La figura che giaceva davanti al cingolato era immobile come i grandi pezzi di legno portati a riva dal fiume durante la stagione delle piogge. Flinx fermò il motore mentre Scrap continuava a sbattere ansiosamente contro il finestrino anteriore. Pip andò a sistemarsi al suo solito posto sulla spalla.
Il giovane aprì la cupola trasparente, lasciando che l'aria umida e calda gli turbinasse addosso per qualche istante, prima di scendere sulla spiaggia. Nella sabbia era stata scavata una piccola scia, simile a quella che avrebbe potuto produrre una tartaruga che tornava in mare. Il piccolo sentiero partiva dalla riva del fiume per arrivare ai piedi della figura supina, mostrando così la strada percorsa dallo scampato per arrivare alla terraferma. Il suo sguardo si spostò sulla corrente che scorreva pigra: non si vedevano imbarcazioni, né si aspettava di trovarne.
Raggiunse il corpo, lo girò e si ritrovò a ricordare la frase: “Diese ist kein Mann” (Questo non è un uomo) di un antico tri-di di un'opera di Wagner. Ma lei non era Brunilde, come certo lui non era Sigfrido. Sotto lo sporco, le escoriazioni e le microscopiche punture degli insetti c'era il corpo ferito di una donna molto attraente.
Era ancora viva. Se non lo fosse stata, la sua mente non avrebbe avuto quella reazione. Lo stato in cui si trovava gli aveva risparmiato un'emicrania troppo forte, ma in quel momento non gli importava di aver dovuto sopportare quel breve dolore. Il polso era debole, ma non troppo: era chiaramente al limite dello sfinimento. La scia che portava al fiume indicava che si era trascinata fin lì camminando sulle mani e sulle ginocchia. Ma non era morta.
Quello che non riuscì a capire era perché indossasse pantaloni corti e camicia a maniche corte. Un grazioso abbigliamento per un albergo a tenuta stagna, ma potenzialmente fatale in qualunque altro luogo di Alaspin. Le braccia e le gambe erano ricoperte da minuscole morsicature di insetti e da pustole gonfie e profonde che indicavano le punture delle sanguisughe. Erano brutte a vedersi, ma rivelavano chiaramente chi le aveva prodotte. Più difficili da capire erano le escoriazioni: non sembravano prodotte dallo sfregamento contro i rami d'albero che galleggiavano sul corso d'acqua e in quel tratto di fiume non c'erano neppure delle rapide.
I capelli biondi erano tagliati corti sul davanti e sui lati, tranne che per una treccia lunga sei centimetri che partiva dietro l'orecchio destro e terminava in un nodo arruffato. Sopra ciascun orecchio i capelli erano stati tagliati a forma di stella. Era una foggia che non riconosceva, ma d'altra parte lo stile delle acconciature non era una cosa di cui si preoccupasse abitualmente.
Tastò gli abiti: sottili, leggeri e assolutamente inutili contro le rapaci specie di insetti che popolavano Alaspin. Ci sarebbero voluti i pesanti tessuti da giungla o una doppia serie di indumenti di qualche altro genere. Come diavolo aveva fatto a finire lì?
Con tutta probabilità si trattava di una sciocca turista che aveva deciso di visitare le zone selvagge da sola. E quando il suo veicolo si era guastato, aveva cercato di camminare o di allontanarsi a nuoto, invece di restare dove si trovava in attesa di aiuto. Era un atto insolitamente stupido, ma non era la prima volta che capitava. Forse stava osservando uccelli o serpenti, o magari faceva delle riprese per la tri-di.
A quel punto gli venne in mente che poteva anche essere arrivata via fiume con un'imbarcazione chiusa. Forse era affondata, e quindi non le era rimasta altra scelta che nuotare o allontanarsi a guado. Era una possibilità che aveva senso, anche perché l'acqua avrebbe impedito qualunque segnale di emergenza. Forse era più sfortunata che sciocca.
