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Qualcuno che cantava il Blue della fine del secolo, con voce roca e malinconica, fu la sola cosa che poté udire Phil mentre scendeva attraverso le scale buie nel quasi altrettanto buio Tan Jet. Nessun portiere, robot o umano, era di guardia all’entrata, o se c’era, non si vedeva, e nessuna cameriera gli si precipitò incontro. A quanto pareva, ci si aspettava che i clienti conoscessero la strada da soli.

E di clienti ce n’erano parecchi. Sedevano in piccoli gruppi, in una calma truculenta che suonava come sfida e derisione del trambusto frenetico di quei tempi, e dell’illusione che la frenesia portasse da qualche parte. Non c’erano juke-box teatrali negli angoli, nessuno schermo tv in vista e i separé non sembravano forniti di sensoradio.

Quattro musicisti in carne e ossa strimpellavano sommessamente vecchi strumenti jazz mentre un singolo riflettore illuminava di luce ambrata una cantante color caffè, ingannevolmente languida, coperta fino ai polsi e al collo da un vestito di lustrini.

Stanotte son triste, amore,

e sotto le luci al sodio

mi si spezza il cuore…

Un uomo e una donna uscirono dall’oscurità da due direzioni opposte e si guardarono. — Dolcezza! — gridò lui. Lei restò immobile come una roccia, mentre l’uomo le si avvicinava e le dava uno schiaffo tale da scuoterle tutti i riccioli rossi. — Amore mio! — gridò lei, e gli restituì il ceffone. Phil poté vedere che gli occhi dell’uomo si spalancavano per il piacere, mentre la guancia gli diventava tutta rossa. Si presero ritualmente a braccetto e uscirono.

Non m’importa, amore,

se il mondo è impazzito,

la Luna è sconvolta

e già da cent’anni

lo spazio è ammattito…

In quel momento Phil individuò la nera capigliatura di Mitzie Romadka e il suo mantello in un angolo all’estremità opposta della sala. Si diresse da quella parte, sentendo un improvviso senso di disagio.

Gli zatteroni

non li voglio più,

le belle notizie

non darmele più.

Canto questo lamento

che il secolo pianger fa

e pianger fa il millennio…

Mentre gli spettatori applaudivano pacatamente, Phil si fermò vicino al tavolo di Mitzie. La ragazza era con tre giovani uomini, che però sedevano chiaramente a una certa distanza, come se lei fosse stata esclusa dalla loro compagnia.

I tre, pur senza muovere un dito, mostravano di possedere, più di ogni altro avventore, quella mistica durezza che sembrava la prerogativa dei frequentatori del locale. Avevano la calma dignità degli assassini. Voltandosi per vedere quello che i tre stavano guardando, Mitzie balzò in piedi chiamandolo per nome, con un grido entusiasta, ma anche con un certo allarme negli occhi. Non indossava più la maschera. Gli si avvicinò e gli diede uno schiaffo piuttosto doloroso con la sinistra.

Lui sollevò la mano per restituirle lo schiaffo, ma esitò e riuscì a darle appena un leggero buffetto. Lei gli lanciò un’occhiata, poi si voltò con un largo sorriso, dicendo allegramente: — Amici, ecco Phil. Phil, ti presento Carstairs, Llewellyn e Buck.

Carstairs aveva un rigonfiamento in cima alla testa che gli dava un aspetto a pera. Portava una sottile frangetta, che però non lo rendeva affatto effeminato. — Così sarebbe questo il pagliaccio a cui hai raccontato i piani di stanotte — osservò pigramente.

Llewellyn aveva un’aria molto inglese ed era molto scuro. — E gli hai anche detto che saremmo venuti qui. Mi chiedo come mai non abbia portato la polizia.

Buck aveva la faccia di un falco e un accento del Kentucky che sembrava imparato sui nastri. — La polizia non ha mai tentato di beccare qualcuno al Tan Jet, finora — osservò. — Buono, Otie! — Quest’ultimo richiamo era rivolto a un cagnaccio dall’aria miserabile che sporse la testa da sotto la sedia mostrando i denti a Phil.

Phil si appoggiò al tavolo, la mano vicino a una brocca alta e sottile. — Sono sorpreso di trovarti in un posto tranquillo come questo — disse rivolto a Mitzie. — Mi aspettavo droga, lotte al coltello e donne nude.

