Quellen fu felice di essersi liberato di Koll e Spanner. Quando si ritrovò nel suo ufficio, dietro la scrivania, piccola ma tutta sua, Quellen si sentì nuovamente importante. Era qualcosa di più di un tirapiedi, anche se Koll si divertiva a comandarlo a bacchetta.
Premette il pulsante di un campanello. Subito comparvero i due Intendenti, Brogg e Leeward.
«Felice di rivedervi» disse Brogg, con un tono che smentiva le parole. Era un uomo corpulento, cupo in viso, dai lineamenti pesanti e dalle dita tozze e pelose. Quellen fece un cenno e allungò una mano per aprire la bocchetta dell’ossigeno sforzandosi di imitare l’espressione condiscendente di Koll nel compiere lo stesso gesto un quarto d’ora prima. Ma Brogg non si turbò. Pur appartenendo solo alla Nona Classe, aveva un certo ascendente su Quellen; e tutti e due lo sapevano.
Neppure Leeward sembrò impressionato, ma per motivi diversi. Leeward non era sensibile ai piccoli gesti. Era un uomo altissimo, cadaverico, molto chiuso, che si occupava con metodo e costanza del suo lavoro. Non era stupido, ma non sarebbe mai uscito dalla Nona Classe.
Quellen osservò i suoi due assistenti. Non poteva sopportare l’esame attento a cui Brogg lo stava sottoponendo in silenzio. Brogg era al corrente del suo rifugio in Africa; un terzo del pingue stipendio di Quellen era il prezzo del suo silenzio. Leeward, invece, ignorava l’esistenza della seconda casa; prendeva gli ordini direttamente da Brogg e il ricatto non era la sua specialità.
«Immagino che sappiate dell’incarico di occuparci della recente scomparsa di molti prolets» cominciò Quellen. «I cosiddetti saltati rappresentano oggi il problema principale per il Segretariato di Polizia, come ormai prevedevamo da qualche anno.»
Brogg tirò fuori un mucchietto di minischede. «Stavo proprio per venirvi a parlare della situazione» disse. «L’Alto Governo se ne interessa molto, e penso che Koll vi avrà informato che anche Kloofman in persona se ne occupa. Ho le ultime statistiche. Nei primi quattro mesi di quest’anno, sono scomparsi sessantottomila prolets.»
«Vi siete già occupato del caso?»
«Certamente.»
«Sono in aumento?»
«Ecco» disse Brogg, camminando avanti e indietro per la stanzetta e asciugandosi il sudore dalle guance cascanti, «conoscete la teoria, anche se a volte è stata smentita: i saltati partono dal periodo di tempo intorno a questi anni. Ho esaminato tutto. Spiegatelo voi, Leeward.»
«Una distribuzione statistica dimostra che la teoria è giusta» disse Leeward. «Le attuali scomparse dei prolets sono direttamente collegate alle documentazioni storiche sulla comparsa dei cosiddetti saltati negli ultimi anni del ventesimo secolo e successivi.»
Brogg indicò un volume rilegato in azzurro sulla scrivania di Quellen. «È una bobina di storia. L’ho messa lì io. Conferma le mie scoperte. La teoria è esatta.»
Quellen si passò un dito lungo la mascella, chiedendosi oziosamente che effetto facesse avere una faccia grassa come quella di Brogg. Il suo assistente sudava e aveva un’espressione implorante; era come se rivolgesse a Quellen la muta preghiera’ di far fluire altro ossigeno. Il Sovrintendente Criminale approfittò della momentanea superiorità, e non accolse la richiesta.
«Dopo tutto, vi siete limitato a confermare quello che è ovvio» disse. «Sappiamo che i saltati provengono da questi anni. Le prime testimonianze risalgono all’incirca al 1979. Le direttive dell’Alto Governo sono di isolare il vettore di distribuzione. Ho già predisposto un piano d’azione.»
«Che naturalmente è stato approvato da Koll e da Spanner» ribatté con insolenza Brogg. Quando parlava gli tremavano le guance.
