12

Non potevano essere passati più di tre minuti dal momento della sua cattura, ma gli pareva di ascoltare il signor Billig da anni. Phil sedeva preoccupato, su uno sgabello in una stanza lunga e bassa, dove era stato condotto da due uomini vestiti con abiti sobri, evidentemente un gradino più sopra delle normali guardie, che il signor Billig chiamava coi nomi di Harris e Hayes. Lungo uno dei lati più lunghi della stanza c’erano delle finestre e una porta che dava su un balcone, al di là del quale si scorgeva solo un’inquietante oscurità. Harris e Hayes stavano alle spalle di Phil, mentre Billig camminava su e giù di fronte a lui.

Proprio in quel momento, con una voce che sembrava quella di un nastro fatto girare a velocità tripla, ma non così acuta, disse: — Vi siete mai immaginato concretamente dieci milioni di dollari? Pensateci bene: uno yacht sul Rio delle Amazzoni, con cabina a cupola, il vostro elicottero privato, una bionda, una bruna e una rossa, e voi monarca assoluto di un interessantissimo microcosmo. Non vi attira?

— Ma io non l’ho preso il gatto verde — rispose pronto Phil, contagiato dalla velocità di Billig. — Non so dove sia.

— Cosa volete allora? — chiese Billig. — O siete uno di quelli che hanno paura di chiedere? Non preoccupatevi, ne ho sentite di tutti i colori.

Phil aprì la bocca, pensò a Lucky e non disse niente.

— Colpiscilo, Harris — ordinò Billig — e vedi di non metterci tutto il giorno.

Il dolore rimbalzava come una palla d’acciaio dentro il cranio di Phil, sotto i colpi spietati di Harris. All’ultimo, Phil sentì la testa annebbiarsi e i suoi pensieri diventare indistinti. La faccia da cassiere di banca di Harris svanì per essere sostituita dalla maschera di Billig, con le sue rughe in agguato.

Billig estrasse la pistola che aveva quando Phil era stato catturato. — Ti taglierò a pezzi, un po’ alla volta. Il raggio brucerà la carne, e ti impedirà di perdere troppo sangue.

La mente annebbiata di Phil riuscì solo a pensare a quanto fosse ridicola la cosa. Forse Billig l’aveva preso per un albero? La testa dell’uomo gli girava intorno insistentemente, come un piccolo pianeta. O forse era la stanza che oscillava? Improvvisamente Phil stese un braccio.

— Bene — disse — cominciate con questo. Attento a non far male alle foglie.

Billig abbassò la pistola. — L’hai colpito troppo forte — disse a Harris — oppure gli piace. Proveremo in un altro modo. Dov’è Brimstine? Gli ho detto che aveva solo due minuti per trovarmi Jack. Frugalo, Hayes.

Delle dita agili si insinuarono nelle tasche di Phil porgendo via via a Billig degli oggetti qualunque. Quando la mano si infilò nella tasca destra, Phil si ricordò confusamente di qualcosa e fece una mossa per impedirlo, ma Harris gli torse il braccio dietro la schiena.

Hayes porse cautamente a Billig la figurina di cera di Mitzie Romadka, nel suo vestito da sera che le lasciava il seno scoperto.

Billig disse a mezza voce a Hayes: — Scommetto che questa è opera di quella Mary… come si chiama?… quella che ci faceva le bambole di spogliarelliste. Era molto brava, ma adesso è anche migliorata. — Girò delicatamente la bambolina fra le dita, studiando le reazioni sul viso di Phil. — La volete? — chiese improvvisamente. — Vi spiacerebbe se le venisse fatto del male? — Fece un gesto come per strapparle la testa, poi la posò subito sul tavolo al suo fianco e alzò le braccia al cielo. — Dove diavolo è Brimstine?

— Eccomi — annunciò quest’ultimo piombando nella stanza come un orso. — Ho trovato Jack. E abbiamo preso la ragazza di cui parlavano quei tre ladruncoli. Si era messa in fila coi robot manichini. Non l’avremmo mai trovata se non avesse starnutito.