Mitzie si girò di scatto verso di lui. — Quanto a droghe, cosa credi che stiamo bevendo in questo momento? — chiese infuriata. — Per i coltelli, basta solo che tu aspetti un po’. E per le donne nude, caro tifoso di combattimenti fra maschi e femmine, se Carstairs, Llewellyn o Buck si infiammassero per qualche ragazza, io andrei subito da lei e le strapperei i vestiti!

Mentre diceva queste ultime parole, stava guardando dietro a Phil. Lui volse il capo e vide la signorina Phoebe Filmer con un giovanotto dall’aria piuttosto impaurita. Phoebe, che indossava un abito da sera color verde pallido profondamente scollato, sembrava ancora più impaurita, e aveva il viso verde quasi quanto i capelli. Forse aveva sentito l’ultima affermazione di Mitzie. Poi riconobbe Phil, e alla paura si aggiunse lo stupore. Phil le rivolse un sorriso rassicurante, anche se forzato. In quel momento l’accompagnatore di Phoebe richiamò la sua attenzione su un separé vuoto vicino alla porta, e i due si affrettarono verso quel rifugio con l’ansia di due turisti in visita ai bassifondi.

Phil si sentì notevolmente rassicurato. Prese una sedia libera da un tavolo vicino, cercò un bicchiere vuoto e lo riempì col contenuto della brocca. Llewellyn, che come gli altri ne aveva soltanto un dito nel bicchiere, richiamò l’attenzione di Buck e alzò gli occhi al cielo in un gesto significativo. Il bianco degli occhi formò due bizzarre mezzelune sotto le iridi.

— Glieli strapperei subito — ripeté Mitzie con convinzione.

Carstairs disse con voce sarcastica: — Mitz, piantala di fare la parte della mammina premurosa. — Si lisciò accuratamente la frangetta, come un antico giudice che si aggiusti la parrucca prima di pronunciare la sentenza. — È chiaro che hai spifferato i nostri piani a questo pagliaccio, e che lui li ha raccontati alla polizia, ragion per cui ci stavano aspettando quando abbiamo svaligiato il primo robot.

— Già — disse Llewellyn, e Buck annuì.

— E se io non avessi insistito per mettere una nuova carica nel razzo ausiliario — continuò Carstairs — ci avrebbero beccati.

— È stata solo una coincidenza — tagliò corto Mitzie.

— È la prima volta che mi capita un coincidenza. Personalmente non ho mai creduto alle coincidenze.

Phil bevve un lungo sorso. Gli sembrò una robetta leggera in confronto al whisky adulterato che gli aveva dato Juno. O almeno così gli parve per i primi due o tre secondi. Poi sentì che la sommità della testa gli si gonfiava a mo’ di pera, come quella di Carstairs. La cantante eseguiva un nuovo motivo, il cui ritornello faceva:

Caro, sono pazza di te,

mi sento così strana e così nuova…

Carstairs continuò tranquillamente: — Mitzie, ti abbiamo fatto entrare nella banda, ti abbiamo iniziata, pur sapendo che eri la figlia di uno psicoanalista, un elemento poco sicuro…

Mitzie gli lanciò un’occhiata di fuoco. — Iniziata? — disse. — Puoi dirlo forte!

— Comunque sia — affermò Carstairs lentamente — tu hai tradito la banda. O almeno ti sei comportata da irresponsabile. — Scandiva le parole ancora più lentamente. — La tua irresponsabilità ci ha fatto perdere un sacco di grana. — Fece una pausa lunga e crudele. — Sei fuori, Mitzie.

— Fuori — ripeté Carstairs.

— Proprio così — disse Llewellyn.

— Già — confermò anche Buck, mentre accarezzava il muso di Otie.

Phil appoggiò i gomiti sul tavolo. — Signori — disse tranquillamente — dite di aver perso un mucchio di soldi? Io sono in grado di rimediare.

Carstairs lo guardò vagamente irritato, e alzò la mano aperta. Phil sorrise e porse la guancia. — Sto cercando un gioiello senza prezzo — continuò. — Per ottenerlo intendo penetrare questa notte nella sede della Divertimenti SpA. Sono disposto ad accettare il vostro aiuto.

A sentir nominare la Divertimenti SpA, Buck mosse la testa almeno di un centimetro, mentre Carstairs sbatté quasi le ciglia.

— Avete delle idee grandiose, mi pare — osservò tranquillamente Llewellyn.

— Sì — disse Buck con uno sbadiglio — forse avrebbe potuto trovare un posto più facile.