Non ebbe difficoltà a prenderla in braccio e portarla al cingolato. Farla entrare però era un altro paio di maniche. Non era pesante, ma fu costretto a legarla con una fune e sollevarla a passamano. Se non fosse stato per i muscoli che aveva sviluppato nell'ultimo anno, Flinx non ce l'avrebbe mai fatta. Pip si tenne alla larga, osservando, mentre Scrap continuò a svolazzare ansioso intorno al corpo privo di sensi, senza dubbio domandandosi come mai un essere umano fosse privo di emozioni.
I quattro sedili passeggeri potevano essere ripiegati, trasformandosi in due cuccette. Flinx la sistemò nella parte posteriore del cingolato, poi cercò la cassetta del pronto soccorso.
Come ci si poteva aspettare in un veicolo preso a nolo, le istruzioni sulle siringhe autoiniettanti erano semplici e chiare. Ce n'erano alcune abbastanza vecchie, ma nessuna era ancora scaduta. Le morsicature erano facili da curare: una pomata per la ferita, poi iofluorodene per uccidere le uova che le cimici scavatrici le avevano deposto nei muscoli. Le iniettò anche una massiccia dose di antisettico ad ampio spettro e di fungicida. Nessuna delle siringhe si illuminò durante l'operazione, per cui la ragazza non doveva essere allergica alle medicine che le venivano iniettate. Per via endovenosa le somministrò un antibiotico e spruzzò uno spray disinfettante sulle escoriazioni. Poi si sedette e contemplò il suo operato. Il sistema di condizionamento del cingolato aveva espulso l'aria soffocante, sostituendola con aria fresca.
Lo preoccupavano i graffi e le escoriazioni sul viso e sul corpo, ma non c'era nulla che potesse fare in quel momento per il suo aspetto. La cassetta di pronto soccorso era stata preparata per tenere in vita la gente, non per fare della chirurgia plastica. Be', finché era svenuta, non avrebbe dovuto preoccuparsene. La cosa migliore da fare sarebbe stata di portarla all'ospedale di Alaspinport.
Aveva una leggera febbre ed era molto disidratata, nonostante fosse chiaramente rimasta parecchio tempo nel fiume. Forse non si era fidata a bere l'acqua perfettamente potabile del fiume, o forse non ne era stata in grado. Flinx non aveva idea di quando avesse mangiato l'ultima volta, ma sia lo stomaco che l'intestino sembravano pieni.
Dopo aver atteso un paio d'ore affinché tutte le medicine che le aveva iniettato facessero effetto, le somministrò due ampolle di sostanze nutritive e di vitamine in una soluzione di sodio. Quel cibo per via endovenosa l'avrebbe rinfrancata e avrebbe permesso al suo fisico di iniziare il lavoro di guarigione.
Un'ora più tardi i suoi sforzi vennero ricompensati. La ragazza girò la testa e mosse un braccio di qualche centimetro. Quindi, il sistema neuromuscolare funzionava. Lo scanner portatile di emergenza non aveva rivelato ferite interne; la luce era rimasta sul rosa e, quando l'aveva passato sul corpo, si era limitato a emettere due brevi trilli passando sui graffi più gravi. Se la luce fosse diventata rossa o viola, questo avrebbe significato la presenza di ossa rotte o magari di lesioni interne.
Dopo un'ultima occhiata, tornò al sedile del pilota. A Mimmisompo ci sarebbe certo stato qualcuno che si stava preoccupando per lei, magari un parente, un compagno di viaggio o qualche società di ricerca. Doveva trovarli e consegnare loro la ragazza.
Era davvero graziosa, pensò, mettendo in moto il cingolato. Più studiava le ferite e più si convinceva che non erano accidentali. Gli indumenti che indossava provavano che non si trattava di una veterana di esplorazioni in zone selvagge. Poteva immaginarsela mentre offriva un passaggio a qualche viaggiatore in difficoltà, per ritrovarsi poi aggredita, derubata e abbandonata in mezzo al fiume. Era un quadro sgradevole, ma conteneva una buona dose di verità. Se fosse davvero incorsa in un'avventura del genere, questo avrebbe spiegato tutto.