Mitzie venne introdotta nella stanza da Dora che le teneva le mani dietro la schiena. Sul viso della biondo-viola vi era un sorriso di disprezzo a cui si mescolava una traccia di crudeltà. La figlia dell’analista aveva perso la sua cappa da sera, e i lunghi capelli neri le nascondevano quasi un occhio. Teneva il mento alto come chi ha combattuto ed è stato sconfitto, ma non è stato veramente sottomesso. Quando vide Phil, distolse orgogliosamente lo sguardo, come se il fatto di essere stata catturata avesse eliminato il problema che lui le aveva posto.

— Ah, l’originale — osservò Billig, sollevando gli occhi dalla statuina, che poi si fece scivolare in tasca. — Mia cara — le disse avvicinandosi — ti piacerebbe apparire in una pubblicità dal vivo in tutto il territorio nazionale, o posare per una serie di robot indossatrici ultra lusso? O preferisci diventare una stella della sensoradio, o ambasciatrice in Brasile oppure la mia assistente e partecipare a tutto quanto succede al mondo di interessante? O vuoi dieci milioni di dollari? Devi solo dirci cos’hai fatto del gatto verde.

Mitzie rispose a quel fuoco di fila di domande con una smorfia di disprezzo. — Mia cara — l’assicurò Billig — parlo seriamente. Questa è un’occasione che capita una sola volta nella vita, e tu sei una ragazza carina. — Fece per accarezzarle le spalle, e invece si voltò di scatto per osservare la reazione di Phil.

Jack Jones arrivò di corsa nella stanza e si fermò di botto. Guardò Phil come se non lo conoscesse, poi salutò Billig con un sorriso sardonico.

— Cosa fai lì impalato? — disse Billig. — Avanti, al lavoro. Hayes, portami subito quei tre ladruncoli.

Phil cercò di sfuggire alla presa apparentemente distratta di Harris. Poi le dita di Jack trovarono i suoi nervi, e il dolore non fu più una palla d’acciaio, ma le radici incandescenti di una pianta infuocata, che si insinuavano con mille diramazioni in ogni più piccolo interstizio fra le cellule del suo corpo. Udì se stesso urlare: — Romadka! Romadka! — il dolore diminuì e Phil balbettò rapidamente: — Il dottor Romadka ha rubato il gatto. L’ho visto uscire dalla stanza dove si trova la gabbia con una valigetta nera. Il gatto doveva essere dentro.

— Chi è questo Romadka? — chiese Billig.

— Un analista — boccheggiò Phil. Accennò a Jack Jones. — Lui può confermarlo.

— Non ne ho mai sentito parlare — negò subito Jack.

— Non è vero — mormorò Phil disperato. — Avete visto come mi ha inseguito questa notte. Dovevate capire che gli interessava il gatto verde.

Jack scosse la testa. — Si sta inventando tutto — disse a Billig.

Dall’altra parte della stanza, Brimstine appese un telefono e chiamò Billig. — Benson dice che Greeley è sempre tranquillo. Sembra certo che l’incursione incomincerà all’ora che ha detto.

— Avanti, non perdere tempo! — scattò Billig, esasperato, rivolgendosi a Jack. — Lavoratelo di nuovo.

Mentre le piccole mani terribili gli si avvicinavano, Phil gettò a Mitzie un’occhiata implorante.

— Il dottor Anton Romadka è mio padre — disse lei freddamente. — Ha fama di grande psicoanalista. Questo tipo isterico con cui state perdendo tempo è uno dei suoi pazienti.

— Mia cara, perché non l’hai detto prima? — disse Billig felice. — Dora, lasciale subito i polsi! — La donna ubbidì con una cinica alzata di sopracciglia.

— Mia cara, non mi ero reso conto che ti stava ancora tenendo — l’assicurò Billig, e le corse vicino, senza smettere di parlare. — Mia cara, è tutto chiaro, ora: questo isterico, come l’hai così ben definito, ha rubato il gatto per ordine di tuo padre e gliel’ha consegnato. Ma tu, a quanto posso vedere, disprezzi tuo padre, che ti ha probabilmente costretto a seguirlo con la forza. Ora devi soltanto dirci dov’è, o dove pensi che sia, e avrai non una, ma tutte quante le cose che ti ho appena menzionato.

— Mio padre non sarebbe capace neppure di rubare l’incasso a un robot che vende banane — gli rispose seccamente Mitzie. — Quanto a voi, siete stupido, presuntuoso e insicuro come tutti gli uomini. Soltanto che siete più veloce. Pensate che un furto tanto difficile può averlo compiuto solo un uomo. Mio padre è un lurido analista, ma un paio di sedute con lui vi farebbero bene.

