9. King-Maker, il Creatore di re

— Non mi aspettavo che tu non comparissi in Replica — disse Cosmos Kingmaker a Thomas. — La tua voce si sente magnificamente, la gente intorno a te è ben visibile, ma di te non si vede assolutamente nulla. E non credo che la tua invisibilità in Replica sia dovuta al fatto che vieni dal passato. Sei ben solido al tatto. Inoltre, come forse non sai, una persona su cento risulta invisibile in Replica. Naturalmente, tu compari in Video-Vista, ma quella ha soltanto due dimensioni, e raggiunge soltanto due sensi.

— È probabile che sia un vantaggio — commentò Thomas. — La mia voce è molto migliore del mio aspetto.

— Sì, sembra proprio che sia un vantaggio. Ti dà un tocco di mistero. La gente è molto interessata a te in questo momento. Vi sono sempre dei fattori inafferrabili in una faccenda come questa, ma stiamo andando molto meglio del previsto. Il tuo animale e la tua amante ci aiutano parecchio in questo: la gente prova un’istintiva fiducia per un uomo che ha un animale e un’amante. Proprio per questo il Partito moralista è passato dalla tua parte.

— Kingmaker, tu sei pazzo! Io non ho né l’uno né l’altra… Oh, vuoi dire Rimrock e la mocciosa impertinente? Ma Rimrock l’ansel è un uomo, non un animale.

— E la mocciosa impertinente è una donna e non una bambina, Thomas. Maledizione, mio padre l’ha posseduta una volta, molti anni fa. E le bugie che si raccontano su di lei non sono bugie. Ma entrambi piacciono alla gente, Rimrock ed Evita, ed entrambi possono parlare in tuo favore con eloquenza incredibile. Quasi tutti su Astrobia li hanno guardati ieri sera in Replica, quando hanno seminato un delizioso terrore in tutto il pianeta. La gente è affascinata dal loro modo di esprimersi (per fortuna nessuno sembra afferrare il significato delle loro parole). Tutt’e due peccano gravemente di eresia nei confronti dell’Ideale, Thomas, e se la gente li capisse sarebbero pericolosi. Quella sgualdrinella ha un mucchio di cose, oltre ai suoi paradossi.

— Mi ricorda la mia figlia più giovane — disse Thomas, — ma non è educata altrettanto bene. Dimmi, Kingmaker, non si può far niente per quella faccenda degli Assassini programmati? Anche l’altra sera, c’è mancato un pelo che mi prendessero! Mandali a uccidere qualcun altro, almeno per qualche giorno! Mi innervosiscono. Non so se ho nove vite, ma hanno già cercato di farmi fuori nove volte! E ogni volta si fanno più furbi. Non sono delle semplici macchine, ma imparano e si adattano, e non è possibile evitarli usando due volte lo stesso stratagemma. Io non rappresento un pericolo per il vostro Ideale! è una cosa che adoro, ne sono il sostenitore più devoto, e potrei in tutta onestà incidere anch’io sul mio petto le parole: «Non ho tradito l’Ideale». C’è qualcosa che non va, nella programmazione di quelle cose!

— No, Thomas, è impossibile che ci sia qualcosa che non va nel modo in cui sono programmati. L’Ideale è in pericolo, Thomas, e ogni uomo, per un capriccio delle circostanze, può diventare pericoloso, in un modo o nell’altro. In un certo senso però è vero: gli Assassini programmati sono troppo meccanici quando prendono alla lettera i loro programmi. Noi ti difenderemo, ma anche gli Assassini programmati vanno rispettati. Dobbiamo stare attenti a non smorzare il loro entusiasmo, frustrandoli irragionevolmente.

— Ho la sensazione che vincerò — disse Thomas. — Quasi mi sembra di sentire il profumo della vittoria.

— Oh, sì — replicò Kingmaker, — vinceremo. Il trucco consiste nel non farci accorgere che vinciamo con troppa facilità.

— Non credo di essere d’accordo, Kingmaker. Nel mio mondo ero un politicante, e dicevamo sempre: «Prima vinci, riparerai i danni poi». Non sarà certo la mia riluttanza a farmi perdere.

