11

Qualche secondo dopo Phil decise a malincuore che starsene disteso sul morbido pavimento di gomma, con entrambi gli occhi ben chiusi, non gli sarebbe servito a molto. Li aprì cautamente, sbatté le palpebre sul pavimento e cercò di farsi coraggio per guardare in alto. Nel frattempo:

— Brimstine, perché non arriva quell’uomo dell’FBL?

— Non si preoccupi, signor Billig. Sarà qui a momenti.

— Comincio a dubitarne. E se ci avessero mentito? Se progettassero di attaccarci, sperando di impadronirsi del gatto verde?

— Il governo non oserebbe mai fare una cosa del genere, signor Billig. Hanno bisogno del gatto verde. O almeno così credono.

— E allora perché non è ancora arrivato quello dell’FBL?

— Vi dico di non preoccuparvi, signor Billig. Rilassatevi. Fatevi accarezzare la fronte da Dora.

— Pfui!

Alquanto confuso, Phil alzò il mento dal pavimento e voltò con cautela la testa. Quel signor Billig che aveva sentito nominare in un tono tanto reverente si rivelò per un uomo molto magro, scuro, che a una prima occhiata pareva sulla trentina, a una seconda sulla settantina, e a una terza un mistero spiegabile solo con l’uso di ormoni per prolungare la giovinezza. Vestiva un completo sportivo nero, dal taglio severo. Moe Brimstine, al suo fianco, sembrava ancora più grande, ma solo fisicamente. Le sue maniere brusche si erano trasformate in quelle di un servo, con i privilegi del buffone. Perfino i suoi occhiali neri apparivano ora un po’ comici.

L’altro membro del terzetto era una biondo-viola di una bellezza che toglieva il respiro, e il cui abito consisteva di una lunghissima spirale di sottile filo d’argento sopra una guaina di raso bianco. Era seduta su un tavolo e osservava gli altri con un freddo sorriso. Il signor Billig camminava su e giù senza un attimo di tregua, come se fosse impegnato in qualche allenamento, con Moe Brimstine che lo seguiva come un istruttore ansioso.

Ma quel che era più stupefacente, per Phil, era che nessuno dei tre gli dedicava la minima attenzione. Apparentemente il fatto che fosse entrato nella sala rovesciando un acquario non era tanto importante da meritare un’occhiata. O se un’occhiata c’era stata era stata davvero molto breve. Oltre ad essere esterrefatto e piuttosto spaventato, Phil si sentiva ora persino un po’ offeso.

— Non credo che dobbiate prendere questo atteggiamento verso Dora, signor Billig — disse Moe Brimstine. — È una ragazza molto intelligente; perfino voi provereste piacere nello scoprire quanto. Non è così, Dora?

— Sono molto abile nell’offrire piacere agli uomini, alle donne e ai bambini — disse Dora sbadigliando. — Fra le altre cose ho imparato a memoria tutti i più importanti libri porno scritti dall’alba della storia.

— Pfui! Scemenze! Brimstine, tu non vuoi capire quanto sia seria questa faccenda. Allora ti dirò che secondo le mie ultime informazioni il governo sta per mettere sotto accusa non solo tre dei nostri governatori e una cinquantina dei nostri sindaci, ma anche quattro senatori e una decina di deputati.

L’annuncio lasciò di stucco Moe Brimstine — Ma sono tutti — disse sottovoce.

— Non proprio, ma quasi — disse Billig seccamente.

— Significherebbe la fine della Divertimenti SpA.

— E io che cosa ti ho detto? — replicò Billig.

Phil, un po’ irritato, si sedette e si mise a osservarli, col mento appoggiato a una mano. La sua manovra non suscitò la minima attenzione. Si convinse a non cercare una spiegazione del loro comportamento.

Moe Brimstine aveva recuperato il proprio buon umore con una alzata di spalle. — In ogni modo avete il gatto verde. Potete stare tranquillo.

— Davvero? — chiese Billig fermandosi. — Sei sicuro di averlo chiuso bene, Brimstine?

