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Walton fissò la fotografia… la fotografia dello straniero. C’era intelligenza, nella creatura… sì, intelligenza e comprensione, e perfino una strana forma di umanità. Sospirò. C’erano sempre delle prove da sostenere, non c’erano mai dei successi senza spine.

— Colonnello McLeod, quanto tempo potrebbe impiegare la sua astronave per ritornare nel sistema di Procione? — chiese al soldato, con aria meditabonda.

McLeod meditò per un momento sulla domanda.

— Direi che il tempo sarebbe quasi nullo, signore. Qualche giorno, al massimo. Perché?

— Era soltanto una mia idea pazza. Mi parli del suo contatto con questi… ah… dirnani.

— Ebbene, signore, costoro sono atterrati dopo che noi avevamo trascorso circa una settimana nell’esplorazione di Nuova Terra. Erano sei, e con loro avevano l’apparecchio per la traduzione istantanea. Ci hanno detto chi erano, e hanno voluto sapere chi eravamo noi. Noi abbiamo risposto. Loro hanno dichiarato di essere i padroni del sistema di Procione, e che non erano propensi a far entrare nel loro sistema un branco famelico di stranieri.

— Sembravano ostili? — domandò Walton.

— Oh, no. Semplicemente protocollari. Parevano degli uomini d’affari, intenti in una discussione normale. Noi avevamo oltrepassato i confini, e loro ci chiedevano di andarcene. Erano freddi, su questo argomento, ma non furiosi. Le loro reazioni non erano emotive, a mio avviso.

— Bene — disse Walton. — Adesso mi ascolti bene. Lei crede di poter tornare su quel pianeta come… be’, come ambasciatore della Terra? Per far venire qui uno dei dirnani, allo scopo di discutere un trattato, o qualcosa del genere, se rendo l’idea?

— Penso di sì — disse McLeod, esitante. — Se è necessario.

— A quanto pare lo è. Non ha avuto fortuna in nessuno dei sistemi vicini?

— No.

— Allora Procione VIII è la nostra maggiore speranza. Dica ai suoi uomini che raddoppieremo lo stipendio, per questo nuovo viaggio. E cerchi di fare il più rapidamente possibile. Mi affido a lei.

— Il viaggio nell’iperspazio è praticamente istantaneo — disse McLeod. — Abbiamo trascorso quasi tutto il tempo della nostra crociera viaggiando con il semplice motore a ioni di pianeta in pianeta. Ma l’iperspazio è facile da attraversare, ed è istantaneo.

— Bene. Che sia un viaggio istantaneo, allora. Ritorni a Nairobi e faccia tutte le operazioni necessarie. Ricordi che è urgente, molto urgente. Dobbiamo avere uno di quegli stranieri qui, per discutere del trattato.

— Farò del mio meglio — disse McLeod.


Walton continuò a fissare la poltrona vuota, che prima era stata occupata da McLeod, anche quando l’uomo se ne fu andato da tempo, e cercò di immaginare un dirnano verde seduto là davanti a lui, intento a fissarlo con i suoi tre occhi. Che razza di immagine!

Cominciava a sentirsi come un bambino sulle montagne russe. L’attività di Poppy procedeva su tanti fronti, che era impossibile mantenere le idee lucide. Dopo un poco, la testa cominciava a girare. E ogni ora portava nuovi problemi da affrontare, nuove sfide da accettare, nuove grane da risolvere, e soprattutto nuove decisioni da prendere. E bisognava sempre fare in fretta, perche l’unica cosa che mancava era proprio il tempo.

In quel momento, c’erano troppe uova e troppo poche ceste per contenerle. Walton si rese conto di commettere lo stesso errore che aveva commesso FitzMaugham, e cioè portare troppe cose, tra le attività di Poppy, nel contenitore offerto dalla sua riverita testa. Se gli fosse accaduto qualcosa, le operazioni sarebbero state paralizzate, e ci sarebbe voluto del tempo prima che le ruote potessero rimettersi di nuovo in moto.

Decise di tenere un diario, per registrarvi, ogni giorno, un resoconto fedele e spietato delle molte manovre nelle quali era impegolato. Avrebbe cominciato con il suo conflitto privato con Fred e con gli interessi che Fred rappresentava, avrebbe proseguito con l’episodio del siero dell’immortalità di Lamarre, e avrebbe incluso un rapporto dettagliato sui problemi dei progetti sussidiari, quello di Nuova Terra e quello della squadra per il “terraforming” di Venere capeggiata da Lang.

