«Io vivevo grazie a quei server. Poniamo il caso che tu sia un Regolatore — sono una banda molto importante da queste parti. Se ti presenti a un accampamento di regolatori con una reputazione affidabile, diciamo un punteggio vicino ai novanta, la gente si prenderà cura di te. Perché sanno con certezza che sei un bravo ragazzo da avere intorno. Sei educato, non rubi, possono affidarti tranquillamente i loro bambini, le loro auto, qualsiasi cosa possiedano. Sei un buon vicino con tanto di certificato. Tu contribuisci sempre, fai sempre dei favori alle persone. Non tradisci mai la gang. È un’economia di rete basata sul dono.»

«Si tratta di socialismo mafioso. È uno schema folle, irrealistico. Ed è fragile. Puoi sempre corrompere qualcuno in modo che alzi i tuoi punteggi ed ecco che il denaro entra nel tuo piccolo pezzo di paradiso in terra. E allora ti ritrovi al punto di partenza.»

«Può funzionare benissimo. Il problema è che i federali che combattono il crimine organizzato braccano continuamente i prolet, in modo da condurre una guerra elettronica spietata contro i loro sistemi, distruggendoli deliberatamente. Loro preferiscono che i prolet siano caotici, perché costituiscono una minaccia per lo status quo. Vivere senza denaro non fa parte dello stile di vita americano. Ma adesso la maggior parte dell’Africa vive al di fuori dell’economia monetaria — stanno tutti mangiando proteine ricavate dalle foglie usando macchine olandesi. Ora anche la Polinesia vive così. In Europa hanno redditi minimi annuali garantiti, i disoccupati vengono eletti in parlamento. In Giappone le reti basate sul dono sono sempre state molto diffuse. I russi sono ancora convinti che la proprietà sia un furto — quei poveretti non sarebbero mai in grado di far funzionare un’economia monetaria. E così, se si tratta di un sistema tanto complicato, allora perché tutti gli altri lo stanno adottando? E con Green Huey al potere, i prolet hanno finalmente avuto un intero stato americano in cui sperimentare il loro sistema.»

«Green Huey è uno Stalin in piccolo. È uno che vuole imporre il culto della sua personalità.»

«Sono d’accordo che è un figlio di puttana, ma è un grosso figlio di puttana. Adesso è il suo governo ad amministrare i server dei Regolatori. E loro non hanno assalito quella base aerea per caso. I nomadi di Huey hanno ottenuto quello di cui avevano bisogno — non dovranno commettere furtarelli, oppure fare blocchi stradali per guadagnare pochi spiccioli. Ora hanno a disposizione un vero e proprio arsenale dell’aeronautica degli Stati Uniti, roba che è servita a rovesciare numerosi governi nazionali. Amico, qui c’è in atto un colpo di stato invisibile. Si mangeranno l’intero paese da sotto i tuoi piedi.»

«Kevin, smettila di spaventarmi. Ne so anche più di te. So che i prolet costituiscono una minaccia. L’ho saputo fin dalla sommossa del Primo Maggio a Worcester, nel ’42. Forse non ti sei preoccupato di dare un’occhiata a quella brutta faccenda, ma io ho i nastri — e li ho studiati centinaia di volte. Alcuni cittadini del mio stesso Stato smantellarono una banca mattone dopo mattone, a mani nude. Fu un’assoluta pazzia. La cosa più folle che abbia mai visto.»

Kevin masticò il suo bastoncino e deglutì. «Non avevo bisogno di registrare alcun nastro. Io c’ero.»

«Davvero?» Oscar si protese in avanti lentamente. «E chi fu a dare l’ordine?»

«Nessuno. Nessuno dà mai gli ordini. Era una banca federale, piazzavano microspie nel denaro in circolazione. Le voci iniziarono a diffondersi, alcuni attivisti fanatici si riunirono e presero d’assalto il posto. Dopo averlo saccheggiato, sparirono, si dispersero. Non troverai mai nessun ‘ordine’, oppure un responsabile. Non troverai neppure il software. Si tratta di un server di quelli grossi. È tanto grosso che non ha più neppure bisogno di occhi.»

