«Non riesci a contattare Lansing, Pappy?» Betha si alzò rigidamente dal quadro comandi, dove era intenta a seguire il programma per il contatto con l’asteroide.
Clewell si tolse stancamente la cuffia dalla testa. «No. Ho predisposto l’apparecchio per una ricezione lungo l’intera banda dello spettro. Se qualcuno parla, lo sentiremo.»
«Forse la trasmittente si è rotta» disse Shadow Jack. «Pare che per la metà del tempo sia fuori uso. Hanno il loro da fare per rimetterla in sesto.» Bird Alyn fluttuò accanto a lui sfiorando la testa di Betha e fissando sullo schermo l’immagine amplificata di Lansing. Betha osservò la morbidezza nuvolosa e gelatinosa della tenda protettiva che passava sotto di loro: uno scudo per un popolo moribondo, che avrebbe vissuto un po’ di più grazie al Ranger.
Discus incombeva sopra di loro e sulla sinistra, vago e indistinto, un gioiello da portare al mignolo. E da qualche parte, nell’oscurità più vicina, c’erano tre navi a fusione inviate dalla Demarchia. Nessuna di esse aveva incominciato a decelerare per adeguarsi alle velocità di Lansing e del Ranger. La loro era una missione omicida… Betha controllò l’ultima rilevazione aggiornata: mancavano meno di dieci minuti al momento in cui avrebbero dovuto scaricare l’idrogeno.
«Be’, il nostro tempo è un po’ limitato… sono sicura che Lansing non se ne avrà a male se lasciamo voi e i contenitori in un’orbita bassa e poi ce la filiamo da qui.» Sorrise ai due ragazzi, sforzandosi di mettere un po’ di calore nella sua voce. «Dovrebbero essere contenti di vedervi ritornare a casa con ottocento tonnellate di idrogeno.»
«Lo saranno» ribatté Shadow Jack. Entrambi fecero un cenno affermativo con la testa, i volti lucidi e sorridenti al disopra del collo delle tute a pressione. «Ma… è sicura di cavarsela, quando ce ne saremo andati?» Nella sua voce c’era una strana sfumatura di desiderio, e un senso nascosto di pudore. «Solo… solo voi due?» Guardò il volto tirato di Clewell, facendo scrocchiare le nocche.
Con la coda dell’occhio Betha si accorse che Wadie la stava fissando… l’impeccabile Abdhiamal, con la giacca ricamata e la tuta da lavoro scolorita. Suo malgrado, lei sorrise. «Andrà tutto bene» disse poi, simulando una fiducia che il suo corpo martoriato e dolorante era ben lungi dal provare; il tutto a beneficio di lui. Non aveva intenzione di giocare sul suo senso di colpa per fargli cambiare idea. Erano giunti a quel punto, e in qualche modo sarebbero riusciti ad arrivare fino in fondo. Più tardi… ci avrebbe pensato più tardi. «Non farti scrocchiare le nocche, Shadow Jack, o ti rovinerai le falangi.»
Shadow Jack sorrise debolmente e si infilò le mani nei guanti.
Wadie le toccò una spalla. «Guardi.»
Mentre parlavano, il Ranger aveva percorso un quarto del cammino che lo separava da Lansing. Essi videro all’orizzonte una protuberanza smussata di nuda pietra, sui cui fianchi in pendio la tenda protettiva sventolava come un banco di nuvole attorno alla cima di una montagna.
«La Montagna» disse Bird Alyn. «Ecco le antenne radio… e la zona di ormeggio… ed ecco una delle nostre…»
«Ehi.» Shadow Jack la prese per un braccio. «Quella non è una delle nostre navi! Non ne ho mai vista una simile. Da dove verrà?»
«Forse è un relitto di recupero.»
«No, ecco, ce n’è un’altra.»
Betha aumentò l’ingrandimento. «Pappy, quelli sembrano…»
«… Anellani! Anellani! Indietro, è una trappola, una…» La voce di una donna esplose dall’altoparlante, ma venne subito soffocata.
«Madre!» Bird Alyn si lasciò sfuggire un gridolino.
«Quelli laggiù sembrano razzi a propellente chimico.» Clewell terminò la frase, con una voce simile al frusciare di foglie secche.
