I thranx preferivano i cibi morbidi, ma lui non ebbe difficoltà a inghiottire i cubi proteici che costituivano la base delle loro provviste.
— Credo che questo possa bastare — disse Flinx, passandogli il terzo cubo e chiudendo il pacco sigillato da cui lo aveva estratto. — Dovremo razionare il cibo, visto che non abbiamo idea di quanto ancora saremo costretti a restare qua sotto.
— Porgo le mie scuse. — Il thranx emise il suono di dispiacere di secondo grado. — Ero affamato.
— Tu sei arrivato qui per una strada diversa. — Clarity stava cercando di reprimere l'eccitazione che provava. — Pensi di riuscire a ritrovare la strada per tornare indietro? Hanno fatto saltare tutti i corridoi di servizio e i magazzini e ci hanno murati qui.
— Ho corso molto e la maggior parte del tempo nell'oscurità totale. Ma ho passato parecchie ore nel magazzino principale che si trova sotto il porto delle navette. Il mio gruppo ha dei fondi limitati, per cui abbiamo dovuto immagazzinare laggiù le nostre apparecchiature più ingombranti. A meno che quella gente non progetti di demolire l'intera installazione, quell'area è troppo vasta e troppo vitale perché la distruggano. Sarebbe anche un ottimo posto per nascondersi.
— Pensi che quell'area sarà sicura?
— Si trova direttamente sotto le strutture del porto: Controllo atterraggio, Sicurezza, tutto. Se c'è un posto che resisterà all'assalto di quei fanatici, è quel settore. Se la Sicurezza riesce a mantenere il controllo, possono inviare un messaggio alla prima nave che entra in orbita. Quindi quella gente deve muoversi in fretta, quali che siano i loro scopi finali.
— A meno che anche la nave con cui sono arrivati sia armata — fece notare Clarity con aria cupa.
— Troppi elementi imponderabili. Vediamo di preoccuparci della nostra situazione qui sottoterra, non di problemi lontani parecchi diametri planetari. La prima cosa da fare è ritrovare la strada per tornare alla civiltà. La seconda è sperare che ci resti un po' di civiltà da trovare.
— Sono pronto ad ascoltare tutti i suggerimenti — Flinx fece un cenno verso destra. — Stavamo puntando in quella direzione, quando Pip ti ha trovato. — Mostrò il suo cronometro multifunzione. — Ho una bussola e Clarity mi ha informato dell'allineamento magnetico di questo pianeta, quindi non possiamo essere troppo fuori strada.
— Eccellente. Devi essere preveggente, per esserti portato dietro quello strumento.
Per un attimo, Flinx trasalì, poi si rese conto che il thranx non poteva avere assolutamente idea delle sue particolari abilità e meno ancora della sua storia a dir poco unica. Sowelmanu gli aveva semplicemente fatto un complimento thranx.
— Possiamo risalire questo corso d'acqua — mormorò.
— Non ho nulla da obiettare. — Sowelmanu provò ancora una volta le gambe; la testa così vicina a terra lo innervosiva. — Imbarazzante.
— Meglio degradato che morto — disse Clarity, cercando di incoraggiarlo.
— Due esseri umani intelligenti. Sono davvero fortunato. Un momento. — Sollevando e ruotando entrambe le mani, slacciò l'imbracatura che legava il doppio cilindro luminoso alla parte superiore del torace. — Non ho speranza di ricaricarle qua sotto. Quindi viaggerò meglio senza un peso supplementare.
— Che c'è nel sacco? — chiese Flinx, mentre si incamminavano lungo il torrente. Riposta nella fondina la pistola quasi scarica, aveva ripreso il tubo luminoso dalle mani di Clarity, che fu ben felice di liberarsi della responsabilità.
— Attrezzi per scavo, estrattori, equipaggiamento per analisi chimiche, contenitori per campioni… l'assortimento che porto generalmente con me per le spedizioni. Quando ho cominciato a correre ho abbandonato tutti i campioni raccolti. Un torace sovraccarico è un handicap durante una fuga.
— Ammettendo che qualcuno di quegli strumenti siano a carica, perché non usi le batterie per la luce?
— Voltaggio e terminali differenti, e nessun modo di renderli omogenei. — Il geologo fischiò una nota di rammarico di primo grado, accompagnata da un sottofondo di certezza.
— È un vero peccato — disse Clarity.
— Già, proprio un peccato.
Non sembrava che a Sowelmanu desse fastidio l'oscurità che incombeva da vicino, ma era più che naturale che fosse così. I thranx si erano evoluti e sviluppati nelle gallerie sotto la superficie di Hivehom. Preferivano stare sottoterra, anche se non al buio. Con la tecnologia, avevano però utilizzato la luce, poiché avevano cominciato ad affidarsi alla vista, escludendo gli altri sensi. Era comunque confortante sapere che se anche l'ultimo tubo si fosse ridotto tanto da non permettere di vedere più in là di due passi, Sowelmanu sarebbe stato in grado di vederci e di guidarli.
