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Martinez, responsabile della sicurezza per l’intero settore del Nord-America, era un uomo piccolo ed esile, con i capelli perennemente scompigliati e occhi profondi e indagatori.

— Sellors è nella sicurezza da vent’anni. È assurdo suggerire che egli possa essere sleale.

— Ha commesso troppi errori — disse Walton. — Io suggerisco, semplicemente, che se non si tratta di un individuo incompetente, deve trovarsi sul libro paga di qualcun altro.

— E lei desidera che noi roviniamo un uomo in base alla sua parola, direttore Walton? — Martinez scosse ostinatamente il capo. — Temo di non poter essere d’accordo. Naturalmente, se lei vuole seguire i normali canali burocratici, può chiedere per fondati motivi un cambiamento di personale in questo distretto. Ma non vedo come altrimenti…

— Sellors se ne deve andare — disse Walton. — Ci sono troppe falle nella nostra organizzazione. Avremo bisogno di un uomo nuovo qui, immediatamente, e io voglio che sia lei a controllarlo personalmente, e con estrema cura.

Martinez si alzò. Le narici dell’ometto vibrarono minacciosamente.

— Rifiuto tassativamente di farlo. La sicurezza è estranea ai capricci e alle fantasie. Se io esonerassi Sellors, farei perdere la fiducia che gli uomini della Sicurezza provano nei confronti dell’organizzazione.

— D’accordo — sospirò Walton. — Sellors rimane. Però farò richiesta di un trasferimento.

— Farò in modo che sia respinta. Io posso garantire personalmente l’assoluta competenza di Sellors — disse seccamente Martinez. — Poppy è in ottime mani, signor Walton. La prego di convincersene.

Martinez se ne andò. Walton fissò rabbiosamente la figura dell’ometto che si allontanava. Sapeva che Martinez era onesto… Ma il capo della sicurezza era un uomo testardo, e piuttosto che ammettere una falla nel sistema di sicurezza che lui stesso aveva organizzato, Martinez avrebbe permesso a un debole di continuare a occupare una posizione vitale. Cosa che si era puntualmente avverata, nel corso di quell’insoddisfacente colloquio.

Ebbene, questa macchia nera nella personalità di Martinez doveva essere cancellata, e lui doveva trovare un rimedio alla situazione, pensò Walton. In un modo o nell’altro, lui doveva liberarsi di Sellors, e sostituirlo con un agente della sicurezza del quale potesse fidarsi.

Scribacchiò un appunto frettoloso, e lo lasciò cadere nel condotto pneumatico diretto all’ufficio di Lee Percy. Come Walton aveva previsto, l’uomo delle pubbliche relazioni lo chiamò pochi minuti dopo.

— Roy, cos’è questa notizia che mi vuoi far diffondere? È fantastica. Sellors una spia? Come? Non è stato nemmeno arrestato. L’ho visto proprio adesso nell’edificio.

Walton fece una smorfia.

— Da quando in qua hai tanto rispetto per la precisione e la veridicità delle notizie? — chiese. — Fa’ come ti ho detto, e vedremo cosa succede.

Il notiziario delle 11 e 40 fu il primo a dare la notizia. Walton ascoltò, senza allegria, la voce dell’annunciatore che rivelava come il capo della sicurezza Sellors fosse stato arrestato sotto l’accusa di tradimento. Secondo fonti bene informate, diceva il notiziario, Sellors era adesso sotto custodia e aveva acconsentito a rivelare la natura della congiura segreta i cui emissari l’avevano ingaggiato.

Alle 12 e 10 giunse un’altra notizia: il capo della sicurezza Sellors era stato rilasciato in via provvisoria.

E alle 12 e 30 giunse una nuova notizia: Il capo della sicurezza Sellors era stato assassinato da mani ignote appena fuori del Cullen Building.

Walton ascoltò i rapporti con freddo distacco. Aveva previsto la mossa: coloro che avevano comprato Sellors, presi dal panico, avevano messo definitivamente a tacere l’uomo. “Il fine giustifica i mezzi” si disse Walton. Non c’era alcun motivo di provare compassione per Sellors: era stato una spia e un traditore, e la pena era la morte, in quei casi. Non era molto diverso se la morte arrivava in una camera a gas federale oppure come risultato di qualche fuga di notizie accuratamente programmata.

Martinez chiamò quasi immediatamente, dopo la notizia dell’assassinio di Sellors. Il volto dell’ometto era mortalmente pallido.