Wadie strinse la mano sulla spalla di Betha. «Mio Dio, quelle sono navi Anellane, a cinquanta milioni di chilometri da Discus…» La sua voce divenne stridula per l’incredulità. «La Demarchia sapeva che l’Armonia possiede un paio di unità d’assalto ad alto rapporto di massa,[6] ma non immaginava niente del genere. Per trovarsi qui adesso, con dei semplici razzi chimici, devono essersi mossi subito dopo avervi attaccato la prima volta. E anche in tal caso sarebbe necessario avere un rapporto di massa di mille a uno…»
Dall’altoparlante giunse una nuova voce. «Astronave proveniente dall’Esterno! Qui è Mano Nakamore della Grande Armonia. Mantenete la presente orbita. Non attivate la propulsione o verrà aperto il fuoco su di voi. Una delle mie navi vi si avvicinerà per abbordarvi.» Betha guardò in basso verso la montagna senz’aria, e vide tre massicci vascelli Anellani, ciascuno poco più d’una massa di serbatoi per il propellente circondata da un minuscolo modulo per l’equipaggio. Infine vide che uno di essi cominciava a salire, sollevando in superficie nuvole di terriccio con il suo invisibile risucchio d’aria. Intrappolati.… Betha strinse le mani a pugno sui fianchi. Il Ranger poteva raggiungere, al massimo, una gravità; e ora, con il carico fissato allo scafo, arrivava appena a un quarto. I razzi a propellente chimico degli Anellani potevano raggiungere parecchie gravità per ben più del tempo necessario ad avvicinarsi al Ranger.
I secondi trascorsero, mentre la nave Anellana si sollevava lentamente, quasi insolentemente, verso di loro. I minuti passarono… e con loro l’ultima speranza del Ranger di evitare anche la flotta della Demarchia. Cristo, perché dobbiamo perdere proprio adesso che ce l’abbiamo quasi fatta!
Wadie agganciò un piede alla sbarra sotto il quadro comandi, ancorandosi. «Betha, quello che ha parlato alla radio era il fratellastro di Djem Nakamore, Raul. È una Mano dell’Armonia, un ufficiale della loro marina. Un ufficiale di alto rango. Lasci che gli parli io. Probabilmente sa quello che ho fatto su Nevi-della-Salvezza, ma una volta eravamo amici.»
«È meglio aspettare, Abdhiamal» disse piano Clewell. «Abbiamo un’altra compagnia, una lunghezza d’onda ancora più sofisticata.» Toccò un interruttore e un altro segmento dello schermo si illuminò.
«Lije MacWong» affermò Wadie, e Betha vide il suo corpo irrigidirsi, perdendo l’abituale eleganza.
«Capitano Torgussen: se riceve la mia voce, deve rendersi conto che la Demarchia ha inseguito la sua nave. La differenza di velocità e di distanza fra noi non è così grande da impedirci di colpirvi con i nostri missili; non tenti di lasciare lo spazio di Lansing.» Dietro il volto soddisfatto di MacWong Betha riuscì a scorgere una sala comando larga la metà di quella del Ranger e un ufficiale in giacca color giallo oro. Più indietro ancora vide delle telecamere puntate sullo schermo, e un gruppo di demarchi simili a pupazzi di legno dai colori brillanti: rappresentanti delle compagnie che sorvegliavano i loro interessi. Nel riconoscere Esrom Tiriki, lei serrò involontariamente le labbra.
Fece cenno a Clewell di trasmettere. «La sento, MacWong. E sono davvero colpita. Lei ha fatto tutta questa strada solo per distruggere la mia nave? Adesso non può catturarci; tutto ciò che può fare è distruggerci in fase di passaggio…» Esitò. I vivacissimi occhi azzurri di MacWong la fissavano dallo schermo senza vederla. Indispettita, Betha si rese conto che, anche se si stavano avvicinando alla velocità di ottocento chilometri al secondo, le navi della Demarchia erano ancora lontane milioni di chilometri; la stessa luce impiegava mezzo minuto per superare quella distanza.
Alla fine MacWong reagì, e guardò Wadie alle sue spalle. Per un istante lei scorse un’espressione di scusa e di rimpianto, ma dopo un attimo vide solo il trionfo. «Al contrario, capitano Torgussen. Noi non abbiamo nessuna intenzione di distruggere la sua astronave… se obbedirà alle nostre istruzioni. Le nostre navi passeranno in prossimità della sua fra circa quattromila secondi. Lei ha esattamente questo tempo per smantellare e disattivare la sua propulsione. Se per allora non avrà esaurientemente dimostrato che la sua nave rimarrà immobile in attesa del nostro ritorno, sarà aperto il fuoco su di voi e verrete distrutti. Il popolo vuole la sua nave intatta, capitano, ma se non può averla non permetterà certo che se ne impadronisca qualcun altro.»