Prima che questo accadesse, si ripromise Flinx, avrebbero già trovato la strada per il grande magazzino che si trovava sotto il porto e sarebbero riusciti a risalire per unirsi alle forze che ancora resistevano… sempre ammesso che qualcuno fosse riuscito a tenere testa ai fanatici assalitori e ammesso che non incontrassero altri funghi lancia-austori o pseudo-piedoni.
Grazie alla magnifica vista notturna di Sowelmanu avanzarono molto più in fretta di prima. Il thranx era in grado di vedere più lontano alla luce del tubo di quanto non potessero fare i due umani. Questo risparmiò di esplorare una gran quantità di vicoli ciechi, seguendo invece subito i passaggi più promettenti.
Ma il geologo era solo in grado di vedere più lontano, non poteva immaginare ciò che avrebbe trovato sul loro cammino, quindi, per ogni galleria che percorrevano, dovevano sempre tornare indietro di due.
Dopo due giorni di tentativi, lo scoraggiamento si era fatto profondo come prima.
— Ci rimane cibo per un'altra settimana — annunciò Flinx ai compagni.
— Lascia perdere il cibo. Che mi dici della luce? — la voce di Clarity era un mormorio cupo e monotono: le arrampicate continue l'avevano sfinita ed era profondamente disorientata.
Come Flinx. Se fossero riusciti ad avvicinarsi alla base, lui avrebbe potuto avvertire qualche traccia emotiva e quindi una direzione da seguire, ma interi giorni passati sforzandosi di percepire emozioni non avevano dato frutti. Sapeva che quel suo talento funzionava ancora, perché era in grado di percepire agevolmente la disperazione di Clarity e il tipico stoicismo thranx di Sowelmanu. Ma oltre quello c'era solo il vuoto emotivo e la fredda oscurità delle caverne. Questo poteva significare che la sua percezione operava ad un livello basso o che erano molto più lontani dal porto di quanto credessero. E inoltre, sarebbe bastata una sola anomalia magnetica per rendere inutile la sua bussola.
Cercando di arrivare alla grande area magazzino non si erano forse spinti troppo in basso? Il geologo non la pensava così, ma non poteva esserne certo e Flinx non se la sentiva di discutere con lui. Quando ci si trovava sottoterra, era sempre meglio fidarsi del senso di orientamento di un thranx, anche se soffriva dei postumi di una seria ferita, che non di quello di un umano in perfetta salute.
— Direi che abbiamo compiuto una curva sufficientemente ampia — disse loro studiando le ombre e le forme scure tra le formazioni rocciose. — Adesso dobbiamo cominciare ad avanzare verso ovest.
— Che cosa ti fa pensare che troveremo un passaggio per il magazzino? Quando il posto è stato scavato, gli operai avranno chiuso ermeticamente tutte le aperture per non permettere l'accesso agli animali pericolosi.
— Potrebbero averne dimenticata qualcuna. — Sowelmanu non discusse l'obiezione di Flinx. — Ricorda che ci basta trovarne una. Se incontriamo un punto che è stato sigillato, potremmo essere in grado di penetrarvi o, almeno, sapremmo di aver raggiunto l'obiettivo. — Indicò la pistola di Flinx.
— La pistola che hai sottratto agli assalitori taglierebbe qualunque parete a spruzzo.
— Se resta ancora abbastanza carica e se non dobbiamo usarla per difenderci. — Gettò un'occhiata alla bussola, — va bene, andiamo da questa parte.
— No. — Sowelmanu emise dei suoni ticchettanti di diniego. — Quello è un vicolo cieco. Dobbiamo aggirarlo… di là.
Flinx strizzò gli occhi, ma non vide altro che oscurità. Scrollò le spalle e seguì il geologo.
— È davvero una vergogna — disse Sowelmanu il giorno seguente.
— Che cosa? — gli chiese Clarity.
— Come geologo, dovrei essere al settimo cielo. In questi giorni abbiamo osservato formazioni rocciose e forme di vita uniche, eppure non ho sentito alcun impulso a prendere appunti.
— Quando tutta questa faccenda sarà finita, potrai sempre tornare e osservare ogni cosa con piena soddisfazione — gli disse Flinx. — Personalmente, mi meraviglia solo il fatto che tu riesca pensare al lavoro in un momento come questo.
— Un buon scienziato — rispose calmo il thranx in tono di totale certezza, misto a perspicacia di secondo grado, — lavora sempre, non importa in quali circostanze si trovi.