— Sentite, signor Billig, l’ho messo in una gabbia di rame, dove nessuno può toccarlo e lui non può toccare nessuno, neppure elettronicamente. E poi è ancora addormentato. Non potete chiedere di più, vi pare?

— Forse no — concesse Billig di malavoglia. — Ma c’è sempre il problema di prima: come possiamo essere sicuri che il governo abbia un tale bisogno del gatto verde da essere disposto ad accantonare tutte le accuse, pur di entrarne in possesso?

— Non preoccupatevi, signor Billig. Questa è una cosa di cui possiamo essere certi. Da almeno un mese sappiamo che la ricerca del gatto è il compito più urgente e più segreto dell’FBL, dell’FBI e del servizio segreto speciale.

— Ma per quale ragione? — Billig aveva ricominciato a passeggiare. — Non è che un animale con uno strano colore. Non ha senso.

— Sentite, signor Billig, ne abbiamo già discusso prima. Loro sono assolutamente convinti che il gatto rappresenti un terribile pericolo. Credono che possa controllare la mente e cambiare la personalità di un uomo, e sono convinti di averne le prove, inclusi i casi di quattro alti ufficiali che hanno lasciato il paese, a quanto pare, diretti in Russia. Hanno preso ogni genere di misure segrete, non solo per catturare il gatto, ma anche per impedire che il Presidente e i più importanti ufficiali abbiano alcun contatto con lui. Secondo le nostre informazioni, la teoria originale del governo era che il gatto veniva dalla Russia, che le idee genetiche di Lysenko erano giuste e che i Russi avevano allevato degli animali intelligenti e dotati di facoltà extrasensoriali per usarli come spie e sabotatori, e forse per rimpiazzare gran parte della popolazione mondiale. Ma ora il governo sembra propenso a credere che il gatto sia un mutante o un mostro o qualcosa del genere, e che sia in grado di conquistare l’America, forse tutto il mondo, mediante il controllo dei sentimenti e dei pensieri.

Phil si sollevò indignato. Avrebbe voluto dire: “Ehi, Lucky non è affatto tutto questo!” La conservazione l’aveva interessato a tal punto da fargli quasi dimenticare la sua incredibile situazione.

— Lo so, lo so — stava dicendo Billig. — Ma voi cosa ne pensate, Brimstine?

L’altro si strinse nelle spalle. — Penso che siano matti — disse beatamente. — Quel gatto non mi sembra niente di speciale, anche se non ho intenzione di correre rischi. Credo che si tratti di una colossale suggestione collettiva, di una fobia.

— Pensi che siano matti e ti aspetti che io non mi preoccupi — grugnì Billig. — Dov’è quest’uomo dell’FBL?

— Sta venendo — lo rassicurò Brimstine. — Vedrete che tutto andrà bene.

— È esattamente quello che mi hai detto quando il Presidente ha cominciato a prendere misure contro la Divertimenti SpA. — ribatté Billig, accalorandosi. — Hai detto che era solo un bluff, per attirare i voti del Midwest. Mi hai spiegato che Barnes era un contadino ubriacone, che potevamo raggirarlo tutte le volte che volevamo. Mi hai assicurato che era solo una gran messinscena, come le altre sei volte. Be’, non lo era. È successo qualcosa che ha cambiato tutto.

— Lo so, lo so — ammise Brimstine, per una volta tanto a corto di parole.

— Non hai ancora scoperto cos’è successo? — insistette Billig.

Brimstine alzò le spalle. — Penso che Barnes sia matto.

— Questa è la tua spiegazione per ogni cosa! — ruggì Billig fra i denti. — Se succederà qualcosa anche questa volta, mi dovrei consolare pensando che i poliziotti che mi arrestano sono matti? Dov’è quest’uomo dell’FBL?

— Dovreste davvero cercare di rilassarvi, signor Billig — suggerì Moe Brimstine riprendendosi. — Distraetevi in qualche modo. Con Dora, per esempio — e ignorando il terzo pfui di Billig, Brimstine la scrutò criticamente. — Sistemati la bocca, cara — disse.

Con un’obbedienza piena di grazia, che riuscì tuttavia ad essere sprezzante, la bellezza biondo-viola scivolò dal tavolo e si diresse verso Phil, il quale decise che ormai era tempo che smettessero di far finta di ignorarlo.

