“Non ho ancora cessato di meravigliarmi del fatto che ci troviamo qui, a bordo di questa nave spaziale in viaggio per le stelle, seguendo il destino che l’universo ha scelto per noi. Quante volte ho iniziato il diario di bordo in questo modo? Cinque? Dieci? Continuo a tornare su questo esile argomento, preoccupandomi, stuzzicandolo, meravigliandomi che tutto ciò stia accadendo e che stia accadendo a noi. Non a me in particolare: cosa ci sarebbe stato di buono nel mio addestramento sulle isole, se ancora mi ritenessi al centro del mondo come un bambino? No, io parlo di noi, un’entità più ampia, un gruppo di singole, disparate, individualità stranamente assortite, unitesi di propria volontà e persino con gioia per affrontare questo viaggio singolare.
“Come è strano tutto questo! Viaggiare attraverso la nebbia del non-spazio verso una destinazione ignota, verso qualche pianeta vergine che attende di essere scoperto da noi. Non c’è mai stato nulla di simile in tutta la storia dell’uomo. Evidentemente questo è il momento giusto perché accada. È il destino a volere che noi, cinquanta esseri umani, viviamo in questo momento, in questa epoca in cui è diventato possibile viaggiare verso le stelle. E così noi facciamo, intraprendiamo il viaggio in cerca di una nuova Terra per l’umanità. Prima o poi qualcuno doveva pur farlo, e noi siamo coloro che hanno fatto il passo avanti per essere scelti, Leon e Paco, Huw e Sylvia, Noelle e io e tutti gli altri che si trovano a bordo di questa astronave.
“Alle miriadi di persone che sono vissute sulla Terra prima della nostra era, volgendo di quando in quando la mente al futuro, noi appariamo come i figli lucenti della tecnologia, esseri circondati di meraviglie in un mondo dove tutto è possibile. E difatti, almeno per gli standard dell’uomo antico, tutto ci è possibile. Ma per coloro che non sono ancora nati e che non lo saranno per generazioni, noi siamo solo disperati primitivi a malapena distinguibili dai loro irsuti antenati. Ciò che abbiamo fatto, e ciò che faremo nonostante le nostre pietose limitazioni, li affascinerà e li lascerà perplessi.
“Ai nostri occhi, in ultima analisi, noi siamo solo noi stessi, uomini con molte capacità e altrettanti limiti: né dèi, né bruti. Non sarebbe giusto se concepissimo noi stessi come degli dèi che siedono all’apice della Creazione, poiché sappiamo quanto questo sia lontano dalla verità; e tuttavia nessuno vede se stesso come un uomo preistorico, uno sfortunato, goffo precursore delle grandi cose che verranno. Perché per noi esiste sempre e solo il presente. Noi siamo semplicemente le persone del momento, che vivono le loro vite, che fanno del loro meglio… o almeno ci provano. Quindi noi muoviamo da un punto all’altro dell’universo a bordo di questa piccola astronave molte volte più veloce della luce e, ogni volta che indulgiamo in una cosa rischiosa come la speranza, ci auguriamo che questo nostro sacrificio possa gettare nuova luce nel buio e nel mistero in cui si svolge l’esistenza umana.”