«Apprezzo anche questo punto di vista» replicò Oscar.
«Almeno noi ci guadagniamo da vivere in questo caos» aggiunse Greta. «Lo si può sempre definire uno sforzo per la creazione di posti di lavoro. Forse potrebbe sostenere che siamo tutti malati e che il lavoro in laboratorio è la nostra terapia di gruppo. Forse potrebbe dichiarare questo posto un parco nazionale!»
«Ora sta iniziando a pensare sul serio» commentò Oscar, compiaciuto. «Va molto bene.»
«Ma cosa ci guadagna lei in tutto questo?» gli chiese Greta a bruciapelo.
«È una domanda giusta.» Oscar sorrise trionfalmente. «Diciamo semplicemente che, da quando l’ho incontrata, sono rimasto conquistato.»
Greta lo fissò. «Senza dubbio lei non si aspetterà che noi crediamo che intende adoperarsi per salvarci la pelle solo perché sta flirtando con me. Non che questo mi dispiaccia. Ma se io devo fare la donna fatale per salvare una struttura federale che vale milioni e milioni di dollari, allora il paese è in una situazione molto peggiore di quel che immaginavo.»
Oscar sorrise. «Posso flirtare e lavorare nello stesso tempo. Sto imparando molto da questa conversazione, la trovo estremamente utile. Per esempio, il modo in cui ha toccato i capelli dietro l’orecchio sinistro mentre diceva, ‘Forse potrebbe sostenere che siamo tutti malati e che il lavoro in laboratorio è la nostra terapia di gruppo’. È stato un momento bellissimo, una piccola scintilla di fuoco personale nel bel mezzo di una sterile discussione politica. Se ci fosse stata una telecamera, si sarebbe trattato di una scena magnifica.»
Greta lo fissò. «È questo che lei pensa di me? È così che mi vede? È così, vero? In questo momento lei è assolutamente sincero.»
«Naturalmente. Ho bisogno di conoscerla meglio. Voglio capirla. Sto imparando molto. Vede, vengo da parte del suo governo e sono qui per aiutarla.»
«Be’, io voglio conoscere meglio lei e così non uscirà da questo laboratorio prima che io abbia prelevato qualche campione di sangue. E vorrei anche fare qualche esame delle piastrine e qualche test reattivo.»
«Lo vede, abbiamo davvero delle cose in comune.»
«Se escludiamo il fatto che ancora non capisco perché sta facendo tutto questo.»
«Le posso dire subito in cosa credo» spiegò Oscar. «Io sono un patriota.»
Greta gli rivolse un’occhiata imbarazzata.
«Non sono nato in America. A essere precisi, non sono mai nato. Ma lavoro per il nostro governo perché credo nell’America. Si dà il caso che io creda che questa sia una società unica; noi abbiamo un ruolo unico al mondo.»
Oscar batté la mano sul tavolo da laboratorio. «Noi abbiamo inventato il futuro! Noi lo abbiamo costruito! E se gli altri lo progetteranno o lo lanceranno sul mercato meglio di noi, inventeremo qualcos’altro di ancora più sorprendente. Se saranno necessarie immaginazione e intraprendenza, ebbene, noi le avremo sempre. Se occorreranno coraggio o mancanza di scrupoli, non ci mancheranno di certo: noi non ci siamo limitati a costruire la bomba atomica, l’abbiamo usata! Non siamo una massa di santimoniosi, piagnucolosi ecocomunisti europei che cercano di rendere il mondo sicuro per le loro boutique! Non siamo un formicaio di ingegneri sociali, seguaci di Confucio, a cui piacerebbe vedere le masse raccogliere cotone per i prossimi due millenni! Siamo una nazione di meccanici cosmici che si danno da fare!»
«Eppure non abbiamo un soldo» commentò Greta.
«Perché dovrei preoccuparmi se voi pagliacci non riuscite a guadagnare un soldo? Io lavoro per il governo! Noi i soldi li stampiamo. Mettiamo subito in chiaro una cosa. Qui siete di fronte a una scelta difficile. Potete starvene seduti con le mani in mano come prime donne, gettando al vento tutto quello che avete costruito. Oppure potete smettere di avere paura, e di stare in ginocchio. Potete procedere con le vostre gambe, come una vera comunità, ed essere fieri di voi stessi. Potete prendere le redini del vostro futuro e fare in modo che questo posto diventi quello che potrebbe essere. Potete organizzarvi.»