La conferenza si svolse per videofono. Era così per gran parte di esse, in quei giorni. Andava contro l’antica raffinatezza di Avalon, ma faceva risparmiare tempo… e di tempo ce n’era sempre di meno, pensò Daniel Holm.
L’irritazione trapelava in modo abbastanza evidente. Due dei tre ologrammi sul pannello di comunicazione davanti a lui sembravano essere lì lì per saltar fuori dai loro schermi ed entrare nel suo ufficio. E senza dubbio lui doveva dare ai loro originali la stessa impressione.
Matthew Vickery, Presidente del Parlamento dell’Uomo, agitò l’indice ed entrambe le mascelle pienotte, e disse: «Nel caso che lo abbiate dimenticato, vorrei ricordarvi che non ci troviamo sotto un regime militare. Noi, il legale governo civile, abbiamo approvato le vostre misure difensive di questi ultimi anni, benché vi rendiate conto che io, per quanto mi riguarda, le ho sempre considerate eccessive. Quando penso alla prospettiva che i proventi delle tasse, tutte quelle risorse, avrebbero potuto portare se lasciate in mani private, o al bene sociale che avrebbero potuto fare nel settore pubblico… Se vi si lasciasse liberi, voi militari sareste capaci di costruire delle basi nella quarta dimensione per difenderci contro un’invasione dal futuro».
«Siamo sempre stati invasi dal futuro», disse Ferune. «E l’ultima parte che sta per arrivare non sarà piacevole».
Holm incrociò le gambe, si piegò all’indietro, soffiò il fumo del sigaro contro l’immagine di Vickery e disse con voce strascicata: «Ci risparmi i comizi. Lei non sta facendo una campagna per essere rieletto. Perché ha richiesto quest’incontro a quattro?».
«Per la vostra arroganza», proclamò Vickery. «La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata quell’ultimo ordine di escludere le navi non Ythrane dal sistema di Laura. Vi rendete conto che noi commerciamo non solo con l’Impero, benché esso ci fornisca molti mezzi di sussistenza, ma anche con civiltà neutrali come i Kraokan?».
«E lei si rende conto di quanto sarebbe facile per i terrestri inserire un impianto automatico camuffato in orbita bassa attorno ad Avalon?», ribatté Holm. «Parecchie migliaia di megatoni, fatti esplodere a quell’altezza quando il cielo è pulito, incendierebbero una buona metà di Corona. Oppure un ordigno estremamente sofisticato potrebbe atterrare come un pacifico mercantile. Ora che ci sono poche missioni esplorative non si usano più i computer dotati di autocoscienza, ma potrebbero sempre essere ricostruiti, e provvisti di un comando suicida. Un’esplosione del genere provocata all’interno degli schermi di energia di una città distruggerebbe i generatori, lasciando indifeso ciò che rimarrebbe della città stessa; e i "fallout" di una testata nucleare sporca avvelenerebbero l’intero retroterra. E lei, Vickery, ha fatto del suo meglio per bloccare la metà degli stanziamenti di cui avevamo bisogno per una protezione adeguata!».
«Questi sono isterismi», disse il presidente. «Che cosa guadagnerebbe la Terra da un’atrocità del genere? Non che io mi aspetti la guerra, purché riusciamo a mettere un freno alle nostre teste calde. Ma… beh, prendiamo questa ridicola proposta di una guardia nazionale che avete escogitato». Il suo sguardo si puntò su Ferune e Liaw. «Oh, dà a una quantità di giovani un’ottima opportunità per vantarsi, per mettersi in mezzo, per dare ordini arroganti, per sentirsi importanti, e lasciamo perdere il prezzo sociale e fiscale della cosa. Ma se questa marina che abbiamo organizzato ed equipaggiato dietro le vostre pressanti richieste, esasperando la nostra produzione e spremendo le nostre risorse, se questa marina viene così strombazzata ai quattro venti, i terrestri non saranno mai al nostro fianco. E in tal caso, chi avrà fallito il suo compito?».
«Noi siamo vicini al centro nevralgico del loro settore», gli ricordò Ferune. «Possono colpirci per primi, e distruggerci».
«L’ho sentito dire fino alla nausea. Grazie, preferisco ragionare con la mia testa». Vickery fece una pausa. «Statemi a sentire», continuò poi in un tono più conciliante, «sono d’accordo che la situazione è critica. Siamo tutti avaloniani. Se io ho la certezza che le vostre proposte sono pericolose, lo riferisco al popolo ed al Parlamento. Ma siamo noi, in definitiva, a comprometterci come esseri ragionevoli».