— Tutto questo è molto bello e filosofico — ribatté Clarity, — ma nel mio caso…
Le sue parole si trasformarono in un urlo. Camminava alla destra di Flinx e questi balzò di Iato quando improvvisamente un buco si aprì sotto la ragazza. Sowelmanu riuscì a scamparla, arrancando sulle cinque zampe.
Entrambi erano chini sulla voragine ancor prima che la polvere si posasse di nuovo a terra.
— Clarity! — Era pronto ad indietreggiare. La pietra sotto i suoi piedi era solida, ma lo era anche il pavimento che si era aperto sotto la sua compagna. Mentre la ragazza cadeva, aveva percepito la sua paura e il fatto che continuasse a percepirla provava che era viva e cosciente da qualche parte là sotto.
Una piccola forma alata si unì a loro: era Scrap, coperto di polvere calcarea, ma illeso. Flinx infilò il tubo luminoso nell'apertura.
— Clarity, riesci a sentirci?
La risposta fu debole ma udibile, piena di paura e confusione, ma priva della nota rovente del panico.
— Non sembra che abbia riportato seri danni — osservò Sowelmanu. — Guarda là, alla tua sinistra.
Flinx mosse il tubo. Il pozzo in cui era caduta Clarity aveva le pareti scoscese e scivolose. Da un passaggio sotterraneo gocciolava l'acqua, riempiendo il fondo della galleria. Non si vedevano stalattiti o stalagmiti.
— Uno scolo pluviale — dichiarò sicuro il geologo. — Ha anche altri nomi, ma è così che viene chiamata generalmente questo tipo di formazione. Trasporta le precipitazioni in eccesso dai livelli superiori a quelli inferiori. È per questo che nella galleria non ci sono formazioni calcaree. L'acqua in movimento ne ha impedito la crescita.
— Molto interessante, ma cosa facciamo?
— Potremmo lasciarle del cibo e tornare con degli aiuti. Sono sicuro che ha acqua a portata di mano.
— Potremmo anche non riuscire a trovare più questo posto, anche se lo segnassimo con cura. E inoltre Clarity non ha luce. Ha paura del buio, Sowel. So che questa è una cosa difficile da capire per un thranx.
— Gli umani si portano dietro molte incomprensibili fobie. Simpatizzo con lei, ma che altro possiamo fare? — Le sue mandibole ticchettarono con disapprovazione. — Potremmo lasciarci scivolare giù e poi cercare di ritornare insieme a questo livello. Ci dovrebbero essere dei passaggi da poter scalare, ma l'idea non mi piace.
— Nemmeno a me. Puoi restare qui, se vuoi.
Flinx lanciò in aria Pip, poi si sedette sul bordo del pozzo, lasciando penzolare le gambe. Scrap era sospeso vicino alla madre. I minidraghi lo osservarono trarre un profondo respiro e poi spingersi in basso, tenendo stretto con molta cura il tubo di luce contro il petto e lo stomaco.
La discesa fu veloce, incredibile e misericordiosamente breve, e terminò in una bassa pozzanghera di acqua gelata. Poco lontano, una cascata di due metri di altezza precipitava in una pozza che dava origine ad un corso d'acqua piuttosto rapido.
Clarity si lasciò sfuggire un grido al suo apparire inaspettato, poi si calmò quando riuscì a identificarlo.
— Mi spiace, mi spiace, mi spiace! — Gli volò tra le braccia e lui dovette fare dei giochi di prestigio con il tubo per evitare di farlo cadere. Clarity singhiozzava; i suoi vestiti si erano strappati durante la caduta attraverso il pozzo. Flinx ricordò a se stesso che la ragazza era caduta in quello scivolo pieno d'acqua nel buio totale, senza sapere dove o come sarebbe finita. L'oscurità aveva aumentato il panico e la paura.
— Va tutto bene — mormorò, cercando di calmarla. — Va tutto bene.
All'improvviso, un secondo spruzzo lo colpì, inondandolo. Si voltarono e videro Sowelmanu che si rimetteva in piedi con cautela. Il geologo cominciò a lisciarsi le antenne non appena si rese conto che l'acqua non gli arrivava neppure nella parte inferiore dell'addome.
— Sei intatta, Clarity Held?
— Sì, grazie. — Lasciò andare Flinx e uscì dalla pozza, mentre il terrore lasciava il posto all'imbarazzo. — È solo che non sapevo che cosa ci fosse in fondo al pozzo e neppure se aveva un fondo.
— Non hai bisogno di scusarti per la tua paura e preoccupazione. Se fossi stato io il primo a cadere, le mie reazioni sarebbero probabilmente state le stesse.