Betha si ritrasse, tendendo le braccia verso il pannello. «Wadie… non è affatto uno sciocco.» Il Ranger si trovava nel bel mezzo di una tenaglia; e ciascuno dei due bracci della tenaglia ignorava la presenza dell’altro. Quando essa si fosse stretta sulla sua nave, inevitabilmente si sarebbero distrutti l’un l’altro. Betha mollò il pannello, costringendosi a un sorriso. «Allora penso che abbia un problema anche lei, MacWong. Noi ce ne saremmo già andati prima del suo arrivo, se non ci fosse qualcun altro che ci trattiene qui… Mano Nakamore, sono certa che lei ci ascolta. Le dispiacerebbe fare un commento?» Attese, assaporando l’amarezza di un’inutile soddisfazione.
Clewell borbottò: «Gli Anellani stanno trasmettendo solo via video, per non essere superati…» Una nuova porzione dello schermo si illuminò, mostrando un’immagine in bianco e nero. La sala comandi degli Anellani era piccola, e i suoi occupanti erano legati a sedili imbottiti ingombri di strumenti: un’immagine dei primi tempi del volo spaziale. Un Cinturano tarchiato che indossava un casco con il distintivo degli Anelli Discani era seduto vicino alla telecamera, il volto truce dietro una barbetta corta e ispida. «Qui è Mano Nakamore della Grande Armonia. Le mie forze hanno catturato l’astronave aliena, e se essa tenterà di obbedire alle vostre richieste, la distruggeremo. Abbiamo a disposizione parecchie bombe a fusione del periodo prebellico. Se proverete a strapparci quella nave non esiteremo a distruggere anche voi.»
Betha guardò Wadie con aria interrogativa.
«Può benissimo possedere quelle bombe; possono averle recuperate.» Wadie studiò le spirali ricamate della sua giacca. «Se riuscisse ad allinearsi alla rotta di MacWong non avrebbe nemmeno bisogno di essere troppo preciso, anche se quelli della Demarchia impiegherebbero un megasecondo per morire di avvelenamento da radiazioni. Cose del genere sono accadute durante la guerra: equipaggi di uomini già morti che combattevano la loro ultima battaglia. È per questo che ci sono rimaste tre navi a fusione intatte…» Sollevò gli occhi. «Nakamore non consentirà mai alla Demarchia di impadronirsi del Ranger, anche se ciò significasse la sua morte.»
Betha colse l’espressione costernata di MacWong alla vista di Nakamore, e l’evidente incredulità sul viso rubicondo del primo ufficiale e su quello di Esrom Tiriki. Vide la costernazione trasformarsi in odio e desiderio di sfida, e udì l’irosa risposta di MacWong.
«E così noi tutti dobbiamo morire, e anche loro… e anche Paradiso.» La sua voce crebbe di tono. «E per cosa? Tutto questo è follia…»
«Non crede che lo sappiano?» Wadie le si avvicinò, quasi sfiorandola di nuovo. «Lo sanno bene come noi. Ma come noi sono bloccati qui; tutto quello che è successo nel corso degli ultimi due gigasecondi e mezzo dalla fine della guerra, tutta la frustrazione e la paura, hanno portato a questo… doveva finire così. Lo dice anche la sua canzone… “Nessuno ha mai cambiato un mondo”.»
Lei si ritrasse. «È il popolo che deve volere il cambiamento! Non doveva finire così. Se avessero potuto vedere che c’era ancora un futuro… E potrebbe ancora essercene uno, ma non lo vede neanche lei; non vuole vederlo. Aveva ragione: è la morte che volete… Il suicidio è l’estremo egoismo, e io non ho mai visto un popolo più ansioso di suicidarsi.» Staccò la cintura di sicurezza e si alzò di scatto, allontanandosi da lui; il movimento improvviso le causò una fitta dolorosa. «Ve lo meritate, dannazione a voi!»
Lui la prese per il polso. Furiosa, Betha vide Shadow Jack farsi di lato e guardarla con occhi sgranati; poi Wadie la riportò davanti allo schermo. «MacWong, Raul, sono Abdhiamal. Voglio parlarvi.»
Nakamore lo riconobbe, e a Betha parve di cogliere un sorriso; aspettò un poco, e vide MacWong intervenire. «Spiacente, Abdhiamal. Sei un uomo morto. Non hai niente da dire alla Demarchia.» MacWong diede un’occhiata di traverso, muovendo appena la testa. Dietro di lui Betha vide Esrom Tiriki.
«Siamo tutti morti a meno che non mi ascolti! A causa di questa nave, sulla quale tu non hai più diritti di quanti ne abbia Nakamore, o io stesso. Per l’amor di Dio, MacWong, a bordo di questa nave c’erano sette persone che venivano su Paradiso da un altro sistema distante tre anni luce; e cinque di esse sono già morte per questo. E adesso vuoi distruggere gli altri, insieme alle migliori navi rimaste alla Demarchia e agli Anelli? Voi siete tutto ciò che rimane della Cintura di Paradiso, e la vostra ingordigia vi sta facendo uscire di senno. Vi state uccidendo per la paura di morire. La cattura dell’astronave non salverà Paradiso, ma vi darà il colpo di grazia, e per voi sarà la fine.»