«Infatti» confermò Quellen, con tutta l’autorità di cui era capace. Gli dava sui nervi il fatto che Brogg riuscisse così facilmente a smontarlo. Koll passi e anche Spanner… ma in definitiva, Brogg era il suo assistente. Però, purtroppo la sapeva troppo lunga sul suo conto. «Voglio che scopriate l’individuo che spedisce tanta gente nel passato. Fate qualunque cosa nei limiti del codice, per troncare la sua attività. E portatelo qui. Voglio che sia catturato prima che riesca a far saltare qualcun altro.»
«Sissignore» rispose Brogg con insolita umiltà. «Lavoreremo in questo senso. O, meglio, continueremo a seguire il sistema di indagine già avviato. Abbiamo alcuni investigatori in diverse classi di prolets. Pensiamo che ormai sia solo questione di tempo; pochi giorni, forse una settimana, e l’Alto Governo sarà soddisfatto.»
«Speriamo» disse brusco Quellen, e li congedò.
Attivò una finestra panoramica e guardò giù nella strada. Gli sembrò di riconoscere Brogg e Leeward che uscivano dal portone, si avviavano verso una corsia mobile, e sparivano in mezzo alla folla. Poi si voltò e con gioia feroce aprì al massimo la bocchetta d’ossigeno. Infine si lasciò cadere nella poltrona, mentre dita invisibili gli massaggiavano i muscoli. Guardò il testo di storia che Brogg gli aveva lasciato sulla scrivania, e alzò una mano a coprirsi gli occhi, con gesto stanco.
I saltati!
Era inevitabile che, prima o poi la faccenda sarebbe finita nelle sue mani. Tutte le questioni più strampalate, tutte le infrazioni più strane contro la legge e l’ordine toccavano a lui. Quattro anni prima aveva dovuto occuparsi dei contrabbandieri di organi artificiali. A quel ricordo, Quellen fu scosso da un brivido: pancreas difettosi, smerciati in vicoli puzzolenti; cuori pulsanti, pieni di sangue, e rotoli di intestini, venduti da commercianti clandestini che si spostavano abilmente da un quartiere all’altro. E poi c’era stata la banca della fertilità, e il losco affare dei prelievi di liquido seminale. E poi ancora le creature provenienti da altri mondi che avevano invaso le strade di Appalachia, sbattendo le loro orrende mandibole rosse e afferrando bambini con gli artigli squamosi. Quellen si era occupato di tutte queste cose non certo in modo molto brillante, perché non era nel suo stile, ma, se non altro, con competenza.
E adesso, i saltati.
Quell’incarico lo metteva a disagio. In un giorno solo era riuscito a risolvere un caso di smercio di reni di seconda mano e aveva indagato sul prezzo degli ovuli, ma non gli andava di doversi occupare dei viaggi nel tempo. Dando per buona la possibilità di un simile fenomeno, pareva che l’intelaiatura dell’universo si deformasse. Era già abbastanza spiacevole che il tempo continuasse incessantemente a fluire in avanti: un uomo era in grado di capirlo, anche se poteva non piacergli. Ma indietro… Era come rovesciare la logica, negare la ragione: e Quellen era un uomo razionale. I paradossi del tempo lo turbavano. Pensava che sarebbe stato così facile salire sullo stat, lasciarsi alle spalle Appalachia, per tornare alla tranquilla umidità del suo rifugio africano, infischiandosene del dovere.
Fece uno sforzo per vincere l’apatia e accese il proiettore. Sullo schermo balenarono cifre Julesz stereoscopiche, mentre i suoi occhi andavano adattandosi ai bianchi e ai neri non differenziati. I Julesz servivano a mantenere sempre a fuoco lo schermo, a qualunque grado di distorsione ottica. La bobina di storia cominciò a dipanarsi. Quellen seguì le parole che scorrevano velocissime:
Il primo indizio di invasione dal futuro si ebbe verso l’anno 1979, quando diversi individui in abbigliamento singolare comparvero nel distretto di Appalachia, conosciuto allora come Manhattan. Diverse testimonianze dimostrano che i saltati apparvero con frequenza sempre maggiore nel decennio successivo. Sottoposti a interrogatori, finirono con l’ammettere di venire dal futuro. Davanti all’evidenza dei fatti, la gente del ventesimo secolo dovette accettare l’inquietante conclusione di trovarsi di fronte a una pacifica ma seccante invasione di viaggiatori nel tempo.