— Ci sono certi partiti che noi non vogliamo come alleati. E gente pronta ad appoggiare chiunque appaia come sicuro vincitore, per poi soffocarlo a morte quando le elezioni volgono al termine. Quelli che mi hanno sempre preoccupato sono il Partito dei Macilenti e il Partito del Bacio della Morte. E non ho molta fiducia neppure nel Partito del Terzo Compromesso. Tutte le volte che si mettono con qualcuno provocano sempre disastri. Non vogliamo avere le mani legate quando ci metteremo al lavoro dopo la vittoria.

— Tu vuoi avere le mani libere, Kingmaker, per legare le mie.


C’erano diversi modi di fare le elezioni su Astrobia, e c’era sempre stata una vera giungla di partiti. Era possibile aderire a più partiti contemporaneamente.

Un tempo c’era stato il sistema «Un voto ciascuno», idea che era stata presa a prestito dalla Vecchia Terra. Poi era stato introdotto il voto proporzionale, nel quale ogni votante aveva i diritti che gli spettavano: un uomo poteva aver diritto a dei voti in più, in base ai servigi resi alla società, privati, scientifici o morali, nell’ordine. La maggior parte delle categorie in cui la società era divisa dava diritto a voti supplementari. Gli artisti, ad esempio gli attori, potevano ricevere dei voti in più come stimolo a recitare meglio. La ricchezza, invece, era una lama a due tagli: un uomo come Kingmaker poteva aver diritto a mille voti, ma un altro di cui non faremo il nome, anch’egli molto ricco, aveva soltanto un quarto di voto. Anche se ricchissimo, era molto impopolare.

I cittadini di Cathead e del Barrio avevano soltanto un quarto di voto a testa, come punizione generale. Gli ansel e gli altri esseri, provvisti di intelletto ma non di apparenza umana, avevano diritto a un ottavo di voto. Tuttavia c’era stato uno scandalo quando certi capi degli ansel particolarmente astuti avevano iscritto alle liste elettorali, facendoli poi votare, un milione di ansel selvatici delle profondità dell’oceano. Alla fine, i loro voti erano stati annullati. E fu sottoscritta una dichiarazione in base alla quale soltanto le creature che vivevano sulla terraferma potevano votare.

Alla fine, il voto in se stesso era stato eliminato. Non c’era alcun modo di ammodernarlo, ed era diventato un resto del passato. Tutto il lavoro veniva fatto, ora, dalle macchine sensoriali. Queste operavano analizzando l’aura di ogni singolo individuo di Astrobia, le cui variazioni venivano continuamente registrate a qualsiasi distanza. Non erano state necessarie grandi modifiche per adattare le macchine a svolgere anche questo compito.

Le macchine sensoriali valutavano tutte le opinioni e le scelte compiute dalla totalità delle menti di Astrobia e ne davano un consuntivo. All’ora zero esse leggevano la situazione, ed era quello il risultato giusto. Ogni convinzione, ogni sfumatura di opinione, ogni decisione o indecisione di qualsiasi mente di Astrobia veniva valutata col suo giusto peso.

Le macchine non potevano venire truccate. La loro abilità era indiscussa. Sapevano valutare tutto con precisione. Erano una combinazione dei migliori elementi di qualsiasi sistema. Una persona d’intelletto superiore, che rifletteva prima di dare un giudizio, aveva un maggiore effetto sugli analizzatori che non un individuo superficiale e con la testa fra le nuvole. Le persone che avevano una personalità più marcata e un carattere più volitivo contavano di più, per le macchine, degli individui inferiori. La confusione mentale e l’insoddisfazione erano un fattore negativo nelle valutazioni.

Questa era la votazione proporzionale, compiuta con onestà e giustizia.

C’era una cosa sola che non andava bene con questo sistema, e non certo per colpa delle macchine, dal momento che erano infallibili. Cathead e il Barrio finivano sempre per esercitare un’influenza del tutto sproporzionata. Era come se lì ci fosse un numero enorme di persone intellettualmente progredite, in grado di esprimere giudizi molto sensati, e ciò era impossibile.

Si stava perciò mettendo a punto una modifica del sistema. Giudizi e decisioni che non fossero in accordo con l’Ideale di Astrobia dovevano venire presi in scarsa considerazione, oppure eliminati del tutto. Ma erano sorte delle difficoltà. Il problema consisteva nella necessità di specificare chiaramente in che cosa consistesse l’Ideale di Astrobia. Non era possibile introdurre le modifiche in tempo per le elezioni che si stavano preparando, e in cui Thomas More era uno dei candidati.