Questo gli diede una nuova idea. Allungò la mano verso il suo dittafono, e dettò un memorandum conciso e confidenziale diretto al vicedirettore Eglin, con la richiesta di organizzare una missione d’inchiesta nel più breve tempo possibile. Scopo: andare su Venere e mettersi in contatto con Lang. Il gruppo del “terraforming” avrebbe dovuto fare rapporto già da due settimane. Non poteva continuare a ignorare la situazione che cominciava a presentarsi francamente allarmante.

L’implacabile intercom cominciò a ronzare lamentosamente, e Walton capì che c’era qualcosa di brutto in vista.

— Che succede, Sellors? Non è riuscito a rintracciare Lamarre?

— No, signore — disse il capo della sicurezza. — Ma c’è stato un nuovo sviluppo della situazione, signor Walton. Uno sviluppo molto serio. “Molto”, molto serio, signore.

Walton era pronto a tutto… a sentire un bollettino nel quale veniva annunciata formalmente la fine dell’universo per le tredici precise, magari.

— Be’, mi dica di che si tratta — disse seccamente. Sellors pareva sul punto di morire d’infarto per la vergogna.

Disse, in tono esitante: — Uno dei tecnici del servizio di comunicazione stava compiendo un controllo di routine nei circuiti dell’edificio, signor Walton. Ha scoperto un contatto che pareva fuori posto, così ha controllato bene e ha scoperto che il circuito corrispondente era stato installato da poco.

— Bene?

— Era un circuito spia collegato con il suo ufficio, signore — disse Sellors, parlando tutto d’un fiato. — Questa mattina qualcuno ha ascoltato tutto quello che lei diceva nel suo ufficio, signore.

Walton strinse con forza i braccioli della poltrona, e aspettò un momento.

— Mi sta per caso dicendo che la sezione è stata tanto cieca da permettere a qualcuno di installare un impianto-spia proprio nel “mio” ufficio? — domandò. — Dove terminava questo circuito? E adesso è staccato?

— L’hanno staccato nel momento stesso in cui l’hanno scoperto, signore. Terminava nella toilette degli uomini del ventiseiesimo piano.

— E da quanto tempo era in funzione?

— Per lo meno da questa notte, signore. Quelli delle comunicazioni mi assicurano che non poteva esserci prima di ieri pomeriggio, perché allora hanno eseguito un controllo generale e non hanno scoperto niente.

Walton grugnì.

Era un misero conforto sapere che aveva avuto la sua “privacy” sino alla sera precedente; se le persone sbagliate avevano ascoltato la sua conversazione con McLeod, ci sarebbero stati dei guai, e non di piccola entità. Questo era sicuro.

— Va bene, Sellors. Questa faccenda non sarà forse colpa sua, ma tenga gli occhi aperti, in futuro. E dica a quelli delle comunicazioni che il mio ufficio deve essere controllato d’ora in poi due volte al giorno, in vista di questi pericoli, alle nove e alle tredici.

— Sissignore. — Sellors appariva enormemente sollevato dalle sue parole.

— E cominci a interrogare tutti i tecnici. Scopra il responsabile di questa faccenda, e lo chiuda in camera di sicurezza. E mi trovi Lamarre!

— Farò del mio meglio, signor Walton.

Mentre lo schermo si spegneva, Walton annotò un memorandum personale: “Fare indagini su Sellors”. Fino a quel momento, come capo della sicurezza, Sellors aveva permesso a un assassino di raggiungere FitzMaugham, aveva permesso a Prior di entrare nell’ufficio di Walton, prima della promozione, aveva permesso a Fred di mascherarsi da fabbro per tutto il tempo sufficiente a penetrare negli archivi segreti di Walton, e se ne era rimasto con le mani in mano mentre Lee Percy era riuscito a inserirsi nelle comunicazioni private di Walton, e qualche tecnico non identificato aveva installato un apparecchio-spia proprio nell’ufficio del direttore, che in teoria avrebbe dovuto essere una specie di sacrario.

Nessun capo della sicurezza avrebbe potuto essere incompetente fino a quel punto. Doveva trattarsi di una campagna preordinata, organizzata dall’esterno.