Tranne la ragione per cui un ladro avrebbe dovuto ammazzarla di botte. Un professionista si sarebbe limitato a metterla fuori combattimento, gettandola fuori bordo e, dopo aver preso le sue cose, avrebbe lasciato al fiume e alla giungla il compito di fare pulizia. Non che lui fosse un buon giudice dell'etica criminale. La sua etica personale, quando da ragazzo si era trovato a commettere furterelli di poco conto, era stata radicalmente differente da quella della maggioranza. Studiò la ragazza nello specchietto retrovisore: le ecchimosi e le ferite non erano distribuite a caso, al contrario suggerivano un lavoro da esperti di natura decisamente sgradevole.
Scrollò le spalle. Che ne sapeva, lui? Avrebbe potuto trattarsi di qualunque cosa, da uno scivolone giù da una scala a una lite tra innamorati. Stava facendo delle ipotesi campate in aria.
Il cingolato scivolò nel fiume e i compensatori idrostatici entrarono in azione, mentre i cingoli si espandevano per funzionare da pagaie. Aveva scelto il cingolato perché era più robusto e affidabile, ma osservando la passeggera ferita si pentì di non aver affittato uno skimmer, nonostante il ritardo che quella scelta avrebbe potuto comportare.
Ci vollero tre giorni di viaggio lungo la corrente prima che il fiume compisse la curva che portava alle banchine galleggianti di Mimmisompo. La passeggera non aveva aperto gli occhi neppure una volta, anche se spesso si era lamentata nel sonno. Ascoltare i suoi mormorii sconnessi non lo metteva a disagio, perché lui si concentrava sul suo subconscio emotivo. Come si era aspettato, non era altro che un ammasso confuso che oscillava tra il piacere e il dolore, a seconda del tempo trascorso dalle iniezioni di sedativi. Le medicine la tenevano in vita, e il suo corpo stava lentamente guarendo.
Quando attraccò a Mimmisompo, restituì il cingolato e chiamò un robotaxi, che li portò al modesto albergo in cui era sceso al suo arrivo due settimane prima. Il proprietario li registrò senza fare domande: era talmente immerso in una trasmissione al tri-di che non sollevò neppure lo sguardo quando Flinx ritornò con la donna svenuta in braccio. A Mimmisompo un mucchio di persone andavano e venivano dalle stanze in quel modo.
L'ascensore li portò al terzo e ultimo piano dell'albergo. Flinx fece scorrere la sbarra elettrificata al centro della porta, poi attese che decifrasse il codice e si aprisse con uno scatto. Pip e Scrap entrarono per primi e lui per ultimo, chiudendosi la porta alle spalle con un calcio.
Sorpreso di quanto fosse leggera, la depositò dolcemente su uno dei letti e, dopo aver controllato ancora una volta i segni vitali, si concesse la prima doccia dopo vari giorni. Quando tornò nella stanza vide che continuava a dormire profondamente come aveva fatto nel cingolato.
Quella mattina aveva usato le ultime medicine della scorta del pronto soccorso. Domani avrebbe trovato gli amici della ragazza o, in mancanza di essi, un medico. La ragazza giaceva immobile nel letto, illuminata dalla luce della luna che filtrava dall'unica finestra della stanza posta alla sua sinistra. Sopra la testata del letto, il repellente elettronico di insetti spandeva una luce color smeraldo, pronto a respingere gli intrusi che fossero riusciti a superare le difese esterne dell'albergo.
Flinx controllò il proprio letto, poi scivolò con un sospiro compiaciuto sotto le lenzuola fresche e pulite. La stanza era spartana ma spaziosa, l'aria secca e priva di insetti. Al di fuori della capitale, Alaspinport, non ci si poteva aspettare di più.
