12. L’ultimo popolo

Le aquile si stavano radunando. La frase era di Shanty. Shanty aveva lasciato i suoi affari, affari mostruosi, nella mostruosa Cathead, ed era venuto a Cosmopoli. Aveva le apparenze di un pellegrino, il cappello calcato sulla testa e il bastone in mano.

Battersea era venuto dal suo regno del porto. Il capitano di Cathead si sfregava le mani come un generale prima della battaglia, e lo era davvero. S’incontrarono in una stanza sul retro del negozio di George il siriano, che era nel commercio delle spezie. Non intendiamo parlare del negozio di Cathead, ma di quello che George aveva nel bel mezzo di Cosmopoli, proprio in Piazza Centralità.

Paul arrivò, entrando per la piccola porta laterale. Non si era mai accorto prima dell’esistenza di quel negozio e non sapeva cosa lo avesse spinto a entrare per quella porta. Vide gli altri e si chiese come avessero fatto a incontrarsi, e come avessero saputo dove andare. Poi Walter Copperhead il negromante li raggiunse, e allora Paul non si stupì più di nulla. Il giorno prima Copperhead si era trovato in prigione, condannato a morte, sospettato di aver dato inizio a un culto. Era fuggito attraverso le pareti per raggiungerli.

— Non è difficile — spiegò. — Credo che non si provi abbastanza a farlo. Molti potrebbero attraversare le pareti, soltanto se ci provassero. Sta arrivando qualcuno e io ho una delle mie premonizioni.

Copperhead sprangò la porta. Poi una vecchia e consunta signora entrò attraverso il muro.

— Non costituisce una prova valida — esclamò Copperhead. — Ha solo un corpo provvisorio.

— Per l’amor di Dio, solo una fiutatina — disse la vecchia signora a George. — Non ho i soldi per pagare. Avevo una moneta ma mi si è sciolta nelle mani.

— E la fiutatina farà la stessa fine — ribatté George il siriano. — E quando mai i Programmati si sono messi a fiutare?

— Io, signore? — domandò la vecchia. — Ho l’aspetto di un Programmato?

— No, ma lo sei — disse George. — è un corpo troppo fuori del normale per essere umano.

— è solo un vecchio corpo che ho trovato — dichiarò la vecchia. — Non è il mio. A dir la verità non capisco bene quello che mi è successo. Ma se non sono una povera vecchia signora, chi sono allora?

— Sei stata mia cliente, prima? — chiese George. — Mi sembra di ricordarti.

Le diede la sua fiutatina, roba da poveracci, del tipo che vendeva nel suo negozio di Cathead, non quella profumata e divertente che di solito smerciava qui.

— Non mi ricordo né di te né del tuo negozio — disse la vecchia signora, — ma mi sembra di ricordarmi un po’ di Paul. E ora mi ricordo sempre più, di tutti voi. Sì, ho fatto parte del vostro gruppo altre volte, un po’ con uno e un po’ con l’altro.

— Maxwell! Per Astrobia, dove hai trovato quel corpo? — domandò Copperhead.

— Sì, Maxwell! Ecco il nome che non riuscivo a ricordare. Sì, io sono Maxwell, e tutto, se Dio vuole, sta andando a posto. Credo di aver trovato la vecchia signora morta in un vicolo. Mi trovo un po’ in una situazione imbarazzante, signori, ma non credo che sarò da meno solo per quello. Sarò con voi fino alla fine.

Qualcuno cercò di aprire la porta sbarrata, poi ci riprovò con più energia. Poi con viva impazienza.

— Questa è una prova valida — disse Copperhead. — Vediamo se lei riesce a passare attraverso la parete.

— Sei certo che si tratti di una «lei»? — chiese Shanty. — È una mano robusta.

Non entrò attraverso la parete, bensì attraverso la porta, fracassandola e proiettando schegge da tutte le parti con una spinta brusca e violenta. Era la più bella donna di Astrobia, e andava dove voleva.