— Le devo delle scuse — disse. — Stamattina mi sono comportato da idiota.

— Non deve farsene una colpa — disse Walton. — Era naturale che lei si fidasse di Sellors; lo conosceva da tanto tempo. Ma di questi tempi non ci si può fidare di nessuno, Martinez. Nemmeno di se stessi.

— Dovrò dare le dimissioni — disse l’agente.

— No. Non è stata colpa sua. Sellors era una spia e un traditore, e ha pagato il prezzo della sua colpa. Sono stati i suoi colleghi a ucciderlo non appena è trapelata la voce secondo la quale lui avrebbe parlato. Mi mandi semplicemente un uomo nuovo, come le ho chiesto… e che sia il migliore che lei mi può trovare!

Keeler, il nuovo capo della sicurezza, era un uomo dall’aria fredda e sicura, sulla trentina. Si mise immediatamente in contatto con Walton, presentandosi a rapporto nel momento stesso in cui entrò nell’edificio.

— Lei è il sostituto di Sellors, eh? Lieto di conoscerla, Keeler. — Walton studiò il poliziotto. Aveva un aspetto duro e coriaceo e assolutamente incorruttibile. — Ho un paio di lavoretti per lei, subito. Prima di tutto, lei sa che Sellors stava cercando un certo Lamarre. Le fornirò i particolari…

— Non ce n’è bisogno — disse Keeler. — Sellors aveva incaricato me del caso Lamarre. Non c’è traccia dell’uomo da nessuna parte. Abbiamo disseminato dei segnalatori e dei ricercatori automatici in tutto il mondo, senza alcun risultato concreto.

— Uhm. — Walton rimase un po’ deluso: aveva sperato, razionalizzando, che Sellors avesse trovato Lamarre e avesse semplicemente tenuto celato il fatto. Ma se era stato Keeler a occuparsi della ricerca, non c’era alcuna speranza in quella direzione. Peccato, pensò.

— D’accordo — disse Walton. — Continui a cercare Lamarre. Per il momento, desidero che questo edificio venga sottoposto a un esame minuzioso. Chissà quanti sistemi-spia ha potuto piazzare Sellors, qui. Dal tetto alla cantina, e alla fine del lavoro mi faccia subito rapporto.

C’era, a questo punto, una chiamata dalla sezione comunicazioni. Walton stabilì il contatto e un tecnico lo salutò e gli disse: — C’è stata una chiamata dall’astronave mandata su Venere. Vuole ascoltarla, signore?

— Naturalmente!

— Dice: “Arrivati su Venere il quindici corrente, nessun segno di Lang e dei suoi uomini fino a questo momento. Continueremo a cercare e faremo rapporti quotidiani”. È firmata Spencer.

— Va bene — disse Walton. — Grazie. E mi informi non appena ci saranno delle novità.

Il destino della spedizione di Lang, pensò Walton, non era d’importanza immediata. Ma avrebbe voluto tanto sapere cos’era accaduto alla squadra. Sperava che Spencer e la sua missione di salvataggio avessero qualcosa da riferire, il giorno dopo, qualcosa di più concreto.

L’intercom ronzò.

— C’è in linea il dottor Frederic Walton, signore. Dice che è urgente.

— Va bene — disse Walton. Stabilì il contatto e aspettò che il viso di suo fratello apparisse sullo schermo. Provò un senso si nervosismo.

— Ebbene, Fred? — disse, quando il contatto fu stabilito.

— Sei stato una piccola ape operosa, vero? — disse Fred. — Mi dicono che c’è un nuovo capo della sicurezza che veglia su di te.

— Non ho tempo per conversare, adesso — disse seccamente Walton.

— Neppure io. Ci hai fatto un pessimo servizio, con quella fuga di notizie su Sellors. Ci hai costretti a eliminare un utile contatto prematuramente.

— Non così utile — disse Walton. — Io ero sopra di lui. Se non l’aveste ucciso voi, avrei dovuto occuparmi del lavoro personalmente. Mi avete risparmiato il fastidio.

— Santo cielo, santo cielo! Stiamo diventando spietati, vedo!

— Quando l’occasione lo richiede — disse Walton.

— Bene. Faremo lo stesso — Fred strinse gli occhi. — Tu ricordi la nostra conversazione dell’altro giorno nella Sala di Bronzo, Roy?

— Benissimo.

— Ti ho chiamato per chiederti quale decisione hai preso — disse Fred. — Sì o no.

