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E quindi, per iniziativa della stessa Noelle, l’idea di cercare il contatto con gli angeli tornò prepotentemente alla ribalta, dopo essere stata accantonata per tutto il periodo dell’esplorazione del pianeta B. La speranza di ripristinare il contatto con la Terra riportò la concordia tra i membri dell’equipaggio, e il pessimismo in cui erano precipitati molti di loro cominciò a svanire.

L’idea tornò alla ribalta, certo, ma nulla venne tentato per i primi giorni. Il tempo passava e la Wotan rientrò nel non-spazio per dirigersi verso il pianeta C, a circa centocinquanta anni-luce dalla Terra in un settore della galassia molto lontano da quello appena visitato. Nessuno obiettò nulla, comunque, poiché si dava per scontato che Noelle si stesse preparando per stabilire l’impossibile contatto con quelle creature aliene che le impedivano per qualche ragione di comunicare con Yvonne. Nessuno sapeva che le due persone più toccate dal progetto, la stessa Noelle e il comandante che doveva ordinarle di effettuare il tentativo, provavano per motivi diversi un notevole disagio. Certo, Noelle si era pubblicamente impegnata, ma ciò non serviva affatto a cancellare le esitazioni di entrambi.

Noelle non aveva mai provato a contattare telepaticamente nessun altro se non sua sorella, e l’idea la turbava. Le sembrava quasi un atto di infedeltà. D’altro canto, se il tentativo riusciva, avrebbe ripristinato il dialogo con chi rappresentava la cosa più preziosa della sua vita. Pertanto Noelle voleva provarci, anche se non aveva idea di come riuscire a fare una cosa tanto insolita. Quindi, decise di attendere in silenzio l’ordine del comandante.

Il comandante, d’altra parte, era restio a ordinarle una cosa del genere. Il suo timore era lo stesso di sempre, e riguardava la possibilità che Noelle soffrisse di serie conseguenze per il tentativo.

La sua educazione classica gli faceva temere il peggio. Il mito di Semele rifiutava di lasciare spazio alla razionalità.

— Semele? E chi era? — gli chiese subito Noelle quando lui acconsentì a renderla partecipe dei suoi timori.

— Semele era la figlia di un antico re greco — spiegò lui. Si trovavano nelle terme, seduti sul bordo della vasca d’acqua tiepida dopo avervi nuotato a lungo. — La sua bellezza colpì Zeus, che ne fece una delle sue amanti.

Noelle si volse verso di lui. Sembrava ascoltarlo con curiosità; ma il suo viso era completamente privo di espressione. — Sa chi era Zeus? La principale divinità greca, il signore dell’universo.

— Sì, lo sapevo.

— Era un gran donnaiolo. Zeus si innamorò perdutamente della bella Semele, che gli diede un figlio destinato a diventare il dio Dioniso; ma Era, la moglie di Zeus, che aveva dovuto sopportare troppi tradimenti da parte del marito, quella volta decise di punirlo. Assunse quindi un aspetto umano, e si recò a visitare Semele, chiedendole se sapeva chi fosse veramente il suo amante. Sì, rispose Semele con orgoglio, è Zeus, il padre degli dèi. Come fai a esserne certa, le chiese Era. L’hai mai visto in tutta la sua gloria? No, disse Semele, si presenta a me sotto forma di un giovane. In tal caso potrebbe essere chiunque, replicò Era. Chiedigli di rivelarsi a te in tutta la sua maestà. Se è un impostore, si guarderà bene dal farlo; se invece è davvero Zeus, ti si presenterà agli occhi uno spettacolo indimenticabile.

— Credo di aver già sentito questa leggenda — lo interruppe Noelle.