— No, non credo. — Riuscì a sorridere. — Tu saresti stato troppo occupato a osservare per tutto il percorso.
— Be', forse solo un po'. — Il geologo emise un fischio di medio livello che voleva essere una risata. — In ogni caso sono io che devo scusarmi, per non aver notato la debolezza del terreno che a malapena copriva il canale di scolo.
— Sembrava uguale a tutto il resto — lo stuzzicò Flinx. — Clarity non ha bisogno di scusarsi e neppure tu devi fare le tue scuse. Quello che ci serve è trovare un'uscita e ritornare in superficie.
— Dovrebbe essere possibile. Potremmo sbucare molto più a nord o a ovest di dove ci trovavamo prima. Non credo di dover aggiungere che dovremo fare molta più attenzione a dove mettiamo i piedi, nel caso dovessimo incontrare altri canali di scolo. Spesso sono tutti raggruppati nella stessa area. — Indicò l'estremità della galleria che li aveva fatti precipitare nel pozzo. Dal bordo di marmo gocciolava l'acqua. — Questo canale è breve, in confronto ad alcuni che abbiamo potuto misurare. Non dovremmo trovarci ad un livello dal quale è difficile risalire.
Ripresero il cammino, lasciando in testa Sowelmanu. Non solo era molto più probabile che lui riuscisse ad individuare altri canali di scolo prima di loro, ma con cinque gambe e due mani, aveva più possibilità di evitare di cadere.
Era così intento a tener dietro all'avanzata del thranx quando cominciarono la salita al livello a cui si trovavano prima, che Flinx dimenticò di guardare dove metteva i piedi. Stavano uscendo da una caverna particolarmente umida, con il pavimento scivoloso, non solo a causa dell'acqua, ma anche perché era ricoperto da una gran quantità di funghi, muffe e licheni. C'erano dei mangiatori di sulfuri, che stendevano i loro tentacoli nel'acqua.
Dopo essere sopravvissuti all'attacco dello pseudo-piedone, al fungo spara-austori e allo scolo pluviale che aveva inghiottito Clarity, c'era una punta d'ironia nel fatto che si trovasse ad inciampare su di uno spuntone di roccia asciutto e liscio. Sentì la caviglia che cedeva, cercò di mantenersi in equilibrio, ma cadde all'indietro e udì risuonare un secco crack. Con terrore, si rese conto di quello che era successo.
Clarity si avventò sul tubo luminoso rotto e lo tenne stretto, come se potesse ripararlo con la sola forza di volontà.
— Prendi del nastro adesivo, una pellicola spray, qualunque cosa!
— Il sigillante spray che avete usato per me — mormorò Sowelmanu e lui e Flinx frugarono frenetici tra le provviste.
Finalmente Flinx riuscì a trovare il cilindro e lo vuotò interamente sulla crepa nella plastica. Clarity e Sowelmanu cercarono di tenere insieme il tubo, ma il liquido luminescente prese a scorrergli tra le dita.
Il sigillante spray funzionava magnificamente sulla pelle umana e abbastanza sul chitone dei thranx, ma non c'era verso di farlo aderire al trasparente tubo di plexolega. Nonostante i loro sforzi frenetici, la luce liquida continuò a sgorgare dal tubo rotto. Non si trattava solo di riempire un buco, infatti la crepa si estendeva per tutta la lunghezza del tubo.
Alla fine, Flinx si sedette, appoggiandosi ad un masso. — Comunque non servirebbe — mormorò cupo, — una volta che quella roba entra in contatto con l'aria, comincia a decomporsi.
— Sì, è vero. — Clarity si avvicinò e si sedette accanto a lui, stringendosi le ginocchia con le mani.
Dopo di che, nessuno parlò più. Sowelmanu si unì ai due umani che guardavano il rivoletto luminoso correre lungo il pavimento, formando una specie di piccolo fiume fosforescente che stava già cominciando a perdere luminosità, perché i legami tra i composti chimici si dissolvevano a contatto dell'ossigeno.
Clarity lasciò andare le gambe e si appoggiò a Flinx. — Qualunque altra cosa succeda quando la luce scomparirà, non lasciarmi andare. Non potrei sopportare di non sentire un contatto.
Flinx non rispose. Quello era un posto ben strano per morire, pensò. C'era aria in abbondanza, cibo e acqua, me nessuna via d'uscita. Cercare di trovare una strada avrebbe avuto come unico risultato una morte più rapida, non la libertà. Non c'era modo di trovare la strada al buio. Erano finiti in una regione di Longtunnel che i cartografi non avevano ancora esplorato. Non c'erano segnalazioni, pali, nulla che indicasse la direzione.