Ma chi sarebbe mai riuscito a capire qualcosa nella giungla dei Partiti? Il Partito Centrista, per esempio, era naturalmente quello di Thomas e dei suoi tre protettori. Poi c’era il Partito del Primo Compromesso, il Partito del Secondo Compromesso e quello del Terzo Compromesso; c’erano il Partito dei Macilenti (o Conglomerato) e il Partito della Solidarietà sul Lavoro; c’era il Partito di Demos e quello dei Programmati Liberali; c’erano il Meccanico, il Censore e la Piramide; c’erano il Partito del Nuovo Sale e il Partito del Bacio della Morte; c’era quello degli Intransigenti e quello degli Intransigenti Riformati; e c’era l’Alveare; c’erano le Vespe Dorate, e i Partiti Ultimo e Penultimo. A volte sembrava che ce ne fossero un po’ troppi, ma tutti avevano una piattaforma elettorale e un programma. C’erano gli Ostruzionisti e i Nuovi Ostruzionisti. C’erano gli Estetici, gli Anestetici, e un gruppo separatista chiamato degli Anestetici Locali: questi ultimi avevano creato il partito per puro divertimento, e perciò la loro opinione automaticamente non contava nulla su Astrobia, anche se il partito poteva ugualmente registrarsi. C’era Ochlos, che era il partito prediletto da Ouden. Molti di questi partiti erano riservati esclusivamente ai Programmati; uno, quello dei Non Ricostruiti, era soltanto per gli umani. Ma la maggioranza dei partiti contava su un elettorato misto.


Un mezzo matto entrò per vedere Thomas More. Non era pazzo al punto da avere gli occhi fuori delle orbite, anzi aveva gli occhi smorti e parlava con una cantilena.

— Thomas More, lacchè dei Grandi — cominciò bruscamente. — Io sono il capo di un partito regolarmente registrato e la legge ti obbliga a concedermi una regolare udienza.

— Molto bene, sarà un’udienza regolarmente breve — disse Thomas. — Qual è il tuo partito?

— È il Partito dei Mattoidi. L’ho organizzato io e sono stato io a chiamarlo così. Io sono il Mattoide e voglio essere ascoltato.

— E quanti membri contano i Mattoidi?

— Soltanto me, incredulo Thomas. Ti starai chiedendo come abbia fatto ad ottenere un certificato di registrazione per un partito formato da una sola persona. Bene, le strade della burocrazia sono molto strane. Presentando la domanda al momento giusto, si riesce a farla passare senza che nessuno se ne accorga. Il mio programma è semplice: battersi contro quella coppia d’insufficienze, l’Umanesimo, che non ha carne, e il Materialismo, che non ha ossa.

— Molto bene — disse Thomas. — Mi sono sempre piaciute le frasi che riempiono la bocca. Questa non vuol dire niente, ma la userò anch’io nel mio prossimo discorso.

— Sono convinto che i partiti sono alla fine — continuò il Mattoide. — Alcuni sono ormai decrepiti, altri hanno problemi interni, altri ancora sono afflitti dalla bile del ripensamento, altri infine cominciano a prendere troppo alla lettera quello che dicono. Tutti stanno morendo. Molto presto sarà rimasto soltanto il mio partito.

— Ah, bene, e che cosa si propone il tuo partito?

— Io sono contro la falsità, incredulo Thomas. Penso che sia sbagliato dedicare, nelle scuole, lo stesso numero di ore alla pornografia e all’etica, e che entrambe siano materia obbligatoria. Penso che sia sbagliato dedicare alle perversioni e alla normalità lo stesso tempo, nella letteratura e nei teatri, anche se la normalità, all’epoca in cui fu introdotta la legge, ne risultò avvantaggiata. Penso che sia sbagliato affidare il compito di sciogliere i matrimoni al Valutatore, anche contro la volontà delle due parti. Penso che sia sbagliato il fatto che niente possa essere insegnato nelle scuole se non è in accordo con l’Ideale di Astrobia. Considero sbagliato che la legge possa impedire ai privati di aver figli. Ho sempre ritenuto un errore l’aver fatto degli psicologi una classe privilegiata, dando loro il potere di entrare nelle case altrui e prendere ciò che vogliono. Credo che un essere umano abbia il diritto all’inviolabilità e che non si debba permettere che il cervello di un individuo sia rimodellato con mezzi meccanici. I certificati di adattabilità dovrebbero avere meno valore, specialmente se essi stessi non sono adattabili. Credo che un uomo abbia il diritto di scegliere il suo lavoro e la sua infelicità. Non lo credi anche tu?

