Rick Deckard era seduto nell'enorme e sontuosa stanza d'albergo e leggeva le veline con le informazioni sulla coppia di androidi, Roy e Irmgard Baty. Nel loro caso erano accluse anche un paio di istantanee scattate con il teleobiettivo, stampe tridimensionali sfocate, appena distinguibili. La donna, decise, sembra attraente. Roy Baty, invece, e tutta un 'altra cosa. Una brutta cosa.
Su Marte faceva il farmacista, lesse. O perlomeno, l'androide aveva usato quel lavoro come copertura. In realta probabilmente non era stato che un manovale, un bracciante, che magari aspirava a qualcosa di meglio. Chissa se gli androidi sognano, si chiese Rick. Pareva proprio di si; ecco perche ogni tanto ammazzano i loro datori di lavoro e se ne scappano quaggiu. In cerca di una vita migliore, senza schiavitu. Come Luba Luft: cantare il Don Giovannio Le Nozze di Figaro i nvece di faticare in un campo sterile e pieno di sassi. Su un pianeta colonizzato che fondamentalmente non era abitabile.
Roy Baty (diceva il bollettino) assume un atteggiamento sicuro e aggressivo di autorita surrogata. Incline a riflessioni misticheggianti, e stato questo androide a proporre la fuga di gruppo, sostenendola ideologicamente con l'illusoria pretesa di una presunta sacralita della cosidetta "vita" degli androidi. Inoltre il suddetto androide ha rubato e fatto esperimenti con diversi farmaci per la fusione mentale; quando e stato scoperto ha sostenuto che sperava in quel modo di favorire tra gli androidi esperienze di gruppo analoghe a quella del Mercerianesimo, che, ha fatto notare, non e accessibile agli androidi.
Il resoconto era in un certo senso patetico. Un freddo e incolto androide che spera di provare un'esperienza da cui e escluso proprio in base a un difetto di fabbricazione deliberatamente indotto. Ma Rick. non riusciva a preoccuparsi piu di tanto per Roy Baty; negli appunti di Dave coglieva un senso di repulsione nei confronti di questo androide. Baty aveva tentato di strappare un'esperienza di fusione per se stesso; poi, quando questa era fallita, aveva progettato l'uccisione di vari esseri umani... e in seguito la fuga sulla Terra. E ora, sopratutto in questa giornata, uno alla volta gli otto androidi dell'inizio si erano ridotti a solo tre. E anche loro, i membri superstiti della banda, erano condannati, dato che, anche se gli fossero sfuggiti, qualcun altro li avrebbe prima o poi beccati. Il ciclo del tempo, penso. Il ciclo della vita. Finire cosi, nell'ultimo crepuscolo. Prima del silenzio della morte. Gli sembrava di scorgere in tutto questo un micro-universo completo.
La porta della stanza si spalanco di colpo. «Che volo!» esclamo ansante Rachael Rosen, facendo il suo ingresso avvolta in un lungo soprabito a squame di pesce sotto cui s'intravedeva una parure identica di calzoncini e reggiseno; oltre alla sua grossa borsa da postino ricamata, aveva in mano un sacchetto di carta. «Carina questa stanza!» Diede un'occhiata all'orologio che portava al polso. «Meno di un'ora; sono stata veloce. Tieni», disse, porgendogli il sacchetto. «Ho portato una bottiglia. Bourbon».
«Il peggiore degli otto e ancora vivo. Quello che li ha organizzati», disse Rick, mostrandole il bollettino con le notizie su Roy Baty; Rachael poso il sacchetto e prese la velina.
«L'hai localizzato?» gli chiese, dopo averlo letto.
«Ho un indirizzo. Un condapp di periferia dove forse circolano e portano avanti la loro versione di vita un paio di speciali deteriorati, cervelli di formica o di gallina». Rachael allungo la mano, «Vediamo gli altri».
«Sono entrambe femmine». Le passo i fogli, quello riguardante Irmgard Baty e quello su un altro androide che si faceva chiamare Pris Stratton.
Dopo aver scorso con gli occhi l'ultimo foglio, Rachael si lascio sfuggire un «Oh...» Quindi getto i fogli in terra, ando alla finestra e si mise a guardare il centro di San Francisco. «Credo che quest'ultima ti sorprendera. O forse no; magari non te ne frega niente».
Era impallidita e la voce le tremava. Tutto d'un tratto era diventata stranamente nervosa.