«Ma perché lo hai fatto, Kevin? Perché hai corso il rischio di fare una follia del genere?»

«L’ho fatto per i miei punteggi di affidabilità. E perché, be’, erano sotto i tacchi.» Negli occhi di Kevin brillò un lampo. «E perché le persone che ci governano sono degli spioni; mentono, imbrogliano, sorvegliano tutti. Quei figli di puttana sono ricchi e hanno il potere. Hanno tutte le carte in mano, ma sono ancora costretti a fottere la gente in modo occulto. Se lo meritavano. E lo rifarei, se i miei piedi fossero in condizioni migliori.»

Tremando, Oscar scoprì di essere sull’orlo di una rivelazione. Quella storia aveva quasi un senso. Kevin aveva confessato e finalmente tutto quadrava. La situazione era molto più chiara e pericolosa di quanto avesse immaginato.

Adesso Oscar sapeva che aveva avuto assolutamente ragione nel seguire il proprio istinto quando aveva assunto quell’uomo. Kevin era il tipo di creatura politica che era molto meglio avere con sé che contro di sé. Doveva esserci qualche modo per assicurarsi la sua lealtà. Qualcosa che per lui era molto importante. «Dimmi cosa è successo ai tuoi piedi, Kevin.»

«Io sono un anglo. E di questi tempi agli anglo succedono cose molto strane.» Sul volto di Kevin comparve un sorriso triste. «Specialmente quando quattro poliziotti ti scoprono mentre armeggi con un semaforo… E così adesso sono il più emarginato degli emarginati. Sono stato costretto a condurre una vita normale, non potevo più vivere come un nomade. Mi sono trovato un lavoro di merda nella sorveglianza di un quartiere elegante di Boston. Mi sono lasciato alle spalle la maggior parte della mia vecchia vita… Ehi, una volta sono perfino andato a votare! Per Bambalúas.»

«È molto interessante. Perché lo hai fatto?»

«Perché lui costruisce case per noi, accidenti! Le costruisce con le proprie mani e non chiede mai un centesimo. E non mi dispiace neppure di avere votato per lui. Perché, sai, quell’uomo è sincero! So che ha dato fuori di matto, ma questo è comprensibile — è l’intero paese a essere impazzito. È ricco, è un intellettuale, un collezionista d’arte e tutte queste stronzate, ma almeno non è un ipocrita come Huey. Huey afferma di essere il futuro dell’America, ma intanto stringe accordi sottobanco con gli europei.»

«Ha venduto il nostro paese, vero?» Oscar annuì. «È un po’ troppo per poterlo perdonare.»

«Sì. Come il presidente.»

«E adesso qual è il problema con Two Feathers?»

«In effetti, il presidente non è cattivo, a modo suo. Ha fatto un buon lavoro per i rifugiati nell’Ovest. Lì adesso le cose sono diverse; dopo i giganteschi incendi e i trasferimenti di popolazione, hanno permesso ai nomadi di impossessarsi di intere città e contee… Ma questo con me non attacca. Two Feathers è un agente olandese.»

Oscar sorrise. «Temo di non seguirti. Il presidente è un agente olandese?»

«Sì, gli olandesi lo appoggiano da anni. Gli spioni olandesi amano molto i gruppi etnici delusi. Anglo, nativi americani… L’America è un paese molto grande. Sai, vogliono usare il solito metodo: divide et impera.»

«Senti, qui non stiamo parlando di Geronimo. Il presidente è un miliardario e un magnate del legname, era il governatore del Colorado.»

«Noi stiamo parlando di Geronimo, Oscar. Togli all’America il suo denaro e quello che rimane è un paese fatto di tribù.»


Quando le accuse contro Norman il Volontario vennero lasciate cadere, la krew di Oscar organizzò una festa d’addio in suo onore. I partecipanti furono numerosi. L’albergo era affollato di sostenitori del Collaboratorio, che professavano una sentita ammirazione per Norman e apprezzavano profondamente i drink e il cibo gratis.

«Questo è un albergo così bello!» esclamò Albert Gazzaniga. Il maggiordomo di Greta era arrivato in compagnia di Warren Titche e Cyril Morello — due degli attivisti del Collaboratorio perennemente insoddisfatti.

