Rissa sentì un tuffo al cuore quando la Rum Runner si staccò dalla Starplex.
«Che cos’è successo?» gridò.
Lunga Bottiglia, però, era troppo indaffarato per rispondere. Continuava a roteare e caprioleggiare nel serbatoio, facendo ogni sforzo per riprendere il controllo della nave. Sui monitor, Rissa vide la stella verde sfrecciare sotto di loro. La sua superficie era un ruggente oceano di smeraldo, giada e malachite.
Tenne a bada l’ondata di panico che stava arrivando e si sforzò di capire da sola che cos’era andato storto. Di sicuro non era stato Keith a tranciare il raggio trattore, quindi rimanevano solo due possibilità: lo aveva tagliato Gawst, usando chissà quale trasmissione d’interferenza, oppure alla Starplex era mancata l’energia. Comunque fosse andata, si erano staccati dalla nave-madre e adesso erano diretti quasi esattamente verso la stella. Attraverso la parete trasparente che separava la sua camera piena d’aria da quella piena d’acqua di Lunga Bottiglia, Rissa vide il delfino inarcarsi, come per una fitta di dolore e poi colpire con la testa la parete opposta quasi che così facendo potesse costringere la nave a prendere la direzione da lui scelta.
Rissa guardò i monitor e il suo cuore per un istante si fermò. Vide la Starplex scomparire attraverso la scorciatoia per andare… dovunque fosse diretta. La grande vetrata della nave era buia, a confermare la caduta di energia. Se davvero la nave non aveva più energia, Rissa sperava che fosse diretta verso Nuova Pechino o Flatlandia dove avrebbe trovato altri vascelli pronti ad aiutarla. In caso contrario, forse non sarebbe mai riuscita a ritornare indietro… e una ricerca di tutte le uscite attive non sarebbe stata avviata prima che le batterie della Starplex si esaurissero, lasciandola priva di ogni supporto vitale.
Ma Rissa non aveva il tempo di meditare sul fato del marito e dei colleghi: la Rum Runner stava sempre precipitando verso la stella verde. Il finestrino di prua si era già considerevolmente oscurato nello sforzo di filtrare l’inferno sotto di loro, mentre Lunga Bottiglia continuava a litigare con i comandi che portava attaccati a pinne e coda. Il delfino fece un’improvvisa giravolta nel serbatoio e Rissa vide la stella verde correre via lungo l’orizzonte e uscire di vista. Lunga Bottiglia aveva rivolto i motori principali verso la stella per usarli come freni. La nave ebbe una vibrazione mentre Rissa vedeva Lunga Bottiglia escludere gli automatismi di sicurezza premendo con il muso alcuni pulsanti.
«Squali!» strillò Lunga Bottiglia. Per qualche istante Rissa pensò che si trattasse di una specie di scongiuro delfinesco, poi capì a che cosa si riferiva: il cielo era annebbiato da tentacoli di materia oscura, con le sfere grigie che nel miasma di materia quark-lucente sembravano quasi i nodi di un gatto a nove code.
Lunga Bottiglia si girò verso destra e la nave lo seguì. Ma ben presto un’oscurità molto più definita bloccò la loro visuale.
«La nave di Gawst» disse Lunga Bottiglia.
«Accidenti» commentò Rissa. Abbassò le mani sui comandi che controllavano i laser geologici. Non avrebbe sparato se non in caso di necessità, però…
Puntini color rubino sullo scafo di Gawst. Rissa avvicinò il pollice ai due interruttori gemelli del laser.
Lunga Bottiglia doveva aver visto il movimento. «Razzi Acs» disse «non laser. Anche lui tenta di allontanarsi dai matos.»
La visuale cambiò mentre Lunga Bottiglia variava la rotta della Rum Runner. La stella verde alle spalle, la nave nemica di fronte, i matos a tribordo ma in avvicinamento sia da sopra sia da sotto. C’era un’unica via di fuga possibile. Lunga Bottiglia percosse con il muso i comandi. «Alla scorciatoia!» strillò con la sua voce acuta.
