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La sala del Consiglio si riempiva lentamente. Larry, in piedi a capo del tavolo, guardava i consiglieri entrare e si rendeva conto che nessuno sembrava ansioso che la riunione cominciasse.

Sanno che ci sarà battaglia, pensò. Sanno che dovranno prendere una decisione difficile, e non hanno voglia di affrontarla.

La sua mente tornava di continuo a Valery, allo sguardo incollerito e spaventato che le aveva visto la sera prima. Non può respingerci tutt’e due, pensò. Le leggi dell’astronave in certe cose erano miti, ma in altre inesorabili. Valery era in età di sposarsi, e doveva sposarsi. L’elaboratore aveva selezionato per lei una lista di uomini geneticamente adatti, e lei doveva sposarne uno, non poteva sottrarsi.

O Dan o me, pensò Larry. O un altro della lista. Possibile? Ma no, non avrebbe sposato un altro.

Ma il problema era più complicato. Se il Consiglio decide di concludere il viaggio ad Alpha Centauri, rimuginò Larry, dovremo alterare geneticamente i nostri figli. I figli di Val, e di quello di noi due che lei sposerà, saranno mostri in grado di respirare zolfo e di vivere normalmente a 1,3 g. Val non potrà allevarli, potrà stare con loro solo per brevi visite. Cresceranno in una parte separata dell’astronave, non potranno respirare la sua stessa aria…

Qualcuno tossì, Larry si riscosse e riportò la sua attenzione sui consiglieri, che adesso erano tutti ai loro posti e lo guardavano, aspettando.

Solo tre sedie erano ancora vuote: quella del dottor Loring, e quelle di Joe Haller e Dan. Ma appena Larry aprì la bocca per parlare, la porta in fondo alla sala si spalancò, e Haller e Dan entrarono. Dan sorrideva.

I due si sedettero ai loro posti in fondo al tavolo, e si sedette anche Larry.

— Presumo che abbiate rivisto tutti il verbale dell’ultima seduta, e che siate al corrente dell’ordine del giorno di oggi.

Ci fu un generale mormorìo d’assenso, accompagnato da cenni della testa.

— Abbiamo visto insieme, nel laboratorio di Polanyi, le fotografie inviate dalle sonde.

Altri mormorii d’assenso.

Larry non si sentiva nervoso come aveva temuto. Si sentiva… distaccato, lontano, come se fosse stato ad anni-luce di distanza e di là guardasse qualcuno nella sua pelle che dirigeva la riunione, come uno scienziato guarda una cavia.

Appoggiando le braccia sul tavolo, disse: — Bene, direi di venire subito al sodo: vogliamo concludere il viaggio ad Alpha Centauri, o vogliamo tentare di trovare un pianeta migliore, più simile alla Terra?

Per qualche istante nessuno dei membri del Consiglio aprì bocca. Si guardarono l’un l’altro, tutti ugualmente riluttanti a iniziare la discussione.

Poi Mort Campbell si schiarì la voce. Aveva un tono profondo, e l’eloquio lento e puntiglioso. Aveva anche una corporatura massiccia e una faccia bovina, e tutto quanto contribuiva a dare l’impressione di uomo di muscoli un po’ tardo. Ma Campbell era il campione di scacchi dell’astronave, oltre che il miglior lottatore. Era il capo del gruppo Mantenimento Ambiente, con una preparazione scientifica vastissima. Quando parlava, sia pur lentamente, la gente lo ascoltava.

— Io non so gran che delle alternative che abbiamo — brontolò. — Ma so in che stato è l’attrezzatura di mantenimento dell’ambiente. Non siamo in condizioni di viaggiare ancora a lungo. I rigeneratori d’aria, i riciclatori dei rifiuti, le unità crioniche, e tutto il resto… tutto è tenuto insieme coi residui di quello che al self-service chiamano caffè e coi pochi capelli che mi son rimasti in testa.

Molti ridacchiarono, Campbell fece un sorriso tirato.

— Dico seriamente — continuò. — Credo che sia assurdo parlare di proseguire. — Si voltò verso Dan. — Cosa avete da dire voi del gruppo Propulsione e Potenza? La vostra attrezzatura è in condizioni migliori della mia?

Dan agitò un mano nell’aria. — Noi non siamo ancora arrivati al punto di strapparci i capelli, ma è certo che i reattori e i generatori non dureranno altri cinque o sei decenni. Anzi, non dureranno neanche altri cinque o sei anni.

— E poi che alternativa abbiamo? — disse Joe Haller. — Non sappiamo se esiste un pianeta migliore.

— Il dottor Loring lo stava cercando, quando gli è capitata la disgrazia — disse Polanyi. — Purtroppo nella memoria dell’elaboratore non c’è traccia del suo lavoro.

Larry fece per parlare, ma Polanyi continuò: — Però ieri sera ho ricevuto una telefonata di sua figlia. Sembra che abbia trovato degli appunti del padre, e vorrebbe riferirne al Consiglio.