Titche si batteva per ottenere alcuni miglioramenti delle condizioni di vita nel laboratorio e per abbassare i prezzi della caffetteria come un ghiottone radicale, mentre Morello era l’unico uomo nel dipartimento Risorse umane che poteva essere descritto come onesto. Oscar fu deliziato nel vedere i tre unirsi spontaneamente. Era un indizio sicuro che il vento stava volgendo a suo favore.

Gazzaniga aveva in mano un bicchiere di hurricane con un ombrellino di carta. «E c’è anche un eccellente ristorantino. Mangerei qui tutti i giorni, se non dovessi respirare tutta quest’aria esterna non filtrata.»

«È un peccato che tu abbia tutte queste allergie, Albert.»

«Qui dentro abbiamo tutti delle allergie. Ma ho appena avuto una buona idea: perché non costruisci una strada coperta che colleghi l’albergo con la cupola?»

Oscar rise. «Ma perché accontentarsi delle mezze misure? Ricopriamo l’intera dannata città!»

Gazzaniga lo fissò con espressione attenta. «Stai parlando sul serio? Non riesco mai a capire quando lo fai.»

Norman tirò Oscar per la manica. Aveva il volto paonazzo e i suoi occhi erano colmi di lacrime e di sentimento. «Sto per andare via, Oscar. Immagino che questo sia il mio ultimo addio.»

«Cosa?» esclamò Oscar. Prese Norman per il gomito coperto dalla manica della giacca e lo condusse via dalla folla. «Tu devi rimanere fin dopo la fine della festa. Giocheremo un po’ a poker.»

«In modo che lei possa rimandarmi a Boston con un bel regalo in contanti e su cui non dovrò pagare un centesimo di tasse?»

Oscar lo fissò. «Ragazzo, sei il primo membro della mia krew che ha detto una sola parola su questa mia disdicevole abitudine. Adesso sei un ragazzo cresciuto, okay? Devi imparare a parlare con tatto.»

«No, non devo fare nulla» replicò Norman, che era tremendamente sbronzo. «Posso essere maleducato quanto voglio, adesso che mi ha licenziato.»

Oscar gli diede una pacca sulla schiena. «L’ho fatto esclusivamente per il tuo bene. Hai messo a segno un bel colpo, ma adesso sei finito. D’ora in poi, ti concerebbero per le feste ogni volta.»

«Io volevo soltanto dirle che non ho alcun rimpianto su questa faccenda. Ho imparato davvero molto sulla politica. E poi, ho potuto prendere a pugni un tizio che somigliava a uno dei miei professori e passarla liscia. Diavolo, ne valeva la pena soltanto per questo!»

«Tu sei un bravo ragazzo, Norman. Buona fortuna con la facoltà di ingegneria. Dacci dentro e sta’ attento al trucco con i raggi X.»

«Ho un’auto che mi aspetta» annunciò Norman, strusciando nervosamente i piedi. «Mamma e papà saranno davvero contenti di vedermi… È okay che io debba andare via, odio farlo, ma so che è la soluzione migliore. Volevo soltanto chiarire una cosa con lei prima di andarmene. Vede, non le ho mai parlato chiaramente del… uh, lo sa.»

«Il mio ‘problema personale’» concluse Oscar.

«Non sono mai riuscito ad abituarmi. Dio solo sa se ci ho provato. Ma non sono mai riuscito ad abituarmi. Nessuno ci riesce mai. Neppure le persone della sua krew. Lei è troppo strano, lei è un tizio molto, molto strano. Pensa in modo strano. Agisce in modo strano. Non dorme neppure. Non è completamente umano.» Norman sospirò, ondeggiò leggermente. «Ma la vuole sapere una cosa? Intorno a lei le cose succedono davvero, Oscar. Lei è uno che fa accadere le cose, uno che smuove le acque. Il paese ha bisogno di lei. Per favore, non ci deluda, cavolo. Non ci venda. La gente si fida di lei, noi ci fidiamo di lei. Io mi fido di lei, mi fido delle sue facoltà di giudizio. Sono giovane, e ho bisogno di un vero futuro. Lotti per noi. Per favore.»