— Mia cara, non combinerai nulla se continui così — le disse Billig ridendo. — Ti assicuro che sei fra amici. Noi desideriamo solo il tuo bene. — Le prese il braccio con paterna sollecitudine.

La destra di Mitzie ebbe uno scatto e Billig si ritrasse con quattro graffi rossi sulla guancia sinistra.

— Prendila, Dora! — ordinò. La donna non si fece pregare e circondò la vita e i gomiti di Mitzie con le sue braccia. Mitzie si irrigidì in una posa sdegnosa. — Pensavo che fosse disarmata. Brimstine, toglile quegli artigli. — Brimstine afferrò la destra di Mitzie attorno alle nocche con una delle sue grosse zampe e cominciò a strapparle le unghie appuntite. Billig allontanò con un gesto Harris che aveva abbandonato Phil per offrire aiuto al suo capo, poi ritornò da Mitzie.

— Mia cara — disse, parlando lentamente questa volta — sei davvero meravigliosa, una di quelle deliziose bisbetiche che torturano l’eroe nei romanzetti sadici. Ma temo che questa notte dovremo invertire i ruoli.

Quell’intimo impulso che aveva spinto Phil contro Brimstine dagli Akeley, si mise ancora una volta in azione. Malgrado la debolezza dei suoi muscoli straziati dal dolore lo costrinse a gettarsi contro Billig gridando: — Non toccarla!

Naturalmente Jack gli fece lo sgambetto, lo prese per il colletto quasi prima che piombasse rovinosamente a terra, e lo rimise sullo sgabello.

In quel momento arrivarono Hayes e quattro o cinque uomini in divisa, conducendo in mezzo a loro Carstairs, Llewellyn e Buck, tutti e tre piuttosto malconci. Carstairs, sulla cui fronte scendeva ora non solo la frangetta, ma anche del sangue, fissò Mitzie.

— Grazie del servizio, Mitz — disse con voce calma.

Llewellyn e Buck annuirono.

— Sei davvero convinto che vi abbia tradito io? — chiese Mitzie. Nessuno dei tre mostrò di aver udito la domanda.

Phil, osservando Billig, si accorse di un impercettibile sorriso del suo volto, anche se il capo della Divertimenti SpA non stava guardando niente in particolare.

— Portate questi ragazzi nel garage — ordinò Billig a Hayes, stando attento a non mostrare ai tre la guancia graffiata. — Ti telefonerò fra una quindicina di secondi per dirti cosa farne. — Poi, mentre Hayes e le guardie stavano eseguendo l’ordine, si rivolse a Mitzie con voce abbastanza alta perché anche Carstairs potesse udirlo: — Grazie ancora, cara. Un ottimo lavoro.

Carstairs fece in tempo a lanciarle un’ultima occhiata carica d’odio prima di essere portato via con gli altri.

— Venite tutti — disse Billig allegramente. — Vi invito a un piccolo spettacolo. Posso offrirti il braccio, mia cara? Mi sono già dimenticato di quella carezza d’amore, e se prometti di fare la brava bambina dirò a Dora di lasciarti andare. — Mitzie non rispose, ma Dora la lasciò libera, pur con una certa riluttanza. — Vieni, cara — la pregò Billig avviandosi verso il balcone. Mitzie camminò al suo fianco senza guardarlo. Lui non cercò di toccarla. Camminavano in fretta. Billig si guardò alle spalle.

— Muovetevi voi — ordinò esasperato. — Sembrate addormentati.

Brimstine, Dora e Harris si affrettarono a seguirlo. Jack e Phil restarono per ultimi.

— Dovevo farlo — sussurrò Jack all’orecchio di Phil. — Non potevo sapere che recitassi tanto bene da ingannare Billig. Ma per l’amor di Dio non dire più niente su Romadka. So che sei l’amante di Juno. Romadka mi ha costretto a condurlo qui. I suoi amici sono rimasti dagli Akeley. Uccideranno Mary e Sacheverell, anche Juno e Cookie, se lui viene preso.

Phil stava ancora cercando di formulare una risposta quando raggiunsero il balcone. Nella ringhiera si apriva un varco da cui scendeva nell’oscurità una scala, con la prima decina di gradini debolmente illuminati.