La ragazza respirava piano, senza fatica, e Flinx si girò a guardarla. Pip assunse la sua posizione abituale ai piedi del letto, mentre Scrap si sistemò vicino.
Se c'era qualcuno che la cercava freneticamente, doveva aspettare che lui si fosse concesso almeno una decente notte di sonno, pensò. Se l'era meritata. Un giorno in più non avrebbe fatto alcuna differenza per i suoi colleghi, sempre ammesso che ne avesse lì a Mimmisompo. Il resto non lo preoccupava, non con Pip che riposava vigile ai suoi piedi.
Almeno, pensò pigramente mentre scivolava nel sonno, questa volta era riuscito a fare qualcosa senza farsi coinvolgere nei problemi di qualcun altro.
Il mattino gli dimostrò che invece non sarebbe stato così facile. Chissà perché non lo era mai. La ragazza stava ancora dormendo tranquillamente quando lui si svegliò e si alzò senza far rumore per prepararsi ad uscire.
Mentre si vestiva, non poté fare a meno di guardarla. Era sdraiata su di un fianco e le lenzuola le avvolgevano il corpo in modo provocante. Alla luce del giorno, non era solo attraente: era bellissima. Flinx continuava a ripetersi che osservava il suo seno mentre si alzava e si abbassava solo per controllare la regolarità del respiro, ma non poteva mentire a se stesso. Le reazioni di Pip rispecchiavano sempre fedelmente quello che provava.
Se ne andò in fretta, chiudendo la tuta mentre camminava. La ragazza non soffriva, di questo era sicuro, almeno non con tutti gli antibiotici, le endorfine e simili che le aveva iniettato. Anzi, probabilmente avrebbe dovuto galleggiare un metro sopra il letto. All'ultimo controllo, lo scanner non aveva emesso neppure un bip. Stava guarendo in fretta e questo tornava a credito sia della sua costituzione che dei dilettanteschi sforzi di Flinx per curarla.
Una piccola signora robusta, pensò tra sé. Una ragione in più per cercare di scoprire come avesse fatto a finire aggredita e derubata nel mezzo dell'Ingre.
Questa era solo la seconda volta che veniva a Mimmisompo, ma aveva imparato molto tempo prima che spesso le informazioni erano disponibili in proporzione inversa alla popolazione effettiva. E inoltre non era necessario setacciare l'intera comunità per trovare le risposte che cercava. C'erano sempre dei posti logici in cui fare delle indagini e gli uffici informazioni erano in fondo alla lista.
Poiché indossava un abbigliamento tanto inadeguato, Flinx partì dal presupposto che fosse arrivata da poco nella regione dell'Ingre. Uno scienziato o un ricercatore anche poco esperto non si sarebbe mai fatto trovare con quegli abiti, nemmeno se si fosse trovato a viaggiare in un veicolo sicuro come un cingolato… Non si poteva mai sapere e poteva capitare di dover improvvisamente uscire all'aperto. Come minimo, avrebbe dovuto indossare stivali, una camicia a maniche lunghe, pantaloni lunghi, repellenti e strisce raffreddanti.
Chi l'aveva assalita sapeva il fatto suo: non si poteva uscire a piedi dall'Ingre. Prima del ritrovamento del corpo, la fauna locale avrebbe già provveduto a rendere difficile l'identificazione, oltreché impossibile la determinazione delle cause del decesso. La cosa che continuava a tormentarlo era l'evidente professionalità con cui era stata picchiata. Le escoriazioni erano state disseminate su tutto il corpo e questo faceva pensare che chiunque ne fosse il responsabile, avesse anche cercato di mantenerla cosciente il più a lungo possibile. Poteva essere sadismo, oppure un interrogatorio o anche entrambe le cose. Continuò ad arrovellarsi per tutta la strada fino al Quayside.