In ogni caso, non sarebbero morti per mano di un piedone o di un fungo carnivoro. Si ritrovò ad accarezzare freddamente la pistola ad aghi, chiedendosi se la carica rimasta fosse sufficiente per quello che pensava di fare.
Clarity aveva tratto un profondo respiro quando l'ultima scintilla del liquido luminescente, che era stata la loro guida e speranza, aveva ceduto il posto all'oscurità più totale. Era più buio, rifletté Flinx, dell'interno delle palpebre quando si chiudono nel sonno profondo, più buio dei sogni, più buio dello spazio al di sopra di un mondo che ruotava.
Ma non c'era il silenzio. C'era il gorgoglio costante dell'acqua che scorreva tutt'intorno. Quando finalmente la luce scomparve, le creature fotosensitive cominciarono ad emergere dai loro nascondigli e la caverna si riempì di strani gemiti, miagolii, emessi dagli abitatori del luogo che si cercavano incerti fra loro.
— Non abbiamo un'altra fonte di illuminazione — sussurrò Sowelmanu.
— Nessuna. — In quel nero profondo, i loro sussurri sembravano voci normali. Sentì Clarity stringersi a lui e all'improvviso fu grato della sua presenza e del suo calore, anche se erano dettati più dalla paura che dall'affetto.
— Mi sto chiedendo se non sarebbe possibile modificare la cellula di energia della tua pistola per usarla con la mia luce.
— Ne dubito. Le cellule delle armi sono molto diverse da quelle che si trovano nelle batterie commerciali. Se mai funzionasse, sarebbe solo per brevissimo tempo. Ammesso che prima non faccia saltare i contatti.
— Ah, capisco. Irrazionalmente, la cosa mi fa sentire un po' meglio. C'è sempre una possibilità che le nostre forze di sicurezza siano riuscite a respingere gli invasori e che la nostra assenza sia stata notata. I soccorritori potrebbero ancora trovarci.
— Prima devono stabilire che non siamo già morti — gli ricordò Flinx. — Poi devono giungere alla conclusione che qualcuno può essere rimasto intrappolato fuori dai corridoi demoliti, in aree non illuminate. E poi devono trovarci. Troppi se e troppo tempo. Avranno cose più urgenti di cui occuparsi.
— L'avevo dimenticato — disse il geologo depresso. — Quanta distruzione scriteriata.
Flinx sbatté le palpebre al buio. La sua mente si riposava solo quando dormiva, e a volte neppure allora. — Che ne dite dei fotomorfi? Potremmo utilizzarli? Cercare di catturarne uno e legarlo. Anche una luce intermittente sarebbe meglio di niente.
— Potremmo provare — Clarity non sembrava molto entusiasta. — I fotomorfi emettono più luce di qualunque altra forma di vita che abbiamo studiato, e non è molta, tranne che nei lampi molto brevi. C'è anche un verme che assomiglia a un lungo millepiedi che emette una luce azzurra per tutta la lunghezza.
— Forse, se riusciamo a catturare molte di quelle creature, potremmo legarle insieme e usarle per vedere almeno il pavimento — disse speranzoso Sowelmanu. — Se voi con quella luce riuscite a vedere a qualche centimetro, allora probabilmente io posso vedere il doppio della distanza con la stessa emissione di lumen. Quanto basta per incamminarci lentamente verso l'alto, forse ed evitare buchi pericolosi.
— Allora teniamo gli occhi aperti — disse Flinx, — per qualunque cosa si muoveva ed emani luce.
Rimasero seduti immobili, ascoltando e guardando, e lentamente i loro occhi si abituarono all'oscurità. Perché altrimenti non avrebbero mai visto i deboli puntolini di luce che avevano cominciato ad apparire. Sfortunatamente si trattava di scivolatori, mammiferi aerei, che vivevano nelle caverne più grandi. Era impossibile catturarli, ma fornirono qualcosa su cui fissare lo sguardo. Quei volatili lunghi poco più di venti centimetri svolazzavano avanti e indietro tra le stalattiti che pendevano dal soffitto.
Al di sotto delle ali scintillavano luci rosa triangolari, che li indicavano agli altri della stessa specie.
Adesso il rumore era fin troppo forte, mentre dell'altra fotofauna continuava ad apparire.
— Fuggivano la nostra luce, i nostri passi e le nostre voci — sussurrò Clarity. — Ora si impadroniscono di nuovo dell'oscurità. Sono sempre stati intorno a noi, osservavano e aspettavano.
Mentre parlava, uno degli scivolatori cadde come un sasso. Svolazzò spasmodico sul pavimento, con le luci rosa sotto le ali che brillavano intense. Poi, senza muovere le ali, si innalzò e venne dritto verso di loro.
