10

La notte si stava chiudendo come un pugno. Quellen si cambiò d’abito dopo una abbondantissima doccia nella quale aveva consumato quasi tutta la razione settimanale di acqua. Indossò abiti un po’ eccentrici, quasi in segno di sorda ribellione per la serata che Judith gli voleva infliggere. La gente che partecipava alle riunioni di rigurgito sociale aveva la tendenza all’austerità. Ma lui disprezzava quell’austerità puritana, e perciò si mise una tunica dalla trama iridescente, che, a seconda della rifrazione, mandava riflessi rossi, viola o azzurri.

Non mangiò, perché mangiare sarebbe stato un errore imperdonabile, in vista della cerimonia della serata. Però aveva bisogno di riequilibrare il livello di glucosio, che si era abbassato nel corso della giornata. Per riuscirvi, bastavano poche zollette. Quando fu pronto, Quellen chiuse la porta e si avviò. Avrebbe trovato Judith alla riunione, e dopo, forse l’avrebbe accompagnata a casa. Anche Judith viveva sola, dopo essere stata promossa alla Settima Classe. Quellen sapeva che avrebbe compiuto un gesto di dovere civico sposandola e andando a vivere con lei. Ma non era ancora disposto a dimostrarsi così patriottico.

Judith gli aveva detto che il rito avrebbe avuto luogo nella casa di un certo Brose Cashdam, di Quarta Classe, amministratore del complesso stat intercontinentale. Quellen trovava molto curioso il fatto che un magnate dei trasporti, come Cashdam, si dedicasse a un culto di quel genere. Naturalmente, il culto del rigurgito sociale non era proibito. Non si poteva negare che fosse disgustoso, dal punto di vista estetico, ma non era certo sovversivo come tanti altri. E tuttavia, nel corso della sua carriera, Quellen aveva imparato che i pezzi grossi erano sempre amanti dello status quo. Forse Cashdam era diverso. Ad ogni modo, Quellen era curioso di vedere la sua casa. Non era mai stato in una casa di Quarta Classe.

La villa di Cashdam era situata nella zona interna del raggio stat di Appalachia. Ciò significava che non poteva arrivarci mediante trasmissione istantanea via stat, ma doveva prendere un taxiespresso. Era un vero peccato: mezz’ora sprecata. Quellen programmò la corsa in direzione nord, e lo schermo installato all’interno gli offrì il finto panorama della zona sottostante: il fiume Hudson, argenteo e serpentino al chiaro di luna, le colline boscose della Riserva Forestale Adirondack, un migliaio di acri di zona vergine intatta, nel cuore della città immensa, e infine le luci di posizione della rampa di atterraggio. Servendosi di un mezzo di trasporto locale, Quellen raggiunse in pochi minuti la villa di Cashdam. Sapeva di essere leggermente in ritardo, ma non importava.

La villa non faceva torto al suo nome. Quellen non si era aspettato un simile sfoggio di opulenza. Naturalmente, Cashdam non poteva disporre che di una sola dimora, mentre gli appartenenti alla Seconda Classe avevano diritto di possederne quante ne volevano, sparse per il mondo; comunque, si trattava di un magnifico edificio, quasi completamente di vetro, coi poli assiali di una sostanza dura e fibrosa. Contava almeno sei stanze, c’erano perfino un giardinetto e una pista di atterraggio sul tetto. La casa aveva un’aria calda e invitante. Quellen entrò nel vestibolo guardandosi intorno nella speranza di vedere Judith.

Un uomo corpulento, sulla sessantina, con una tunica bianca inamidata, si fece avanti per dargli il benvenuto. Portava a tracolla la fusciacca dorata, emblema del potere.

«Sono Brose Cashdam» si presentò. Parlava con voce profonda e autoritaria.

«Joseph Quellen. Sono stato invitato da…»

«Judith da Silva. Sicuro. Judith è già qui. Benvenuto, signor Quellen. Siamo onorati che abbiate accettato di unirvi a noi. Entrate. Entrate.»

Cashdam riusciva ad essere contemporaneamente autoritario e gentile. Fece entrare Quellen in una stanza lunga sei metri e larga nove, il cui pavimento era interamente ricoperto di una sostanza spugnosa e grigia, pseudovivente. Non c’era proprio niente di austero o dimesso, in quel lussuoso palazzo.

