forse non le va di farlo per niente. E sicuro di volere che io le renda possibile ritirare i tre androidi rimasti? O non vuole piuttosto che io la convinca a non provarci neanche?»

«Venga giu e prenderemo in affitto una stanza d'albergo».

«Perche?»

«Per via di una cosa che ho sentito dire oggi», disse con voce roca. «Riguarda situazioni in cui sono coinvolti uomini umani e androidi donna. Vieni giu a San Francisco stasera e rinuncero ai tre droidi rimasti. Faremo un'altra cosa, invece».

Lei lo squadro, poi all'improvviso disse: «E va bene, verro giu. Dove ci incontriamo?» «Al St. Francis. E l'unico albergo quasi decente che ancora funziona in tutta la Bay Area».

«E non provera a far niente fino a quando non arrivo io?»

«Me ne staro seduto nella stanza d'albergo a guardare Buster Friendly in TV. La sua ospite per gli ultimi tre giorni e stata Amanda Werner. Mi piace un sacco; potrei stare a guardarla per tutto il resto della mia vita. Ha due seni che sorridono». Riattacco e rimase li seduto per un po', con la testa svuotata. Alla fine il freddo che faceva in macchina lo riscosse; giro la chiave d'accensione e un momento dopo era diretto al centro di San Francisco. Verso il St. Francis Hotel.

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