Clarity e Sowelmanu erano perplessi e confusi, ma Flinx si limitò a sorridere. — Pip è andata a caccia. Qualunque cosa succeda a noi, i minidraghi non moriranno di fame. Pip non ci vede meglio di noi, ma può dare la caccia alle fonti luminose.
Udirono i due minidraghi fare a pezzi il corpo dello scivolatore morto. Masticare e deglutire era un processo poco familiare per degli animali abituati a inghiottire intere le loro prede, ma i minidraghi non erano veri serpenti. Possedevano piccoli denti capaci di una limitata masticazione. Un cibo di grossa taglia era meglio di niente.
Flinx si sentì meglio sapendo che, finché ci fossero stati scivolatori da cacciare, l'animale che era stato il suo compagno per tutta la vita non sarebbe morto. — Se ci fosse altra luce o un'altra presenza emotiva nelle vicinanze, Pip potrebbe condurci là. Non siamo completamente bloccati; a volte dimentico che lei può essere qualcosa di più di una semplice compagna. — All'improvviso si irrigidì.
Clarity percepì la sua tensione. — Che cosa c'è? Cosa succede?
— C'è qualcos'altro, qui. Non scivolatori o piccoli animali. Qualcosa di molto più grosso.
— Piedoni — sibilò Clarity spaventata. Non avrebbero avuto difficoltà a trovarli al buio.
— No, qualcosa d'altro. Non un piedone. È diverso.
— Io non sento nulla.
— Nemmeno io — disse Sowelmanu spalancando più che poteva i grandi occhi compositi. — Come fai a essere certo, mio giovane amico, che ci sia qualcosa?
Flinx esitò, poi scrollò mentalmente le spalle. Erano probabilmente destinati a morire comunque insieme, quindi cosa importava se svelava qualcosa di sé?
— Perché ne sento la presenza.
— Non capisco — disse Clarity, — non c'è nulla da sentire qua intorno.
— Non intendo dire che sento con le mani.
— C'è qualcosa che non ci dici, giovanotto.
Flinx si voltò verso l'oscurità da cui proveniva la voce del thranx. — Pip è un minidrago alaspiniano. Sono telepatici a livello emotivo e di tanto intanto si legano ad un essere umano. Ma nel mio caso, quella telepatia non funziona a senso unico. Vedete, anch'io sono telepatico a livello di emozioni.
Clarity tremò, ma l'oscurità le impedì di ritrarsi. — Stai dicendo che sei in grado di leggere le emozioni degli altri, proprio come i minidraghi?
Flinx annuì, poi si rese conto che lei non poteva vedere il gesto e rispose ad alta voce.
— Allora sai quello che ho provato fin… fin da quando siamo stati insieme.
— Non per tutto il tempo. È un talento erratico, che va e viene senza un ritmo o una ragione e di solito funziona meglio quando Pip è vicina. Credo che agisca da amplificatore o da lente.
— Ho sentito parlare dei telepati empatici di Alaspin. — Flinx percepiva Sowelmanu che rimuginava nell'oscurità. — Ma non avevo mai sentito dire che fossero in grado di “focalizzare” un simile talento in un'altra creatura.
— Questo perché, per quanto ne so, non c'è nessun altro come me — rispose Flinx con voce tesa. — Mi spiace, Clarity, avevo pensato che fosse meglio tenerlo segreto. — Esitò. — Ti avevo detto che non ero normale. Ora sai il perché.
— Va tutto bene — rispose lei con voce incerta. — Se davvero sai quello che provo, allora sai che va tutto bene.
— Assolutamente affascinante — mormorò Sowelmanu. — Fino ad oggi la telepatia era sempre stata considerata materia per la superstizione o per i romanzi.
— Non è vera telepatia — lo corresse Flinx. — Opera solo a livello emotivo.
— Tu leggi le emozioni — disse Clarity in tono piatto. — Riesci a sentire la presenza di un fotomorfo o di un piedone?
— No. Solo una presenza intelligente mi stimola.
— Allora il tuo talento ti sta giocando uno scherzo al buio — gli disse Sowelmanu in tono convinto. — Non ci sono intelligenze su Longtunnel.
— Be', qualcosa là c'è, ed è emotivamente molto più complesso di un serpente volante.
— Noi lo sapremmo — spiegò paziente Clarity. — Non ci sono esseri senzienti, qui. Dal punto di vista dell'intelligenza questo è un mondo vuoto.
Flinx faceva fatica a parlare e a cercare contemporaneamente. — E se loro non volessero farvi sapere della loro esistenza? Voi stessi avete ammesso che l'avamposto è piccolo, che l'esplorazione è stata limitata all'area attorno al porto.
— Non può esistere una razza senziente che vive nella completa oscurità.
— Sono sicuro che troverebbero interessante questa tua osservazione, Clarity.
