CAPITOLO UNDICESIMO

Continuarono a camminare, fermandosi parecchie volte a mangiare. Di tanto in tanto, Flinx pensava che avrebbero potuto tranquillamente impazzire cercando di orientarsi su Longtunnel. E il fatto che Clarity gli dicesse che, secondo l'opinione della maggioranza dei geologi, il sistema di caverne si stendeva sotto l'intero continente, non era certo incoraggiante. La speranza di trovare l'accesso a qualche parte disabitata del complesso di un'altra compagnia non si avverò. Persino tenendo costantemente d'occhio la bussola era facile lasciarsi fuorviare.

I fotomorfi selvatici fuggivano davanti alle loro luci. Trovarono anche una creatura invisibile che tesseva una ragnatela fosforescente di un rosa intenso. Evitarono accuratamente i fili passandovi accanto, accontentandosi di ammirare da lontano la tela, senza cercare di avvicinarsi al suo creatore.

Era impossibile proseguire dritti. Più avanzavano, più difficile diventava sapere se continuavano a trovarsi nelle vicinanze della colonia. Per amore di Clarity, Flinx ostentava un atteggiamento ottimista, ma dopo giorni di scalate sopra massi caduti e attraverso foreste di stalattiti, durante i quali non incontrarono neppure un segno della presenza umanx, anche Flinx cominciò a scoraggiarsi.

L'umore di Pip e Scrap rifletteva quello dei due esseri umani. Raramente si alzavano in volo, preferendo restare sulla spalla o sul braccio e avevano perso la loro abituale curiosità ed esuberanza. Flinx sapeva che lo stato letargico di Pip rispecchiava fedelmente il suo stato d'animo. E questo non era un buon segno.

L'enorme vastità delle caverne stava intaccando profondamente la sua sicurezza. A quell'ora avrebbero dovuto superare almeno una mezza dozzina di gallerie che portavano dritte al complesso del porto delle navette. Invece, avevano esplorato dozzine di vicoli ciechi e di corridoi che lentamente si restringevano fino a non essere più larghi di una lama di coltello. Come Clarity non si stancava mai di far notare, arrampicarsi più in alto poteva solo portarli a perdersi in altre caverne.

Se solo avessero potuto avvicinarsi ad una installazione, anche solo per vedere una luce o udire un rumore. Ma non c'era altro che il gocciolio dell'acqua, le grida stridenti degli abitanti delle caverne e gli strani, snervanti suoni prodotti dalle ombre nell'oscurità, che sgattaiolavano fuori vista non appena il raggio di una lampada veniva puntato nella loro direzione.

Il terzo giorno, Clarity disse: — Potrebbero davvero voler distruggere ogni cosa, non solo la Coldstripe.

— Che cosa vuoi dire? — Flinx dovette mettersi di fianco per infilarsi in uno stretto passaggio tra due file di stalagmiti. Lei si voltò per seguirlo, proteggendo accuratamente il tubo luminoso dalle rocce sporgenti.

La luminosità dei tubi col passare dei giorni era diminuita leggermente. Non tanto da essere preoccupante, ma non ci voleva molto per far cadere Clarity in preda al panico. Non si era lamentata, non aveva fatto notare la cosa, ma lui sapeva che se n'era accorta. E per lei era una sofferenza restare calma da quando iniziavano il cammino fino a quando non si fermavano per dormire.

— Se riescono a spazzare via l'intera installazione, seppellire ogni corridoio e riempire tutte le caverne abitate, potrebbero far credere che sia avvenuto qualche disastro naturale, oppure al fatto che erano venuti fin qui per un loro esperimento, e invece si sono trovati di fronte a un terremoto che aveva appena distrutto la colonia. Se riescono ad inventare una storia plausibile, l'ufficio del Commonwealth preposto a questo settore potrebbe non ritenere necessario inviare i suoi agenti per accertare come sono andate le cose.

«E poi potrebbero convincere le autorità che Longtunnel non si presta ad ulteriori esplorazioni. Non ci vorrebbe molto. Non dovrebbero far altro che mostrare ad una giuria di non addetti ai lavori delle riprese della superficie. Potrebbero far chiudere l'intero pianeta, mettere al bando ulteriori ricerche. Ma questo significherebbe — terminò con voce incerta, — che dovrebbero uccidere tutti. Non solo gli scienziati e gli amministratori, tutti.

Camminarono in silenzio per un po'. — A volte — disse Flinx, sollevando il tubo per vederci meglio, — quelli che parlano di preservare le forme di vita non si curano di eliminarne alcune per perseguire i loro scopi finali. Spesso, le uniche vite che a loro non interessa preservare sono proprio quelle dei loro simili. — Abbassò il tubo e lo osservò pensoso. — È un peccato che non possiamo spegnerne uno per risparmiarlo.