Chiamò Eglin.

— Olaf, hai ricevuto il mio messaggio sulle indagini riguardanti la missione venusiana?

— È arrivato pochi istanti fa. Preparerò tutto per stasera.

— All’inferno — disse Walton. — Pianta tutto il resto e manda “subito” l’astronave. Devo sapere cosa stanno facendo Lang e i suoi uomini, e lo devo sapere subito. Se non riusciamo a produrre come prestigiatori un pianeta Venere abitabile ai terrestri, o per lo meno se non riusciamo a ventilarne la possibilità entro un paio di giorni, saremo fritti.

— Perché? Che succede?

— Vedrai. Tieni d’occhio i giornali. Scommetto che la prossima edizione del Citizen sarà interessante.


La nuova edizione del Citizen fu davvero molto interessante.

I fogli emessi dalle macchine produttrici di giornali per un milione di ricevitori nella zona di New York furono strappati dalla fessura con avidità dai lettori, ma nessuno fu strappato con l’avidità mostrata dal direttore Walton. Walton era rimasto vicino alla parete e al distributore per dieci minuti buoni, in attesa dell’arrivo del giornale.

E non fu deluso.

Il titolo cubitale diceva:


NIX DAI COSI DELLO SPAZIO AL GRANDE PIANO DI POPPY


C’era anche un sottotitolo, in caratteri più piccoli ma pur sempre notevoli:


Bruttoni Pelliverdi Tappano La bocca al Direttore Walton “Lingualunga”


Walton sorrise, cupamente, e continuò a leggere l’articolo vero e proprio. Scritto nella migliore forma di “giornalese”, lingua approvata e ufficiale del Giornalismo di Massa, l’articolo diceva:


Colleghi esseri umani, ci hanno fregato di nuovo. Il Citizen ha saputo per certo, stamattina, che la grossa sorpresa tirata fuori dal cilindro del Mago Walton, il direttore ad interim di Poppy, era bucata come una calza vecchina.

È roba sicura, gente, che ci sia un bel pianeta lassù nel cielo, da metterci le zampacce sopra! Da come abbiamo sentito la notizia, è proprio come la Terra, solo più bello, con alberi e fiori (li ricordate?). Il nostro uomo dice che l’aria lassù è buona e pulita. Un mondo molto okay, diciamo.

Ma quello che Walton non sapeva ieri sera è venuto a bollire in pentola oggi. Sembra che la gente del pianeta accanto non voglia che qualche vecchio terrestre pasticcione venga a bagnarsi nel fiume… ricordate il lupo e l’agnello?… e così non avremo nessuna Nuova Terra, dopotutto. Lingualunga Sperinbene Walton, ora, lo possiamo pure buttare nel cestino, con tutto il suo pianeta.

Ne saprete di più nella prossima edizione. E date un’occhiata all’editoriale, per altre notizie.


Era chiaro, pensò Walton, che il circuito-spia sistemato nel suo ufficio andava a finire diritto diritto sulla scrivania della redazione del Citizen. Avevano preso la sua conversazione con McLeod e l’avevano accuratamente tradotta nel linguaggio colloquiale, sgrammaticato e informale che faceva del Citizen il giornale più venduto del mondo intero.

Rabbrividì, al pensiero di quanto avrebbe potuto accadere se quelli del Citizen avessero installato il loro maledetto impianto-spia il giorno precedente ascoltando Walton mentre era intento a sopprimere ogni notizia sull’esistenza del siero dell’immortalità di Lamarre. Ci sarebbe stata una folla paurosa con corde e sapone intenta al linciaggio di tutti i dipendenti di Poppy, incluso il direttore, il padrone del Cullen Building, dieci minuti dopo l’uscita del Citizen.

Non che adesso la situazione fosse molto migliore. Non aveva più il vantaggio della segretezza ad avvolgere le sue azioni, e i pubblici ufficiali che venivano costretti a condurre i loro affari sotto la luce violenta della pubblica attenzione generalmente non riuscivano a conservare il posto per molto tempo.

Aprì il foglio e cercò l’editoriale, tanto per avere una conferma alle sue aspettative.

La conferma c’era, nero su bianco.


CI FACCIAMO FAR FESSI DAI PELLIVERDI?