C’era ancora una bobina, ma per il momento Quellen ne aveva abbastanza. Spense il proiettore. Nella stanza angusta faceva un caldo opprimente, malgrado l’aria condizionata e l’ossigeno. Chiuso tra quelle quattro pareti, Quellen provò un’acuta nostalgia per il fiume fangoso che scorreva davanti al portico del suo ritiro africano.
Premette il pulsante a pedale del dittafono a schede, e buttò giù alcuni appunti:
1) Possiamo catturare un saltato vivo? Cioè, un uomo del nostro tempo che è tornato indietro di dieci o venti anni e ha vissuto una seconda volta parte della nostra epoca? Esistono individui simili? Che succederebbe se qualcuno incontrasse se stesso nell’esistenza antecedente al viaggio?
2) Ammettendo che si riesca a catturare un saltato vivo, sottoporlo a tutte le tecniche d’interrogatorio per scoprire in che modo e quando ha fatto il salto.
3) Le informazioni in nostro possesso dicono che il fenomeno cesserà nel 2491. Questo dato sta ad indicare il successo delle nostre indagini, o una lacuna nei testi?
4) È vero che non ci sono dati relativi ai saltati, prima del 1979. Perché?
5) Prendere in considerazione la possibilità di travestirsi da prolet della Quindicesima Classe, allo scopo di venire avvicinato da agenti dei viaggi nel tempo. Un arresto fatto in queste condizioni sarebbe considerato illegittimo? Consultare le macchine legali.
6) Raccogliere deposizioni dalle famiglie di prolets scomparsi di recente: indici sociologici, dati di attendibilità, eccetera. Tentare anche di ricostruire gli avvenimenti precedenti alla scomparsa.
7) Forse…
Quellen smise di completare l’ultima scheda e schiacciò il pedale. La macchina gli restituì le schede che lui depose sulla scrivania, prima di riaccendere il proiettore per leggere qualche altra bobina di storia.
Le analisi delle testimonianze relative ai saltati indicano che tutti gli arrivi ebbero luogo fra gli anni 1979 e 2106, cioè in epoca anteriore alla costituzione dell’Alto Governo (Quellen prese mentalmente nota di questo. Poteva essere importante.) I saltati sottoposti, a interrogatorio ammisero senza difficoltà che gli anni di partenza andavano dal 2486 al 2491, senza eccezioni. Naturalmente, questo non esclude la possibilità che vi siano persone, partite in epoche, diverse, di cui non è rimasta traccia, come pure non si può escludere che gli arrivi non siano limitati al suddetto periodo di 127 anni. Ciò nonostante…
A questo punto c’era un’interruzione nel testo, e Brogg aveva inserito un promemoria:
Vedere Documenti A e B. Esaminare la possibilità di viaggi nel tempo in periodi diversi da quelli registrati. Fenomeni occulti. Meritano esame approfondito.
Quellen trovò i Documenti A e B sulla scrivania: erano altre due bobine. Non le inserì nel proiettore, né proseguì la lettura del testo di storia. Si mise invece a riflettere.
Secondo le informazioni, i saltati provenivano tutti da un unico periodo di cinque anni, di cui l’anno in corso era il quarto. Tutti, poi, erano arrivati in un lasso di tempo di circa un secolo e mezzo. Naturalmente non erano stati individuati tutti, perché alcuni erano riusciti a inserirsi senza difficoltà nella vita dell’epoca in cui erano arrivati, e su di loro, quindi, non esistevano testimonianze documentate. Tre o quattrocento anni prima i metodi di ricerca erano ancora primitivi. Quellen lo sapeva ed era molto sorpreso di come fossero riusciti a scoprire e documentare tanti saltati. Tuttavia, i prolets delle classi infime non possedevano certo un’intelligenza tale da permettere loro di escogitare sottili accorgimenti in modo da non essere individuati in un’epoca a cui non erano abituati. Ma certamente l’organizzazione che si occupava dei viaggi nel tempo, non aveva fatto sparire solo dei prolets!