«Si puo sapere cosa stai borbottando?» Raccolse le veline e le studio un attimo, chiedendosi quale parte l'avesse sconvolta tanto.
«Apriamo la bottiglia». Rachael porto il sacchetto in bagno, prese due bicchieri, torno nella stanza; sembrava ancora incerta e disorientata... qualcosa la preoccupava. Rick si rese conto che era fuggita in bagno e cercava di nascondere i suoi pensieri: i cambiamenti di umore le si leggevano chiaramente sulla faccia tesa e accigliata. «Ci riesci ad aprirla?» chiese. «Capisci, vale una fortuna, Non e mica sintetico; e di prima della guerra, autentico distillato di mais fermentato».
Rick prese la bottiglia e l'apri, quindi verso il bourbon nei due bicchieri. «Su, dimmi che hai».
«Per telefono mi hai detto che se venivo giu stasera stessa avresti rinunciato ai tre droidi rimasti. "Faremo un'altra cosa", hai detto. E invece, eccoci qui a...» «Dimmi cos'e che t'ha sconvolto tanto», insistette Rick.
Lei si volto verso di lui con aria di sfida e disse: «Dimmi tu piuttosto che cosa hai intenzione di fare invece di continuare a darti tanto da fare a proposito di quei tre droidi Nexus-6». Si tolse il soprabito e lo appese nell'armadio. Rick ebbe cosi l'occasione di guardarla per bene.
Noto di nuovo che c'era qualcosa di strano nelle proporzioni di Rachael: la testa sembrava piu grande per via della gran massa di capelli scuri e, a causa dei minuscoli seni, il corpo assumeva un aspetto snello, quasi da bambina. Ma quegli occhioni dalle lunghe ciglia potevano solo essere occhi di donna; le forme adolescenziali si fermavano li. Rachael poggiava appena sulla punta dei piedi e teneva le braccia leggermente piegate ai gomiti: la posizione, riflette, di un attento cacciatore di tipo Cro-Magnon, forse. Una razza di cacciatori longilinei, disse tra se e se. Niente muscoli superflui, ventre piatto, sedere piccolo e petto ancor piu piccolo. Rachael era stata modellata su un tipo di struttura celtica, una struttura anacronistica ma attraente. Le lunghe gambe che spuntavano dai calzoncini avevano un aspetto neutro, non sensuale, non erano ben tornite in morbide curve da signorina. L'impressione complessiva, comunque, era buona anche se sembrava una ragazza, non certo una donna. Non fosse stato per quegli occhi furbi e mobilissimi.
Rick assaggio un sorso di bourbon; la potenza, l'autorita insita nel sapore e nell'aroma del liquore, gli erano diventati quasi sconosciuti ed ebbe qualche difficolta a mandarlo giu. Rachael, invece, sembrava non aver problemi con il suo.
Si sedette sul letto e si mise a lisciare le coperte con fare distratto; ora la sua espressione pareva immalinconita. Rick poso il bicchiere sul comodino e le si accomodo al fianco. Il letto cedette un po' sotto il suo peso e Rachael fu costretta a cambiare posizione.
«Che hai?» le chiese di nuovo. Allungo un braccio e le prese una mano: era fredda, ossuta, un tantino sudata. «Che cos'e che t'ha sconvolto?»
«Quell'accidenti dell'ultima Nexus-6», disse Rachael, con qualche sforzo, «e dello stesso mio modello». Abbasso lo sguardo sulla coperta, trovo un filo lento e comincio ad appallottolarlo tra le dita. «Non hai letto la sua descrizione? E identica alla mia. Magari ha un altro taglio di capelli e indossa vestiti diversi - puo anche darsi che si sia comprata una parrucca. Ma quando la vedrai, capirai subito che cosa intendo». Scoppio in una risatina sardonica. «Meno male che l'Associazione ha ammesso che io sono una droide; altrimenti forse saresti uscito di testa appena messi gli occhi su Pris Stratton. O avresti pensato che fossi io».
«E perche questa cosa ti sconvolge tanto?» «Diamine, ci saro anch'io quando la ritirerai!» «Forse no. Magari non la trovo».
«Conosco bene la psicologia dei Nexus-6. Ecco perche sono qui e posso esserti d'aiuto. Se ne stanno rintanati tutti insieme, quegli ultimi tre. Tutt'intorno a quel pazzo che si fa chiamare Roy Baty. Sara lui a dirigere la loro ultima, cruciale, disperata difesa». Le labbra le si contorsero in una smorfia. «Gesu!» esclamo.