Oscar ebbe tutto il tempo di esaminare l’anticamera dell’ufficio del direttore mentre il dottor Arno Felzian lo faceva aspettare. Kevin passò il tempo dando da mangiare pezzi di proteine a Stickley il binturong, appena arrivato da Boston in aereo. Stickley portava un collare radio, aveva gli artigli tagliati, le zampe immacolate ed era pettinato e profumato come un cane da competizione. Adesso non puzzava più.

Qualcuno — alcuni membri della krew del senatore Dougal, presumibilmente — aveva pensato che fosse giusto decorare gli uffici federali del direttore con dell’autentica paccottiglia texana. C’erano fucili montati sulla parete, teste di bue, lazos, sedie rivestite di pelle di vacca, un’infinità di luccicanti targhe commemorative.

La segretaria di Felzian lo fece entrare. Oscar appese il cappello su un torreggiante catafalco di corna di cervo dietro la porta. Felzian era seduto alla scrivania in legno di quercia e di cedro, con un’espressione tanto infelice quanto glielo permetteva la cortesia. Il direttore portava un paio di occhiali con lenti bifocali. La protesi in metallo e vetro gli conferiva una commovente aria da ventesimo secolo. Felzian era un uomo basso e magro sulla sessantina. In un secolo più crudele avrebbe potuto essere calvo e grasso.

Oscar strinse la mano del direttore e si sedette su una poltrona di cuoio pezzato. «Sono lieto di rivederla, dottor Felzian. Apprezzo molto che lei mi abbia dedicato un po’ di tempo oggi.»

Felzian aveva un’aria stancamente paziente. «Sono sicuro che non c’è alcun problema.»

«Sono qui per restituire al laboratorio questo esemplare per conto del senatore e di sua moglie, Lorena Bambakias. Vede, la signora Bambakias nutre un forte interesse personale per tutte le questioni che riguardano il benessere degli animali. E così ha fatto sottoporre questo esemplare a un esame medico completo a Boston e ha scoperto che è in eccellenti condizioni di salute. La signora Bambakias si congratula con il Collaboratorio per le sue pratiche rispettose dei diritti degli animali. Si è anche affezionata all’animale e così, anche se adesso ve lo restituisce, ha inviato un suo contributo per garantire il suo futuro benessere.»

Felzian studiò il documento portogli da Oscar. «Si tratta di un vero assegno bancario cartaceo firmato?»

«Alla signora Bambakias piace sempre dare un tocco personale e tradizionale a tutto quello che fa» spiegò Oscar. «È davvero affezionata al suo amico Stickley.» Sorrise, poi prese una macchina fotografica. «Spero che non le dispiaccia se adesso scatto qualche foto, sa, per il suo album di famiglia.»

Felzian sospirò. «Signor Valparaiso, so che lei non è venuto qui per restituirmi un animale randagio. Nessuno restituisce mai i nostri animali. Mai. Fondamentalmente, si tratta di favori di partito. Se il suo senatore ci sta restituendo un esemplare, questo significa che ha intenzione di farci un grosso danno.»

Oscar fu sorpreso di vedere che Felzian parlava in tono tanto cupo. Dato che si trovavano nell’ufficio del direttore, naturalmente aveva presunto che la loro conversazione sarebbe stata registrata. Erano sicuramente sorvegliati. Forse Felzian aveva deciso di dare un calcio alla discrezione. Forse aveva deciso di accettare la sorveglianza come una malattia cronica — come lo smog, come l’asma. «Assolutamente no, signore! Il senatore Bambakias è profondamente impressionato da questa struttura. Sostiene fortemente il programma di ricerche federale. Ha intenzione di inserire permanentemente la politica scientifica nel suo programma legislativo.»

«Allora non riesco a capire cosa abbiate in mente.» Felzian infilò la mano in un cassetto della scrivania e ne estrasse una pila di fogli. «Dia un’occhiata a queste lettere di dimissioni. Questi sono tutti scienziati veterani! Il loro morale è stato spezzato, ci stanno lasciando.»

«Si tratta di Moulin, Lambert, Dulac e Dayan?»

«Sono quattro dei miei uomini migliori!»

«Sì, sono d’accordo; sono molto brillanti e determinati. Sfortunatamente, sono anche rimasti leali a Dougal.»