— Guardate come ancheggia, signor Billig — disse Brimstine premuroso. — Un bel pezzo di figliola, eh?

Lei gettò all’indietro i capelli con un gesto del capo, si fermò a un metro da Phil, prese il rossetto e guardando dritto davanti a sé, se lo passò accuratamente sulle labbra. Nello stesso istante qualcosa di freddo e di attaccaticcio si chiuse su un dito della mano sinistra di Phil. Istintivamente lui scosse la mano, e un piccolo polipo rosa si staccò dal suo dito dirigendosi verso la ragazza, per spiaccicarsi nell’aria a circa mezzo metro da lei.

Phil lo guardò restare lì sospeso e sentì che la testa gli si stava gonfiando fino a scoppiare, come se avesse preso un altro bicchiere della limonata del Tan Jet. Poi si alzò e avanzò cautamente con le braccia tese davanti a sé.

Fra lui e l’altra metà della stanza vi era una superficie invisibile e piatta, che si estendeva fin dove poteva toccare. Si rese conto di trovarsi dalla parte invisibile di uno specchio unidirezionale che divideva in due la sala. Dora, così vicina a lui da poterla toccare, si voltò e la sua gonna sfiorò l’altro lato della superficie. C’era un intervallo di almeno cinque centimetri rispetto al punto dove si trovava appiccicato il polipo. Uno specchio non poteva essere così spesso. Dovevano esserci due pannelli, probabilmente con il vuoto in mezzo. Infatti, si rese conto con una nuova sorpresa, le loro voci non si udivano direttamente, ma attraverso dei microfoni, che però le registravano in modo biauricolare, così da conservarne profondità e giusta direzione.

Ne ebbe la conferma constatando che le voci non erano localizzate così perfettamente come gli era sembrato prima di accorgersi dello specchio. Inoltre la sensazione di profondità era un po’ eccessiva, come se i microfoni fossero posti a una distanza superiore a quella fra le orecchie.

Notò infine che tutte le sorgenti di luce si trovavano al di là del pannello.

Arrivato alla conclusione che loro non lo ignoravano, ma erano semplicemente ignari della sua presenza, Phil si sentì quasi un ladro, e piuttosto a disagio. Guardò nervosamente alle spalle, lungo il corridoio che aveva percorso, e poi davanti a sé, dove esso proseguiva dritto e buio. Si chiese perché mai Billig avesse sistemato lo specchio in modo tale che lui stesso, Brimstine e Dora potessero essere spiati. Non aveva senso. Benché fosse protetto, sentì un brivido corrergli lungo la schiena.

Avrebbe potuto lasciare la stanza, ma in quel momento Moe Brimstine riattaccò un telefono e disse eccitato: — Sta arrivando! — al che Billig smise di colpo di camminare e divenne calmo come l’acqua nera di uno stagno. Evitò accuratamente di guardare verso l’arco di ingresso, ma non altrettanto fece Brimstine.

Un uomo entrò e si fermò. Aveva la faccia dura e si muoveva rigidamente. I capelli erano spruzzati di grigio, e il viso mostrava i segni di lunghi anni di preoccupazioni, ma non del genere di quelle di Billig.

Billig lo guardò con un sorriso interrogativo, poco meno che derisorio. Attese un attimo, poi disse: — Date le circostanze, suppongo che non vogliate usare il vostro nome, ma…

— Chiamatemi Dave Greeley — disse l’altro seccamente.

— …ma immagino che veniate da parte del Federal Bureau of Loyalty e che abbiate pieni poteri per trattare in nome del servizio e del Presidente?

L’altro fece un cenno di assenso.

— Il signor Greeley, il signor Brimstine — disse Billig con un gesto flessuoso del braccio che ricordò a Phil l’ondeggiare di un serpente. — Il signor Greeley, Dora… ehm, Dora Pannes.

L’uomo del governo fece un cenno vago.

— Signor Billig — disse — ci avete detto di avere il gatto verde. Se è così, lo compreremo.

— E cosa siete disposti a pagare? — mormorò Billig.