Rissa premette rapidamente vari tasti. Su uno dei suoi monitor comparve la mappa iperspaziale, con il gorgo di tachioni in evidenza intorno al punto di uscita.
«Più manovrabili siamo noi della Starplex» disse Lunga Bottiglia. «L’uscita possiamo scegliere.»
Rissa rifletté per mezzo secondo. «Hai idea di dove siano andati Keith e gli altri?»
«No. La scorciatoia ruota. Potrei replicare il loro angolo d’ingresso, ma non la scelta di tempo necessaria per uscire nello stesso luogo.»
«Allora andiamo a Nuova Pechino» disse Rissa. «È lì che la Starplex si dirigerà alla fine per le riparazioni… se potrà.»
Lunga Bottiglia si dimenò nel serbatoio, e la Rum Runner s’inarcò prima in su poi in giù, dirigendosi alla scorciatoia ondeggiando da sotto in su. «Entrata fra secondi cinque» disse.
Rissa trattenne il fiato. Sui monitor non si vedeva nulla, proprio nulla…
Un lampo color porpora.
Una diversa disposizione delle stelle.
Una grossa nave nera.
Una nave che sparava contro una flotta di vascelli delle Nazioni Unite.
Quattro… no, cinque!… carcasse senza vita roteavano nella notte, circondate da nubi di aria espulsa.
Il tutto era bagnato dalla luce sanguigna della nana rossa recentemente emersa da quella scorciatoia.
Le parole lampeggiarono davanti agli occhi di Rissa, come il titolo di un capitolo di libro di testo del futuro… “La disfatta di Tau Ceti”.
Le forze waldahud avevano attaccato la colonia terrestre, impadronendosi dell’unica scorciatoia che serviva lo spazio umano grazie a un gigantesco incrociatore da battaglia che aveva avuto facilmente ragione della navetta diplomatica che di norma stazionava in quel punto…
Un gigantesco incrociatore da battaglia che aveva tutti gli schermi di forza rivolti in avanti, per proteggersi dal fuoco di ritorno delle navi delle Nazioni Unite…
Un gigantesco incrociatore da battaglia che la Rum Runner aveva sorpreso alle spalle.
Rissa non aveva mai ucciso nessuno, prima. Non aveva nemmeno mai causato danni fisici, se non per errore. Non aveva…
“La disfatta di Tau Ceti”.
Afferrò le maniglie che servivano a dirigere il laser e avvicinò il dito al grilletto.
Lì non c’era Phantom a rendere visibile il raggio e la nave waldahud era troppo lontana perché lei potesse vedere il puntino rosso muoversi lungo il suo scafo…
Muoversi lungo i propulsori, i serbatoi del carburante…
Fenderli e strapparli…
Dare fuoco al carburante…
E poi…
Un globo di luce, come una supernova…
Il boccaporto di prua che diventava completamente nero…
Lunga Bottiglia fece una capriola all’indietro nel serbatoio, facendo allontanare la Rum Runner dalla sfera in espansione dei rottami.
Rissa allontanò le dita dal grilletto, mentre il vetro del boccaporto tornava a schiarirsi. Tremava da capo a piedi. Quanti waldahudin potevano esserci, in una nave di quelle dimensioni? Cento? Mille? Se l’idea era quella di puntare sul sistema solare e devastare la Terra, Marte e la Luna, i soldati ammassati a bordo potevano arrivare al numero di diecimila…
Tutti morti.
Morti.
C’erano altre navi waldahud nella zona, ma si trattava di piccole scialuppe monoposto. Il grande vascello nero doveva essere stato la nave-madre.
Rissa espirò rumorosamente.
«Hai agito bene» disse gentilmente Lunga Bottiglia. «Hai fatto solo il tuo dovere.»
Lei non disse nulla.