— No, Mattoide, non lo credo affatto.

— Non c’è da stupirsi che nel tuo mondo ti chiamassero l’Incredulo.

— Non mi hanno mai chiamato così. Tu mi confondi con un altro uomo molto più famoso di me.

— Tu non sei l’incredulo Tommaso, l’apostolo che tradì il Cristo?

— No, non sono io. Stai facendo una grande confusione.

— E così molti altri, come me. Tu devi la tua improvvisa popolarità a questa etichetta sbagliata. Ti considerano un eroe, colui che ha tradito uno dei più antichi ciarlatani. Ma allora, chi sei?

— Sono uno straniero venuto da un altro tempo, che è stato condotto qui per essere testimone di un grande evento. E così faccio. Mi sono innamorato dell’Ideale dell’Umanità Programmata.

— Non ho alcuna fede nell’Umanità Programmata. Io non sono né un umanista né un materialista. Io sono un eretico.

— Perché non vai a vivere con i tuoi simili nella purulenta Cathead?

— Perché la vita laggiù è troppo dura. Io mi appello al mio diritto di protestare. So che degli uomini sono stati decapitati per aver fatto discorsi come il mio.

— Non credo — disse Thomas. — Il motivo per cui sono stati decapitati non lo so, anche se forse dovrei saperlo. Ti ho concesso un’udienza regolarmente breve, come è richiesto dalla legge. Non chiedo l’appoggio del tuo partito, anche se, in tutta onestà, se avesse avuto più di un aderente l’avrei potuto anche chiedere. Venite qua, mie brave macchine, buttate fuori questo individuo!

E un paio di macchine, cioè di Programmati, entrarono per scaraventare fuori il Mattoide.

— Odio venir trattato così! — ruggì il Mattoide. — Non m’importa essere buttato fuori a calci da un onesto piede umano, mi è già capitato tante volte. Ma mi secca terribilmente essere scaraventato in strada da una macchina. Che tutti i meccanismi vadano a farsi fottere dai raccoglitori di rottami!


Thomas era nel pieno della sua campagna elettorale, e ne traeva un piacere immenso. Gli Assassini programmati gli davano un po’ di fastidio, presenti com’erano tra la folla che veniva ad ascoltarlo, sempre pronti a piombare sul palco con velocità fulminea per ucciderlo. Thomas però aveva assoldato un buon numero di guardie del corpo per tenerli lontano. Altri Mattoidi gli davano fastidio di tanto in tanto, ma sapeva come costringere al silenzio i più facinorosi. Ed era in gamba con la retorica: era davvero il più abile retorico di tutti i tempi. Le sue parole colpivano sempre il punto giusto, la sua lingua frustava e lasciava il segno.

— Non posso smuovere le montagne — diceva, arringando la folla, — che diamine! Un uomo si romperebbe la schiena se dovesse fare una cosa del genere. Ma posso far avanzare questo mondo. Non è molto più importante? Sono venuto a concretizzare l’Ideale di Astrobia. La perfezione si raggiunge un po’ per volta. Noi stiamo crescendo! Gli ostacoli saranno abbattuti! Tutti i tumori maligni saranno tagliati. Io predico una mente sana in un corpo sano e in una società sana, e la perfetta simbiosi tra gli umani e i Programmati. Siamo arrivati sulla vetta e ci sdraiamo sull’erba… no, cancellate questa frase, forse su Astrobia questo non significa un progresso. Siamo arrivati allo stadio del riposo dinamico. Tutto fluisce in noi, e noi tutti diventiamo una sola cosa. Le menti e i corpi si fondono insieme.

E continuò con questa vena felice per ore.

— Lo sai che tutto quello che hai detto erano sciocchezze? — gli disse Paul alla fine dì quel discorso. — Mi sto chiedendo se prestavi la minima attenzione alle tue stesse parole.

— Non ti sono piaciuto, Paul? A me, sono piaciuto. E tuttavia, un paio di volte c’è stato qualcosa che…

— Che cosa, Thomas? Nella tua dorata mediocrità niente dovrebbe preoccuparti.