«Tuttavia c’è forse un modo per evitarlo.» Fece un cenno a Betha che attendeva accanto a lui, silenziosa per la sorpresa. «Questa gente è venuta a commerciare con noi perché voleva una vita migliore. E malgrado ciò che abbiamo fatto, sono ancora intenzionati a trattare. Là fuori c’è un’intera catena commerciale di mondi, che si sostengono l’un l’altro in modo da non precipitare mai nel genere di trappola in cui siamo caduti noi. Essi possono salvarci. La Cintura di Paradiso può tornare a essere quella di una volta, se ci uniamo a loro.» Aspettò, scrutando lo schermo in cerca di una reazione. «Lasciamo che l’astronave lasci Paradiso, invece di distruggerla. Otterrete lo stesso scopo, ma avrete tutto da guadagnare e niente da perdere.»
«Tu riuscivi sempre a convincere Djem che il freddo è caldo, Wadie.» Betha osservò il volto di Nakamore, convinta di scorgervi un’espressione ironica, ma con sua sorpresa vide che era serio. «Questa volta, però, il tuo discorso sembra sensato anche a me… Io non voglio distruggere l’astronave o le mie navi. Se potessi uscire da questa situazione lasciandola andare via da questo sistema, lo farei. Da come si sono messe le cose, sarebbe già abbastanza riuscire a mettere la nave al di fuori della portata di tutti… E non dimentico che l’unico motivo per cui abbiamo potuto mettere le mani su di voi è che questa donna, questo capitano Torgussen, è ritornata a Lansing come aveva promesso.» Nakamore incontrò gli occhi di Betha, e la fissò con un curioso rispetto. «Credo che lei sarebbe ritornata indietro anche per aiutare noi.»
Betha aggrottò la fronte, e si morse le labbra soffocando una improvvisa fitta di dolore.
«Io ho intenzione di lasciarla andare, capitano. Ma non so se MacWong la pensa come me.»
Betha vide MacWong giocherellare furtivamente con il merletto della camicia, mentre ascoltava le parole di Nakamore. Alle sue spalle i pubblicitari trasmettevano ogni movimento, ogni parola alla Demarchia in attesa: MacWong era esposto alla pubblica osservazione come una farfalla sotto vetro. Alla fine disse: «La sua proposta viola il mandato della Demarchia per questa missione. Io ho solo l’autorità di catturare questa nave o di distruggerla; non posso lasciarla andare.»
«Anche se lei vorrebbe farlo! Anche se potremmo morire tutti se lei non lo facesse!» Le parole di Nakamore bruciavano di disprezzo; il suo volto taciturno si era improvvisamente trasformato, come se stesse pronunciando un discorso. Betha si rese conto tutt’a un tratto che lui stava recitando per una platea di cui doveva essere ben consapevole. Wadie accennò un sorriso, quasi stupito per quelle parole. «Marionetta! Lei definisce l’Armonia una “dittatura”, ma da noi l’individuo ha più libertà di quanta la sua mobocrazia ne ha mai data o ne darà mai ai suoi cittadini. Io ho il potere, la libertà di scegliere, di fermare questa idiozia. E lei no. Il suo popolo non crede che un uomo sappia usare la capacità di giudizio con cui è nato; ogni volta che apre bocca, lei pronuncia parole d’altri.»
«Ma come faranno a dirle quello che deve fare questa volta, MacWong? Non potevano immaginare di avere bisogno di un controllo secondo per secondo attraverso milioni e milioni di chilometri, attraverso un simile intervallo di tempo per comunicare. Quando l’intera Demarchia avrà saputo ciò che sta succedendo, e ne avrà discusso e avrà votato, per noi sarà tutto finito, e la loro volontà non conterà più un accidente… Ma lei non prenderà questa decisione di sua spontanea volontà perché ha paura del sistema, e di quei bravi anarchici che sono alle sue spalle. La fondamentale debolezza e inefficienza del suo auto-sufficiente governo del popolo farà sì che la Demarchia distrugga le sue stesse navi, e distrugga anche l’ultima speranza di sopravvivenza di questo sistema. Ho sempre saputo che il suo “governo” era una farsa… e neppure lei può più negarlo, ormai. Mi metterei a ridere, se la faccenda non fosse così tragica. Perché è proprio così, una tragedia.»