Cosa? Val poteva fornire degli elementi sul lavoro di suo padre?

Di colpo Larry fu presente, sveglio, con tutti i nervi e i muscoli tesi.

Sforzandosi di mantenere calma la voce, chiese: — Spiegatevi meglio, dottor Polanyi.

Il vecchio ingegnere si strinse nelle spalle. — Credevo di essere stato chiaro. A quanto sembra, la signorina Loring ha scoperto degli appunti di suo padre, e pensa di poterci riferire almeno qualcosa sui risultati delle sue osservazioni.

Larry gettò un’occhiata a Dan, in fondo al tavolo, E lo vide stupito non meno di lui.

— Allora sentiamo subito quello che ha da dirci — propose.

Annuendo vigorosamente, Polanyi disse: — Sono anch’io di questo parere. Mi sono preso la libertà di far aspettare la signorina Loring qui fuori. La chiamo?

Larry guardò i consiglieri. Nessun segno di dissenso. — Certo — disse, — fatela entrare.

Polanyi si alzò e andò alla porta vicino a dove stava seduto Larry. L’aprì, fece un gesto, e Valery entrò nella sala. Indossava un vestito, invece della solita tuta, e aveva la faccia molto seria. E stanca.

Deve aver passato la notte in bianco, pensò Larry.

— Siediti al posto di tuo padre — le disse.

Valery annuì e andò alla sedia vuota, che Polanyi le aveva scostato dal tavolo.

— Dunque — disse Dan, — sei in grado di riferirci i risultati del lavoro di tuo padre, dei suoi tentativi di trovare un pianeta simile alla Terra?

— Non aspettatevi niente di esauriente — disse Valery, con voce bassa, stanca. — Ho qui solo note scarabocchiate, che ho trovato nella sua scrivania ieri sera, per caso… volevo scrivere una lettera… — Lanciò un’occhiata a Larry, e poi si voltò subito a guardare Polanyi, che le stava seduto di fronte.

— Gli appunti in sé dicono poco, ma mi hanno fatto venire in mente i discorsi che si facevano in casa… Mio padre parlava spesso, con noi, del suo lavoro…

Esitò un momento, e Larry capì che lottava per dominarsi, per non pensare alla disgrazia che era capitata a suo padre… e a chi l’aveva provocata.

— Stava studiando, in particolare, i pianeti di due stelle, Epsilon Indi e Epsilon Eridani. Sono tutt’e due stelle arancioni di sequenza K, di temperatura appena inferiore a quella del Sole. E tutt’e due hanno uno o più pianeti. Di questo mio padre era sicuro.

— Ci sono molte altre stelle vicine quanto queste due, se non più vicine, vero? — disse Adrienne Kaufman.

Valery annuì. — Sì, ma sono quasi tutte stelle nane rosse, poco luminose e relativamente fredde, e le possibilità di trovare nei loro sistemi un pianeta che abbia la temperatura della Terra, acqua allo stato liquido, e condizioni generali di abitabilità, sono praticamente nulle.

— Ho capito.

Qualcuno chiese: — Questi pianeti che il dottor Loring stava studiando, sono simili alla Terra?

— È appunto quello che stava per accertare — rispose Val, — quando… quando è successa la disgrazia.

Larry sentì la tensione attorno al tavolo.

— Da quel poco che ho potuto capire da questi appunti, e da quello che ricordo dei discorsi di mio padre — continuò Val, — credo che avesse accertato che Epsilon Indi, la più vicina delle due stelle, abbia più di un pianeta. Il più grande è un gigante gassoso, come Giove, del tutto inabitabile per noi.

— E gli altri?

Val scosse la testa. — Non è arrivato a scoprirlo. Parlava di far potenziare il telescopio principale. Credo che, per studiare i pianeti minori, avesse bisogno di un maggior livello d’ingrandimento e di risoluzione.

— I miglioramenti si possono fare — disse Polanyi. — Ma poi chi userebbe il telescopio? Il dottor Loring era l’unico astronomo qualificato.

— Potremmo rianimarne uno dal criosonno.

— Ma ce ne sono?

Valery alzò appena la voce. — Se il Consiglio è d’accordo, posso continuare io gli studi di mio padre.

— Ma…

— Lo so, io mi occupo solo di calcolo. Ma ho sempre seguito con molto interesse il lavoro di mio padre, e credo di poter continuare i suoi studi… se non volete prendervi la briga di rianimare uno degli astronomi addormentati.

— Ma siete in grado di fare tutte le osservazioni necessarie in meno di un mese? Perché altrimenti dovremo entrare in orbita attorno al pianeta di Centauri.

— Non ne ho la minima idea — disse Valery.

— Dovremo in ogni caso entrare in un’orbita di parcheggio attorno al pianeta — disse Dan, con tono deciso.

Tutti si voltarono verso di lui.