Fuori era il crepuscolo. Non era conveniente lasciare la porta in quelle condizioni se accendevano la luce, e un incontro di quell’importanza non poteva aver luogo al buio. Da qualche minuto si udiva rumore di voci e di martellate là fuori, ed essi se ne erano accorti ora.

— Che cosa stanno costruendo, Evita? — chiese Paul. — Cosa stanno facendo, là fuori? Hai dato un’occhiata a quello che sta succedendo, prima di irrompere qui da noi?

— Oh, stanno erigendo un palco — disse Evita. — Usano del vecchio legno rituale, com’è prescritto. Servirà per la decapitazione, domani a mezzogiorno.

— Prenderò a prestito un po’ di tavole e di arnesi da falegname — dichiarò Shanty. — Ce li meritiamo.

Evita si era battuta per lungo tempo con principati e altre potenze, e la cosa si vedeva. E tuttavia non dimostrava più di diciassette anni. Era proprio la più bella donna di Astrobia, con soffici capelli che sembravano fatti di fumo, ora neri, ora castano dorati. E i suoi occhi, erano verdi, o grigi, o azzurri?

— Allora sarà la morte? — domandò. — Dillo, Copperhead, sarà così?

— Sì, sarà la morte.

— No! — imprecò Battersea. — Lo sapete che ero generale sui mondi coloniali di frontiera, prima di unirmi al movimento di Cathead? Me ne intendo di strategia, e so come colpire fulmineamente. Ho uomini; ha le armi più perfezionate, non importa dove le abbia trovate. Avremo la sorpresa dalla nostra parte. Sarà per domani a mezzogiorno, saremo sincronizzati al secondo. C’impadroniremo di Thomas, lo sistemeremo in un luogo sicuro e ben fortificato tra Wu Town e Cathead. Finché non sarà morto, il re è lui, e domani non morirà. Abbiamo appoggi in luoghi che non riuscireste a indovinare. A milioni, ormai, sono segretamente stanchi della Vita Dorata, non solo qui, ma in tutte le altre città. C’impadroniremo di tutto il sistema amministrativo. Io sono soltanto il braccio, ma abbiamo gente altolocata in grado di portare avanti l’opera. Cathead non è l’unica fonte di opposizione. C’è qualcosa di molto più grosso pronto a fracassare questa crosta sottile. Combineremo le varie cose e creeremo un mondo in cui si possa vivere decentemente. Avreste mai immaginato che il coro delle proteste rappresentasse l’opinione predominante? Questo mondo è stato trascinato sulla strada sbagliata e messo in catene da una minoranza. Fracasseremo questa debole costruzione allo stesso modo in cui la donna bambina ha fracassato la porta, con la stessa eleganza e la stessa forza.

— Potrebbe succedere anche così — disse Copperhead. — Ma Thomas perderà lo stesso la testa, domani.

— No, non la perderà! — esclamò Battersea. — Tu sei pazzo e non sei un negromante. Ah, ecco che arriva il cucciolotto, come ha fatto a saperlo? Sei anche tu un’aquila, cucciolotto?

Era entrato con passo felpato Rimrock l’ansel.

— Sono un’aquila — disse. — Volo in alto. E l’ultima notte di questo mondo, e non siamo certi dell’aspetto del mondo nuovo. Ho portato del vecchio rum, e del brandy per quelli di gusti più barbari.

Shanty aveva quasi finito di riparare la porta. Lavorava con abilità ed eleganza.

— è migliore che se fosse nuova — dichiarò. — Terrebbe fuori una pattuglia programmata, ma non fermerebbe Evita. Accendi una debole lanterna, George. Ai cospiratori si addice una luce fioca.

— La cospirazione è già stata messa a punto da un mucchio di tempo — disse Battersea. — Adesso io vado. Domani ci metteremo in marcia, come una torma di poveri sputasangue di Cathead che vogliano stralunarsi la vista allo spettacolo di una decapitazione. E invece saremo i più abili guerriglieri del mondo. C’è nessuno di voi che possa andare da Thomas, a dirgli che non si preoccupi e che abbiamo pensato a tutto?