— Hai detto che è uno dei matti di tuo padre, vero? — chiese Carstairs a Mitzie.

Lei fece per rispondere, ma Phil la batté sul tempo. — Conosco un passaggio segreto per arrivare nell’ufficio di Billig. Sarà semplice. Non dovete preoccuparvi delle vespe.

— Cosa sarebbe questo gioiello preziosissimo? — chiese Buck con voce strascicata.

— Qualcosa che non credo siate in grado di apprezzare — replicò Phil. — Comunque — continuò, sorseggiando più cautamente la bevanda euforica — dovrebbe esserci in giro abbastanza valuta ordinaria per compensarvi del disturbo. Ho sentito dire che la Divertimenti SpA è piuttosto ricca. Tanto per dirne una, tutti i robot venditori lavorano per lei. E allora perché non colpire la fonte?

Otie allungò la testa dal suo nascondiglio e fece la mossa di azzannare la mano di Phil che, avendo i riflessi appannati dal liquore, non si mosse. Le fauci si richiusero a un paio di centimetri dalle sue dita. — Perché si chiama Otie? — chiese.

— Perché è un coyote — spiegò Buck con una certa condiscendenza. — È stato fatto regredire geneticamente fino al tipo oligocenico.

Phil si chiese se anche i gatti potevano essere fatti regredire fino ai loro progenitori egizi, e se questi progenitori non fossero per caso verdi.

Nel frattempo gli occhi di Mitzie si erano illuminati. Guardò i suoi compagni. — Perché non accettiamo? — propose, sforzandosi di fingersi indifferente. — Sembra eccitante.

Carstairs, Llewellyn e Buck sedevano freddi e sprezzanti come quando Phil era arrivato. Eppure c’era una differenza.

— Perché no? — ripeté Mitzie dopo un momento.

— Naturalmente è rischioso — disse Phil. — I ragazzi di Moe Brimstine hanno gli ortho.

— Che cosa ne sai tu degli ortho? — chiese Carstairs con improvviso interesse.

Phil alzò le spalle. — Sono blu e sfrigolano — rispose. — Li hanno usati contro di me, poco fa.

— Perché non accettiamo, allora? — insistette Mitzie.

— Ho chiesto a Juno e a Jack Jones di aiutarmi — aggiunse Phil. — Sapete, i lottatori. Ma non hanno voluto.

Ancora nessuno rispondeva alla domanda di Mitzie. — Bene, quand’è così… — disse lei con un sorriso trionfante, voltando le spalle al tavolo. — Vieni, Phil.

Avevano fatto appena tre passi, quando Carstairs cominciò a ridacchiare sommessamente. Phil avrebbe anche proseguito, ma Mitzie si voltò mostrando una tale ansia che lui ci rimase male.

— Non correte tanto — disse Carstairs. — Llewellyn, Buck e io ci iscriviamo a questa piccola spedizione, a patto che il pagliaccio ci sappia dare le risposte giuste a qualche domanda quando finiremo. — Sorrise, alzandosi. — Una sola cosa, Mitzie. Questa volta sarà meglio che non ci siano poliziotti.

Mitzie rise. Phil accettò la situazione con un: — Felice di avervi con me, ragazzi — e fece per prendere il braccio di Mitzie, ma lei andò invece con Carstairs e Llewellyn, senza degnarlo di un’occhiata.

La cantante in lustrini aveva attaccato un motivo più allegro:

Riempimi di schiaffi,

rompimi le ossa.

L’amore è cosi buffo.

Ridi anche tu con me…

Per dare un balsamo ai suoi sentimenti feriti, Phil si diresse verso il separé di Phoebe Filmer, dove la biondo-verde era oggetto delle esplicite offerte di due giovani barbuti, sotto lo sguardo agitato del suo accompagnatore.

Phil batté sulla spalla del primo ruffiano. — Filate, ragazzi — ordinò con un cenno significativo verso il suo tavolo. Almeno Buck stava guardando dalla loro parte, e Otie ringhiò. I ruffiani barbuti si eclissarono. Phil si inchinò lievemente a Phoebe.

— Grazie — disse lei con voce debole e stupita.

Phil fece un gesto per dire che non era niente, e se ne andò.

— Dite — chiese lei correndogli dietro e trascinando con sé il proprio accompagnatore — l’avete poi trovato il vostro gatto verde?

Lui sorrise. — No — disse. — Ma sto per trovarlo.

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