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Eddy era solo nel locale, appoggiato con i gomiti sul bancone del bar, con il volto tra le mani. Non aveva una bella cera.

Mi sedetti sullo sgabello e gli porsi cinque dollari.

— Uno in fretta, Eddy — dissi. — Ne ho bisogno maledetto.

— Tìenti i soldi — brontolò. — Offro io.

Poco mancò che non cadessi dallo sgabello. Una cosa simile non era mai accaduta.

— Ti senti bene, Eddy? — gli chiesi.

— Mai stato meglio — rispose, prendendo il mio scotch preferito. — Me ne vado, e voglio che i clienti più affezionati bevano alla mia salute.

— Guarda guarda, hai fatto fortuna! — commentai incautamente, sapendo che all’amico piaceva scherzare.

— No. Mi hanno dato la disdetta del contratto di affitto — spiegò.

Gli diedi una pacca su una spalla. — Mi spiace — mormorai. — Ma ci sono decine di negozi che potresti rilevare in questi paraggi.

Eddy scosse la testa, addolorato. — No. Non ce ne sono. Ho cercato dappertutto — disse. — Se posso dirla tutta, sono sicuro che qualcuno non sta facendo le cose pulite. Qualcuno avrà bisogno della mia licenza, e avrà certamente tentato di corrompere un paio di consiglieri.

Mi versò da bere e se ne versò anche per lui, contrariamente alla tradizione dei gestori di bar. Era brutto vedere che Eddy non aveva neanche più la voglia di prendersela.

— Ventotto anni — riprese, addolorato — da quando sto qui. E il mio locale ha una buona reputazione. Tu Parker, che sei un cliente affezionato, lo sai che qui non entra certa gente, e neppure certe… donne. I poliziotti vengono, si siedono, e gli offro da bere.

Gli diedi ragione, era la verità sacrosanta. — E come faremo noi del giornale a tirare avanti, se tu chiudi? Dove andranno i ragazzi a bere un goccetto? — dissi. — Non c’è un altro locale nel giro di otto isolati dall’ufficio.

— E io, che farò? — disse. — Sono ancora troppo giovane per andare in pensione, e non ho messo da parte abbastanza quattrini. Devo guadagnarmi da vivere. Potrei lavorare per conto terzi, certo, e quasi tutti in città si darebbero da fare per darmi una mano. Ma ho sempre gestito un locale, mi ci vorrebbe molto tempo per adeguarmi a un cambiamento così. Ti confesso che prevedo brutti giorni.

— È uno schifo — dissi.

— Com’è strano il mondo — proseguì Eddy. — Il mio locale e i Magazzini Franklin, chiusi contemporaneamente. Ho letto il tuo articolo di oggi. Senza Franklin, questa non sarà più la stessa città.

Dissi che anche senza il suo locale la città sarebbe stata diversa.

Versò un altro bicchierino, ma solo a me questa volta.

Parlammo ancora dei Franklin che chiudevano, del suo contratto saltato e del fatto che non si capiva in che accidenti di mondo ci saremmo ritrovati a vivere. Mi versò ancora un paio di bicchierini e ne prese uno per sé. Bevemmo ancora, ma lo convinsi a lasciarmi pagare di tasca mia, perché, se andava verso un periodo critico, non era giusto che desse via gratis le consumazioni. Rispose che con me negli ultimi sei o sette anni aveva guadagnato abbastanza da permettersi una giornata di bevute gratis.

Arrivarono altri clienti, Eddy si allontanò per servirli. Poiché erano estranei, o comunque clienti saltuari, lasciò che pagassero. Batté l’importo, diede loro il resto, poi tornò da me. Riprendemmo ancora una volta il discorso sulla situazione, ripetendoci a vicenda quanto già detto senza aggiungere niente di nuovo.

Uscii che erano le due.

Promisi a Eddy che avrei fatto volentieri un’altra chiacchierata con lui prima della chiusura del locale.

Mi sentivo molto depresso. Avrei dovuto essere un po’ ubriaco da quanto avevo bevuto, invece ero solo depresso.

Stavo per tornare in ufficio, quando a metà strada decisi che non ne valeva la pena. Avevo ancora un’ora o poco più per terminare la mia giornata, ma era già pomeriggio, l’edizione serale era già in macchina, e io non avevo altro da fare. Eccetto forse scrivere un articolo, ma non me la sentivo di scrivere. Così decisi di andarmene a casa. Avrei lavorato nel weekend per recuperare.

Mi diressi al parcheggio, salii in macchina e mi avviai verso casa, procedendo a velocità moderata e con molta attenzione, per non incorrere nelle ire di qualche poliziotto.

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