Betha vide una rabbia impotente incrinare la maschera di sicurezza di MacWong, e per la prima volta scorse anche una sincera emozione sui volti dei demarchi in ascolto dietro di lui… i pubblicitari registravano ogni cosa, in modo che l’intera Demarchia potesse vedere e dividere la loro indignazione. MacWong soffocò la sua ira. «Capitano Torgussen, le nostre navi le passeranno accanto tra tremilaseicento secondi. Se intende seguire le nostre istruzioni, le consiglio di mettersi subito in contatto con noi.» La sua immagine svanì all’improvviso.
Betha disse a bassa voce: «Cerca di intercettare le comunicazioni di MacWong con la Demarchia, Pappy, e fammi sapere fino a che punto quella tirata ha peggiorato le cose.»
Nakamore si slacciò il colletto rivoltato della giacca rigida e voluminosa, mentre i suoi occhi e la sua voce assumevano un’espressione furiosa. «Immagino che si farà risentire.»
«Congratulazioni per la tua promozione a Mano, Raul.» Betha guardò Wadie che faceva un inchino, imperscrutabile in volto.
«Il mio dovere è accettare, il mio desiderio servire.» Nakamore si schermì, stranamente imbarazzato, facendo un gesto come per respingere quel complimento. «Vorrei poterti dire la stessa cosa, Wadie. Ma non so cosa prescrive l’etichetta della Demarchia per i traditori.»
Wadie fece un sorriso stentato. «Non prescrive niente.»
«Tu sei l’unico demarca ragionevole che abbia mai conosciuto, e probabilmente è proprio per questo motivo che il popolo stava dalla tua parte. Non approvo il vostro atto di pirateria contro l’Armonia… ma finalmente credo di capire perché lo avete fatto, perché volete aiutare questa gente. Non so se Djem potrà mai capirlo…»
«Lo so… e me ne dispiace. Non c’era altra scelta. Non sarebbe mai successo se…»
«Se noi non avessimo attaccato l’astronave la prima volta che è comparsa? Hai ragione. È stato stupido da parte nostra. Se avessimo avuto abbastanza buonsenso da dirigerla verso una delle nostre basi, adesso la Grande Armonia avrebbe la sua astronave. Ma non l’abbiamo fatto, ricavandone soltanto morte. Tuttavia sapevamo che la nave era danneggiata, e l’Armonia Centrale ha ritenuto che valesse la pena di spedirmi qui per catturarla.»
«È stato un bell’azzardo» replicò Wadie. «Se quello che abbiamo visto è tutto il combustibile che avete, come avreste potuto ritornare in patria?»
«È vero. Anche se non ci fosse stata battaglia, avremmo impiegato venti megasecondi per ritornare su Outermost… ammesso che i sistemi di sostentamento vitale reggessero. E poi ci saremmo gelati le chiappe su quella palla di neve aspettando un rifornimento per raggiungere la Grande Armonia.» Nakamore si grattò il mento. Aveva un’aria stanca. «Ma contavamo di trovare cibo e aria su Lansing.»
Shadow Jack si accostò alla telecamera da sopra la spalla di Betha. «Perché non ha strappato la tenda protettiva e non li ha ammazzati tutti in un colpo, bastardo?»
Nakamore alzò le spalle. «Ragazzo, per me siete tutti dei pirati. Ma non abbiamo poi preso così tanto. Consideralo un risarcimento per l’idrogeno che avete rubato alla Grande Armonia.»
«Dov’è mia madre?» gridò all’improvviso Bird Alyn, con voce stridula per l’angoscia. «Cosa avete fatto a mia madre?»
Nakamore le rivolse un’occhiata inespressiva; Betha vide che in lui stava nascendo un po’ di comprensione. «Ecco… tua madre avrà la mascella dolorante per qualche centinaio di chilosecondi. Ma a parte ciò sta meglio di te — o di noi — in questo momento. A proposito: capitano Torgussen, lei ha il mio permesso di scaricare quei contenitori di gas in un’orbita bassa attorno a Lansing. Quindi raccomanderei di fare spostare tutte le nostre navi di qualche centinaio di chilometri nello spazio. Quando arriveranno le forze della Demarchia, ci saranno dei fuochi d’artificio che avveleneranno una buona porzione di spazio; non vedo perché debba andarci di mezzo Lansing. Se qualcuno può rimanere fuori da questa storia, tanto meglio.» Si girò di lato, impartendo degli ordini inaudibili.
«Grazie» disse Betha, e notò che Wadie sorrideva ancora in quel modo strano, mentre osservava lo schermo. «Com’è fatto quell’uomo? Non riesco a capirlo.»
Wadie si voltò verso di lei, e il suo sorriso divenne più dolce. «La ragionevolezza non è del tutto scomparsa da Paradiso, Betha. Nemmeno dagli Anelli… Raul è un uomo onesto; ma soprattutto non è stupido. Le ho già detto che suo fratello non ha mai vinto una partita a scacchi con me. In tutto il tempo che ho trascorso sugli Anelli, ho vinto solo due partite con Raul. Forse può ancora riservarci delle sorprese.»