Sul pavimento, in mezzo al locale, sedevano riunite otto o nove persone, fra cui Judith. Quellen notò, con sorpresa, che non si era vestita in modo sobrio e trascurato, come facevano quasi tutti gli adepti di quel culto. Indossava un abito molto audace, di sprayon azzurro, con sfumature verdi; per quanto la copriva il pigmento colorato, avrebbe potuto benissimo venire nuda alla riunione. Quellen sapeva che abbigliamenti così eccentrici erano concepibili solo nei circoli sofisticati, i cui frequentatori appartenevano a dir poco alla Sesta Classe. Era quindi un po’ azzardato, da parte della ragazza che apparteneva alla Settima Classe, esporsi a quel modo. Quellen aveva l’idea che in quella stanza loro due soli appartenessero alla Settima. Sorrise a Judith. Aveva dei seni piccoli, come voleva la moda di quegli anni, e li metteva in evidenza pigmentando i capezzoli. Accanto a lei sedeva un grassone pressoché privo di collo, con la barbetta a punta a chiazze azzurre, le labbra tumide e un’espressione placida. Di fianco a costui c’era un’altra donna, un po’ più anziana di Judith, con uno sprayon non meno audace del suo. A Judith, però, lo sprayon donava, mentre alla sconosciuta stava male, perché aveva dei seni enormi e dei fianchi troppo grassi. Sorrise con affettazione a Quellen, che fissava disgustato il suo corpo messo in mostra con un tale cattivo gusto.

Gli altri partecipanti alla riunione avevano l’aspetto di persone agiate, intellettuali. Per lo più uomini, alcuni dall’aria vagamente effeminata, altri effeminati senz’ombra di dubbio. Judith si alzò e fece le presentazioni. L’uomo senza collo e con la barba azzurra era il dottor Richard Galuber, il froidi di Judith. La polputa signora era sua moglie. Quellen non sapeva che il froidi fosse sposato. Aveva da tempo il sospetto che Judith fosse la sua amante, a causa di qualche vergognosa deviazione di transfert. Poteva darsi benissimo che lo fosse, ma in tal caso il dottor Galuber avrebbe portato moglie e amante alla stessa riunione? Quellen ne dubitava. Le azioni dei froidi erano spesso dettate da motivi tortuosi, e per quanto ne sapeva Quellen, il dottor Galuber poteva aver trascinato sua moglie alla riunione perché questo faceva parte di una cura.

Allontanandosi dal gruppo, Judith disse a Quellen: «Sono tanto contenta che tu sia venuto, Joe. Temevo che non ti facessi vedere.»

«Non ti avevo promesso che sarei venuto?»

«Sì, è vero. Però hai la tendenza a evitare le esperienze sociali potenzialmente ostili.»

«Mi stai di nuovo froidando?» fece Quellen, seccato. «Smettila, Judith. Sono venuto, non ti basta?»

«Ma sicuro!» Lo guardò con un sorriso caldo, sincero. «Sono felice che tu sia qui. Non volevo punzecchiarti. Vieni che ti presento il dottor Galuber.»

«È proprio necessario?»

Lei scoppiò a ridere. «Come ti dicevo, hai la tendenza a sottrarti alle…»

«Va bene, va bene. Portami dal dottor Galuber.»

Attraversarono la sala. L’abbigliamento di Judith turbava Quellen. Una striscia polimerizzata di pigmento non equivaleva a un vero abito. Sotto la colorazione azzurra si distinguevano nettamente i particolari del suo corpo. L’effetto era quanto mai conturbante. Il suo corpo, snello e angoloso, lo attraeva in modo irresistibile, e specialmente in quell’ambiente. Invece, avrebbe voluto gettare una coperta sulle spalle della signora Galuber, che pure era nuda come Judith. Il froidi lo guardò in modo professionale. «Sono felicissimo di fare la vostra conoscenza, signor Quellen. Ho sentito parlare molto di voi.»

«Oh, davvero?» balbettò Quellen, nervosamente. Era stupido che Galuber, malgrado il nome di origine teutonica, non ostentasse anche l’accento mitteleuropeo, com’era di moda tra i froidi. «Non sapevo che uomini della vostra professione aderissero a culti di questo tipo.»