— Che aspetto hanno questi tuoi “esseri senzienti”? — chiese scettico il geologo.
— Non ne ho idea. Non li vedo. Non ci sono immagini mentali, solo sensazioni.
— E allora cosa senti?
— Curiosità. Pace. Una particolare intensità di un tipo che non ho mai provato prima. Ma è più importante quello che non percepisco.
— Non capisco — disse Clarity.
— Niente rabbia, niente odio, niente animosità.
— Hai dedotto parecchie cose da poche emozioni.
— Ho anni di pratica. Non è necessario che le emozioni siano brusche, anche quelle sottili possono essere estremamente rivelatrici. E in questo momento ce ne sono molte intorno a noi.
— Forse dovremo provare ad avanzare verso di loro — suggerì Sowelmanu.
— No. Niente movimenti o gesti improvvisi. Sono curiosi. Lasciamo che continuino ad esserlo.
E così restarono seduti in silenzio nell'oscurità: due umani e un thranx. Per quello che ne sapevano i suoi compagni, le misteriose creature di cui aveva parlato Flinx potevano essere a pochi centimetri di distanza.
Clarity ascoltò, cercando di udire un suono: un respiro, piedi o zampe che strisciassero sul pavimento, qualcosa. Il silenzio totale non era sorprendente, dal momento che l'abilità di muoversi silenziosamente in quel mondo sotterraneo era un tratto necessario alla sopravvivenza. Solo Flinx sapeva che si stavano muovendo, osservando, perché solo Flinx era in grado di percepire i centri emotivi individuali che si muovevano intorno a loro. Se parlavano tra di loro, era tramite impulsi emotivi, non parole.
— Sono molto vicini, ora.
Clarity emise un gridolino. — Qualcosa mi ha toccato!
— Stai calma. Non sono ostili.
— Me lo auguro — mormorò Sowelmanu. Poi emise un debole ticchettio quando anche lui venne toccato.
Il rapido, esitante contatto si trasformò in una carezza, un cauto tocco destinato ad informare. Era accompagnato da un'ondata di emozioni troppo grande perché Flinx fosse in grado di capirla. Pip era avvolta strettamente contro la sua nuca e lui sapeva che stava percependo la stessa ondata di sensazioni. Ma al contrario del padrone, non aveva una levatura mentale per interpretare quella potente emissione. Le bastava non avvertire ostilità.
Alla fine, Flinx tese una mano in una muta ricerca. Le sue dita toccarono qualcosa di morbido, peloso e caldo. Dita aliene risposero. Il tocco fu così delicato, che non capì se si trattava di dita o tentacoli, fino a quando una delle creature non gli permise di passarle la mano sul braccio. Erano dita vere, sottili e fragili: anche la sensibilità tattile era un tratto molto utile in un mondo di perpetua notte.
Lasciarono che passasse le dita sul loro viso, o comunque dove avrebbe dovuto trovarsi il viso. Persino un accenno di occhi vestigiali sembrava mancare, anche se potevano essere nascosti sotto la folta pelliccia. Un paio di narici più piccole di quanto si sarebbe aspettato; orecchie piccole che spuntavano dai lati della testa; e due braccia, due gambe e una coda che aveva la punta sensibile come le dita. Durante tutta l'esplorazione fisica, Flinx venne sommerso da sensazioni di meraviglia e stupore.
La pelliccia era corta e folta e copriva l'intero corpo, tranne le orecchie e la punta della coda. Non indossavano abiti, ed era logico. Erano isolati e riscaldati dalla pelliccia, e in un mondo di cecità non poteva esistere il tabù della nudità. Per tutto il tempo, continuarono a proiettare una particolare emozione che riguardava loro stessi. Anche se era una sensazione, e non un suono, assumeva una forma sillabica.
Sumacrea.
All'improvviso, nell'oscurità, una voce che non era né umana né thranx disse: — Sumacrea!
— Sanno parlare! — esclamò Clarity meravigliata.
— Non ne sono certo. Hanno un ricco linguaggio emotivo. Può darsi che emettano suoni per attirare l'attenzione su se stessi o per avvertire la presenza di un pericolo, ma non sono sicuro che comunichino in un altro modo che non sia leggendo e trasmettendo sensazioni.
— Allora non sono intelligenti — disse Sowelmanu.
— Non sono d'accordo. — Cercò di indurre il sumacrea che era accanto a lui ad emettere altri suoni. Essi risposero con una serie di intonazioni fonetiche che, se facevano parte di un linguaggio, doveva essere davvero primitivo.