Il centro dei divertimenti non era affollato: era troppo presto. C'erano autisti, scaricatori, minatori e un tagliaboschi indipendente specializzato in legnami rari, che Flinx riconobbe dagli attrezzi speciali che portava assicurati alla cintura. Circa mezza dozzina di uomini e altrettante donne.
C'erano anche due thranx, che sembravano trovarsi molto più a proprio agio degli esseri umani. Entrambi stavano parlando con alcuni uomini lì vicino, e non tra di loro. Si diceva che i thranx preferissero la compagnia degli esseri umani a quella dei loro simili, e Flinx sapeva che quella particolarità faceva molto discutere gli psicologi thranx. Persino ora, centinaia di anni dopo l'Amalgamazione, c'erano ancora degli esseri umani la cui insettofobia richiedeva attenzioni e cure.
Flinx non li degnò neppure di un'occhiata. Gli uomini e i thranx erano rimasti a stretto contatto per tanto tempo che questi ultimi non venivano più considerati degli alieni, ma semplicemente degli individui di bassa statura vestiti con tute rilucenti.
I frequentatori del centro intrattenimenti mostravano poco interesse per i giochi e gli altri divertimenti offerti dal Quayside. Nel retro, due uomini stavano giocando senza grande impegno ad una partita di caccia grossa. Nessun altro si interessava a quegli orrendi mostri straordinariamente realistici che balzavano da dietro le rocce, saltavano giù dagli alberi o schizzavano fuori dal terreno per attaccare i due giocatori. Era necessario sparare a quelle creature illusone in un punto preciso e per un certo numero di volte, per segnare un punteggio. Le finte urla lanciate quando venivano colpite a morte erano altamente drammatiche, ma faceva parte del gioco.
Il fatto che ciascuna di quelle creature rappresentate negli ologrammi esistesse davvero, su Alaspin o su qualche altro mondo, aggiungeva attrattiva al gioco, anche se Flinx non era sicuro che un insegnante lo avrebbe considerato educativo. Lui non giocava mai con i giochini elettronici. Lo aveva fatto una sola volta, per rispetto ad un amico, e la cosa lo aveva lasciato indifferente. Anche se si era rivelato bravissimo, la cosa non lo aveva interessato. Attribuiva la sua bravura ai buoni riflessi che possedeva e non aveva mai pensato che fosse dovuta ad altro.
Alla fine di quella partita, qualche buontempone aveva girato il proiettore olografico in modo che un enorme rettile carnivoro andasse a cadere su Flinx dal soffitto. Il risultato fu proprio quello che il burlone aveva sperato: Flinx era stato colto di sorpresa e si era spaventato.
Sfortunatamente, però, questo aveva causato la reazione difensiva di Pip. Il suo veleno altamente corrosivo aveva bruciato la lente del proiettore, con grande danno per il proprietario del locale. Con Pip sospesa in aria a pochi centimetri, il malcapitato burlone si era affrettato a pagare tutti i danni.
Si diresse verso l'unica tavola affollata. L'uomo seduto davanti a lui ostentava un gran paio di baffi a manubrio che terminavano con due punte impomatate e lucenti e che, quando rideva, tremolavano come gli aghi di un praxiloscopio. Si chiamava Jebcoat e veniva da Hivehom: era un umano nato e cresciuto nella capitale thranx. Per lui, il caldo e l'umidità erano una cosa normale. L'impressione che Flinx aveva ricavato da quel loro primo breve incontro, quando era arrivato a Mimmisompo qualche settimana prima, era che Jebcoat avesse fatto un po' di tutto. Se gli si poneva una domanda, c'era il cinquantacinque per cento di probabilità di ottenere una risposta. La percentuale che quella risposta fosse la verità era decisamente più bassa.
Flinx non riconobbe le donne che erano con lui. Jebcoat lo vide avvicinarsi e interruppe la conversazione con le signore per rivolgergli un grande sorriso. Una delle donne si voltò incuriosita per esaminare il nuovo venuto. Era alta quasi due metri e portava un impianto che dava alle sue pupille una sfumatura argentata.