La faccia di Ferune si increspò. Ma Vickery non se ne accorse, oppure non seppe capirne il significato. Liaw dei Laghi rimase inespressivo. Holm borbottò: «Vada avanti».
«Protesto sia contro le vostre azioni sia contro il modo di svolgerle», disse Vickery. «Non siamo sotto la legge marziale, e in verità il Patto non contiene alcun articolo in merito ad un’eventuale dichiarazione di essa».
«Nei tempi antichi non ce n’era bisogno», disse Holm. «Il pericolo era chiaro e presente. E non direi che sia necessaria adesso. L’Ammiragliato è responsabile per la difesa locale e per i rapporti con le forze armate del Dominio dislocate altrove…».
«Il che non vi autorizza a bloccare il commercio, o ad organizzare una milizia privata, o a fare qualsiasi cosa che intacchi così profondamente la normale vita di Avalon. I miei colleghi ed io abbiamo sopportato fino ad ora, riconoscendo la necessità almeno di certe misure. Ma oggi la necessità è quella di ricordarvi che siete al servizio del popolo, e non alla sua cieca guida. Se il popolo vuole che sia realizzata la vostra politica, incaricherà in tal senso i propri rappresentanti legislativi».
«I Khruath hanno chiesto una guardia nazionale e più ampie capacità decisionali per l’Ammiragliato», disse Liaw dei Laghi con la sua voce frusciante. Era anziano, con le ali incanutite; ma sedeva imponente nel suo castello, e lo schermo offriva sullo sfondo l’immagine di precipizi e ghiacciai.
«Il Parlamento…».
«Sta ancora dibattendo la questione», lo interruppe Holm per dare il colpo di grazia. «L’Impero Terrestre non ha un simile svantaggio. Se lei ha bisogno di una formula legale, beh, consideri che stiamo agendo sotto la legge dei gruppi».
«I gruppi non hanno governo», ribatté Vickery, avvampando.
«Che cos’è un governo?», domandò Liaw, Wyvan dell’Alto Khruath… e con quale gentilezza!
«Diamine… beh, l’autorità legittima…».
«Sì. La legittimità deriva, in ultima analisi, non importa attraverso quale formula, dalla tradizione. L’autorità deriva, non importa attraverso quale formula, dalle forze armate. Il governo è quell’istituzione che viene legittimata nel suo uso dalla coercizione fisica sul popolo. Ho interpretato correttamente i suoi filosofi umani e la sua storia, Presidente Vickery?».
«Beh… sì… ma…».
«Lei sembra aver momentaneamente dimenticato che i gruppi non sono più unanimi delle vostre fazioni umane», disse Liaw. «Mi creda, sono stati divisi, e lo sono ancora. Benché la maggioranza abbia votato a favore delle recenti misure difensive, una minoranza si è opposta verbalmente; poiché pensava, come lei, Presidente Vickery, che il pericolo fosse stato esagerato e non giustificasse misure tanto onerose».
Liaw rimase seduto in silenzio per un po’, e gli altri poterono udire il vento che fischiava alle sue spalle e vedere un paio dei suoi nipoti che volavano nelle vicinanze. Uno di essi brandiva la spada snudata che portava di casa in casa la chiamata alla guerra, l’altro era armato di un fucile mitragliatore.
L’Alto Wyvan disse: «Tre gruppi si sono rifiutati di fare la loro donazione. I miei colleghi ed io abbiamo minacciato di invocare l’Oherran su di loro, e l’avremmo fatto se essi non avessero ceduto. Noi consideriamo la situazione molto grave».
Holm ridacchiò. Non me l’aveva mai detto prima!… Naturalmente non l’avrebbe fatto. Ferune si era irrigidito anche lui sul suo scranno, come Liaw. Vickery respirava pesantemente, mentre il sudore gli rigava il volto. Si deterse con un rapido tocco della mano.
Posso quasi provare simpatia, pensò Holm. Essere aggredito all’improvviso da una realtà come questa.