«Forse è così. E allora, forse le sono d’impiccio?»

«Sì, certo. Ma lei sa che non dovranno subire alcuna conseguenza negativa per la loro decisione. Si sono mossi con tempismo. Hanno tutti accettato delle offerte da parte di industrie private.»

Felzian sfogliò delicatamente i fogli. «Ma come diavolo fa a organizzare cose del genere? Li ha dispersi ai quattro angoli del paese. È incredibile.»

«Grazie. Si tratta di un progetto difficile, ma, servendosi di tecniche moderne, assolutamente fattibile. Prendiamo la dottoressa Moulin, per esempio. Il marito è del Vermont e il figlio va a scuola in quello Stato. La sua specialità è l’endocrinologia. E così inseriamo i parametri fondamentali in un computer e il risultato ottimale è una piccola società di genetica di Nashua. La società non era troppo ansiosa di prenderla così, di getto, ma io ho detto a un membro dello staff del senatore di fare loro una telefonata e di parlare della concorrenza domestica in Louisiana. A questo punto, la società si è dimostrata molto più ragionevole. Come la dottoressa Moulin, una volta che le abbiamo fatto notare quelle stranezze nei conti spese del suo laboratorio.»

«E così l’avete deliberatamente scelta come bersaglio.»

«Si tratta semplicemente di attrito, una cosa perfettamente naturale. Queste quattro persone sono molto influenti, sono leader dell’opinione pubblica locale. Sono abbastanza brillanti da crearci dei problemi, se gli venisse in mente di farlo. Ma poiché sono davvero persone molto brillanti, non dobbiamo ricorrere alle brutte maniere. Ci siamo limitati a far loro notare la realtà della situazione e abbiamo loro offerto un paracadute dorato. A questo punto, capiscono e se ne vanno.»

«Tutto ciò è davvero mostruoso. State strappando il cuore e l’anima del mio laboratorio e nessuno lo saprà, nessuno se ne accorgerà mai.»

«No, signore, non è mostruoso. È molto umano. Si tratta di buona politica.»

«Riesco a capire che lei abbia la capacità di fare una cosa del genere, ma non riesco a capire perché pensa di averne il diritto.»

«Dottor Felzian… non è una questione di diritti. Io sono un operatore politico professionista. Questo è il mio lavoro. Nessuno ha mai eletto persone come me. Noi non siamo menzionati nella Costituzione. Non possiamo comparire in pubblico. Ma nessuno può essere eletto senza l’aiuto di un professionista nella gestione di campagne elettorali. Lo ammetto: siamo un grappo di persone molto strane. Sono d’accordo con lei: è molto strano che noi abbiamo tanto potere. Ma non sono stato io a inventarmi questa situazione. Si tratta di una realtà della vita moderna.»

«Capisco.»

«Io sto facendo soltanto quello che richiede la situazione, ecco tutto. Sono un democratico federalista del Blocco riformista e questo posto ha bisogno di serie riforme. Questo laboratorio ha bisogno di una scopa nuova. È pieno zeppo di ragnatele come, mi faccia pensare… be’, come quello yacht che ospita un casinò nel lago Charles, acquistato con i fondi per l’irrigazione.»

«Io non ho nulla a che fare con quella faccenda.»

«So che è così, dal punto di vista personale. Ma lei ha fatto finta di non vedere, perché il senatore Dougal andava a ogni sessione del Congresso e le portava in regalo un bel po’ di fondi. Rispetto lo sforzo necessario per mandare avanti questa struttura. Ma il senatore Dougal ha diretto la commissione scientifica del Senato per sedici anni. Lei non mai osato contraddirlo. E probabilmente è stato fortunato a non averlo fatto — l’avrebbe schiacciata. Ma quel tizio non si è limitato a rubacchiare — ha svaligiato intere casseforti, e il paese non più permettersi una cosa del genere.»

Felzian si appoggiò allo schienale della poltrona. Oscar vide che adesso aveva superato il semplice terrore — adesso trovava un piacere speciale nella vicenda. «Perché mi sta raccontando queste cose?»