Questo contrastava con i loro elevatissimi discorsi a livello emotivo, pieni di sensibilità e comprensione. Dopo aver cercato di capire i sentimenti umani e thranx, era come scoprire un gruppo di amici persi di vista da molto tempo. Flinx capiva senza fatica, senza necessità di spiegare e sentiva che loro capivano lui, anche se le sue emozioni dovevano sembrare rudi e aspre al confronto.
Tranne per quel sistema unico di comunicazione, però, non erano più senzienti di una tribù di scimmie.
Come si adattavano perfettamente all'ambiente, pensò. Perché cercare di costruire una parola per descrivere qualcosa che non si poteva vedere o mostrare ad un compagno, quando si poteva istantaneamente comunicarla nella sua interezza a qualcun altro, dandole una risonanza emotiva? Si poteva spiegare se era buona o cattiva, morbida o dura. Si rese conto all'improvviso che quelle che all'inizio aveva preso per sfumature di colore, non avevano nulla a che fare con i colori, ma con le sensazioni. Quella gente, rifletté, poteva davvero sentire l'azzurro. Era un metodo di comunicazione assolutamente nuovo, un metodo che superava le barriere tra le razze come una descrizione verbale di concetti astratti non avrebbe mai potuto fare.
L'altezza media dei sumacrea era di poco sopra il metro. Tutti quelli che aveva esaminato si avvicinavano a quella statura. O non c'erano piccoli in quell'area, oppure venivano tenuti al di fuori del raggio tattile di Flinx. Forse si trattava di una squadra di esplorazione o di caccia.
— Credo che sappiano della presenza umanx da parecchio tempo — disse ai suoi compagni che stavano impazzendo di curiosità. — Solo, sono stati cauti. Uno di essi mi ha lasciato toccare i denti. Scommetto che sono vegetariani. Sia gli umani che i thranx sono onnivori, quindi può darsi che questo li renda comprensibilmente riluttanti a iniziare qualunque tipo di contatto.
— Eppure è incredibile il fatto che non ci siamo mai imbattuti in nessuno di loro. — Mentre li toccava e veniva toccata, Clarity scordò momentaneamente il terrore dell'oscurità che li circondava. La presenza di creature amiche l'aiutava a tenere lontane le paure.
— Non se pensi che loro hanno percepito il vostro arrivo ben prima di qualunque sistema di rilevamento.
— Se sono in grado di capire le nostre emozioni, allora devono sapere che non intendiamo far loro del male — disse Sowelmanu.
— Può darsi. — In quel momento, la creatura che stava accarezzando, si allontanò con uno scatto. Flinx cercò di calmarlo. Dopo un paio di minuti, il sumacrea tornò e lasciò che l'umano riprendesse ad accarezzarlo. Questa volta, Flinx fece molta più attenzione quando raggiunse l'area che aveva provocato quell'improvvisa reazione.
— Hanno gli occhi. Molto piccoli.
— Non li ho sentiti — disse Clarity.
— Sono nella parte posteriore della testa. — E fu sul punto di ridere. Quella reazione piacque al sumacrea, che si fece più vicino. — Non so se si tratta di un'evoluzione o se una volta si trovassero davanti e poi si siano progressivamente spostati, dietro come quelli dell'halibut, che si spostano sulla sommità del capo. Se si tratta solo di sensori per individuare la luce, è un modo per scoprire cosa c'è alle spalle. Naso davanti, occhi dietro. Puoi guardare il nemico mentre fuggi da lui. — Quel pensiero fu rapido e imprevisto.
— Ecco la spiegazione. Chi esplora le caverne, è sempre equipaggiato con sorgenti luminose a grande intensità.
Cercò di formare l'immagine di una luce accecante. Non si trattava di un vero concetto emotivo, ma lui lo trasmise. Il sumacrea si ritrasse e tornò solo quando Flinx accantonò quell'immagine.
— Sensibili alla luce. Anche i fotomorfi sarebbero una minaccia per loro. Il loro concetto di luce si avvicina a quello di una grande fiamma che esplode nella testa. Da qualche parte quaggiù devono esserci delle fonti di calore naturale, sorgenti calde o acque termali. Hanno una vasta gamma di emozioni per descrivere i vari gradi di temperature. La luce è quasi in cima alla lista, anche se noi la descriveremmo come fredda. Se mai qualcuno si fosse avventurato quaggiù senza luce, avrebbero preso contatto prima.
— Come siamo fortunati — mormorò Sowelmanu. — Un disastro ci permette di fare la più importante scoperta scientifica nella breve storia di Longtunnel. Una grandissima rivelazione di cui nessuno verrà mai a sapere nulla.
In quel momento a Flinx non sarebbe potuto importare meno del loro futuro. Era totalmente immerso in quel mondo straordinario e meraviglioso che aveva scoperto. I suoi impazienti compagni avrebbero dovuto attendere che si fosse stancato di esplorarlo.