Ma il comandante intendeva raccontare la storia per intero. — Quando Zeus si ripresentò a Semele, lei gli chiese: Come faccio a sapere se sei veramente Zeus? Io non ti ho mai visto con il tuo vero aspetto. Zeus rispose che non poteva assolutamente mostrarsi a lei con il suo vero aspetto, poiché la mente umana non poteva sopportarne la vista. Ma Semele insistette, ricordando a Zeus che tempo addietro le aveva promesso di esaudire qualunque suo desiderio. Tanto insistette su questo punto da spazientire Zeus. Il padre degli dèi non poteva rimangiarsi la promessa, anche se sapeva cosa sarebbe successo. E così, riluttante, si mostrò a Semele con il suo vero aspetto. Vi fu un tuono a dir poco tremendo, e Zeus comparve a lei sul suo carro avvolto da un’abbacinante aurea di luce. Nessun essere umano poteva contemplare Zeus e sopravvivere. Semele venne ridotta in cenere dal tremendo calore emanato dal padre degli dei. E così Era si prese la sua rivincita, punendo il marito infedele ed eliminando la pericolosa rivale.

Noelle aveva ascoltato in silenzio l’ultima parte del racconto, premendo le braccia contro il corpo. Ora parve al comandante che tremasse un poco.

— Ma qualcosa del loro amore si salvò — disse infine. — Dioniso, il figlio di Semele e di Zeus, poteva sopportare la vista del padre, vero?

— Sì. Dioniso sopravvisse, e Zeus lo protesse dalla rabbia di Era fino a quando non crebbe.

— Ecco, questo è dunque il significato della leggenda: Zeus, con amore paterno, salva il piccolo Dioniso.

Stava tremando davvero, notò il comandante. Un tremore quasi incontrollabile. Entrambi erano nudi dopo la lunga nuotata, ma faceva sempre molto caldo nelle terme.

— Il significato della storia è che Semele si è sopravvalutata ed è morta — disse lentamente il comandante. — Dioniso è semplicemente una figura secondaria. Il punto è che i comuni mortali non possono pensare di mettersi allo stesso livello degli dèi.

— La nascita di un nuovo dio non può essere considerata un evento secondario — replicò Noelle, Il comandante si accorse che batteva i denti.

— Si sente bene, Noelle?

— Ho un po’ freddo.

— Ma qui dentro non fa affatto freddo.

— Io ho freddo, comunque. Forse dovrei farmi un bagno caldo.

— Ma certo. Un po’ di tempo nell’acqua calda le farà bene.

I bagni si trovavano dall’altra parte delle terme rispetto alle piscine. I due raccolsero asciugamani e accappatoi e si avviarono. Non c’era nessuno in giro in quel momento.

— Perché mi ha raccontato questo mito? — chiese Noelle.

— Conosce da sola la risposta, vero?

— Sì, credo di sì. Ma preferisco sentirla da lei.

— Non posso fare a meno di preoccuparmi per ciò che può succedere quando lei proverà a…

— Non è affatto la stessa cosa. Io non sono Semele. Gli angeli, se davvero esistono, non sono Zeus.

— Come può sapere cosa sono?

— Non lo so, infatti — replicò lei. — Come potrei saperlo? Solo, non credo che… mi sento quasi certa che quando io…

Stava tremando davvero, ormai. Si trovavano accanto alla vasca da bagno. In genere, la gente si faceva una nuotata nella piscina d’acqua fredda prima di farsi un bagno caldo, per poi trascorrere la maggior parte del tempo nella piscina d’acqua tiepida. Noelle sembrava incapace di entrare da sola. Restava lì immobile, nuda e tremante, quasi indecisa. Poi, senza dire una parola, si voltò e si gettò tra le braccia del comandante.

Lui la strinse forte a sé, carezzandole dolcemente la schiena, cercando di calmarla, di scaldarla, di portarle conforto da qualunque timore provasse in quel momento. Tutto ciò in modo assolutamente paterno, poi in modo decisamente non paterno, quando Noelle gli fece capire che non era il conforto che cercava. I due rimasero lì a lungo, abbracciati e tremanti, poiché anche il comandante si scoprì a tremare in modo inarrestabile.

Finalmente, lei si liberò dell’abbraccio e mosse qualche passo indietro. Sorrideva, e i suoi occhi, quei misteriosi occhi privi del dono della vista, avevano una strana luce maliziosa. Protese con dolcezza una mano verso il comandante.