Senza preavviso Mitzie si lanciò per le scale, scendendo tre gradini alla volta. Harris si mosse per inseguirla, ma Billig lo fermò con un gesto. — Sta facendo quello che volevo — spiegò tranquillamente — cinque volte più in fretta che se l’avessi costretta. Non hai ancora capito che dobbiamo fare in fretta?

Brimstine stava osservando attentamente Mitzie, ormai appena distinguibile, simile a una falena, nell’oscurità. — Non può più vedere i gradini — disse con ammirazione professionale. — Quella ragazza ci sa fare.

Billig alzò le spalle e si avvicinò a un quadro di comando sulla ringhiera. Prese un telefono e si fermò un attimo pensieroso, come per essere sicuro che fossero trascorsi esattamente quindici secondi da quando aveva parlato a Hayes, e non dodici o tredici.

— Hayes? — disse, poi mormorò rapidamente qualcosa. Fece una pausa aggrottando le sopracciglia, come se Hayes si stesse dimostrando incredibilmente lento a capire. — Certo, certo!

Poi premette un bottone e una luce accecante trasformò l’oscurità in un immenso garage, vuoto e grigio, col pavimento a una decina di metri dal balcone. C’erano una quantità di segnali che indicavano in quali direzioni dovevano muoversi le macchine, solo che non ce n’era neanche una. Lungo le pareti si aprivano una decina di grandi porte, otto delle quali con la scritta USCITA. Le scale da cui Mitzie era scesa raggiungevano il centro del garage. Lei era ferma a pochi passi, pietrificata, come accecata dalla luce.

Da qualche parte, in lontananza, un motore elettrico si mise in moto.

— Signore e signori — disse Billig a Dora, Brimstine, Harris e Jack, ma soprattutto a Phil — questo è il luogo dove gli spettatori degli incontri di lotta parcheggiano le loro auto. Ma ora gli incontri sono finiti, e le auto se ne sono andate. — Si sfiorò la guancia, dove i quattro graffi avevano quasi cessato di sanguinare. — Perciò possiamo utilizzare questo spazio per il nostro piccolo spettacolo. Signor Gish, io devo avere il gatto verde. Penso che voi abbiate molto a cuore la bellezza e la vita della ragazza…

Ma Phil, che aveva le braccia bloccate dietro alla schiena da Jack, lo udì a malapena, tutt’intento a fissare Mitzie. Lei sembrò riaversi d’improvviso dal suo stordimento e corse verso l’uscita più vicina. Una fitta grata scese bloccandola, simultaneamente, furono sbarrate tutte le altre uscite. Phil vide le dita di Billig sollevarsi da alcuni bottoni. Tornò a guardare Mitzie e la vide esitare, poi correre indietro verso la scala. Billig toccò un altro bottone e le scale si ritrassero verso l’alto. Mitzie restò tutta sola sul pavimento grigio.

Il ronzio del motore invisibile si fece più forte. Billig si appoggiò alla balaustra e osservò la ragazza pensosamente, come se fosse stato un Caligola o un Nerone, ma più astuto e più pratico. Poi si voltò, estrasse dalla tasca la statuetta di Mitzie e parlò a Phil.

— Signor Gish — disse — voglio assolutamente sapere dove si trova il gatto verde, o dove l’ha portato il vostro dottor Romadka. Oppure preferite che capiti questo a lei, là sotto? — Strappò una delle gambe della statuetta. Phil poteva vedere due coni irregolari di cera dove la gamba si era spezzata. — O questo? — Billig strappò un braccio. — O questo? O questo?

In quel momento un jeep scoperta apparve accelerando da sotto il balcone. Phil vide che a bordo c’erano tre persone, anche se non riuscì a capire subito chi fossero. Ma Mitzie corse verso la macchina gridando eccitata: — Carstairs! — La macchina non si fermò. — Sei meraviglioso — gridò Mitzie. D’improvviso la macchina accelerò puntandole addosso. Mitzie dovette saltare di lato per non essere investita.

La macchina fece un’ampia curva. Mitzie si rialzò.

— O questo! — sibilò Billig a Phil, e strappò la bambolina alla vita, schiacciandole i seni con il pollice. — Ora ditemi per favore dove si trova il dottor Romadka.

— Non lo so! — urlò Phil, lottando per liberarsi da Jack, che gli sussurrò agitatissimo in un orecchio: — Bene, non dire una parola.