— Oh, ci penserò io — fece Evita. — Mi basterà fare l’occhiolino alle Guardie programmate, che hanno la mentalità degli adolescenti, e sarò dentro. Pensano che io sia la sua amante… vanno matti per queste cose.

Battersea usci a grandi passi e si diresse verso Cathead. Adesso si udiva un suono penetrante, là fuori, che sovrastava anche il martellio. Stavano affilando la vecchia grande lama rituale che sarebbe stata sistemata tra breve al suo posto.

— Avevo sperato in una bella giornata — disse Shanty, — ma forse pioverà prima di domattina. Nessuno di voi sa per caso se quella prima volta è piovuto?

— Un po’, la notte prima e all’alba — fece Copperhead, — ma all’ora della decapitazione il cielo era sereno e il sole splendeva.

Lo stridio dell’acciaio sulla pietra divenne più acuto, là fuori nella piazza. Tutto era fatto secondo l’antico cerimoniale e la lama doveva essere molto affilata. I lavoranti avevano perfino acceso dei falò, nella piazza, anche se la notte era calda. Questa era una delle ultime cerimonie ancora in vita.

Arrivò poi il ragazzo Adam, attraverso la parete. Ma anche questa non era una prova: sotto molti aspetti, Adam non era reale.

— Fratello mio — l’interpellò Evita, — anche tu conosci queste cose: sarà questa la sua morte?

— Sì, sarà la sua morte, e anche la mia, quella finale — rispose Adam.

— Allora Battersea si sbaglia e non riuscirà a salvarlo?

— No, non si sbaglia, arriverà e colpirà. E un nuovo mondo potrebbe sorgere da tutto questo. Ma molti particolari dovranno cambiare.

— E cosa c’è che sopravvive in me? — chiese Maxwell. Aveva l’aspetto consumato e la voce della vecchia signora, ma tutti ora lo riconoscevano come Maxwell. — Anch’io in origine ero in parte Programmato, come Scrivener. E questo corpo che ho trovato è anch’esso un corpo Programmato. È malfatto, funziona male. Credo che sia stato fatto in fretta per essere usato come un travestimento temporaneo, e poi buttato via. Come mai, dopo essere stato distrutto in una macchina, continuo a sopravvivere in un’altra? Non sono riusciti a distruggere la mia personalità, anche se non avevo neppure il diritto di esistere. Bene, che cosa sopravviverà allora di questa nostra Astrobia? Non immaginate quanto io abbia combattuto contro l’oblio. Probabilmente hanno fatto a pezzi il mio vecchio corpo in qualche trituratore.


Dopo di ciò stapparono la nostalgica bottiglia di vecchio rum e fecero una veglia funebre per Thomas More, l’uomo che sarebbe morto il giorno dopo. Grazie alla bottiglia, divennero molto gioviali e faceti: i sentimenti più neri se n’erano un po’ andati, ed essi ritornavano a pensare di poter sopravvivere come uomini. Questa era una cosa che i Programmati non potevano fare: essi non diventavano gioviali e faceti, e non celebravano veglie funebri. E inoltre i Programmati non capivano affatto lo humor macabro.

Non avrebbero mai capito la barzelletta di Paul sul cadavere balbuziente. Sarebbero rimasti perplessi nell’udire la storiella di Shanty sull’affare concluso tra il porco e il venditore di parafulmini, e su come l’ignoranza della scrofa mancò poco di ucciderli tutti e due. E la storia di Maxwell sulla signora appena morta: la sua anima stava ancora in zona deserta quando finì intrappolata in un branco di muli carichi fino a scoppiare; il mulattiere le mise una sella e la cavalcò lui stesso. Tutto questo li avrebbe lasciati freddi.