Walton fu sorpreso fuori guardia.

— Ma avevi detto che avevo tempo una settimana! — esclamò.

— Il periodo è stato dimezzato — disse Fred. — Adesso ci rendiamo conto che è necessario accelerare le cose.

— Dimmi cosa vuoi che io faccia. Poi ti darò la mia risposta.

— È abbastanza semplice. Dovrai dimetterti in mio favore. Se la cosa non avrà luogo entro domani sera, sarà necessario distribuire il siero di Lamarre. Queste sono le nostre condizioni, e non cercare di mercanteggiare con me, perché sarebbe inutile.

Walton tacque per qualche istante, contemplando il viso gelido del fratello, sullo schermo. Finalmente disse: — Ci vuole del tempo per realizzare queste cose. Non posso semplicemente dare le dimissioni dalla sera alla mattina, capisci?

— FitzMaugham l’ha fatto.

— Ah, sì… se quelle le chiami dimissioni. Ma a meno che tu non voglia ereditare lo stesso caos che ho ereditato io, farai meglio a concedermi un po’ di tempo per preparare ogni cosa.

Gli occhi di Fred scintillarono.

— Significa che tu cedi? Darai le dimissioni, in mio favore?

— Non c’è alcuna garanzia di essere accettato dalle Nazioni Unite — disse Walton. — Anche con la mia raccomandazione, non posso prometterti il successo sicuro al cento per cento.

— Dovremo correre il rischio — disse Fred. — Il passo più importante è quello di scalzarti dal posto che occupi adesso. Quando potrò avere conferma di tutto questo?

Walton fissò il fratello, con attenzione.

— Vieni nel mio ufficio domani a quest’ora. Avrò preparato tutto per accoglierti, allora, e ti potrò mostrare bene come funziona il meccanismo di Poppy. È un vantaggio che avrai e che io non ho avuto. FitzMaugham teneva metà del lavoro registrato soltanto nella sua testa.

Fred sogghignò ferocemente.

— Ci vedremo all’ora che dici, Roy. — Il sogghigno si trasformò in un sorriso di gioia, e ridacchiando Fred aggiunse. — Lo sapevo che tutti questi atteggiamenti spietati erano soltanto una maschera, sai? Non sei mai stato un tipo duro, Roy.

Walton diede un’occhiata all’orologio, dopo che Fred fu scomparso dallo schermo. L’ora precisa… le undici esatte. Era stata una mattinata molto piena.

Ma molte cose vaghe avevano acquistato dei contorni più chiari. Ora lui sapeva, per esempio, che Sellors era stato stipendiato dagli stessi gentiluomini di campagna che stipendiavano Fred. Presumibilmente, significava anche che FitzMaugham era stato assassinato dai proprietari terrieri.

Ma per quale motivo? Certamente, non solo per il piacere di commettere un delitto. Se avessero voluto fare questo, avrebbero potuto uccidere FritzMaugham in qualsiasi momento.

Ma ora capiva per quale motivo la scelta del tempo era stata così accurata. Quando i congiurati si erano resi conto che sicuramente Walton sarebbe stato il successore del vecchio, Fred era già entrato nel gruppo. Avevano già pronta una leva per muovere Roy nella maniera desiderata. Sapevano di poterlo sbattere fuori dal nuovo ufficio quasi subito, per sostituirlo con la loro marionetta, Fred.

Bene, avrebbero avuto una bella sorpresa. Fred sarebbe comparso nell’ufficio di Walton alle undici precise del mattino del diciassette, per prendere il comando delle operazioni. Walton pensava di essere pronto per quell’ora.

C’era la faccenda Lamarre. Walton voleva impadronirsi dell’ometto e della sua formula. Ma ormai Fred doveva avere creato almeno una copia della scoperta del gerontologo; la minaccia sarebbe rimasta, anche se Poppy fosse riuscita a ricuperare l’originale.

Walton aveva ventiquattro ore per agire. Chiamò subito Sue Llewellyn, dell’amministrazione.

— Sue, come va il nostro bilancio?

— Che hai in mente, Roy?

— Molte cose. Voglio sapere se posso fare una spesa di… diciamo, un miliardo, da qui a stasera.

— Un “miliardo”? È uno scherzo, Roy?

— Non è uno scherzo. — Walton aveva un tono cupo. — Spero che non dovrò spenderlo tutto. Ma voglio fare un grosso acquisto… un investimento. Non è possibile tirar fuori il denaro? Non importa la provenienza, perché se entro stasera non lo troviamo molto probabilmente dopodomani non ci sarà più Poppy.