Quellen sfilò la bobina di storia dal proiettore, e inserì i documenti preparati da Brogg. Il documento A era una specie di censimento di tutti i saltati di cui era stata provata l’esistenza. Quellen lo fece scorrere, soffermandosi a leggere qua e là:
BACCALON, ELLIOT — Scoperto il 4 aprile 2007, Trenton, New Jersey. Interrogato per undici ore. Dichiara di essere nato il 17 maggio 2464. Professione: tecnico di calcolatori di quinto grado. Assegnato alla Zona di Riabilitazione Camden Hopper. Trasferito al Distretto Policlinico Westevale il 30 febbraio 2011 per terapia. Dimesso l’11 aprile 2013. Impiegato come tecnico ai pulsanti dal 2013 al 2022. Morto il 7 marzo 2022 per pleurite con complicazioni.
BACKHOUSE, MARTIN D. — Scoperto il 18 agosto 2102, Harrisburg, Pennsylvania. Interrogato per quattordici minuti. Afferma di essere nato il 10 luglio 2470; data dichiarata di partenza 1° novembre 2488. Professione: tecnico di calcolatori di settimo grado. Assegnato alla Zona di Riabilitazione Baltimora Ovest. Rilasciato perfettamente normale il 27 ottobre 2102. Impiegato come tecnico di calcolatori, Internal Revenue Service, dal 2102 al 2167. Sposato con Lona Walk (vedasi oltre) 22 giugno 2104. Morto di polmonite il 16 maggio 2187.
BAGROWSKY, EMANUEL «Scoperto…»
Quellen fermò il proiettore. Aveva la mente in tumulto. Fece scorrere di nuovo la bobina, finché non trovò l’indicazione (vedasi oltre) riguardante Lona Walk, e fece l’interessante scoperta che anche la donna era una saltata. Arrivata nel 2098, era nata, secondo la sua dichiarazione, nel 2471. La sua partenza risaliva al 1° novembre 2488. Si trattava evidentemente di un appuntamento preordinato. Un ragazzo di diciotto anni e una ragazza di diciassette, fuggiti dal venticinquesimo secolo e diretti nel passato per iniziare una nuova vita insieme. Tuttavia, Martin Backhouse era giunto nel 2102, e la sua amichetta nel 2098. Era chiaro che non avevano previsto di arrivare in anni diversi, e questo stava a significare che i viaggi non garantivano esattamente l’anno di arrivo. O, per essere precisi, forse non erano ancora in grado di farlo fino a qualche anno prima. Povera Lona Walk, pensò Quellen, come doveva essere rimasta male, arrivando nel passato, quando aveva scoperto che l’uomo del cuore non era lì con lei.
A questo punto era facile dedurre che si fossero verificati altri gravi inconvenienti del genere. Romeo arrivava nel 2100 e Giulietta nel 2025. Col cuore infranto, Romeo trova la tomba della sua Giulietta, morta da decine d’anni. Oppure, peggio ancora, Romeo ritrova Giulietta, ma una Giulietta novantenne. Cos’aveva fatto Lona Walk, nei quattro anni d’attesa, prima dell’arrivo di Martin Backhouse? E come aveva potuto esser sicura che sarebbe arrivato? Cosa sarebbe successo se, perduta la speranza, si fosse sposata con un altro, senza aspettarlo? E se i quattro anni avessero distrutto il suo amore… dal momento che all’arrivo di Martin lei aveva ventun anni, mentre lui ne aveva diciotto?
Interessante, pensò Quellen. I commediografi del ventiduesimo secolo dovevano aver avuto a disposizione una miniera di avvenimenti di questo genere su cui lavorare di fantasia. Bombardati dagli emigranti del futuro, frastornati dai paradossi, gli uomini di quei secoli lontani dovevano avere considerato i saltati proprio un bel grattacapo!