E tuttavia l’attenzione dei Programmati era particolarmente concentrata su di loro. I monitor di profondità entravano in funzione non appena otto o più cittadini s’incontravano in qualsiasi parte dell’Astrobia civile. Avevano localizzato il gruppo nel momento in cui Rimrock era entrato, l’avevano abbandonato quando Battersea era uscito, per riafferrarlo un’altra volta quand’era arrivato il ragazzo Adam. I monitor erano automatici, e registravano e interpretavano qualsiasi cosa, nel corso dei loro interventi. E qui stava il loro problema.

Non riuscivano a tirar fuori alcun senso dalle storielle. S’innestarono nel Decifratore, e poi nel Decifratore Supremo. Ma nessuno di questi due grossi dispositivi programmati riuscì a decifrare il messaggio in codice. Non riuscivano assolutamente a capire quali informazioni in cifra si nascondessero nelle storielle.

Il ragazzo Adam raccontò la storia dei primi esseri umani che avevano messo piede su Astrobia, millecinquecento anni prima della data che si trova sui libri di Storia. Per tutti i santi! era stato lo stesso san Brandano in un coracle di giunchi tondo come una tinozza. Era andato alla deriva sul Mar di Stoimenof, spingendo la barca a forza di braccia, inzuppandosi dalla testa ai piedi e svuotando continuamente l’acqua a secchi; ma aveva cominciato il suo viaggio nell’Atlantico del Nord, sulla Vecchia Terra, e immaginava di trovarsi ancora sulle stesse acque, dal momento che non le aveva mai lasciate.

Usci dalla barca non appena questa fu sbattuta sulla terraferma, e diciannove monaci irlandesi dalla testa lucida lo seguirono sulla spiaggia, smontando a loro volta. Dapprima non incontrarono anima viva, a parte qualche lepre pellegrina, che però non serviva molto a illuminarli. Ma san Brandano e i suoi diciannove monaci incominciarono a prender nota di qualsiasi cosa capitasse loro sotto gli occhi, in questa nuova terra.

Così, disegnarono delle eccellenti mappe su pergamena, con un’esatta descrizione delle piante e degli animali, e naturalmente della nuova terra. Tracciarono il profilo di ogni baia, di ogni insenatura, dove il Mar di Stoimenof si spezza in dozzine di estuari, fra quelle che oggi sono chiamate Wu Town e Cathead. Stupende mappe corredate da descrizioni estremamente dettagliate.

Poi ritornarono sul coracle e alzarono la vela, che non era più grande di uno scudo. E in novantanove giorni furono di ritorno nella Baia di Dingle, da dove avevano iniziato il loro viaggio.

Gli altri esploratori che si avventurarono nell’Atlantico del Nord, sulla Vecchia Terra, non riuscirono a trovare nessuna costa del genere, e dissero che san Brandano aveva mentito. Ma il bravo santo non aveva mentito. Quegli esploratori avevano usato barche con la prora, capaci di mantenere la rotta, e non un coracle bello e rotondo che può essere guidato soltanto dalle preghiere e dai digiuni, e che con molta probabilità riesce ad arrivare molto lontano, perfino fuori della Terra.

Questa era la storia del ragazzo Adam; e il Decifratore Supremo si ruppe la schiena per decifrarla e giungere al suo significato nascosto, ma non ci riuscì. Non era il tipo di cifrario che si può incontrare ogni momento.

— Ottimo, questo rum — disse Rimrock l’ansel.


George il siriano raccontò come vanno le cose ogni volta che finisce il mondo. — L’unica cosa che rimane quando il mondo è finito — disse, — sono un siriano e una duna di sabbia. Tutte le altre caratteristiche del mondo sono cancellate dalla catastrofe finale. Poi, ci sono quei tremendi istanti, o milioni di anni, durante i quali niente si muove. Un istante o un milione di anni sono la stessa cosa, quando niente si muove. Poi il siriano va dietro la duna e trova un dromedario; e insieme ricostruiscono il mondo.