«Su con la vita!» le disse Rick, prendendole il piccolo mento aguzzo in una mano e alzandole la testa in modo che lo guardasse negli occhi. Chissa che effetto fa baciare un androide, si chiese. Poi, chinandosi un po', la bacio sulle labbra asciutte. Non ci fu alcuna reazione: Rachael rimase impassibile. Come se la cosa non la riguardasse. Eppure, Rick ebbe un'impressione diversa. Magari, pero, stava solo proiettando i suoi desideri.
«Mi sarebbe piaciuto saperlo prima di partire», disse Rachael. «Cosi non sarei venuta per niente. Mi sa che mi stai chiedendo un po' troppo. Lo sai che cosa provo verso questo androide Pris?»
«Empatia?» chiese lui.
«Qualcosa del genere. Un senso d'identificazione; ecco li me stessa che se ne va. Dio mio! Puo anche darsi che finisca cosi. Nella confusione ritirerai me invece di lei. E magari lei se ne tornera a Seattle a vivere la mia vita. Non mi sono mai sentita cosi. Dopo tutto, noi siamo davvero macchine, fatte con lo stampo, come i tappi delle bottiglie. Il fatto che io esista veramente - io come persona - non e altro che un'illusione; non sono altro che un esemplare di un modello di androide». Rabbrividi.
Rick non pote fare a meno di essere un po' divertito; Rachael era diventata cosi morbosamente tetra. «Le formiche non provano mica la stessa cosa», le disse, «eppure anche loro sono tutte identiche».
«Le formiche non provano, punto e basta».
«I gemelli umani identici. Loro mica...»
«Pero s'identificano l'uno nell'altro; mi risulta che abbiano un legame speciale di empatia». Si alzo e si diresse verso la bottiglia di bourbon, barcollando leggermente; si riempi di nuovo il bicchiere e lo butto giu tutto d'un fiato. Per un po' gironzolo per la stanza, la fronte cupamente accigliata, poi, come se capitasse vicino a lui per caso, si sedette di nuovo sul letto. Quindi tiro sulle gambe e si sdraio, appoggiandosi ai grossi cuscini. Sospiro. «Dimentica quei tre droidi». La voce le si era riempita di stanchezza. «Mi sento esausta, immagino sia per via del viaggio. E per tutte le cose che ho appreso oggi. Ho solo un gran voglia di dormire». Chiuse gli occhi. «Se muoio», mormoro, «forse, chissa, rinascero appena l'Associazione Rosen ristampera la prossima unita del mio sottotipo». Riapri gli occhi e gli rivolse un'occhiata inferocita. «Ma lo sai perche sono venuta qui in realta? Perche Eldon e gli altri Rosen - quelli umani, intendo - hanno voluto che ti accompagnassi?»
«Per osservare», rispose lui. «Per riferire esattamente che cosa fanno i Nexus-6 per tradirsi con il test di Voigt-Kampff».
«Non solo con il test. Qualsiasi cosa che gli dia una qualita di diversita. E quando faro il mio rapporto, l'Associazione apportera qualche lieve modifica ai parametri dei suoi bagni di zigote DNS. E cosi avremo i Nexus-7. E quando anche quelli saranno identificati, apporteremo altre modifiche e alla fine l'Associazione avra un tipo di androidi che non possono essere identificati».
«Conosci il test dell'arco di riflesso Bonelli?» le chiese.
«Anche noi stiamo lavorando sui gangli spinali. Un bel giorno il test di Bonelli scomparira nel bianco sudario dell'oblio spirituale del passato». In contrasto con le sue parole, le labbra accennarono un sorriso innocente. A questo punto Rick non riusciva piu a capire fino a che punto parlava sul serio. Era un argomento che avrebbe fatto tremare il mondo, eppure lei lo trattava come una facezia. Forse e una caratteristica tipica degli androidi, penso. Non ha alcuna consapevolezza emotiva, nessuna percezione sensibile del vero significato di quello che sta dicendo. Solo la vuota definizione formale e intellettuale dei singoli termini.
Quel che era piu importante era che Rachael aveva cominciato a prenderlo in giro. Impercettibilmente era passata dalle lamentele sulla propria condizione a una velata sfida nei suoi confronti. «Accidenti a te», le disse.
Rachael scoppio a ridere. «Sono ubriaca. Non posso venire con te. Se tu te ne vai...» Fece un gesto di congedo. «Io rimarro qui a dormire e magari dopo puoi venire a raccontarmi cos'e successo».