— Paul, io ho detto molte parole, ma tra queste c’erano alcune parole che non intendevo dire.

— Cosa stai cercando di dirmi, Thomas?

— Qualcun altro parlava usando la mia bocca.

— Oh, soltanto questo? Credo che abbiano già cominciato a farlo parecchio tempo fa, solo che tu non te ne eri mai accorto. Hai detto un mucchio di cose, in pubblico e in privato, che non sono da te. È uno dei più vecchi e dei più semplici trucchi dei Programmati. Strisciano nella tua mente nei momenti più impensati e ne assumono il controllo. è un semplice trucco meccanico. Non ne avevi mai sentito parlare?

— Si, insieme a un mucchio di altre cose. Ma non mi era mai successo con tanta evidenza come oggi. Il mio discorso: qualcuno me l’ha infilato nella mente, e la mia bocca ha parlato da sola. Non lo sopporto!

— E allora, niente di speciale, Thomas. Buttalo fuori! La tua mente ti appartiene. Non può rimanerci se tu non lo consenti. Buttalo fuori. A volte è possibile scacciare queste interferenze anche per dieci minuti. è tutta questione di forza di volontà.

— La cosa non mi tranquillizza affatto, non ho più la forza di volontà di una volta. E non sono certo che una volontà troppo forte sia contemplata nell’Ideale di Astrobia. Dopo tutto, la mia volontà dovrebbe essere subordinata a quella del gruppo.

— Santi rospi, Thomas! Da come parli sembri uno di loro. Torna a essere uomo!

— Perché? Sono convinto che dovrei assolutamente dimenticare la mia natura di uomo. Dovremmo tutti sforzarci di favorire la sintesi, metà uomini, metà Programmati. Una volta per tutte, dobbiamo diventare parte dei nostri fratelli meccanici.

— Ci mangeranno vivi se lo faremo, Thomas. Non ci appoggeranno mai, e approfitteranno del più piccolo vantaggio loro concesso. Di dove hai tirato fuori quell’idea, che dovresti assolutamente dimenticare la tua natura di uomo?

— Oh, quelle erano le parole che un altro mi ha messo in bocca durante il discorso che ho appena finito. Tuttavia sono la verità, e sono piaciute alla folla. Dobbiamo essere più flessibili, Paul. Non mi è stato facile convincermi, abituato come sono alla Terra. Ma sto imparando ad accettare un mucchio di cose, una dopo l’altra.

— Le accetterai tutte, Thomas?

— A tutta prima non mi piaceva il Domuscopio. Ma ho imparato a tollerare anche quello, e vedo già, quando sarò più perfetto, che finirò per amarlo. A tutta prima avevo pensato che la Legge della Mente Aperta fosse un errore gravissimo. Adesso riesco a vedere come fosse sostanzialmente giusta.

— Bisogna essere marci fino alle ossa per accettarli tutt’e due, Thomas.

— Ehi, bada a come parli, Paul! Come uomo sono molto più robusto di te e potrei picchiarti.

— Non puoi. Tommaso. Hai completamente rinunciato a essere un uomo.

Il Domuscopio era una macchina che tutti potevano usare in apposite cabine per la strada; molti addirittura la tenevano in casa. Qualcuno, all’inizio, non avendo ben capito lo scopo di questa macchina meravigliosa, l’aveva battezzata «quintessenza del guardone». Ma la critica era ingiusta.

Il Domuscopio, secondo la politica della Mente Aperta di Astrobia, era semplicemente una macchina che permetteva ai curiosi di guardare all’interno delle stanze, scelte a caso o componendo un numero prestabilito. Così, si poteva guardare nelle camere personali dei cittadini e delle loro mogli mentre sbrigavano le faccende domestiche. Si poteva guardare dentro qualsiasi stanza, in qualsiasi punto di Astrobia, a parte una decina di stanze «proibite»: certi luoghi semipubblici usati dai Capi per incontrarsi. Il dispositivo era utilissimo per incrementare la cultura della gente, in quanto permetteva a chiunque di conoscere tutto su tutti. Non c’era dubbio che calzasse a pennello con l’aspirazione suprema di Astrobia: «Alla fine saremo tutti una sola persona, non ci saranno più segreti tra noi.»