«Perché so che lei è un uomo onesto, signor direttore. So che questo laboratorio è stato il lavoro della sua vita. È stato coinvolto in qualche contrattempo, ma serviva per proteggere la sua posizione, per proteggere questa struttura in condizioni molto difficili. Rispetto gli sforzi che ha fatto. Non nutro alcun rancore personale nei suoi confronti. Ma la realtà è che lei non è più spendibile dal punto di vista politico. Per lei è giunto il momento di fare l’unica cosa giusta.»

«E quale sarebbe, con esattezza?»

«Be’, io ho dei buoni contatti nel sistema universitario del Texas. Diciamo che lei potrebbe accettare un posto nel Galveston Health Science Center. Galveston è una bella città — non è rimasto molto dell’isola da quando il livello degli oceani è iniziato a salire, ma hanno ricostruito il loro famoso muro marino e lì ci sono delle vecchie case assolutamente deliziose. Potrei mostrarle dei dépliant davvero affascinanti.»

Felzian rise. «Lei non può licenziarci tutti.»

«No, ma non ce n’è alcun bisogno. Devo soltanto rimuovere i principali opinion leader e l’opposizione crollerà. E se riesco ad avere la sua collaborazione, possiamo finire questa faccenda in breve tempo. Con dignità, mantenendo le dovute forme. Questo è nell’interesse dell’intera comunità scientifica.»

Felzian incrociò le braccia con aria trionfante. «Lei sta cercando di blandirmi perché non ha nulla di serio contro di me.»

«Ma perché dovrei ricorrere alle minacce? Lei è un uomo ragionevole.»

«Lei non ha nulla! E io dovrei collaborare con lei, dimettermi dalla mia carica di direttore e infilzarmi tranquillamente sulla mia spada? Lei ha molto coraggio.»

«Ma io le sto dicendo la verità.»

«L’unico problema che vedo qui è lei. E il suo problema è che non può farmi alcun male.»

Oscar sospirò. «Sì che posso. Ho letto i suoi studi di laboratorio.»

«Di cosa sta parlando? Io sono nel ramo amministrativo! Sono dieci anni che non pubblico un saggio.»

«Be’, io ho letto i suoi saggi, signor direttore. Ovviamente, non sono un genetista esperto, e dunque, per quanto mi dispiace dirlo, non li ho capiti. Ma li ho fatti controllare. Sono stati passati al setaccio dalla mia squadra che svolge ricerche sugli avversari. Durante la sua carriera scientifica lei ha pubblicato settantacinque saggi, ognuno dei quali pieno zeppo di tabelle di cifre. Le sue tabelle combaciano magnificamente. Anche troppo, perché sei di esse hanno gli stessi insiemi di dati.»

«Cosa vuole dire con questo?»

«Voglio dire che qualcuno ha battuto la fiacca in laboratorio e non ha eseguito tutto quel noioso lavoro di controllo.»

Felzian diventò rosso. «Cosa? Ma lei non può dimostrare nulla.»

«Sfortunatamente per lei, sì, posso dimostrarlo. Perché è tutto lì, nero su bianco. Ai tempi in cui era fondamentale pubblicare a qualsiasi costo, lei aveva molta fretta, doveva trovare alcune scorciatoie. E questo è grave. Molto grave. Per uno scienziato, è un crimine fatale dal punto di vista professionale. Una volta che l’avremo smascherata come un imbroglione, non avrà più un amico a difenderla. I suoi colleghi spezzeranno la sua spada e le strapperanno le mostrine.»

Felzian non replicò nulla.

Oscar scrollò le spalle. «Come ho già detto, non sono uno scienziato. Io non considero la frode scientifica con la stessa mortale serietà di voi scienziati. Personalmente, non vedo a chi possa avere recato danno la sua frode, visto che nessuno ha prestato attenzione a quei saggi in ogni caso. Lei era un talento mediocre che operava in un campo molto competitivo e che ha tentato di dare maggiore autorevolezza alle sue conclusioni.»

«Non ero assolutamente a conoscenza di questo cosiddetto problema. Devono essere stati i miei studenti.»

