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A 800 metri la torre domina e incombe. La sua immensità è irresistibile: chi esce dal trasmat, notte o giorno che sia, s’arresta attonito a fissare quella lancia rastremata di cristallo lucente. La desolazione della tundra rende ancora più impressionante la sua altezza.

Ormai ha già superato il punto di mezzo.

Negli ultimi tempi si sono verificati alcuni incidenti, causati dalla fretta. Due manovali sono precipitati dal livello più alto. Per un errore di cablaggio su una soletta, un elettricista ha folgorato cinque gamma che posavano un conduttore. Due benne, scontrandosi, hanno trascinato alla morte sei androidi. Alfa Euclide Pianificatore ha rischiato gravi lesioni nervose quando, per un guasto di trasmissione, è entrata nel computer un’enorme ondata d’informazioni a bassa ridondanza, mentr’egli era innestato. Tre beta sono precipitati per 400 metri in un pozzetto di servizio, a causa del crollo di un’impalcatura. Finora i lavori hanno già distrutto una trentina di androidi, ma gli androidi che lavorano al cantiere sono migliaia, e il progetto comporta dei rischi e rappresenta una lavorazione di tipo inconsueto: nessuno considera troppo elevato il numero degli infortuni.

I primi trenta metri del comunicatore tachionico sono già praticamente in funzione. Ogni giorno, la squadra dei tecnici ne ricontrolla l’integrità circuitale. Ovviamente non sarà possibile generare tachioni prima del completamento dell’enorme rampa d’accelerazione, ma anche l’assemblaggio dei singoli componenti conserva un suo interesse, e Krug passa molto tempo, quando si reca alla torre, ad assistere alle prove. Lampeggiano luci colorate; quadri indicatori ronzano e fischiano; quadranti s’illuminano; vibrano lancette. Krug applaude entusiasticamente ogni risultato positivo. Porta alla torre legioni di ospiti. Nelle ultime tre settimane si è fatto accompagnare da: Niccolò Vargas; la nuora, Clissa; ventinove diversi membri del Parlamento Mondiale; undici capitani d’industria; sedici rinomati esponenti del mondo dell’arte. Il plauso per la torre è unanime; forse, intimamente, alcuni dei visitatori la considerano una titanica follia, ma neppure loro possono nascondere l’ammirazione per la sua bellezza, la sua eleganza, la sua dimensione. Anche una follia può risultare affascinante: chi ha visto una volta la torre di Krug non può negarne il fascino. E ormai non sono più in molti a pensare che sia follia dar notizia alle stelle dell’esistenza dell’uomo.

Manuel Krug non si è più fatto vedere alla torre dall’inizio di novembre. Krug spiega che il figlio è molto occupato a controllare il suo complesso impero industriale. Di mese in mese si assume nuove responsabilità. Non è lui, in fin dei conti, l’erede di tutto?

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