«Noi accettiamo ogni genere di esperienze spirituali» disse Galuber. «Esiste qualche motivo per cui voi le rifuggite?»

«No davvero.»

Accennando alla moglie, il froidi continuò: «Jennifer ed io facciamo parte di questo gruppo di rigurgito sociale da più di un anno. E ci ha procurato delle deliziose intuizioni: non è vero, amore?»

Sulle labbra della signora Galuber ricomparve il sorriso affettato. Guardava Quellen in modo così inequivocabilmente sessuale che lui rabbrividì: «È stato estremamente istruttivo» convenne la donna, che aveva una calda e profonda voce di contralto. «Non trovate che tutte le specie di comunioni interpersonali siano benefiche? Nel caso specifico, noi raggiungiamo la catarsi nel modo che più si addice ai nostri bisogni» Scoppiò in una risata che le fece tremolare la carne molle. Senza volerlo, Quellen si ritrovò a fissare la disgustosa mole dei suoi enormi seni, e distolse subito gli occhi, con un senso di nausea e di vergogna. Strana coppia, questi Galuber, pensò. Ma non permetterò che quella grassa strega mi sequestri con la scusa di una comunione interpersonale. Può darsi che Galuber vada a letto con Judith, ma non ci guadagnerei niente ad andare a letto con sua moglie: non sarebbe un cambio alla pari.

«Erano mesi che pregavo il dottor Galuber di partecipare a una riunione del nostro gruppo» raccontò Judith. «Ma lui rifiutava sempre. Sentiva che fino a quando non avessimo raggiunto il momento giusto, nella mia terapia, non poteva avere rapporti così intimi con me.»

«Non era solo per questo» disse il froidi con benevolenza. «Le ragioni sono sempre molteplici. Nel nostro caso bisognava imporre al gruppo l’handicap di mia moglie, il che esigeva una preparazione speciale. Dovete sapere che non digerisce il galattosio, per cui deve seguire una dieta che ne sia priva.»

«Capisco» rispose Quellen, che invece non aveva capito niente.

«È un difetto rarissimo, congenito» continuò Galuber. «Non è capace di metabolizzare il galattosio, per una mancanza di enzimi. In questi casi il galattosio ingerito si accumula, provocando danni alle cellule. Perciò, fin dalla nascita, ha dovuto seguire una dieta priva di galattosio, ma questo provoca altri inconvenienti. Mancando di enzimi, non può sintetizzare il galattosio dai carboidrati endogeni, e di conseguenza vengono a mancare i glucopìdi, che dovrebbero sostituire i galattopidi nel cervello, il sangue si impoverisce e la reazione d’immunità nei trapianti di organi è deficiente, lo sviluppo del cervello è anormale… oh, problemi senz’altro gravissimi.»

«Non si può ovviare a questa deficienza?» domandò Quellen.

«Certo, ma non si può ottenere la recessione totale della situazione patologica. Tuttavia, si può curare. I difetti ereditari del metabolismo del galattosio possono essere tenuti sotto controllo mediante la sintesi enzimatica. Mia moglie deve seguire tuttavia una dieta specifica ed evitare determinate sostanze, fra le quali proprio quella che costituisce l’essenza della cerimonia di stasera. Perciò abbiamo dovuto sostituirla con materiale di nostra preparazione. Debbo scusarmi col nostro ospite.»

«Affatto, affatto» intervenne Brose Cashdam. «È una cosa da niente. Siamo felici che siate con noi, signora Galuber.»

Quellen, travolto dal torrente di termini scientifici di Galuber, provò sollievo quando Cashdam annunciò che la cerimonia stava per cominciare. Il froidi aveva fatto quello sfoggio di erudizione per stabilire la propria supremazia intellettuale, pensò Quellen con risentimento. Invece di esprimersi nel gergo della sua professione, abbastanza accessibile se si frequentavano i party froidiani, Galuber lo aveva voluto sommergere con una marea di termini tecnici incomprensibili. Quellen imprecò dentro di sé, contro la deficienza enzimatica di Jennifer Galuber, contro le sue orecchie bramose, il suo accumulo di galattolipidi e i suoi seni cascanti. Allontanandosi da lei, seguì Judith al centro della stanza, dove stava per iniziare la cerimonia.