Clarity scosse il capo. — È una reazione chimica fissa. Una volta che viene attivata, non si può spegnerla se non rompendo il tubo e liberando la miscela. Però si stanno attenuando.

— Solo di poco.

— Non durano in eterno. Generalmente, quando diventano troppo fiochi, vengono sostituiti. La maggior parte di essi è affidabile: funziona per il tempo previsto, ma alcuni durano molto più degli altri, invece qualcuno si esaurisce in fretta. Non sai mai come si comportano. Questa è una conseguenza dello squilibrio chimico di ogni partita di liquido luminescente. Per quanta attenzione si ponga nel preparare la miscela, ce n'è sempre che non si comporta in modo normale. Ho visto dei tubi spegnersi poche ore dopo essere stati installati, e altri che continuano ad illuminare senza diminuire fin dall'epoca della costruzione dei primi corridoi su Longtunnel.

— Spero che questi due siano di quelli duraturi. Senti, c'è qualcosa di particolare a cui dovremmo fare attenzione, qua sotto? Continuo a sentire dei rumori.

— Ti ho detto che ci sono dei carnivori, ma fino ad adesso non abbiamo incontrato altro che fotomorfi e quei tessitori di tele. Però ho continuato a tenere d'occhio il soffitto per evitare i vermi di paglia. Assomigliano moltissimo a quelle cannucce che abbiamo incontrato ieri.

— Cannucce?

— Quelle stalattiti lunghe, bianche, di calcite pura che abbiamo visto ieri. Quelle che sembrano aghi che pendono dal soffitto. I vermi di paglia si nascondono in mezzo a quelle formazioni calcaree. Restano appesi per una ventosa che hanno in fondo alla coda. Se qualcosa di commestibile passa sotto, mollano la presa e gli cadono addosso. Nessuna delle quattro specie conosciute finora è tossica, ma tutte hanno in comune tre file concentriche di denti. Sono come delle sanguisughe, però molto più difficili da togliere. Si abbarbicano, scavano, e secernono un liquido che scioglie la carne e le ossa.

«Per fortuna non sono dei morsicatori troppo ostinati. Se non si posano sulla pelle nuda, è facile afferrarli e gettarli via. La cosa importante è non dar loro il tempo di passare attraverso i vestiti. Nessuno finora è morto per il morso dei vermi di paglia, ma del resto nessuno si era mai perso qui sotto senza luce. Dici di aver sentito dei rumori. Si trattava di qualcosa di simile a un fischio nelle orecchie?

— Soprattutto ieri.

— Ci sono dei piccoli mammiferi che hanno enormi orecchie e bocche a forma di cono. Sono molto carini, in verità, quando ti sei abituato al fatto che non hanno occhi. Li chiamiamo coni. Tutti orecchie e bocca su piedi smisurati. Individuano la preda per mezzo degli ultrasuoni, raggiungono al massimo il mezzo metro di lunghezza e si cibano solo di insetti ciechi.

«Quando hanno individuato la preda, cambiano la frequenza, facendola cadere dal nido o dall'aria oppure stordendola al suolo. A volte si percepiscono le vibrazioni. Non sono pericolosi, ma mangerebbero anche noi, se potessero, ma non hanno denti. Solo quella bocca che sembra un imbuto. Per questo si allontanano dalla nostra strada.

«Tuttavia i coni non sono gli unici animali che cacciano per mezzo del suono. C'è un animale che assomiglia ad un incrocio fra una tigre e un ippopotamo. Se è in grado di generare suoni in proporzione alla mole è presumibile che sia pericoloso anche per noi, ma purtroppo abbiamo studiato solo un esemplare morto quindi è difficile dirlo. Comunque ha denti abbastanza grandi per esserlo.

— Dei tappi per le orecchie probabilmente non servirebbero.

— No, non servirebbero. Ma non mi preoccuperei degli animali che generano suoni, sono quelli velenosi che mi preoccupano. C'è una specie che vive solo in cima a certe stalagmiti. Guardando le stalagmiti non li vedi: li abbiamo chiamati arcieri.

«Hanno una dozzina di zampe con cui si arrampicano sul calcare asciutto. La proboscide è lunga una decina di centimetri ed usa l'aria compressa per sparare un sottilissimo dardo, un'ipodermica organica, se preferisci, che è attaccata all'interno della narice per mezzo di un filamento tendinoso. Il dardo contiene una tossina particolarmente potente a base di ementina che attacca il fibrinogeno. Se non viene presa in tempo, muori dissanguato dalla ferita causata dal dardo, perché l'ementina impedisce la coagulazione del sangue. A quel punto, i piccoli bastardi scendono dal loro sicuro trespolo e succhiano quello che resta. Ma se non inciampiamo per caso in qualcuno, non abbiamo nulla da temere.

«È per questo che sono contenta che questa parte delle caverne sia viva: gli arcieri vivono solo sulle stalagmiti morte. Quindi cerca di stare vicino a quelle che ancora crescono. Quelle creature non amano l'acqua che gocciola dai soffitti.