Matthew Vickery avrebbe fatto meglio a rimanere un analista di credito invece di darsi alla politica (la mente di Holm vagabondava, sulle ali della sua stessa frastornata vivacità). Allora sarebbe stato inoffensivo, e in effetti utile; l’economia interspecie è spesso un campo affascinante, con tutto il bisogno di studi che essa richiede. Il problema era, su un pianeta scarsamente popolato come Avalon, che il governo non era mai stato troppo importante, se non per le basilari esigenze ecologiche e difensive. Negli ultimi decenni le sue funzioni si erano ristrette ulteriormente col mutare della società umana sotto l’influenza Ythrana. (Una fitta di dolore). Non era importante votare per delle cariche che sembravano puramente amministrative. E quindi gli umani più reazionari avevano potuto eleggere Vickery, che vedeva con paura la tendenza verso l’Ythranizzazione. (Ma non era giustificata, la paura?). Lui non aveva nient’altro da offrire, in quei tempi oscuri.
«Lei capirà che tutto questo è confidenziale», disse Liaw. «Se vi fosse la minima indiscrezione, i gruppi in questione la considererebbero una faccenda di orgoglio personale».
«Sì», bisbigliò Vickery.
Altro silenzio. Il sigaro di Holm, ridotto ad un mozzicone, gli stava bruciando le dita. Lo spense, e appuzzolentì l’aria. Ne accese un altro. Fumo troppo, pensò. E di recente ho bevuto anche troppo, forse. Ma devo svolgere il mio lavoro, finché le circostanze me lo consentono.
Vickery si inumidì le labbra. «Questo getta… una luce diversa sulla questione, no?», domandò. «Posso parlare apertamente? Io devo sapere se questa è un’allusione a… al fatto che possiate sentirvi costretti ad un colpo di stato».
«Possiamo usare meglio le nostre energie», gli rispose Liaw. «I suoi sforzi in Parlamento potrebbero essere utili».
«Beh… vi renderete conto che non posso rinunciare ai miei principi. Io devo essere libero di parlare».
«È scritto nel Patto», disse Ferune, e la sua osservazione non sembrò superflua nemmeno secondo i modi Ythrani. «Gli umani che risiedono in Avalon hanno il diritto assoluto alla libertà di parola, di pubblicazione e di trasmissione, limitato soltanto dai diritti assoluti di riserbo e di onore e dalle esigenze di difesa contro nemici esterni».
«Volevo dire…». Vickery deglutì. Ma anni di vita politica non erano trascorsi inutilmente. «Volevo dire semplicemente che critiche e suggerimenti amichevoli saranno sempre bene accettati», disse con buona parte della scioltezza che gli era abituale. «Tuttavia, non possiamo di certo correre il rischio di una guerra civile. Possiamo discutere i particolari di una politica di collaborazione indipendente?».
Si poteva ancora sentire la paura, dietro quelle parole pronte. Holm immaginò di poter quasi leggere nel cervello di Vickery, riesaminando il pieno significato delle parole di Liaw.
Come fa una razza fiera, orgogliosa, con un radicato spirito tribale e territoriale, a regolare i suoi affari pubblici?
Proprio come sulla Terra, le differenti civiltà di Ythri in periodi differenti della loro storia hanno fornito una varietà di risposte, nessuna delle quali del tutto soddisfacente o stabilmente duratura. Quando arrivarono i primi esploratori, coloro che parlavano Planha divennero i più ricchi e progrediti; si sarebbe tentati di definirli gli «elleni». Adottando con avidità la tecnologia moderna, ben presto assorbirono gli altri nel loro sistema, modificandolo nello stesso tempo per adattarlo alle mutate condizioni.
Questa fu la cosa più facile, perché il sistema non esigeva l’uniformità. All’interno dei suoi possedimenti — sia che essi fossero sparpagliati o riuniti in un singolo pezzo di terra o di mare — un gruppo era indipendente. Era la tradizione a determinare ciò che costituiva il gruppo, benché si trattasse di una tradizione che cambiava lentamente, come deve essere per ogni abitudine vitale. Tribù, anarchia, dispotismo, federazioni indipendenti, teocrazia, clan, famiglie sempre più larghe, corporazioni, e così via fino a concetti che non hanno un corrispondente umano, ogni gruppo andava avanti da solo.