— Ho fatto un’indagine presso i vari gruppi, e da tutti mi sono sentito dire quello che ha detto il signor Campbell poco fa. L’attrezzatura ha bisogno urgente di essere riparata, revisionata a fondo… L’astronave non può andare avanti molto senza un riassetto completo.

Spinse indietro la sedia e si alzò in piedi. — E non si può procedere a un riassetto completo con tutti gli impianti che funzionano a pieno regime. Se entriamo in orbita attorno al pianeta, potremo mettere le varie parti fuori servizio, ora l’una ora l’altra, per settimane e anche per mesi.

— E quando saremo in orbita attorno al pianeta — disse Larry — la tentazione di fermarci potrebbe diventare irresistibile. Non è così?

Dan si strinse nelle spalle. — Può darsi. Quello che so, per il momento, è che i reattori hanno bisogno di deuterio. Con le scorte che abbiamo possiamo tirare avanti al massimo qualche anno. Sul pianeta c’è l’acqua, perciò dev’esserci anche il deuterio. Semplice, no?

— Dunque dobbiamo fermarci, che lo vogliamo o no — disse Larry.

Dan annuì, sorridendo.

E insieme con lui annuirono tutti, attorno al tavolo. Larry si rese conto che non c’era niente da fare. Gli avevano legato le mani, l’avevano scavalcato. La grande decisione non era stata presa, era stata tutta una buffonata. E sarebbero comunque entrati in orbita attorno al pianeta.

— Io credo che orbitare attorno al pianeta ci procurerà molti vantaggi — disse Polanyi. — Potremo studiarlo da vicino, e anche far scendere sulla superficie delle squadre d’esplorazione. La signorina Loring avrà tutto il tempo necessario per le sue osservazioni astronomiche. E potremo revisionare l’astronave con comodo. In fin dei conti, anche se dovessimo decidere di fermarci ad Alpha Centauri, tutti noi dovremmo passare il resto dell’esistenza a bordo dell’astronave. Non potremmo mai andare a vivere sul pianeta.

— Ma i nostri figli sì — disse Dan.

I figli di Val, pensò Larry, con una fitta d’amarezza.

— Bene — disse forte. — Sembra che non ci sia altra via, e perciò nessuna decisione da prendere. Per il momento, almeno. — Poi si voltò verso il medico capo. — Se dobbiamo far atterrare degli uomini sul pianeta, potete dare l’avvio alla rianimazione di una squadra di astronauti.

Il medico capo annuì.

Poco dopo la riunione si concluse. E mentre i consiglieri si alzavano e uscivano, Larry si avvicinò a Val.

— Non mi avevi detto di aver trovato quegli appunti di tuo padre — le disse.

Val era in piedi vicino al tavolo, seria e più bella che mai.

— È stato proprio come ho detto — rispose, con una voce tesa, in cui si sentiva lo sforzo di non lasciar trapelare la minima emozione. — Mi sono messa alla scrivania di mio padre per scrivere una lettera a Dan, per dirgli le stesse cose che avevo detto a te, e ho trovato gli appunti in un cassetto.

— La pensi sempre… come ieri sera?

Val distolse lo sguardo. — Sì. Non mi va di mettere zizzania tra te e Dan. Mi ripugna.

— Ma cos’è questa storia che vuoi fare l’astronoma? Non sapevo…

— Ci sono tante cose di me che non sai — disse Val. — Mentre io so tutto di te e di Dan. Ognuno di voi due pensa che l’altro abbia tentato di uccidere mio padre. Non pensi che se qualcun altro continuasse il suo lavoro all’osservatorio, il mancato assassino, ammesso che ci sia, ci riproverebbe?

Larry cominciò a capire e provò un senso di vuoto allo stomaco. — Vuoi dire che se invece sei tu, a continuare gli studi di tuo padre…

— Né tu né Dan mi farete del male. Non è piacevole, eh? Ma se tutt’e due siete convinti che uno di voi è un assassino, allora l’unica persona che può riprendere e portare a termine il lavoro sono io.

— Ma… e se l’assassino, sempre che ci sia, fosse un altro, chissà chi?

Valery non esitò un istante. — Allora finalmente voi due non sospetterete più uno dell’altro, e collaborerete per scoprire chi è il pazzo dell’astronave!

Gli voltò le spalle e si avviò verso la porta. E dal suo passo risoluto, dal gesto di sfida con cui buttò indietro la testa, Larry capì che non voleva che lui la seguisse.

Larry si appoggiò al tavolo, sentendosi sfinito.

Il mondo intero mi crolla addosso. Tutto si sfascia e non posso farci niente…

Poi un pensiero lo colpì. Dan aveva detto che sul pianeta avrebbero potuto fare scorta di deuterio per i reattori. Questo significava che avrebbero dovuto calare sulla superficie un carico d’attrezzatura, e gente capace di farla funzionare. Significava che anche Dan avrebbe dovuto scendere su quel pericoloso, forse micidiale pianeta.

Ci mancò poco che Larry non sorridesse.

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