— Vi ricordo — continuò Billig rapidamente, prendendo qualcosa da sotto la giacca — che sarà molto peggio per lei, come per chiunque altro, se a farle del male sono delle persone che lei ha idealizzato, piuttosto che coloro che odia. Avanti, ditemi del gatto. Vedete, questo è un ortho. Posso fare a pezzi quella macchina nel momento in cui me lo dite.

Ma Phil, come tutti gli altri, stava osservando Mitzie. Dopo essersi rialzata non si era più mossa. Restava lì immobile, guardando la macchina che le veniva addosso. Arrivò così vicina che Phil poteva già vedere la testa nera della ragazza contro il muso cromato, ma poi di colpo la jeep sterzò, mancandola di un soffio. Mitzie rimase immobile come una statua; la gonna corta le sbatté contro le gambe per lo spostamento d’aria.

Poi si voltò a guardare la macchina che si allontanava.

— Conigli! — li schernì, a voce alta.

Per un istante nessuno sul balcone si mosse. Poi si udirono dei colpi sordi e Phil si rese conto che Moe Brimstine stava picchiando con i pugni sulla balaustra. — Lo dicevo io che quella ragazza ci sa fare!

— Già, proprio così — mormorò Billig seccamente. Brimstine, con aria vergognosa, cessò di applaudire.

— Ma prima o poi la prenderanno — continuò Billig rivolgendosi a Phil — a meno che… — e agitò la grossa pistola nera che teneva con la sua piccola mano. — È meglio che parliate.

La jeep eseguì una curva strettissima sotto il balcone e tornò indietro, col motore che rombava. Mitzie l’attese immobile, con una smorfia sul volto, le mani appoggiate ai fianchi, come prima. Poi, quando Phil credette che l’auto l’avesse già travolta, lei fece un balzo. Una ruota le sfiorò il piede. La jeep proseguì nella sua corsa.

— Imbecille! — urlò Mitzie.

Brimstine sollevò entrambi i pugni sulla balaustra, guardò Billig e li abbassò con uno sforzo lungo i fianchi. Phil si accorse di avere le braccia intorpidite, da quanto Jack gliele stringeva. Dietro a Billig, Harris e Dora erano chini sulla balaustra, attenti come scommettitori.

Ma Billig, per quanto dovesse essere lui un giocatore, non era né attento né tranquillo. — Sentite, signor Gish — disse in fretta. — Non piacerebbe neanche a me vedere quella ragazza sfracellata, e Brimstine già pensa di scritturarla per un numero. Questa è probabilmente l’ultima occasione che vi resta per salvarla. Dov’è Romadka? Dov’è il gatto?

Una spia telefonica cominciò a lampeggiare sul quadro di controllo Billig l’ignorò. — Dov’è il gatto? — ripeté.

Ma tutto quello che Phil riuscì a pensare, mentre la jeep nera girava a ridosso del muro e Mitzie si voltava per affrontarla, fu che una cosa simile era già accaduta, nell’antica Creta, dove ragazze dalla vita sottile e dai capelli scuri come Mitzie affrontavano un toro nero, lo scansavano o volteggiavano sopra le sue corna crudeli, con il seno nudo come quello di Mitzie: la cosa più tenera del mondo contro la più terribile.

La spia continuò a lampeggiare.

La jeep uscì dalla curva, con Llewellyn e Buck che si sporgevano per bilanciarla come se fosse una barca a vela, mentre Carstairs sedeva immobile come la morte al volante. Si avventò addosso a Mitzie rombando. Lei attese finché non le fu vicino quasi come la volta precedente, poi saltò a sinistra. Immediatamente, quasi fosse sintonizzata sui suoi pensieri, anche la jeep sterzò a sinistra. Ma Mitzie, dopo il primo salto, balzò subito indietro al posto che aveva occupato prima.

Ancora una volta la jeep le passò di fianco.

— Imbecille due volte! — gridò Mitzie.

La jeep sparì sotto il balcone con una stretta curva, che fece stridere le gomme. Si udì uno schianto, poi un rumore raschiante, come se l’auto avesse sfiorato il muro senza fermarsi.

Nello stesso istante una figura dalle spalle nere e con la testa rosea sbucò da sotto il balcone, camminando rapidamente. Portava una valigetta nera. Si fermò, si chinò, appoggiò la valigetta a terra e l’aprì.