Oscar ridacchiò. «Senta, sappiamo entrambi che una cosa del genere non può toglierle le castagne dal fuoco. Certo, se si tratta di una semplice frode finanziaria, lei può nascondersi dietro al fatto di non avere mai intascato un dollaro. Ma qui non stiamo parlando di denaro. Questi sono i suoi risultati di laboratorio, il suo contributo alla scienza. Lei ha falsificato i suoi studi. Se la smaschero su questo, sappiamo entrambi che per lei è finita. Dunque perché discutere ancora su questo? Parliamo di cose davvero importanti.»

«Cos’è che vuole da me?»

«Voglio che lei dia le dimissioni e ho bisogno del suo aiuto per nominare il nuovo direttore.»

«Greta Penninger.»

«No,» rispose immediatamente Oscar «sappiamo entrambi che questo non è possibile. Greta Penninger mi è stata utile tatticamente, ma ho un altro candidato che sarà più di suo gusto. In effetti, è un suo vecchio collega: il professor John Feduccia, l’ex rettore dell’università di Boston.»

Felzian era sbalordito. «John Feduccia! Ma come ha fatto il suo nome a finire nella lista dei papabili?»

«Feduccia è il candidato ideale! Ha una grande esperienza in campo amministrativo e una parte della sua carriera si è svolta all’università del Texas, e questo lo mette in ottima luce agli occhi degli abitanti del luogo. Inoltre, Feduccia è un amico personale del senatore Bambakias. E, cosa migliore, Feduccia è politicamente sicuro. Appartiene al Partito democratico federale.»

Felzian lo fissò con stupore. «Vuole dirmi che lei ha semplicemente usato Greta Penninger mentre, per tutto questo tempo, ha avuto intenzione di nominare uno yankee che è un amico personale del suo capo?»

Oscar si accigliò. «Senta, cerchi di mostrarsi un po’ più comprensivo. Ovviamente ammiro Greta Penninger. Lei è perfetta per il ruolo che ha già ricoperto qui in passato. Ha creato un moto popolare a favore del cambiamento, ma è impossibile che riesca a gestire questa struttura. Non capisce Washington. Per questo lavoro, abbiamo bisogno di un adulto responsabile, di un esperto proveniente dall’esterno, che capisca la realtà politica. Feduccia è un professionista. Greta è un’ingenua, si lascia sviare troppo facilmente. Come direttore, sarebbe un vero disastro.»

«In effetti, penso che potrebbe fare molto bene.»

«No, farà molto meglio nel posto a cui appartiene — dietro il suo bancone di laboratorio. Adesso possiamo rimuoverla con gentilezza dal consiglio e farla tornare nel ruolo più consono a lei, quello di ricercatrice, e poi tutto tornerà al suo posto.»

«In modo che lei continui ad avere una relazione con Greta e che nessuno se ne preoccupi.»

Oscar non rispose nulla.

«Mentre, se Greta diventasse direttore, sarebbe continuamente sotto i riflettori e la vostra sordida relazione diventerebbe impossibile.»

Oscar si agitò sulla sedia. «Davvero, non mi aspettavo questo da lei. Non è degno di lei. Un gentiluomo, uno scienziato, non si comporta così.»

«Lei pensava che io non sapessi nulla di questa faccenda, vero? Be’, io non sono l’innocuo pagliaccio per cui mi ha scambiato! Penninger diventerà il nuovo direttore. Lei e la sua spregevole krew potete tornarvene con la coda tra le gambe a Washington. Io lascerò la mia carica — no, non perché lei mi stia costringendo, ma perché sono stufo marcio di questo lavoro!»

Felzian batté un pugno sulla scrivania. «Adesso qui la situazione è molto grave e, da quando abbiamo perso il nostro appoggio in Senato, si è fatta addirittura impossibile. Adesso è tutta una farsa, la situazione è diventata addirittura ingestibile! Io me ne lavo le mani di voi, di Washington e di tutto quello che rappresenta. E tenga in mente una cosa, giovanotto. Con Penninger come direttore, se lei smaschererà me, io smaschererò lei. Lei può mettermi in imbarazzo — perfino umiliarmi. Ma se mai dovesse provarci, io smaschererò lei e il suo nuovo direttore. Vi farò a pezzi in pubblico, come un paio di fiammiferi.»

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