«Joe» lo ammoni Judith «ti prego di non tagliare la corda come l’ultima volta. Devi imparare a estraniarti da te stesso per unirti alle reazioni tribali. Che male c’è a mescolare un po’ di saliva?»

«Niente, credo.»

«E anche i succhi digestivi non fanno male. Bisogna farlo per ottenere la comunione spirituale. Non bisogna restare attaccati a punti di vista superati.»

«È così che hai trovato il coraggio di venire nuda alla riunione?» domandò Quellen. «Guardando le cose da un punto di vista moderno?»

«Non sono nuda» ribatté lei decisa.

«No. Hai un vestito di vernice.»

«Copre quel che la società vuole che resti coperto.»

«Lascia esposte le tue caratteristiche sessuali secondarie» le fece notare lui. «Sei nuda.»

«Ma non le principali. Guarda! Io sono perfettamente coperta in quella zona, e perciò rientro nella regola. Perché non mi guardi? Certe volte sei proprio assurdo, Joe.»

Poiché insisteva, lui le guardò il ventre, e poi il suo sguardo scivolò giù fino alle cosce. Doveva ammettere che, nella zona cruciale, era decentemente coperta. Pareva nuda, ma non lo era. Astuta, la ragazza, e provocante. Chissà, pensava Quellen, come farà a togliersi lo sprayon? Forse glielo avrebbe fatto vedere quella stessa notte. La sua magrezza lo attirava molto. Al contrario di Helaine, la cui magrezza era causata dalle continue preoccupazioni e appariva goffa, Judith era perfetta, così snella e sottile. Quellen avrebbe voluto andarsene subito, con lei.

Ma prima doveva sorbirsi la cerimonia.

I membri del gruppo si erano sistemati intorno alla cavità situata al centro della stanza. Brose Cashdam, nella sua veste di padrone di casa, portò una scintillante coppa di metallo piena di una massa molliccia, grossa quanto la testa d’un uomo. Era la sostanza con cui si celebrava la festa d’amore. Un’alga indigeribile, dotata di proprietà emetiche. Quella, pensava, doveva essere stata manipolata in modo da adattarsi alle deficienze della signora Galuber.

«Il dottor Galuber ha gentilmente acconsentito a essere il nostro primo celebrante, questa sera» disse Cashdam.

Le luci vennero smorzate. Galuber prese la coppa dalle mani di Cashdam, e se la posò sulle ginocchia. Poi, con gesti solenni, staccò un pezzo dall’ammasso molliccio, e se lo mise in bocca, incominciando a masticare.

In quell’epoca c’erano moltissimi culti religiosi. Quellen era un agnostico, ma di tanto in tanto si lasciava trascinare a qualche cerimonia, in genere spinto da Judith. La ragazza non trascurava niente nella sua ricerca di appagamento spirituale, passando da un froidi all’altro, da un culto all’altro. Quellen pensava che avesse partecipato anche a qualche rito proibito, compresi quelli della setta Flaming Bess, che erano illegali. Gli pareva di vederla ballare nuda senza nemmeno la tenue pellicola di sprayon, mentre un piromane della peggior specie accendeva una fiammata extrasensoria e voci rabbiose gridavano che venisse abbattuto l’Alto Governo. Nel corso della generazione precedente, quei piromani avevano effettivamente assassinato alcuni membri della Prima Classe, e il culto non era ancora cessato.

Però, in genere, i vari riti erano innocui, anche se a volte ributtanti. Come questo, per esempio, nel quale masticando un bolo alimentare si giungeva a provare l’armonia interpersonale. Cashdam intonò una litania digestiva, mentre Galuber continuava a divorare grossi bocconi di quella sostanza gommosa. Quanta ne poteva contenere il suo ventre capace? Jennifer Galuber fissava il marito con orgoglio. Il froidi continuava a ingurgitare: aveva il viso trasfigurato, gli occhi non vedevano più. Jennifer era raggiante. Il suo corpo nudo pareva ancora più enorme, mentre godeva di piacere riflesso, beandosi dell’importanza di suo marito.

Tutti si unirono al canto, anche Judith. Erano note basse, di una profonda spiritualità.

«Canta anche tu» sussurrò Judith a Quellen.

«Non so le parole.»

«Canticchia la musica.»