La jeep riapparve da sotto il balcone. Aveva un’andatura irregolare, ma stava acquistando velocità.

Qualcosa di verde e di piccolo sbucò dalla valigetta nera e guardò verso la jeep.

La macchina non si fermò, ma rallentò e Carstairs, Llewellyn e Buck saltarono a terra e corsero via, come se la testa verde fosse il demonio in persona. La jeep continuò ad avanzare, lentamente, a singhiozzo, verso Mitzie, simile a un animale cieco e ferito.

La figura dalla testa rosa ritornò con passi rapidi e meccanici sotto la balconata, come se non riuscisse a comprendere quello che aveva fatto, né il perché. In ritardo Phil si rese conto che doveva essere il dottor Romadka.

La spia del telefono continuava a lampeggiare.

Il gatto verde saltò fuori della valigetta e si sedette a fianco di essa.

— Paralizzatelo! — ordinò Billig a Brimstine e ad Harris.

Il gatto girò il capo e guardò curiosamente in alto.

Brimstine e Harris osservarono Billig, poi fecero un passo avanti e sbirciarono in basso, restando come pietrificati. Alle loro spalle Dora era pallida e immobile come un fantasma.

Poi anche Phil la sentì. La stessa, inevitabile onda dorata di amicizia e comprensione che aveva calmato la lotta a casa degli Akeley, ma che ora sembrava salire come una marea.

— Paralizzate quell’animale! — ripeté Billig. Le rughe, ora non più nascoste, del suo viso si stavano contraendo. Si ritrasse dalla balaustra come se non potesse sopportare l’onda d’oro.

Brimstine fece per infilare una mano sotto la giacca, invece prese il telefono. Dopo un momento disse tranquillamente: — L’incursione è cominciata, proprio come aveva detto Greeley. Gli uomini dell’FBL stanno attaccando da tutte le direzioni.

— Paralizzatelo, vi dico! Prendetelo. Può ancora salvarci — ordinò Billig, agitando freneticamente una mano di fronte al viso, come per scacciare l’onda d’oro.

Harris si limitò a guardarlo. Brimstine scosse lentamente la testa, con aria confusa.

Billig rantolando si coprì con la mano libera la bocca e le narici, come se l’onda d’oro fosse qualcosa nell’aria che si potesse respirare, e raggiunse a fatica la ringhiera. Con l’altra mano sollevò la grossa pistola, tenendola ben alta sopra la spalla.

Un’ago di luce blu scaturì dalle due estremità dell’arma, scavando dei solchi fumanti sulle due pareti opposte del garage. Billig cominciò ad abbassare con determinazione la pistola, mentre i solchi si allungavano. L’aria si riempì di un odore aspro, come di ozono. Il raggio blu fece impallidire le luci, e la stanza sembrò immersa nell’ombra.

Il gatto verde continuò a osservare Billig curiosamente, ma l’uomo evitava di guardarlo negli occhi. I muscoli della mascella e delle tempie si erano gonfiati, attorno alla mano che gli stringeva la bocca.

Il solco anteriore raggiunse il pavimento, passò zigzagando vicino a Mitzie e alla jeep sobbalzante, arrivò a tre metri dal gatto ed esitò. Si mosse in cerchio, come se avesse incontrato una barriera magica al di là della quale non poteva passare. Poi si fermò.

Jack mormorò: — Sashy aveva ragione.

Billig emise un rantolo e cominciò a lamentarsi.

Il raggio blu si spense. La pistola cadde a terra. Il lamento si trasformò in un grido strozzato e Billig barcollò. Jack si fece avanti per sorreggerlo.

Phil balzò verso il quadro dei comandi e schiacciò i bottoni che aveva visto premere da Billig. Le grate sulle uscite si sollevarono. Phil raggiunse la scala quasi ancor prima che incominciasse a muoversi, e scese i gradini attraverso strati di ozono e di dorata armonia. La jeep si era arrestata tremando a pochi passi da Mitzie, che la fissava con aria ebete, le spalle curve, come se un soffio di vento la potesse gettare a terra.