Betha si strofinò le braccia. «So soltanto che ha intenzionalmente provocato la Demarchia al punto che non saranno soddisfatti finché non ci vedranno tutti all’inferno. Qualsiasi cosa abbia in mente di fare, non mi piace essere una sua pedina.»
Il Ranger si allontanò lentamente da Lansing. Betha lo vide diventare sempre più piccolo sotto di loro: un mondo di maliziosa bellezza, che saliva e scendeva in morbide oscillazioni sotto il velo di plastica trasparente chiazzato di lattei rattoppi. Gli alberi si protendevano in alto verso la tenda protettiva come spruzzi di merletto, fragili fontane di foglie che si spandevano su campi di grano maturo… e su campi di erba morente. Vide il verde vellutato dei parchi, ancora bene innaffiati… e il nudo fango delle paludi rinsecchite. Al disotto la gente si muoveva in un balletto di sogno tra slanciati minareti e palazzi governativi con colonne, sul mondo che una volta era stato il simbolo della sfarzosa prodigalità di Paradiso. L’ultimo mondo che avrebbe mai visto… diede un’occhiata al volto impassibile di Clewell il quale, con gli occhi chiusi, andava alla deriva sul sedile mentre ascoltava la risposta della Demarchia. Non sopportando la sua impassibilità, lei distolse lo sguardo e accarezzò il corpo sinuoso di Rusty, cercando nel contempo di richiamare alla mente gli altri volti amati ormai perduti e quel mondo natale che nessuno di loro avrebbe mai più rivisto. Adesso non c’era conforto, né soddisfazione, in quell’ultima vendetta che Paradiso avrebbe inflitto a se stesso come punizione per le loro morti e per la sua. Era oppressa da una tremenda stanchezza, dalla futilità di quelle ultime poche settimane, degli ultimi quattro anni.
«Betha…» Wadie continuava a tenere fissi gli occhi sullo schermo. «Non so come salvare questa nave, ma credo di conoscere il modo per salvare le nostre vite. Possiamo lasciare il Ranger e servirci del Lansing 04 per scendere su Lansing. In fondo ciò che preme a Nakamore è la nave, non le nostre vite. Se usiamo le tute possiamo farcela tutti.»
«No.» Betha si strinse le braccia sui muscoli doloranti dello stomaco. «Io non lascerò il Ranger. Ma voialtri infilatevi pure nelle vostre tute e andatevene. Non c’è nessun motivo perché restiate; almeno, salvatevi voi.»
«Cosa intende dire: che non lascerà questa nave?» Wadie si allontanò dallo schermo e afferrò il bracciolo della sedia di lei. «È soltanto una nave, Betha; non comanda la sua vita, e lei non è legata ad essa.»
Betha scosse la testa. «Ancora non capisce, non è vero? Dopo tutto questo tempo. Questa è la mia nave. Io ho partecipato alla sua progettazione e costruzione. Il suo equipaggio era formato da persone che ho amato; questo viaggio significava tutto per noi, il futuro del nostro mondo… Ogni sua parte mi lega al mio popolo, al mio passato, alla mia casa. Non posso lasciarla. Non voglio perdere ogni cosa, non voglio vivere per sempre nel posto in cui è avvenuto. Non voglio vivere così.»
«E adesso chi è che indulge al pessimismo?»
Betha strinse le labbra. «Non farà male che a me…» Ma si rese conto, nel guardare la faccia di Wadie, che non era così.
«Be’, cosa… cosa sarà di Clewell?»
«Di me?» Clewell aprì gli occhi, irritato, fissando il quadro comunicazioni. «Io non ho nessuna intenzione di lasciare il Ranger per quella grossa palla di fango.»
«Dannazione, così non fa che renderla più ostinata. Perché diavolo non le dice che sta commettendo un errore?»
«Lei è mia moglie, non mia figlia. Ha il diritto di scegliere in piena libertà. E anch’io… Ho già vissuto troppo a lungo, se sono arrivato a vedere questo giorno. Il mio corpo conosce la verità.» Tornò a chiudere gli occhi. «E adesso mi lasci svolgere il mio lavoro; controllare la Demarchia è già abbastanza difficile, a questa distanza.»
«Speriamo che serva a qualcosa.» Wadie si portò di nuovo verso il quadro comandi, massaggiandosi i muscoli indolenziti del collo. «Va bene, allora… resterò anch’io. Credo di essermene guadagnato il diritto. A causa di questa nave ho perduto tutto ciò che ritenevo importante.»