— Di che “cosa” stai parlando, Roy?

— Dimmi un sì o un no. E se la risposta non è quella che voglio sentire, temo che dovrai cominciare a cercarti un nuovo lavoro, Sue.

Lei emise un’esclamazione soffocata. Poi disse: — Va bene, Roy. Voglio stare al tuo gioco, anche se questo può significare la nostra rovina. C’è un miliardo a tua disposizione in questo momento, anche se non posso fare a meno di chiederti cosa userò per pagare gli stipendi, la settimana prossima.

— Riavrai indietro la somma — disse Walton. — Con gli interessi semplici e composti.

Subito dopo chiamò un uomo con il quale aveva spesso trattato in passato, durante il periodo trascorso come segretario del senatore FitzMaugham. Si trattava di Noel Hervey, agente di cambio e operatore di borsa autorizzato.

Hervey era un ometto minuto, dall’aria perennemente preoccupata, ma i suoi occhi freddi, con palpebre che non si muovevano neppure, tradivano la sua vera natura di calcolatore.

— Qual è il tuo problema, Roy? — chiese.

— Voglio che tu mi acquisti un pacchetto azionario, subito. Nel giro di un’ora, diciamo.

Hervey scosse immediatamente il capo.

— Dolente, Roy, Sono troppo impegolato in un grosso affare con una compagnia monorotaia. Non sarò libero fino a mercoledì o giovedì, se riuscirò a liberarmi.

Walton disse: — Quanto denaro potrai guadagnare dal tuo grosso affare, Noel?

— È un’informazione riservata! Non vorrai invadere il segreto professionale di un operatore come faresti con…

— Riuscirai a tirarci fuori cinque milioni di dollari, Noel?

— Cinque mil… ehi, è uno scherzo, Roy?

— Sono terribilmente serio — disse Walton. — Voglio che tu concluda un affare per mio conto, immediatamente. Hai sentito quello che offro.

Hervey sorrise con calore.

— Be’, comincia pure a parlare, fratello. Considerami assunto.


C’era da occuparsi in fretta di qualche altra questione. Walton passò qualche secondo a colloquio con un tecnico delle comunicazioni, poi mandò l’ordine di portargli tre o quattro volumi tecnici. “Teoria Fondamentale del Caleidovortice” e opere correlate. Mandò un messaggio a Lee Percy, chiedendogli di stare pronto a salire da lui tra un’ora, e disse alla segretaria che nessuno avrebbe dovuto disturbarlo, per nessuna ragione al mondo, nelle prossime sessanta tornate della lancetta dell’orologio. Un’ora intera nella quale lui sarebbe stato a tutti gli effetti pratici fuori del mondo.

L’ora trascorse rapidamente; alla fine Walton aveva la testa un po’ stordita dal rapido assorbimento di dati, ma la sua mente stava pulsando di nuove possibilità nell’uso delle tecniche di comunicazione. E si parlava del modo di convincere la gente! “Lui” sapeva come fare!

Schiacciò il bottone dell’intercom. — È già arrivato il signor Percy?

— No, signore. Devo chiamarlo?

— Sì. Dovrebbe arrivare da un momento all’altro. Ci sono state delle chiamate?

— Abbastanza. Le ho tutte ritrasmesse al signor Englin, come lei ha detto.

— Brava figliola — le disse Walton.

— Oh, ecco il signor Percy. E c’è una chiamata per lei dalla sezione comunicazioni.

Walton corrugò la fronte.

— Dica a Percy di aspettare fuori per un minuto. E mi passi la chiamata.

Il tecnico delle comunicazioni, sullo schermo, stava sorridendo con aria beata. Disse: — Un messaggio subspaziale appena arrivato per lei, signore.

— Da Venere?

— No, signore. Dal colonnello McLeod.

— Me lo legga — disse Walton.

Il tecnico lesse: — “A Walton da McLeod, subspazio. Ho fatto un ottimo viaggio fino al sistema di Procione, e sono di ritorno con l’ambasciatore dirnano a bordo. Ci vedremo presto, e buona fortuna… ne avrà bisogno”.

— Bene. È tutto?

— È tutto, signore.

— Bene. Mi tenga sempre al corrente. — Tolse la comunicazione e si rivolse all’intercom. La sua voce tremò lievemente per l’eccitazione. — Adesso può far entrare il signor Percy — disse.

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