Lui si stupì di come il corpo di Noelle, che aveva visto nudo tante volte nelle terme e nei bagni, sembrasse improvvisamente diverso, trasformato, morbido. Aveva gli stessi seni sodi, lo stesso ventre piatto, lo stesso ombelico profondamente incavato, ma tutto appariva diverso. Una sorta di luce interiore emanava da lei. Era luminosa, radiosa. Luì se ne sentì irrimediabilmente attratto. Si chiese come aveva potuto non sentirsene attratto prima, come aveva potuto mancare di avvertirne il profondo calore sessuale. Bene, non poteva mancare di avvertirlo adesso.

— Vieni — sussurrò lei prendendolo per mano, per condurlo senza esitazioni attraverso il pavimento piastrellato verso una delle piccole camere che davano sulle terme.

Sprofondarono insieme con un sospiro nel piccolo letto. Solo allora lui comprese che Noelle desiderava quel momento da chissà quanto, forse fin dall’inizio del viaggio, e che lui ne era sempre stato attratto e aveva creato ad arte tutte le proibizioni, gli scrupoli e persino la commiserazione per evitare di ammettere con se stesso quanto profondamente ne fosse innamorato.

Le coprì di baci le labbra, il collo, gli occhi chiusi. Lei lo strinse forte a sé mormorandogli il suo amore e spingendo il corpo piccolo e snello contro il suo. All’ultimo momento in cui lui poteva ancora ritrarsi con uno sforzo, ricordò la strana convinzione, avuta quasi un anno prima, che lei fosse ancora vergine e che i suoi poteri telepatici potessero in qualche modo dipendere dal mantenimento della sua verginità. Possibile che ciò che si accingevano a fare avesse il potere di cancellarli per sempre?

No. No, quella era un’idiozia. Noelle non viveva in una sorta di fantastico mito. La telepatia non era un potere magico che veniva perduto per la violazione di un voto di castità.

E, comunque, non vi era più alcun modo di fuggire ormai, non più, né Noelle aveva intenzione di permetterglielo. Lei allargò le gambe quando lui si fece avanti con vigore a lungo represso, quasi eccessivo, e quando la penetrò lei emise un lungo grido di piacere, di estasi, non certo di dolore, e quasi nello stesso momento lui venne. Fu completamente incapace di impedirlo. Venne con una foga mai più provata da quando aveva diciott’anni, e al contempo udiva i gemiti estatici di lei, sentiva il suo piccolo corpo muoversi freneticamente sotto di lui.

Nel primo confuso, turbato momento che seguì si chiese se Noelle avesse il potere di trasmettere il loro piacere a Yvonne, lontano da qualche parte, si chiese se anche Yvonne avesse raggiunto l’orgasmo con loro. Forse.

Gli amanti giacquero immobili per qualche secondo. Nessuno dei due parlò. Lui si sentiva vagamente stordito dall’accaduto, e anche sollevato, enormemente sollevato. Il loro eterno, indiretto corteggiamento era finito, i giochi di attrazione e repulsione sviluppatisi fin dall’inizio del viaggio anche: finalmente era giunto il momento di consentire al loro amore di svilupparsi, di dar vita a una vera unione, un’unione tra opposti, di vivere ciò che il destino aveva preparato per loro già da tempo. Era Felice, felice oltre ogni limite, e poi sorpreso e anche un po’ spaventato.

Poi, quasi inaspettatamente, lui avvertì il suo vigore tornare appieno, donargli forza con insolita e quasi improbabile rapidità, e gli amanti cominciarono di nuovo a muoversi, molto più piano, in modo molto più studiato. Era come se la prima volta avessero sfogato tutto il sentimento a lungo represso e cominciasse solo allora la prima lezione di lungo, vero amore.

Quella volta, quando finirono, lei gli sorrise e disse: — Ho aspettato tanto. Aspettavo, aspettavo, e mi chiedevo se avresti mai osato.

— Avevo paura.

— Di me?

— Di danneggiare i tuoi poteri telepatici.

— Cosa?

— Avevo paura che sarebbero scomparsi per sempre se noi… se tu e io…

— Che sciocco! Hai letto troppe vecchie fiabe.

— Forse è vero.

— Sì. È proprio vero.

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