«Questa è la versione originale della Genesi. È così che il mondo ricomincia tutte le volte. Sentirete anche delle storie su un uomo e una donna, o su una tartaruga che innalza il cielo sopra la terra. Non credeteci! Ogni volta che il mondo ricomincia, ci sono un siriano e un dromedario. A dire il vero, io non so cosa sia un dromedario, non so cosa sia una duna di sabbia, e non so neppure cosa sia un siriano. Credo che mi abbiano appioppato questo nome perché ho una specie di becco al posto del naso. Il mondo finirà di nuovo domani. State attenti, se vedete un siriano e una duna. Se il siriano va dietro la duna, c’è speranza; se non lo fa, o se non ci sono né il siriano né la duna, allora vuol dire che il mondo è stato fregato una volta per tutte.»

Al Decifratore Supremo le valvole si fulminarono proprio mentre George stava raccontando la sua storia. Non era, probabilmente, un guasto grave, ma ci sarebbero volute parecchie ore per far funzionare nuovamente i Decifratori. Perciò la sorveglianza cessò. Non c’era ragione di controllare quello che neppure i Decifratori riuscivano a decifrare.

— Ottimo, questo rum — disse Evita.


Foreman? Fabian Foreman? Che cosa faceva lì? Era uno dei Grandi. Da quanto tempo era seduto fra loro?

— Non stupitevi — disse Foreman. — Non passo attraverso le pareti, come fa Copperhead. Non ho strani poteri, a parte quelli che cominciano ad apparire in molti di noi, su Astrobia. Io sono il proprietario di questo edificio, come anche di tutti gli altri edifici che si affacciano su Piazza Centralità. Ho i miei mezzi per entrare in ciascuno di essi. Mi sono rifugiato qui per evitare la folla, là fuori. In quest’ultima ora la gente di Cosmopoli, e forse anche quella delle altre grandi città di Astrobia, ha cominciato a riversarsi nelle strade. Una carnevalata come questa non la facevano da secoli. Pensavamo tutti che il letargo dorato fosse ormai troppo profondo, che nulla li avrebbe scossi. E invece rieccoli qui, pieni di vita. Però, adesso che sono qui dentro, mi accorgo che mi manca il chiasso e il colore della folla. Ti cresce addosso. Usciamo in piazza e uniamoci a loro! Così Evita potrà andare da Thomas e assicurarlo che tutto va per il meglio, e che i fulminei guerriglieri di Battersea lo salveranno dalla lama domani a mezzogiorno. E che sarà ancora re. Più tardi, verso l’alba, andrò anch’io a parlargli per l’ultima volta.

Uscirono tutti sulla piazza. La gente si azzuffava allegramente per le strade. Chi si sarebbe mai immaginato che cose simili potessero ancora accadere nella civile Astrobia? Questi non erano gli sputasangue di Cathead e del Barrio. Non erano neppure quelli della terra di mezzo, dell’ambigua Wu Town. Era la popolazione civilissima della stessa Cosmopoli. Era un autentico carnevale, suddiviso in diverse fazioni bellicose e spiritate, e stava trasformandosi in una vera e propria mascherata. Si spaccavano teste e la gente rideva come mille anni prima. Quelli dell’«Esilio e Aldilà» sventolavano gli stendardi mentre gruppi di oppositori con striscioni con o senza motto piombavano su di loro, facendo esplodere tante piccole risse separate. La fazione del «Sacco e Cenere» marciava ridendo e scherzando. Il nuovo Metropolita, appena eletto (o autoeletto) aveva interdetto l’intero mondo di Astrobia finché tutti non avessero fatto penitenza, rispettando certe particolari condizioni; nuovi gruppi si formavano, intonando canzoni sull’argomento. Alcune grandi signore di Astrobia, travestite da vecchie megere, vendevano teste candite e teschi in onore della decapitazione del giorno dopo. Arieti lanosi, scovati da qualche parte, venivano messi allo spiedo e arrostiti sui falò: cinquanta persone si disputavano ogni carcassa, facendola a pezzi per divorarla mezzo cruda e mezzo bruciata. La festa dell’ariete lanoso da trecento anni non si celebrava più su Astrobia, e soltanto gli appassionati di Storia ne conoscevano l’esistenza.