Betha si raggelò, cercando di non tradire l’emozione con la voce. «Non mi farà cambiare idea ricattandomi, Wadie.»
Lui fece un inchino compito. «Non ne ho la minima intenzione. Mi conceda il privilegio di prendere da solo le mie decisioni, visto che lei si aspetta che io rispetti le sue. Preferisco morire da martire piuttosto che da traditore.»
Lei sospirò, affondando le unghie nelle palme delle mani. Grazie. «Allora d’accordo. E così solo due di noi andranno su Lansing.»
Bird Alyn sollevò la testa dalla spalla di Shadow Jack, e gli si rannicchiò fra le braccia. «No, Betha, noi non abbiamo intenzione di andare.»
«Ora, statemi a sentire…»
«No» la interruppe Shadow Jack. «Abbiamo fatto ciò che volevamo fare per Lansing. Ma nessuno può far nulla per noi. Preferiamo stare insieme adesso, per un po’, piuttosto che essere separati per sempre.» Guardò la porta.
«Capisco.» Betha annuì, udendo appena la propria voce. «Allora venite qui tutti e due.» Scivolarono obbedienti verso di lei. Betha si tolse un anello d’oro da un dito di ciascuna mano, poi prese le loro sinistre, una per volta, e infilò un anello in un dito lungo e magro, e l’altro in un dito esile e deforme. Dovette unire le due mani per impedire che gli anelli scivolassero via. «In virtù della mia autorità come comandante di questa nave, vi dichiaro marito e moglie… possa il vostro amore essere profondo come l’oscurità, costante come il sole.»
Le loro mani si strinsero per un attimo alla sua, e lei sentì Shadow Jack tremare. Allora distolse lo sguardo, mentre essi lasciavano la sala. Gli occhi di Clewell la fissarono, poi, accarezzandole il volto. «Abbandona per un minuto la radio. Dobbiamo lasciare un po’ di idrogeno a quella gente…»
Mancavano millesettecento secondi all’incontro.
Lontano ormai trecento chilometri, Lansing era una mezzaluna verdastra e chiazzata che si stagliava contro il buio. Abbastanza lontano, sperava Betha, per sopravvivere ai fuochi che potevano bruciare Paradiso. Il vuoto era dappertutto, e riempiva gli anni luce che li separavano dalle stelle remote. E il Ranger era stato costruito per coprire e annullare quelle distanze, a velocità prossime a quelle della luce stessa. Invece non avrebbe più attraversato quelle distanze… giaceva immobile come un cetoide arenato sulle desolate spiagge di Paradiso, intrappolato da navi primitive con armi primitive, nell’estrema ironia della sconfitta.
«Cinquecento secondi» disse Wadie. Rusty si raggomitolò tranquillo fra le sue braccia, leccandosi una zampa.
Betha si accese la pipa, e inspirò il familiare, tranquillizzante odore del fumo. «La prima nave sta per passare; sono dislocate a una distanza di circa cento secondi l’una dall’altra. Ma non importa… a questo punto non possiamo più soddisfare la richiesta di MacWong.»
All’improvviso Clewell ridacchiò, quasi non si rendesse conto della situazione.
«In nome di Dio, Pappy, che diavolo c’è da ridere?»
Lui scosse la testa in atteggiamento di scusa. «Sto ridendo per la reazione della Demarchia al discorso di Nakamore… per la loro sacrosanta indignazione nei confronti di chi li ha chiamati con il loro nome.»
«Be’, faccia sentire anche a noi» disse Wadie, stranamente ansioso. «Mi interessa.»
Una scarica di elettricità statica mescolata a frammenti di conversazione riempì la sala. Clewell abbassò il volume. «Chiedo scusa; anche migliorando la ricezione ci vuole ugualmente una certa pratica per tirare fuori un senso da tutto questo.»
Quattrocento secondi.
Clewell si sfilò la cuffia. «Mio Dio, Betha, credo che stiano davvero votando… se lasciarci andare o no.»
Betha si spinse via dalla sedia, e si afferrò al bordo del pannello con una smorfia di dolore. «Pappy! Non puoi rendere la trasmissione più chiara?»
«Ci proverò. Adesso le navi di MacWong sono abbastanza vicine; potremmo trovarci proprio lungo il raggio di trasmissione della Demarchia.» Sullo schermo si formò un’immagine; Betha vide una scritta, illeggibile a causa della nebulosità, e comprese che era in corso una votazione generale della Demarchia. Sul fondo brillava una striscia giallo-dorata.
«Ci vogliono circa cinquecento secondi per un conteggio completo.»
«Cinquecento! Cristo!» Sentì Wadie avvicinarsi a lei e sfiorarle il braccio con la manica. «Pappy, cerca di contattare la nave di MacWong.»