Per lo più, l’ordinamento interno derivava dall’abitudine e dalla pubblica opinione più che dalla norma e dalla forza. Dopo tutto le famiglie vivevano raramente a stretto contatto fra loro, per cui gli attriti erano ridotti al minimo. La sanzione più comune era una specie di guidrigildo, la più grave la schiavitù. A mezzo stava la messa al bando; per un determinato periodo, che poteva durare anche per tutta la vita, il reo poteva essere ucciso da chiunque senza punizione, e chi lo aiutava incorreva nella stessa pena. Un’altra sentenza possibile era l’esilio, con l’automatica messa al bando in caso di ritorno prima dei termini stabiliti. Questo era molto duro per un Ythrano. D’altra parte, coloro che erano realmente insoddisfatti potevano lasciare casa senza difficoltà (come si fa a recingere i cieli?) e chiedere di far parte di un altro gruppo più vicino ai propri desideri.
Naturalmente doveva esserci un organismo riconosciuto che istituisse i processi ed emettesse i giudizi. Doveva anche sedare le dispute tra gruppi e stabilire le linee direttive e le iniziative per il pubblico benessere. E così, nei tempi antichi, nacque il Khruath, un raduno periodico di tutti gli adulti liberi di un dato territorio che avessero interesse a riunirsi. Aveva un’autorità giudiziaria e limitatamente legislativa, ma non amministrativa. Coloro che vincevano una causa, o promuovevano con successo dei progetti o delle ordinanze, non avevano a loro disposizione che la buona volontà o la forza che riuscivano a trovare in se stessi per imporre e far rispettare il diritto.
Man mano che la società Planha si evolveva, queste assemblee cominciarono ad eleggere i propri delegati per i Khruath annuali, che comprendevano territori più ampi. Questi, a loro volta, inviavano i loro rappresentanti all’Alto Khruath dell’intero pianeta, che si riuniva ogni sei mesi, e in occasioni straordinarie. A ciascun livello veniva scelto un gruppo di funzionari con mansioni presidenziali, i Wyvan. Costoro avevano grande familiarità con l’applicazione della legge (usanze, precedenti, sentenze) e con l’attività processuale del maggior numero possibile di cause. Non si tratta esattamente di un’organizzazione di tipo sovietico, perché ciascun adulto libero poteva partecipare al Khruath a qualsiasi livello desiderasse.
Un sistema del genere non avrebbe funzionato sulla Terra… dove, molto tempo prima, ne era apparsa una versione simile, ed era fallita sanguinosamente. Ma gli Ythrani sono meno loquaci, meno intriganti, meno sottomessi ai prepotenti, e meno cronicamente numerosi degli uomini. Le comunicazioni moderne, i computer, il recupero dell’informazione e le tecniche educazionali aiutarono il sistema a diffondersi su tutto il pianeta, e in seguito per tutto il Dominio.
Ma prima di raggiungere questo stadio, si dovette affrontare il problema dell’amministrazione. Le opere pubbliche necessarie devono essere sovvenzionate; in teoria i gruppi elargivano libere donazioni a questo fine, ma in pratica i costi richiedevano un vero stanziamento. Un comportamento palesemente pericoloso per l’ambiente o per la società deve essere proibito, anche se alcuni gruppi sembrano trarne vantaggio o lo considerano un loro patrimonio speciale. Eppure non esisteva alcun sistema repressivo, né gli Ythrani avrebbero saputo immaginarne uno… almeno come tale.
Nonostante questo, poco a poco, di fronte alle inosservanze capitali, i Wyvan del relativo Khruath cominciarono a invocare l’Oherran sui colpevoli. Questa pratica, attuata dopo grandi esami di coscienza e con le più solenni cerimonie, consisteva in una convocazione di tutti gli abitanti del territorio affinché, per difendere i loro interessi e specialmente il loro onore, attaccassero coloro che avevano sfidato la corte.
Nei primi tempi un Oherran scagliato su un intero gruppo ne significava la fine… con la schiavitù per tutti coloro che non erano stati uccisi e la divisione dei beni tra i vincitori. In seguito si ridusse all’arresto come pena minima, e all’esilio dei capi riconosciuti. Ma il tutto era pur sempre soggetto alla legge dell’orgoglio personale: se l’invocazione all’Oherran veniva respinta, come accadeva quando l’offesa non era ritenuta sufficiente, allora i Wyvan che l’avevano invocato non avevano altra scelta che il suicidio.
Dato il carattere Ythrano, l’Oherran funziona più o meno come la polizia fra gli uomini. Se la tua società non ha perso la sua moralità, uomo, quanto spesso dovrai chiamare la polizia?
Nessuno che conoscesse Liaw dei Laghi poteva pensare che avesse parlato a vanvera, quando aveva minacciato di fare a pezzi Avalon.