«Solo che non ci sara un dopo perche Roy Baty m'inchiodera».
«Ma io non ti posso aiutare comunque perche sono ubriaca. E poi, tu ormai la sai la verita, conosci bene la superficie scabra e scivolosa della verita, dura come un mattone. Io non sono altro che un'osservatrice e non interverro per salvarti la pelle; non me ne frega niente se Roy Baty t'inchioda o meno. Mi frega solo che non sia inchiodata io». D'un tratto spalanco gli occhi stupiti. «Oh Cristo, sto provando empatia verso me stessa! Allora, capisci, se andassi in quel condapp di periferia semidistrutto...» Allungo una mano e si mise a giocherellare con un bottone della camicia di Rick; con lente e agili torsioni comincio a sbottonarlo. «Non ho il coraggio di venire perche gli androidi non hanno alcun senso di solidarieta tra loro e so che quella stramaledetta Pris Stratton mi distruggera e prendera il mio posto. Hai capito? Togliti questa giacca».
«Perche?»
«Cosi possiamo andare a letto», disse Rachael.
«Ho comprato una capra nubiana nera», spiego, «percio sono costretto a ritirare gli altri tre droidi. Devo portare a termine il mio compito e tornare a casa da mia moglie». Si alzo, fece il giro del letto e ando a prendere la bottiglia di bourbon. Rimase in piedi a versare con cura il secondo bicchiere; noto che le mani gli tremavano solo un tantino. Probabilmente dalla fatica. Siamo tutti e due stanch, si rese conto d'un tratto. Troppo stanchiper metterci a braccare tre droidi, per di piu con quello peggiore di tutti e otto che controlla il campo.
Si rese conto, d'un colpo, di aver sviluppato un aperto e incontrovertibile senso di paura verso il capo degli androidi. Dipendeva tutto da Baty - sin dall'inizio era dipeso tutto da lui. Fino a quel momento si era scontrato e aveva ritirato incarnazioni via via piu minacciose di Baty. Ora era arrivato il momento di affrontarlo in persona. Mentre lo pensava, sentiva la paura montare; lo avvolse del tutto nei suoi lacci, ora che l'aveva lasciata affiorare nella sua coscienza. «Ormai non posso andare senza di te», disse a Rachael. «Non posso neanche muovermi di qui. Polokov mi ha attaccato; in pratica, anche Garland mi e venuto a cercare».
«Credi che Roy Baty si mettera in cerca di te?» Poso il bicchiere, si chino in avanti, porto le mani dietro la schiena e si slaccio il reggiseno. Se lo sfilo con agilita, poi si alzo, barcollando e ridacchiando perche barcollava. «Nella mia borsa», farfuglio, «c'e un apparecchio che la nostra autofabbrica di Marte produce per i casi di emergen...» Fece una smorfia. «Un aggeggio di sicurezza per le emergenze, finche non fanno tutti i controlli di routine per i droidi appena sfornati. Tiralo fuori. Ha la forma di un'ostrica. Lo trovi
Rick comincio a rovistare nella borsa della ragazza. Come una donna umana, Rachael aveva ogni concepibile tipo di cosa ammucchiata e nascosta nella borsa; gli parve di rovistare li dentro un secolo.
Intanto, Rachael si tolse le scarpe e tiro giu la lampo dei calzoncini; tenendosi in equilibrio su un piede, prese l'indumento che si era tolto con la punta dell'altro piede e lo lancio dalla parte opposta della stanza. Poi si lascio ricadere sul letto, vi si rotolo per raggiungere a tentoni il bicchiere, ma per sbaglio lo fece rovesciare sulla moquette. «Accidenti!» impreco e di nuovo si alzo barcollante; con indosso solo le mutandine si mise a osservare Rick ancora alle prese con la borsa; quindi con deliberata cura tiro giu le coperte, entro nel letto e se le tiro su fino al collo.
«E mica questo coso qui?» chiese lui mostrando una sfera metallica da cui spuntava una specie di pulsante.
«Quel coso li fa cadere un androide in catalessi», disse Rachael, chiudendo gli occhi. «Lo cancella per qualche secondo; sospende la respirazione; anche la tua, ma gli umani riescono a funzionare senza respirare - o sospirare? - per un paio di minuti, mentre invece il nervo vago di un androide...»
«Lo so». Rick si raddrizzo. «Il sistema nervoso autonomo di un androide non e altrettanto flessibile del nostro ad andare in automatico. Ma, come hai detto tu stessa, questo non funziona per piu di cinque o sei secondi».