Lui si strinse nelle spalle. Galuber aveva divorato quasi tutta la sostanza. Ormai il suo stomaco doveva essere teso e dolorante. Quella roba era come gomma. L’emetico in essa contenuto agiva secondo il principio della massa critica; una volta ingoiatane abbastanza, entravano in azione automaticamente i riflessi peristaltici, e aveva inizio il sacro rigurgito.

Judith, seduta vicino a Quellen, implorava di essere ammessa nel regno dell’Unione. Il Nirvana raggiunto mediante la masticazione, pensò freddamente Quellen. Com’è possibile? Cosa sto facendo qui? Il canto riecheggiava dalle pareti di vetro, assordandolo. Correnti di suoni ruotavano in sottile antifonia nella stanza ed era impossibile non essere trascinati dal ritmo. Involontariamente, Quellen mosse le labbra; se avesse saputo le parole, si sarebbe unito al canto. Cashdam, che dirigeva il coro, aumentò il tono. Aveva una voce profonda, da basso, piena d’intensità.

Galuber sedeva immobile al centro della cavità. Aveva gli occhi chiusi, le mani contratte sull’addome. Lui solo stava immobile in mezzo al gruppo che dondolava cantando. Quellen riuscì a mantenersi immobile anche lui, non senza sforzo, e si guardò intorno. I grossi seni di Jennifer Galuber si muovevano ritmicamente. La faccia affilata di Judith era illuminata da un’estasi interiore. Un giovane asessuato dalle chiome lunghe e incolte sussultava come se fosse stato colpito da una scarica elettrica. La misteriosa estasi del rigurgito sociale aleggiava sulla sala.

Il dottor Galuber cominciò a vomitare.

Il froidi rigurgitava con dignità: teneva socchiuse le grosse labbra e ne usciva a fiotti la sostanza che andava a riempire la coppa. Era tutto rosso e sudato; per dominare la peristalsi occorreva uno sforzo notevole, anche se il midollo era addormentato da qualche droga, come quella mescolata alla sostanza. Ma Galuber adempiva nobilmente al rito.

La coppa, ormai piena, venne fatta passare in giro.

Le mani si tesero verso la sostanza umidiccia. Prendi e mangia, prendi e mangia; questo è il corpo, l’autentica sostanza del gruppo. Partecipa all’Unione. Brose Cashdam stava mangiando. Anche Jennifer Galuber mangiò. Judith accettò imperturbabile la sua porzione. Quellen si ritrovò in mano un pezzo di roba molle e bagnata.

Prendi. Mangia.

Sii obiettivo. Questa è l’Unione. Sollevò la mano tremante alla bocca. Sentiva la coscia calda di Judith contro la sua. Prendi e mangia. Prendi e mangia. Galuber giaceva spossato nella conca, trasfigurato dall’estasi.

Quellen mangiò.

Masticò in fretta, imponendosi di non esitare. La proprietà particolare di quella sostanza indigeribile era che diventava digeribile al contatto con la saliva soltanto dopo essere stata immessa nell’apparato digerente. Perciò non bastava ingoiarla una sola volta, e Galuber si era limitato a prepararla per loro. Quellen inghiottì meravigliandosi di non provare nausea. Aveva mangiato formiche, buccini crudi, ricci di mare, e altre ghiottonerie esotiche, senza ottenere in cambio la possibilità di ricavarne un’esperienza spirituale. Perché esitare, adesso?

Gli altri comunicanti piangevano di gioia. Sulla vernice che costituiva l’abito di Judith brillavano alcune lacrime. Quellen, invece, non riusciva a immedesimarsi e guardava tutto con distacco. Sebbene avesse seguito il rito, non aveva raggiunto la comunione mistica. Aspettò quindi, armato di pazienza, che gli altri si riavessero dall’estasi.

«Vuoi essere tu il celebrante, il prossimo giro?» gli sussurrò Judith.

«Assolutamente no.»

«Joe…»

«Per favore. Non sono venuto? Ho partecipato alla riunione. Non pretendere che faccia anche il protagonista.»

«È abitudine che gli estranei…»

«Lo so. Ma non io. Cedo l’onore a qualcun altro.»

Lei gli diede un’occhiata carica di rimprovero. Quellen si rese conto di averla delusa. Quella sera l’aveva messo alla prova, e lui l’aveva quasi superata. Quasi.