Ma erano passati ormai quasi quattrocento anni dall’arrivo dell’ultimo saltato, almeno secondo i dati a disposizione. Il fenomeno era dimenticato da generazioni, e solo il fatto che i saltati partissero dal periodo in corso, l’aveva reso di nuovo attuale. Peccato, pensò Quellen, che il periodo coincida con la mia permanenza in carica.
Ma c’erano anche altri aspetti del problema su cui riflettere.
Supponiamo, si disse, che molti saltati si siano adattati bene al nuovo ambiente, abbiano trovato una sistemazione e abbiano sposato gente nata nell’epoca in cui erano arrivati. Non come quel Martin Backhouse che ha sposato una sua coetanea, ma persone la cui vita si era svolta quattro o cinquecento anni prima della loro nascita. A questa stregua, potevano anche avere sposato la propria bis-bis-bis-bis-nonna, diventando così i bis-bis-bis-bis-nonni di se stessi. Quali effetti poteva produrre tutto questo sul flusso genetico e sulla continuità del plasma germinativo?
E se, per esempio, uno dei saltati, al suo arrivo nel 2050, si fosse messo a litigare con la prima persona in cui si era imbattuto e l’avesse ammazzata… per scoprire in seguito di avere ucciso uno dei suoi antenati diretti, spezzando così la propria linea genealogica? Quellen cominciava ad avere male alla testa. Probabilmente quel saltato sarebbe sparito nel nulla, non essendo mai nato. Fatti simili erano storicamente provati? Prendete nota, disse fra sé Quellen. Controllare tutti gli aspetti del problema.
Non credeva alla possibilità di tali paradossi. Era invece fermamente convinto che era impossibile cambiare il passato, perché il passato era un libro chiuso, immutabile. Era già successo. Qualsiasi manipolazione compiuta dai saltati era riportata dai libri di storia. Il che, pensò tetro Quellen, fa di noi tanti burattini. Era arrivato al punto morto del determinismo. Supponiamo, si disse ancora, che io sia tornato indietro nel tempo e abbia ucciso George Washington nel 1772. Ma noi sappiamo che Washington è vissuto fino al 1799. Questo mi impedirebbe di ucciderlo nel 1772? Erano problemi che gli facevano venire le vertigini. Meglio occuparsi della questione che gli era stata affidata, e cioè di come impedire che altra gente tornasse nel passato. Riuscendovi, avrebbe confermato la profezia secondo cui, dal 2491 in poi, nessuno avrebbe mai più viaggiato nel passato.
Si accorse che c’era un punto particolare da prendere in considerazione.
Si conosce la data di partenza di molti saltati. Questo Martin Backhouse, per esempio, è comparso il 1° novembre del 2488. È ormai troppo tardi per intervenire in qualche modo, ma cosa si potrebbe fare se scoprissi che qualcuno è partito il 4 aprile 2490? Il 4 aprile è la settimana prossima. Se si potesse tenere sotto sorveglianza quell’individuo, cercando di risalire a chi si occupa dei viaggi, impedendogli magari di andarsene…
Fece scorrere la lunga bobina che Brogg aveva compilato per lui. Con il segreto piacere di chi sa di fare una cosa pericolosa. Quellen cercava l’informazione desiderata. Gli ci volle un po’ per trovarla. Brogg aveva preparato un elenco in ordine alfabetico, e non secondo le date di partenza o di arrivo. Inoltre, molti saltati si erano rifiutati o dimenticati di riferire la data di partenza, limitandosi a fornire informazioni approssimative. Ormai aveva fatto scorrere quattro quinti di bobina senza venire a capo di niente. Ma dopo un’ora di paziente ricerca, trovò l’uomo che cercava.
RADANT, CLARK R. «Scoperto il 12 maggio 1987, Brooklin, New York. Interrogato per otto giorni. Data di nascita dichiarata 14 maggio 2458. Data di partenza? maggio 2490…»
Mancava il giorno, ma poteva andare bene ugualmente… Clark Radant sarebbe stato tenuto sotto costante controllo per tutto il mese successivo. Vediamo un po’, pensò Quellen dopo avere preso questa decisione, se riesce a scappare nel 1987 mentre noi lo sorvegliamo!
Chiamò l’anagrafe.