«E abbastanza», mormoro Rachael, «per salvarti la vita. Allora, hai capito...» Si riscosse e si tiro su a sedere sul letto. «Se Roy Baty arriva qui puoi tenere quel coso in mano e puoi premere quel pulsante. E mentre Roy Baty se ne sta li raggelato senza aria nei polmoni e nel sangue, e le sue cellule cerebrali vanno in malora una dopo l'altra, lo puoi ammazzare con la tua torcia laser».
«Anche tu hai una torcia laser nella borsa», disse lui.
«E finta. Agli androidi...» sbadiglio, chiudendo di nuovo gli occhi, «...non e permesso andare in giro armati». Lui si avvicino al letto.
A forza di agitarsi Rachael riusci a rigirarsi sulla pancia, seppellendo il viso nel bianco lenzuolo di sotto. «Questo e un nobile esemplare di letto pulito e vergine», affermo. «Solo ragazze nobili e pulite che...» S'interruppe, pensosa. «Gli androidi non possono avere figli», disse infine. «Ci perdiamo qualche cosa?»
Lui fini di spogliarla, mettendo a nudo i suoi lombi pallidi e freddi.
«Ci perdiamo qualche cosa?» ripete. «Non lo so; non ho termini di confronto. Che si sente ad avere un figlio? Anzi che si sente a essere nati? Noi non nasciamo mica; non cresciamo; invece di morire di malattia o di vecchiaia, ci consumiamo come formiche. Sempre le formiche: ecco che cosa siamo. Cioe, non te. Voglio dire, io: macchine chitinose dotate di riflessi che non sono veramente vive». Giro la testa d'un lato e grido: «Io non sono viva! Non stai per andare a letto con una donna. Cerca di non rimanerci male, va bene? Hai mai fatto l'amore con un androide prima d'ora?»
«No», rispose lui, togliendosi la cravatta e la camicia.
«Mi risulta - a quanto mi hanno detto - che e abbastanza convincente, se non ci stai su a pensare troppo. Se invece ci pensi troppo, se ti metti a riflettere su quello che fai... be', non puoi andare avanti. Per, ehm..., ragioni puramente fisiologiche».
Chinandosi, Rick le bacio una spalla.
«Grazie, Rick», disse lei con voce fioca «Ricordati, pero: non ci pensare su, fallo e basta. Non ti fermare a filosofeggiare, perche dal punto di vista filosofico e un macello: per tutti e due».
«Dopo, ho ancora intenzione di dare la caccia a Roy Baty. Avro ancora bisogno che ci sia anche tu. So benissimo che quella torcia laser che hai nella borsa e...» «Credi davvero che ritirero uno di quei droidi al posto tuo?»
«Credo che nonostante tutto quello che hai detto, mi aiuterai il piu possibile. Altrimenti non te ne staresti li stesa sul letto».
«Ti amo», disse Rachael. «Se entrassi in una stanza e trovassi un divano rivestito con la tua pelle, registrerei un punteggio altissimo al test Voigt-Kampff».
Stanotte stessa, penso Rick mentre spegneva la luce sul comodino, ritirerd un androide Nexus-6 che somiglia tutto a questa ragazza nuda; sono ffnito esattamente dove Phil Resch aveva previsto. Prima vacci a letto, ricordo. Epoi ammazzala. «Non ci riesco», disse ad alta voce e si allontano dal letto.
«Vorrei tanto che ci riuscissi», sospiro Rachael. La voce le tremava.
«Non e per te. E per via di Pris Stratton; quello che devo fare a lei».
«Non siamo mica la stessa cosa. A me non me ne frega niente di Pris Stratton. Sta a sentire». Rachael si agito nel letto e si tiro su a sedere; nella penombra Rick riusciva a intravvedere la sua sagoma snella, quasi senza seno. «Vieni a letto con me e Pris Stratton te la ritiro io. D'accordo? Perche non ce la faccio ad arrivare fino a questo punto e poi...»
«Grazie», disse lui; un senso di gratitudine - senza dubbio per effetto del bourbon - gli sali dal profondo e lo prese alla gola. Solo due, penso. Adesso ne devo ritirare solo due; solo i due Baty. Ma davvero Rachael avrebbe fatto questo per lui? Evidentemente si. Gli androidi la pensavano e funzionavano cosi. Eppure non gli era mai capitata una cosa del genere.
«Accidenti, vieni a letto», disse Rachael. Lui ubbidi.