E poi l’editoriale continuava:


Dei cosi non-umani hanno detto “Buuu!” e tutti i nostri piani sono andati a farsi fottere. Addio nuova frontiera dello spazio! Questi stranieri hanno fatto pollice verso alla colonizzazione di Nuova Terra, pianeta scoperto dal colonnello Leslie McLeod. Adesso non stiamo neanche a chiederci perché Poppy abbia nascosto per tanto tempo al pubblico la notizia della spedizione, ma vogliamo fare solo un pensierino… dobbiamo accettare questa fregatura?

Dobbiamo scoprire dello spazio in cui vivere. La Nuova Terra è un buon posto. La risposta è semplice: prendiamoci Nuova Terra. Se questo non piace ai pelliverdi, che vadano a farsi fottere!

Che ne dite? Che facciamo Signor Walton, vogliamo sapere. Che si fa?


Era un’aperta esortazione alla guerra interstellare. Abbattuto, Walton lasciò cadere il foglio, e non fece alcun gesto per raccoglierlo da terra.

Una guerra contro i dirnani? Se il Citizen avesse avuto successo, ci sarebbe stata. Il giornale avrebbe spietatamente agitato gli animi del popolo, fino a trarre dal popolo un grido di guerra unanime.

“Bene” pensò Walton. “Una buona guerra ridurrebbe l’eccesso della popolazione. Che razza di idioti”!


Aspettò i notiziari televisivi del pomeriggio. Erano pienamente occupati dalla notizia diffusa dal Citizen, e un commentatore arrivò a chiedere direttamente a Walton di dichiarare guerra ai dirnani o dare le dimissioni.

Poco tempo dopo, il delegato dell’ONU, Ludwig, chiamò.

— Giornata calda, oggi — disse a Walton. — Da quando il Citizen ha diffuso quella notizia, alcuni delegati orientali hanno cominciato a chiedere la sua testa sotto una dozzina di imputazioni diverse. Che sta succedendo, Walton?

— Prima di tutto, le spie non si sono prese le ferie, in questo dannato edificio, ultimamente. Il maggiore problema, però, è costituito dal nucleo di assistenti incompetenti e idioti che mi circondano. Credo che ridurrò personalmente la popolazione locale, prima della fine della giornata. Con uno strumento duro e da taglio, preferibilmente.

— C’è qualche ombra di verità nella storia diffusa dal Citizen?

— Al diavolo, sì! — esclamò Walton. — Per la prima volta nella storia, è vangelo! Un intraprendente giornalista ha sistemato un impianto-spia nel mio ufficio questa notte, e nessuno se ne è accorto finché non è stato troppo tardi. Sicuro, quegli stranieri non ci vogliono. Non gradiscono l’arrivo dei terrestri nel loro sistema.

Ludwing si morse il labbro.

— Ha qualche piano?

— Ne ho dozzine. Se vuole, gliene cedo qualcuno a buon mercato. — Walton rise, una risata breve e nervosa.

— Seriamente, Roy, lei dovrebbe andare in onda di nuovo, per calmare le acque. La gente strilla perché dichiariamo guerra a quei dirnani, e una buona metà di noi qui, alle Nazioni Unite, manco sappiamo se le dannate creature esistano sul serio. Non potrebbe arrangiare qualcosa, fare qualche trucchetto?

— No — disse Walton. — Se ne sono dette abbastanza di storie! Tanto per cambiare, andrò in onda con la verità vera. Farà meglio a dire a tutti i delegati di mettersi in ascolto, perché dirò tutto.

Non appena si fu liberato di Ludwig si affrettò a chiamare Lee Percy.

— Quel programma sulla conquista dello spazio è quasi pronto — gli disse l’agente delle pubbliche relazioni.

— Lascia perdere. Hai visto l’edizione del pomeriggio del Citizen?

— No; ho avuto troppo da fare con il nuovo programma. C’è qualcosa di grosso?

Walton ridacchiò.

— Diciamo di sì. Il Citizen ha svelato tutto, capito? Probabilmente al tramonto saremo in guerra con Procione IX. Voglio che tu mi acquisti un’ora di tempo alle 19, in tutte le stazioni televisive.

— Certo. Che genere di discorso ti dobbiamo preparare?

— Nessun discorso — disse Walton. — Andrò in onda in diretta, tanto per cambiare. Tu limitati a comprare il tempo, e cerca di non badare a spese.

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