— Il ragazzo è amico tuo? — chiese a Jebcoat senza distogliere lo sguardo da Flinx.
Lui si irrigidì, ma poi si rese conto che la donna stava solo cercando di provocarlo e quello era il modo in cui si prendevano le misure ad uno straniero su mondi come Alaspin.
— Non è un ragazzo — Jebcoat ridacchiò. — Anche se non direi che è un uomo. Francamente non so cosa sia, ma farai meglio a stare attenta a come parli. Si porta a spasso la morte.
Come se avesse ricevuto l'imbeccata, Pip cacciò fuori la testa dal colletto di Flinx, e Scrap si agitò sul suo polso. Gli occhi della donna guizzarono dal minidrago adulto a quello adolescente. Flinx non avvertì in lei nessuna paura, il che poteva significare che era davvero coraggiosa e sicura di sé come sembrava, o semplicemente che i suoi maledetti poteri in quel momento non funzionavano.
L'altra donna era alta, ma non gigantesca come la sua compagna. — Vacci piano con lei, Lundameilla. È un tipo tenero ma un tantino ossuto. — E rise, emettendo un suono acuto e nervoso che faceva digrignare i denti a chi lo sentiva. — Tu e lui, fianco a fianco, non riempireste il vano di una porta. Vuoi sederti con noi?
Flinx scosse il capo. — Solo un paio di domande. Sono stato nell'Ingre e ho bisogno di saperne di più su qualcuno in cui mi sono imbattuto là. — La gigantessa sollevò le sopracciglia.
— Hai trovato niente mentre eri là fuori? — Jebcoat lo fissò con espressione interrogativa.
— Quello che stavo cercando. — Flinx vide che quella risposta lo faceva salire di qualche grado nella loro approvazione. Su Alaspin non era considerata maleducazione fare domande ad uno straniero, ma era considerato sciocco dare risposte dirette. Anzi, a volte era persino peggio che sciocco.
— E ho trovato anche qualcosa che non stavo cercando. Circa un metro e sessanta, snella, femmina, dai ventidue ai venticinque anni, capelli biondo chiaro pettinati in una strana foggia, occhi azzurri che però potrebbero essere stati schiariti di recente. Molto graziosa.
— Graziosa quanto? — chiese l'altro uomo seduto al tavolo, prendendo parte per la prima volta alla conversazione. Era un tipo grosso e tozzo e non si radeva da parecchie settimane.
— Parecchio. Indossava solo un paio di pantaloncini corti e una camicetta, una sola.
— Nell'Ingre? — la gigantessa era stupita.
— Morsi di sanguisughe e di cimici scavatrici dappertutto — Flinx guardò l'altro di sottecchi. — E in più qualcuno se l'era lavorata con la cura di un vero professionista.
Il sorriso scomparve dal volto dell'omone, che si appoggiò alla sedia. — Dèi, che mondo! — si rivolse a Jebcoat. — Non ti si accende nessuna lampadina?
I baffi di Jebcoat smisero temporaneamente di fremere mentre lui rifletteva. Alla fine scosse il capo. — Non conosco nessuno che si sarebbe fatto sorprendere là fuori vestito così. Come sta adesso?
— Sta migliorando. Le ho cacciato in corpo tutto quello che c'era nella cassetta di pronto soccorso del cingolato. Adesso è vuota, ma quando l'ho presa era piena.
— Doveva ben esserlo, altrimenti avresti dovuto fare causa a chi ti aveva noleggiato il mezzo. — Guardò la gigantessa. — Questo non ti fa venire in mente niente, Lundy? — La donna scosse il capo.
— Non conosco nessuno tanto carino o tanto stupido.
— Documenti di identificazione? — chiese a Flinx.