— Il carteggio Moreland-McCartney con le prove delle bustarelle pagate a quei senatori dalla Divertimenti SpA, più tutte le registrazioni e i nastri relativi al caso. E in aggiunta altro materiale analogo riguardante una sessantina di casi, che non credo sia necessario enumerarvi.

— Non è abbastanza — disse Billig dolcemente.

Greeley esitò. — Naturalmente potrei fare appello a voi come americano — disse con voce diversa — come cittadino di un emisfero minacciato da un mortale pericolo.

— Vi prego, signor Greeley — lo interruppe Billig con una risatina.

Greeley strinse le labbra. Quando le riaprì, parlò col tono che aveva usato all’inizio.

— Lettere di fiducia indirizzate a tutti i suddetti uomini politici, datate oggi, firmate e con le impronte digitali del Presidente e di tutti i ministri, con registrazioni vocali e visive a conferma. Naturalmente i nostri esperti dovranno esaminare il gatto prima dello scambio. Possono essere qui in una ventina di minuti.

— Così va meglio — mormorò Billig — molto meglio. Ma non è ancora abbastanza.

— Che altro volete? — chiese Greeley irritato, ma a Phil sembrò che la risposta la conoscesse già.

— I testimoni, consegnati nelle nostre mani — disse Billig. — O’Malley, Fattori, Madelin, Luszcak, e gli altri trenta, anzi trentaquattro.

— Questo non è possibile — ribatté Greeley seccamente. — Non posso pagarvi in vite umane.

— E chi ha mai detto una cosa del genere? — chiese Billig dolcemente. — Io certo no, vero, Moe? È solo che ci sentiremmo più sicuri con i testimoni sotto la nostra custodia protettiva, piuttosto che sotto la vostra.

— So benissimo cosa fareste loro — disse Greeley.

Billig alzò le spalle. — A questo punto non dovete pensarci. In ogni modo, vi sono modi per dimenticare. — E gettò un’occhiata a Dora, la quale a sua volta rivolse all’uomo dell’FBL un pigro sorriso provocante.

Greeley arrossì. Per qualche secondo sembrò concentrarsi sul proprio respiro. — Ascoltatemi bene, Billig — disse finalmente — non crediate che io o il governo nutriamo nei vostri confronti sentimenti diversi dall’odio e dal disprezzo. La Divertimenti SpA ha corrotto un terzo della nazione. Abbiamo circondato le vostre sedi, qui e in venti altre città, in modo da non farne uscire neppure una mosca. La sola ragione per cui non vi abbiamo schiacciato è che ci avete detto di avere catturato una cosa che è un po’ più pericolosa per l’America della vostra corrotta organizzazione. Ma la nostra pazienza ha un limite. Sospettiamo un bluff da parte vostra, nonostante quei peli verdi che ci avete mandato. Concludete quest’affare finché potete.

— Le analisi fisico-chimiche dei peli devono aver mostrato qualcosa di molto interessante ai vostri esperti — mormorò Billig, sorridendo tra sé. — Come avete detto voi, signor Greeley, noi abbiamo qualcosa di cui non potete fare a meno. Qualcosa che vale più o meno… un terzo della nazione, diciamo? Mi sembra che ve la caviate a buon mercato. Pensate a quanto sarebbero disposti a pagare i Russi. Perciò credo che i testimoni siano una parte essenziale dello scambio. Anzi, ne sono certo.

— Vi avverto — disse Greeley con veemenza — che ho pieni poteri decisionali per quanto riguarda il Progetto Micio, dopo Emmett, e che ho consigliato Emmett e il Presidente di interrompere le trattative e di assalirvi se insistete in questa richiesta.

— Non mi interessa quello che avete consigliato voi — disse Billig. — Mi interessa quello che Emmett e Barnes hanno consigliato a voi.

A giudicare dalla sua espressione Greeley avrebbe preferito essere sordo e cieco. Strinse i pugni e lentamente li riaprì. Si preparò a parlare.