Brose Cashdam aveva portato un altro pezzo di pasta rituale. Senza parlare, Jennifer Galuber prese la coppa e cominciò a rimpinzarsi. Suo marito, esausto per lo sforzo, le scivolò a sedere accanto, accasciandosi. Il rito si svolse come il primo. Quellen vi prese ancora parte, senza però riuscire a immedesimarsi neppure stavolta.

Poi, Brose Cashdam gli si avvicinò e gli sussurrò: «Volete dirigere voi la prossima comunione?»

«Mi spiace, ma non posso» disse Quellen. «Devo andare via presto.»

«È un vero peccato. Avevamo sperato che partecipaste a tutte le fasi della riunione.» Cashdam si allontanò con un vago sorriso, e porse la coppa a un altro.

Quellen afferrò Judith per un braccio e la trasse in disparte. «Vieni con me» le sussurrò con insistenza.

«Come puoi pensare al sesso, qui?»

«Non sei vestita in modo molto casto, sai? Hai già avuto due comunioni. Non vuoi venir via, adesso?»

«No» rispose lei decisa.

«E se aspetto che finisca la prossima comunione?»

«No. Nemmeno allora. Devi farlo tu da celebrante, e farlo con convinzione. Altrimenti, poi, non ti sentirai spiritualmente affine. Davvero, Joe, come potrei darmi a un uomo con cui non sento affinità? Sarebbe una cosa completamente meccanica, nociva per tutti e due.»

Quella sua nudità, che non era nudità, turbava ed eccitava Quellen sempre di più: non riusciva a sopportare di guardare la voluttuosa snellezza delle forme di Judith. «Non farmi una cosa simile, Judith» disse. «Te ne prego. Andiamocene ora.»

Per tutta risposta, lei si voltò e tornò a sedersi insieme agli altri intorno al pozzo rituale. La terza comunione stava per incominciare. Cashdam guardò Quellen come per invitarlo a raggiungerli, ma lui scosse la testa e uscì in fretta. Da fuori, guardò attraverso il muro di vetro Judith, che teneva la testa gettata all’indietro, con le labbra socchiuse in atteggiamento rapito. Anche i Galuber erano in estasi. L’immagine del corpo obeso di Jennifer Galuber s’impresse in modo indelebile nel cervello di Quellen, che scappò via.

Arrivò a casa poco dopo mezzanotte, ma non riuscì a trovare pace fra quelle quattro mura. Doveva evadere. In preda all’inquietudine, entrò nel campo dello stat e si fece trasportare in Africa.

Laggiù, era mattina. Cadeva una pioggerellina sottile come nebbia sciolta, che non impediva ai dorati raggi del sole di illuminare la foschia. I coccodrilli erano al solito posto. Un uccello cinguettava. Le foglie dei cespugli, appesantite dalla pioggia, pendevano verso la ricca terra nera, pregna di umidità. Quellen cercò con sforzo di immedesimarsi nella pace del luogo. Toltesi le scarpe, si avviò verso la riva del fiume. Il fango che gli scivolava tra le dita dei piedi gli dava un’ineffabile sensazione di piacere. Qualche insetto gli punzecchiava la pelle. Una rana saltò nell’acqua creando una serie di cerchi che si allargò sulla superficie scura. Un coccodrillo aprì pigramente un occhio scintillante. L’aria dolce e calda penetrava nei polmoni di Quellen.

Ma nemmeno lì riusciva a trovare conforto.

Quel posto era suo, ma non se l’era guadagnato: l’aveva rubato. Non poteva godervi una vera pace. Ma non riusciva a trovarla nemmeno in Appalachia. Il mondo era troppo grande per lui, e lui era troppo piccolo per il mondo. Pensò a Judith, così sensuale sotto lo sprayon, con l’aria estatica che aveva assunto mentre mangiava il bolo. Mi odia, pensò Quellen, o forse ha pietà di me, ma l’effetto è lo stesso. Non vorrà più vedermi.

Non gli piaceva restare in quel posto delizioso, quando era di quest’umore. Tornò allo stat, e venne istantaneamente trasportato oltre l’oceano, nel suo appartamento, dove si ritrovò nel cuore della notte. Dormì molto male.

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