«Ci ho provato, ma non stanno parlando.»
Betha poteva quasi scorgere i numeri, poteva quasi vederli cambiare. E oltre all’immagine disturbata dalle scariche elettriche, lo schermo rivelava la scia di tre navi in avvicinamento contro un cielo pieno di stelle. Tre navi che adesso spiccavano come fiaccole, in fase di decelerazione, proiettando una scia luminosa davanti a sé. Betha cercò nella loro brillantezza una traccia più piccola, il seme di una imminente distruzione. Dacci tempo, MacWong… Clewell, lasciò il sedile e si spostò lentamente lungo il pannello, accostandosi a lei. Betha gli strinse il braccio. Le cifre del cronometro diminuivano come sabbia in una clessidra, consumando le loro vite. Ancora cento secondi al passaggio della prima nave… sessanta… cinquanta… Betha si accorse di avere smesso di respirare. «Si tengono a distanza! Quaranta secondi. Quella prima nave ormai non può più spararci addosso.»
Sullo schermo apparve MacWong. «Capitano Torgussen.» Videro i segni della tensione sul suo volto, e anche su quelli che lo circondavano. «Stiamo ricevendo proprio adesso i risultati di una votazione effettuata dalla Demarchia. La maggioranza accetta il suo aiuto a Lansing come prova della sua buona volontà, capitano, ed è favorevole a una modificazione della nostra missione… Spero che lei mi stia ascoltando, Nakamore; ha appena avuto una dimostrazione della vera forza e versatilità del popolo, e della saggezza e bontà del sistema della Demarchia.» Distolse lo sguardo, puntandolo sulle telecamere dei pubblicitari, poi tornò a fissare lo schermo.
«Capitano Torgussen, la Demarchia le consentirà di partire… se ci garantisce che la Demarchia sarà il centro operativo per la distribuzione degli aiuti al suo ritorno su Paradiso.» I suoi occhi le stavano chiedendo di promettere qualsiasi cosa.
Betha vide nel mezzo dello schermo la seconda nave della Demarchia che li stava sfiorando.
Poi ricomparve l’immagine di Nakamore. «Sa che non posso accettare una cosa del genere, MacWong.» La sua voce era piatta; non doveva più raggiungere e stimolare un intero popolo. «Io non chiedo che il controllo tocchi all’Armonia. Ma non spetta certo a voi.»
Betha si raggelò, rendendosi conto che Nakamore poteva ancora lasciarli andare. Una promessa strappata di fronte alla punta di un coltello non era una promessa… e nemmeno una soluzione. Doveva esserci un modo per mettere d’accordo le due parti, altrimenti la prossima nave di Mattino che avesse raggiunto Paradiso sarebbe caduta nella stessa mortale trappola di avidità. Lei udì qualcuno dietro di sé, si girò e scorse Shadow Jack e Bird Alyn, tranquilli e con la mano nella mano.
«Cos’è successo?» Bird Alyn scostò dagli occhi i morbidi capelli neri e ammiccò in direzione dello schermo.
Betha vi vide comparire gli occhi pallidi di MacWong che ispezionavano il suo viso in cerca di una risposta. «Sarà Lansing! Ditelo alla vostra gente, MacWong, Nakamore. Questi sono i termini di Mattino: il nostro aiuto verrà distribuito tramite Lansing, la capitale della Cintura di Paradiso. Nessuno dei vostri governi riceverà favori di sorta; ciascuno verrà trattato con equanimità.»
Essi la fissarono, immagini irreali, e lei vide Tirila rianimarsi, e la sua bocca pronunciare parole inaudibili: «…un trucco… voglio che quella nave sia distrutta…»
Wadie si chinò accanto a lei. «Lansing è indifeso, Lije! La Demarchia accetterà, lo sai.»
MacWong volse le spalle allo schermo quando Tiriki lo afferrò per un braccio; Betha lesse l’odio sul volto del giovane, ma subito diede un’occhiata al diagramma del computer. «L’ultima nave passerà a soli trenta chilometri di distanza; possono spararci addosso quasi a bruciapelo.» Indicò lo schermo con un cenno della testa. «Se non vediamo passarci accanto questa nave, diventeremo polvere…»
Alle sue spalle Shadow Jack disse con voce solenne: «Lei intende dire che moriremo.»
MacWong si liberò dalla stretta di Tiriki. Betha non poteva vederlo in faccia, perché lui stava impartendo un ordine, fissando nel contempo la telecamera di un pubblicitario…
Nakamore cominciò a ridere. «Grazie, figlio del caos.»
Una striscia appena visibile color viola pallido trafisse l’oscurità dello schermo per la durata di un battito, e sparì. La terza nave era passata.