Era un’isteria generale; Ferragosto, Rito della Primavera, Pasqua e Corpus Domini celebrati tutt’insieme. Il carnevale e la veglia funebre travolgevano l’intera città. E tutti i Programmati facilmente riconoscibili erano scappati a nascondersi.

Non che gli uomini intendessero minacciare nessuno. Nell’atmosfera di quella notte, i Programmati sarebbero risultati invisibili; talmente privi d’importanza da non venire minimamente notati. Ma i Programmati avevano paura, un’emozione che non era mai stata programmata in essi. Non riuscivano a darsene ragione, e l’unica cosa di cui dispone un Programmato è la ragione.

Si beveva e si urlava, si depredava e si appiccavano incendi, il tutto nel più travolgente buonumore. Evita si allontanò dal gruppo e riuscì ad arrivare fino alla cella di Thomas, per dirgli che la sua morte non sarebbe stata una morte, che un gruppo di uomini ben preparati, «duri» di Cathead, lo avrebbe tirato fuori di li, che sarebbe stato ancora re, con nuovi poteri.

La coppa delle emozioni traboccava in tutte le strade intorno a Piazza Centralità. Rabbia. E chi mai, fra i cittadini della civile Astrobia, era stato arrabbiato in vita sua? Meraviglia. E chi, fra tutti loro, aveva mai avuto occasione di meravigliarsi? Truculenza, gioia di battersi, ricordi sconnessi (forse di cose future), delizia, rimorso, penitenza totale, grandi speranze, gioia di uccidere, umiltà.

Stelle filanti e coriandoli, e su Astrobia se n’era perduto perfino il ricordo. Zucche intagliate e luci spettrali per la Notte di Valpurga, roba dimenticata perfino dai loro trisavoli. I «Tagliateste» si scontravano coi «Devastatori».

Poi cominciarono a suonare le campane. La grande campana di una chiesa dimenticata o trasformata in museo, poi di un’altra, e di un’altra, e infine di tutt’e cinquecento. La maggior parte delle chiese erano state rase al suolo trecento anni prima: come mai, ora, le gigantesche campane suonavano a morto come sulla Vecchia Terra? Nessuno aveva mai udito quei rintocchi su Astrobia. Ma cinquecento grandi campane suonavano, e la gente ricordava i loro nomi: l’Arcangelo Gabriele col suo tocco argentino, il Gigante, l’Orco Bianco, il Re Pastore, San Pietro, il Re di Baviera, il Nano Giallo, San Simeone, l’Olandese, l’Arcivescovo Turpino, il Renano, Daniele, la Campana Ebrea, Mefìstofele, la Vergine Nera, il Campanaccio della Pecora, la Montagna, Sant’Ilario. Decine d’intonazioni diverse, argentee, bronzee, tutte le antiche, gigantesche campane delle chiese (quasi tutte da lunghissimo tempo scomparse) suonavano il rintocco funebre e venivano riconosciute dal loro tono e ricordate coi loro nomi dei secoli passati. E un’altra, alta, possente e cristallina, la Campana Giulia.

Evita ritornò, e piangeva di gioia. Tutta l’immensa città di Cosmopoli rendeva omaggio a Thomas More che sarebbe morto domani.

Solo che lui, nonostante tutto, non sarebbe morto affatto, perché lo avrebbero salvato Battersea e il colpo di mano dei suoi guerriglieri fulminei.

Solo che lui, nonostante tutto, sarebbe morto lo stesso, perché sia Copperhead, sia il ragazzo Adam lo avevano garantito, ed entrambi avevano il dono di una vista particolare.

Загрузка...