Ma non era più usato con la stessa frequenza di una volta. Le grandi masse non ne aveva afferrato il vero scopo, e molti avevano finito per stancarsene. Eppure, com’era possibile che tutti i cittadini di Astrobia si stancassero di vedere i propri simili intenti a svolgere le loro faccende? In fin dei conti, i propri simili erano parte integrante di loro stessi. In una stanza c’era un uomo con la moglie, in un’altra un uomo con l’amante, in un’altra ancora c’erano due che facevano l’amore… Non erano più possibili gli amori segreti. E il meccanismo non era più limitato alle sole stanze, poteva spaziare su un qualsiasi punto di Astrobia, dentro o fuori la fascia civilizzata: bastava fare il numero giusto. Restavano schermate soltanto pochissime zone.

Il Domuscopio, comunque, era soltanto il primo passo. La legge della Mente Aperta incoraggiò ulteriori invenzioni e suggerì sempre nuovi usi per quelle che già esistevano. Il sottotitolo della Legge stessa, Ho altrettanto diritto a quello che c’è nella tua mente di quanto ne abbia tu, esprimeva il nuovo mirabile concetto. Adesso, chiunque poteva usare un Domuscopio per guardare nella mente altrui, e i recalcitranti che si seccavano per l’invasione della loro mente potevano essere denunciati e trascinati in tribunale sotto l’accusa di atti antisociali.

— Noi siamo tutti la stessa cosa, siamo identici — proclamava infatti la Legge. — Come possono tutte le nostre menti uguagliarsi e fondersi in una sola, se un qualsiasi aspetto di questa mente totale non è libero di esaminare ogni altro aspetto di se stessa?

Era una dichiarazione che lasciava attoniti, uno dei vertici dell’Ideale di Astrobia. Ed era stato un po’ difficile per Thomas More, che proveniva da uno dei più desolanti periodi della Vecchia Terra, accettarla così, in blocco. Eppure vi si era adattato con rapidità, senza problemi.


Durante un altro di quei discorsi, Thomas coniò una frase particolarmente felice, o forse qualcun altro la pensò per lui e la espresse attraverso la sua bocca: — Desidero essere tutto per tutti! — Era magia pura. Era così che nascevano i re.

Thomas aveva vinto, e lo sapeva. Tutto andava meravigliosamente bene per lui e per i suoi. Si sentiva come a casa sua, nel cuore della Dorata Astrobia. Era diventato il facondo portavoce della Grande Cosa, dell’unica Cosa possibile. E aveva lanciato il guanto di sfida all’unica seria malattia di Astrobia.

Pentitevi o sarete distrutti! fu probabilmente il suo discorso più grande. Non lasciava alcun dubbio agli ostinati di Cathead e del Barrio: il significato delle sue parole era molto preciso. Milioni di essi si ostinarono caparbiamente nel loro errore, ma alcune migliaia fecero ritorno alla vita dorata dell’Astrobia civile. Era l’inizio, anche se molto debole, di una nuova tendenza, ma non era certo debole la decisione di porre la parola fine a quel problema. L’Astrobia civile disponeva da sempre del potenziale scientifico per distruggere totalmente il Barrio e Cathead. Né il Barrio né Cathead disponevano del potenziale scientifico per difendersi o per contrattaccare. Bastava soltanto un leader dal polso forte: Thomas aveva dichiarato di essere l’uomo adatto. La compassione era fuori posto in quelle circostanze.

Tutti si sentirono galvanizzati quando Thomas, ancora invisibile, parlò in Replica: — Non si tratta più di dare il Meglio al Maggior Numero. Ora si tratta di dare il Tutto alla Fusione Totale. E quando tutti noi saremo diventati Uno, allora avverrà la Grande Inversione. Diventeremo qualcosa per cui non avranno più senso né Numero né Nome.

Dopo questo discorso, gli Assassini programmati seguirono ancora Thomas, ma cambiarono atteggiamento. Lo tenevano ancora sotto osservazione, ma gli sorridevano enigmaticamente e non lo minacciavano più.

Così Thomas stava diventando re, cioè Presidente di Astrobia.


Ed è proprio così facile diventare re? Certo che lo è. Dipende dal motivetto che uno fischietta. Dev’essere quello giusto, al momento giusto, e con una giusta modulazione che lo distingua dagli altri. Ma è il motivetto che conquista il popolo. Basta scegliere quello giusto e potete diventare re in qualsiasi momento.

Загрузка...