— Niente, ho controllato. — Guardò l'altro uomo, ma questi aveva perso la sua aria allegra: la situazione non lo divertiva più.
— Chiederemo in giro, vero, Biade? — La compagna della gigantessa fece un cenno d'assenso.
— Farò anch'io la stessa cosa — disse Jebcoat, — ma non ho sentito parlare di nessun indigeno scomparso, e tu sai quanto corrano in fretta questo tipo di voci.
— No, nessuna persona scomparsa — disse l'altro uomo. — Nessuno. Lo avremmo sentito dire. Quando l'hai trovata?
— Qualche giorno fa — rispose Flinx.
— Allora, a questo punto, qui tutti avrebbero dovuto sapere se era una del luogo. Probabilmente si tratta di una nuova venuta — suggerì Jebcoat.
— È quello che penso anch'io.
— Conosco l'agente ad Alaspinport. Se vuoi, lo chiamo e mi faccio dare una copia della lista passeggeri delle ultime due navette, e una copia dei documenti di identificazione. Possiamo farli passare nel mio processore.
— Potrebbe esserci d'aiuto — rispose grato Flinx.
— Non se è arrivata con una navetta privata — fece notare Biade.
— Improbabile — disse Jebcoat.
— Improbabile, sì, ma non impossibile. Se le cose stanno così… — lanciò un'occhiata franca a Flinx, — il suo arrivo non sarà stato registrato.
— Può darsi — disse Flinx sottovoce, — che questo fosse proprio quello che avevano in mente quelli che l'hanno malmenata.
La donna lo fissò e poi si rivolse a Jebcoat. — Hai ragione: non è un ragazzino. Sei uno che ha girato, bimbo — disse a Flinx.
— Hai ragione… ragazza. — Si tenne pronto alla risposta, ma lei si limitò a sorridere con aria di approvazione.
— Andiamo, Lundy. — Le due donne si alzarono per andarsene. Lundameilla torreggiava su tutti gli uomini presenti. Entrambe le signore vennero gratificate da sguardi di apprezzamento. — Chiederemo in giro, come ho detto. Però adesso dobbiamo tornare a controllare la draga. Io e Lundy abbiamo una concessione su nel distretto di Samberlin. — Girò intorno alla tavola e si chinò a sussurrare nell'orecchio di Flinx.
— Se ti capitasse di passare da quelle parti, fermati a salutarci. Magari potremmo mostrarti come lavoriamo insieme Lundy e io. Come a dire che potremmo mostrarti le cose da due punti di vista opposti.
— Lascia in pace il ragazzo, Biade — Jebcoat stava sorridendo sotto i grandi baffi. — Non vedi che è arrossito?
— Non sto arrossendo — si difese Flinx. — Tutti quelli con i capelli rossi hanno la pelle rossa di natura.
— Va bene, va bene.
Mentre Lundy gli passava accanto, Flinx sentì distintamente un pizzicotto sul gluteo sinistro. La gigantessa gli strizzò l'occhio e si allontanò insieme alla compagna. Flinx si volse indignato verso Pip.
— Mi attaccano e tu non reagisci.
Il serpente volante gli rivolse uno sguardo assente e, non per la prima volta, Flinx si ritrovò a chiedersi quale fosse effettivamente il grado di intelligenza del minidrago.
Jebcoat posò le mani sulla tavola. — Fammi fare una telefonata veloce.
Per farlo, non ebbe bisogno di alzarsi da tavola. Flinx lo guardò azionare il comunicatore inserito nel tavolo. Erano circondati da migliaia di splendidi alberi e qualcuno si era invece dato la pena di importare della plastica che riproducesse il legno vero. Non c'era da stupirsi se i thranx trovavano nei loro amici umani una costante fonte di divertimento.