Ma proprio in quel momento una spia telefonica lampeggiò. Moe Brimstine prese il ricevitore, con l’aria di voler solo lanciare un ruggito di rimprovero e riappendere. Invece ascoltò in silenzio per un po’. Greeley lo scrutava attentamente.

In quell’istante Phil udì il sibilo lieve di una porta scorrevole che si apriva e un rumore leggero di passi, meno netto dei suoni che giungevano attraverso i microfoni biauricolari. Guardò lungo il corridoio buio. A una quindicina di metri di distanza, dove il corridoio finiva a T, apparve una luce. Poi il dottor Romadka attraversò il corridoio. L’analista portava ancora la sua valigetta nera. Nell’altra mano stringeva una pistola. Sparì alla vista.

— È meglio che veniate, signor Billig.

Phil si voltò appena in tempo per vedere Billig che prendeva la cornetta dalle mani di Brimstine, lanciandogli un’occhiata. — Tre? — chiese Billig seccamente. — E un quarto uomo con una ragazza, hanno detto? E cosa voleva il quarto? Non mi interessa se era una stupidaggine! Cosa?

Senza attaccare, Billig si rivolse a Greeley. — Dovremo attendere qualche minuto prima di completare il nostro affare — disse brevemente. — Dora vi intratterrà.

— Non possiamo attendere — disse Greeley con una nota di trionfo nella voce. — L’attacco comincerà fra dieci minuti, a meno che io non ritorni. E può esserci una sola cosa abbastanza importante da farvi sospendere le trattative. Avete perso il gatto verde, o temete che sia così.

— Sono sicuro che Emmett aspetterà più a lungo, anche se non ve l’ha detto — rispose bruscamente Billig. — Fallo sorvegliare da Benson, Brimstine. Poi torna indietro.

— Fatemi parlare con Emmett — disse Greeley. — Coopereremo pienamente con voi per ritrovare il gatto. Avete la mia parola che le accuse verranno accantonate.

— La vostra parola! Portalo via — disse Billig seccamente.

Greeley, scostando sprezzantemente il braccio dalla mano di Brimstine, si diresse verso l’uscita. Dora li accompagnò, e Greeley si staccò da lei.

— Non preoccuparti, agnellino — gli disse Dora — vado solo a fare la nanna.

Billig sollevò il ricevitore. Ma un attimo prima di appoggiarlo all’orecchio, gli occhi gli si strinsero come per un sospetto improvviso e guardò verso Phil, o piuttosto verso un punto vicino a Phil, con tale intensità da fargli venir voglia di nascondersi, soltanto che per un secondo non seppe decidersi dove.

Poi l’indice e il medio della mano destra di Billig schiacciarono due bottoni, con la rapidità di un serpente che azzanni la preda.

Le luci si accesero d’improvviso e si fece un silenzio di tomba. Phil vide la sua immagine riflettersi su uno specchio che nascondeva Billig e tagliava a metà la stanza. La sua immagine aveva l’espressione di un uomo che venga sorpreso nudo in pubblico. Esitò per un altro disperato secondo, raggelato dal pensiero che lo specchio fosse un enorme occhio, poi cominciò a correre lungo il corridoio dritto. Raggiunse l’intersezione a T e svoltò nella direzione che aveva preso Romadka. Sentì dinanzi a sé un rumore di passi che correvano nella sua direzione. Ritornò dalla parte da cui era venuto Romadka e si trovò in una stanza brillantemente illuminata. Al centro c’era una pesante gabbia di rame, con le sbarre a un paio di centimetri l’una dall’altra.

Un angolo della gabbia era stato tagliato con precisione e giaceva sul pavimento, come una tenda arancione a tre lati. Phil si guardò intorno in cerca di una via d’uscita, ma vide solo pareti bianche, il cui candore era segnato soltanto da un profondo solco in corrispondenza del taglio nella gabbia. La sua occhiata circolare terminò sulla porta da cui era entrato. Il signor Billig e Moe Brimstine erano in piedi sulla soglia. Brimstine impugnava un paralizzatore e il signor Billig un’arma più pesante che teneva puntata contro Phil, ma a una certa distanza dal suo fianco.

— Allora — disse Billig — cosa ne avete fatto del gatto verde?

Загрузка...