Ora le navi delle Nazioni Unite si stavano riorganizzando… Nuova Pechino, dopotutto, era una colonia umani-“delfini”… e cominciavano a dare la caccia alle navette waldahud più piccole. La Rum Runner sbandò appena quando passò attraverso alla nube di atmosfera espulsa dalla nave da battaglia.
La consolle di Rissa emise un trillo. Lei guardò la luce sul quadro comandi, rossa come una goccia di sangue, ma non mosse un muscolo. Lunga Bottiglia le lanciò una rapida occhiata, poi colpì col naso l’analogo comando nel serbatoio. Dagli altoparlanti uscì una voce di donna. “Da Liv Amundsen, comandante delle forze di polizia delle Nazioni Unite di Tau Ceti, alla nave ausiliaria della Starplex.” Rissa si girò verso i monitor. La nave della Amundsen era ancora lontana tre minuti luce, non aveva senso intavolare una conversazione. “Abbiamo identificato il segnale del vostro radarfaro. Grazie per l’arrivo così tempestivo. Abbiamo avuto gravi perdite, più di duecento morti, ma grazie a voi Nuova Pechino è salva. Scommetto che vi appiccicheranno una medaglia sul petto, chiunque voi siate. Chiudo.”
“Una medaglia” pensò Rissa. “Cristo, questi pensano alle medaglie.”
«Rissa?» la chiamò Lunga Bottiglia. «Vuoi che ci pensi io a…»
«No» ribatté Rissa, scuotendo la testa. «No, lo farò io.» Premette un pulsante. “Parla la dottoressa Clarissa Cervantes, dalla Rum Runner. Siamo qui in due, l’altro è il pilota: un delfino di nome Lunga Bottiglia. Anche la Starplex è stata attaccata da forze waldahudin, dopodiché è entrata nelle rete delle scorciatoie con destinazione sconosciuta. Potrebbe però richiedere un ricovero di emergenza in bacino di carenaggio. Potete pensarci voi?”
Rissa osservò le stelle andare alla deriva mentre attendeva che il segnale raggiungesse la nave della Amundsen e che la risposta fosse di ritorno. “Le forze waldahud furono respinte a Tau Ceti” diceva il libro di storia nella sua mente. Ma quale sarebbe stato il prossimo capitolo? Duecento abitanti della Terra e delle sue colonie erano morti… I delfini non credevano nella vendetta, ma gli umani vi avrebbero rinunciato? Si sarebbe risolto tutto in una scaramuccia o stava per scoppiare la madre di tutte le guerre?
“Negativo, dottoressa Cervantes” disse infine la voce della Amundsen. “Le attrezzature portuali sono state le prime a essere spazzate via dai waldahudin.” Ovvio, pensò Rissa. Si comincia sempre da Pearl Harbor. “Per la Starplex suggerisco i cantieri di Flatlandia, anche se dovrà usare la massima prudenza nell’attraversare la scorciatoia in quella direzione: sarà bene ricordarle che una stella di classe G sub-gigante è emersa poco tempo fa dalla scorciatoia. Per una nave piccola come la vostra, comunque, possiamo offrire servizi di riparazione anche qui.”
Rissa osservò i monitor. La battaglia non era ancora finita. I vascelli della polizia continuavano a scontrarsi con navette waldahud, anche se alcune di esse sembravano essersi arrese espellendo spontaneamente il bozzolo-motore.
«Ci serve carburante» disse Lunga Bottiglia a Rissa. «E i propulsori devono avere il tempo di raffreddarsi… li ho sfruttati oltre ogni limite.»
“Va bene” comunicò Rissa parlando nel microfono. “Arriviamo.” Fece un cenno a Lunga Bottiglia e subito lui ruotò nel serbatoio mettendo in movimento la nave. Rissa però continuava a sentire il cuore che le martellava nei petto. Chiuse gli occhi, cercando di non pensare a quel che aveva fatto.