Quando le scale toccarono terra, la forza d’inerzia costrinse Phil a fare una decina di passi, ma riuscì a non cadere e a ritornare indietro di corsa. Raggiunse la zona fra il gatto verde e il punto dove i tre avevano abbandonato la jeep, e qui venne colto da un brivido di terrore improvviso e indicibile, che svanì nell’attimo stesso in cui lo provava.

Ebbe appena il tempo di chiedersi se fosse quella la ragione che aveva indotto Carstairs e gli altri a fuggire, ma già stava gridando : — Lucky! — e Lucky gli rispondeva: Prrt! Prese fra le braccia il gatto, che non fece la minima resistenza; toccò con dita tremanti la pelliccia verde, poi ritornò correndo verso Mitzie e la jeep. Al posto dello sguardo ebete, la ragazza aveva sul volto un sorriso stupito, di trionfo e di orgoglio.

La prese per un braccio e la spinse verso la jeep. — Sali! — le gridò in un orecchio. — Usciamo di qui. Guida tu.

Afferrando il volante, parve ritrovare un po’ di vita. Accese il motore mentre lui montava al suo fianco, con Lucky che gli stava aggrappato al petto. — Da che parte? — chiese con voce roca.

— Un’uscita qualunque.

Con un ronzio un po’ affannoso la jeep si avviò verso quella più vicina. Phil sentì la sensazione di pace attorno a loro allentarsi, come se Lucky si riposasse. La jeep, pur acquistando velocità, sembrava lenta come un’automobilina da bambini. Guardandosi alle spalle, Phil vide che il gruppo sul balcone era ancora immobile, come se fossero tanti robot manichini senza corrente. Tutti tranne Billig, che aveva ricominciato a muoversi alacremente.

— Prendeteli — lo udì implorare Phil con voce rotta, rivolgendosi ora all’uno, ora all’altro. — Uccideteli.

La jeep cominciò a salire la rampa.

— Dora! — si sentì Billig gridare. — Prendi il mio ortho e uccidili.

L’effetto dell’onda di pace doveva essersi attenuato, pensò Phil, perché proprio mentre la sommità del portone gli impediva la visuale, scorse la biondo-viola curvarsi e sparare.

Il raggio blu colpì il terreno dietro alla jeep, sollevando una nuvola di fumo e di frammenti di cemento. Il gatto si alzò ma incontrò l’architrave. Dora aggiustò il tiro. Il raggio si avvicinò a loro, poi venne fermato dallo spessore del muro. La rampa fece una curva e Phil vide sei uomini con l’uniforme della Divertimenti SpA. Due avevano la pistola in pugno, gli altri quattro no. Si girarono e videro la jeep. I due con le pistole le sollevarono, mentre gli altri fecero per estrarle.

Poi Lucky si mise a sedere in grembo a Phil dritto come la statuetta di Bast, ed emise un’altra di quelle grandi onde invisibili e dorate. Phil poté capire il momento preciso in cui le guardie ne furono investite da come cambiarono espressione le loro facce. Osservarono la jeep passare al loro fianco, con smorfie di timore e di incredulità.

Più avanti, incontrarono uno spiazzo illuminato da una fredda luce grigia, contro cui si stagliava un gruppo di una ventina di uomini, pesantemente armati, che avanzavano cautamente lungo le pareti. Portavano fucili, reti, bombole spray per immobilizzare un uomo in un bozzolo di plastica, e delle specie di gabbie per uccelli.

Puntarono i fucili, ma ancora una volta, e più forte che mai, così forte da far tremare Phil, l’onda d’oro li avvolse. Ancora una volta sfilarono sotto i loro occhi visi preoccupati, stupiti, che sorridevano loro malgrado. Mentre la jeep usciva nell’alba fredda, piena di ombre. Phil accarezzò il pelo morbido e soffice di Lucky e mormorò: — Piccolo portatore di pace. Hai perfino ammansito l’FBL.

Lucky lo guardò con espressione furba, poi fece un tremendo sbadiglio e si raggomitolò in grembo a Phil. La sensazione di dorata armonia si attenuò, finché non ne rimase che l’ombra.

— Capisco — disse Phil. — Ti sei stancato, a forza di diffondere pace. — Improvvisamente si sentì pure lui terribilmente stanco, ma riuscì a dire, un po’ indistintamente: — Lucky, non mi importa se vieni dall’Egitto, dalla Russia o dalle giungle dell’Amazzonia. Tu sei quello che ci vuole per l’America.

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