Jebcoat parlò nel microfono. Alla fine scrollò le spalle e lasciò che la cuffia si arrotolasse con uno scatto e tornasse a posto. — Ho provato tutte le soluzioni ovvie: la polizia locale, il registro di immigrazione, un paio di amici. Nessuno che corrisponde alla tua descrizione è arrivato su Alaspin negli ultimi due mesi, e non è stata segnalata nessuna persona scomparsa. Dobbiamo ancora controllare i registri di Alaspinport, certo, ma non sono molto ottimista.
— Che cosa suggerisci?
— Fammi prendere contatto con il mio amicone al porto. Biade e Lundy spargeranno la notizia fuori città. Ma per il momento, per quello che riguarda le autorità locali, la tua malconcia amica non esiste. Dal momento che si trova nella tua stanza, è sotto la tua responsabilità.
— Tutta tua — fece eco allegramente l'altro uomo.
— Ma io sto per partire.
— Di nuovo? — Jebcoat stava ancora cercando di capire qualcosa del suo giovane amico. — Per uno della tua età, senza visibili mezzi di sostentamento, sembra che tu non abbia problemi ad andare in giro.
— Ho ereditato — spiegò Flinx. Anche se non il tipo di eredità a cui stai pensando, aggiunse tra sé. — Non posso portarla con me, e non voglio abbandonarla nella mia stanza. Non ha neppure una carta di credito.
— E allora? — chiese Jebcoat. — Il proprietario dell'albergo sarebbe ben felice di poter avanzare delle pretese su di lei.
— Diamine — disse l'altro, — se è carina come dici, sarei ben felice di togliertela dalle mani io stesso.
— Non stai dimenticando qualcosa, Howie?
— E sarebbe?
— Sei sposato.
Un'ombra passò sul viso di Howie. — Oh, già, me n'ero dimenticato.
Jebcoat proseguì imperterrito: — Con figli.
— Figli. Già. — mormorò Howie sconsolato.
Jebcoat sorrise a Flinx. — Il nostro Howie, qui, è stato troppo tempo nell'Ingre. No, amico mio, è tutta tua. Puoi farne quello che vuoi. Aspettare che guarisca, portarla con te o andartene. Ma la decisione spetta a te, io non voglio averci nulla a che fare. — Indicò i minidraghi. — Io non ho un paio di empati capaci di uccidere che vegliano su di me. Ora, se vuoi scusarmi, ho da fare. Mi farò vivo se scoprirò qualcosa sulla tua misteriosa signora. Howie ed io stavamo discutendo il prezzo di un teorico carico di estratto di radice di Sangreti.
Flinx non disse nulla. Esportare la corteccia di Sangreti era illegale. Per alcuni aveva l'effetto di un potente afrodisiaco; in altri invece aveva degli indesiderati effetti collaterali, come l'arresto cardiaco. Ma in ogni caso, non erano affari suoi. Jebcoat ti restava amico finché lo trattavi con rispetto. Come nemico sarebbe stato pericoloso.
Provò un altro paio di contatti, ugualmente senza successo. Nessuno sapeva niente della donna che aveva descritto. Una volta le sue domande vennero accolte da aperta ostilità, ma solo verbale. La presenza di Pip impediva a chiunque di trattare Flinx in maniera rude.
Nel pomeriggio ritornò in albergo, perplesso e scoraggiato. La donna era sempre sdraiata dove lui l'aveva lasciata. Quando arrivò, giaceva supina. Guardandola, si rese conto che se aveva fatto miracoli per le sue ferite, non aveva invece fatto nulla per il suo aspetto. Era ancora tutta sporca di fango.
Passò un'ora a pulirle il viso, le braccia e le gambe con un asciugamano umido. Sottili segni rossi avevano preso il posto delle pustole prodotte dalle sanguisughe e i buchi lasciati dalle cimici scavatrici stavano già chiudendosi. Le ferite peggiori erano quasi guarite.
Si gettò sul letto per riposare, esausto per il viaggio nell'Ingre e per le inutili ricerche. Avrebbe dormito fino a notte inoltrata, se non fosse stato improvvisamente svegliato da un urlo.