«Voglio l’incartamento di Clark Radant, nato il 14 maggio 2458» ordinò.
L’enorme calcolatore installato nei sotterranei del palazzo forniva una risposta immediata. Tuttavia, non sempre questa risposta era soddisfacente: quella che arrivò a Quellen poi era praticamente inutile.
«NON RISULTA ALCUN CLARK RADANT NATO IL 14 MAGGIO 2458.»
«Come sarebbe a dire? Che questa persona non esiste?»
«RISPOSTA AFFERMATIVA.»
«È impossibile. Compare nell’elenco dei saltati. Controllate. Arrivò a Brooklyn il 12 maggio 1987.»
«RISPOSTA AFFERMATIVA. CLARK RADANT COMPRESO NELL’ELENCO ARRIVI DEL 1987 E DELLE PARTENZE DEL 2490.»
«Visto? Quindi, devono esistere documentazioni sul suo conto. Perché venirmi a dire che non ce ne sono, quando…»
«PROBABILE CHE SALTATO ABBIA MENTITO. NOME SU ELENCO NON IMPLICA ESISTENZA LEGALE. ESAMINARE POSSIBILITÀ CHE RADANT SIA PSEUDONIMO.»
Quellen si mordicchiò un labbro. Già, doveva essere così! Radant, chiunque fosse, doveva avere dato un nome falso al suo arrivo nel 1987. Forse tutti i nomi dell’elenco erano falsi. Prima di partire potevano essere stati avvertiti di mentire sul nome all’arrivo, oppure essere stati condizionati in modo da non rivelarlo nemmeno nel corso di un interrogatorio. L’enigmatico Clark Radant era stato interrogato per otto giorni, secondo i dati, e aveva sempre insistito di chiamarsi con un nome che non esisteva all’anagrafe.
Quellen si vide sfumare sotto gli occhi il suo progetto tanto ardito. Tuttavia non volle cedere. Si rimise a cercare con tenacia e la sua pazienza fu ricompensata dopo soli cinque minuti:
MORTENSEN, DONALD G. «Scoperto il 25 dicembre 2088 a Boston. Massachusetts. Interrogato per quattro ore. Data di nascita dichiarata 11 giugno 2462, data dichiarata di partenza, 4 maggio 2490…»
Si augurò che Donald Mortensen avesse passato un buon Natale a Boston, quattrocentodue anni prima. Quellen richiamò l’anagrafe per chiedere i documenti relativi a Donald Mortensen, nato l’11 giugno 2462. Si aspettava di sentire che nei registri del 2462 non compariva un individuo rispondente a quel nome, invece il calcolatore gli fornì subito un mucchio di dati su Donald Mortensen: professione, stato civile, indirizzo, descrizione fisica, condizioni di salute. Quellen, alla fine, interruppe il flusso delle informazioni.
Benissimo. Donald Mortensen esisteva. Non aveva, e non avrebbe, usato uno pseudonimo al suo arrivo a Boston il giorno di Natale di quattrocento anni addietro. Se mai fosse arrivato. Quellen tornò a esaminare l’elenco dei saltati, e seppe che Mortensen aveva trovato lavoro come tecnico in una fabbrica di automobili (che lavoro preistorico!, pensò) e aveva sposato una certa Donna Brewer nel 2091, divenendo poi padre di cinque figli (ancora più preistorico!). Era poi vissuto fino al 2149, e non era indicata la malattia che l’aveva portato alla morte.
Quei cinque figli dovevano avere avuto centinaia e centinaia di discendenti. Quellen pensava che migliaia degli attuali esseri umani dovevano essere pronipoti di quel Mortensen. Tra gli altri poteva esserci anche lui, o qualche membro dell’Alto Governo. Ora, se i tirapiedi di Quellen l’avessero acciuffato prima di quel fatale 4 maggio, impedendogli di arrivare nell’anno 2088…
Quellen esitava. La ferma determinazione di prima lo stava rapidamente abbandonando, mentre considerava le conseguenze del suo intervento sul destino già segnato di Donald Mortensen.
Sarà forse meglio che prima ne parli a Koll e a Spanner, concluse tra sé.