— E io che stavo pensando a quanto fosse calmo e tranquillo qui sotto.

— Non lasciarti ingannare dall'oscurità. Stiamo camminando in una giungla senza alberi. A modo suo, questo ecosistema sotterraneo è vivo e ricco come quello di Alaspin. È solo che noi siamo più grandi della maggior parte dei suoi abitanti. E se hanno anche solo una minima capacità fotoricettiva, sfuggono la luce.

«Ma una grossa creatura c'è. Non è mai stata osservata, ma ne abbiamo misurato le impronte. Otto zampe e delle impronte larghe un metro. Si tiene nelle caverne più grandi e l'abbiamo chiamata piedone.

«E poi ci sono gli animali che vivono nei laghi e nei corsi d'acqua sotterranei. Ma è inutile parlarne perché spero di non dover fare del nuoto. — All'improvviso, il suo tubo si indebolì. Clarity lo scosse con forza, agitando il contenuto come se fosse un cocktail luminoso e venne ricompensata da un aumento dell'intensità luminosa. Flinx percepì il suo sollievo.

— Quindi questi tubi non sono solo le nostre guide, ma anche le nostre difese. Se si esaurissero, non so cosa potrebbe accadere, ma è certo che ci troveremmo ad incontrare una quantità molto maggiore di fauna locale rispetto a quanta ne abbiamo incontrata finora.

— Non c'è ragione che si esauriscano. — Flinx cercò di rassicurarla. — Da quello che mi hai detto, non vedo perché non debbano durare per settimane o mesi.

— No, nessuna ragione.

— E anche se venissimo attaccati da qualcosa, Pip e Scrap cercherebbero di fermarli.

— Lo so, ma i serpenti volanti hanno bisogno di luce proprio come noi. A meno che non posseggano qualche meccanismo di localizzazione tramite eco.

— Non che io sappia. Ma di norma sono animali notturni. Vedono benissimo anche con la luce molto bassa.

— Qui sotto non ci servirebbe a nulla. Quando questi tubi si esauriranno, non ci sarà luce. Niente luna o stelle. È il nero più nero che si possa immaginare, molto peggio del vuoto dello spazio.

— A parte i bioluminescenti — le ricordò lui. — Potremmo catturare un paio di fotomorfi selvatici e mettergli il guinzaglio, così avremmo la strada illuminata.

Quel tentativo di umorismo fallì miseramente. Clarity stava pensando a come avrebbe reagito quando le luci si fossero esaurite. Non ha importanza, si disse con fermezza. A quel punto avrebbero già trovato una via d'uscita. Le sarebbe piaciuto sapere come stava andando la battaglia contro i fanatici dell'ecologia; forse si erano asserragliati nella Coldstripe o si erano già impadroniti dell'intero porto; o forse la sicurezza li stava snidando, costringendoli a tornare da dove erano venuti, mentre lui e Clarity vagavano senza scopo nelle profondità sconosciute di Longtunnel. Quel pensiero era molto più duro degli altri da sopportare. Essere all'oscuro di quello che stava accadendo era frustrante quanto non sapere dov'erano.

Lei si fermò di colpo, quasi inciampando, e lo guardò. — C'è qualcosa laggiù. — La testa di Scrap comparve da dietro la sua treccia: il piccolo minidrago aveva l'aspetto di un ornamento piuttosto che di una creatura vivente. Aveva un atteggiamento vigile, con le ali spiegate a metà. Non c'erano dubbi, pensò Flinx, Clarity gli piaceva proprio.

— L'ho sentito anch'io.

Staccò il lancia-aghi che aveva preso all'uomo che aveva cercato di ucciderli e controllò la carica. Sarebbe stata più che sufficiente. Il lancia-aghi non era un'arma di suo gradimento, bisognava stare molto attenti nel maneggiarla. A volte faceva cilecca e il rinculo era violento e inaspettato. Ma era contento di avere almeno un'arma da fuoco.

— Potremmo tornare indietro un po' — suggerì lei.

— Tornare indietro dove? Stiamo fermi qui un minuto, forse se ne andrà.

Il rumore si spostò in un'altra parte della caverna, e adesso sembrava parallelo a loro. Lo ascoltarono per un po', poi ripresero il cammino. Le formazioni di calcare giocavano strani scherzi di eco quando il suono rimbalzava sulle pareti. Qualcosa che si muoveva molto lontano poteva sembrare vicinissimo, mentre una creatura silenziosa poteva usare le rocce e il suono dell'acqua per mascherare il suo avvicinamento.

Il rumore, una specie di miagolio rauco, si trovava ora più vicino, davanti a loro. — Lo riconosci? — sussurrò Flinx alla sua compagna. Lei scosse il capo. — Be', non me ne starò qui ad aspettare che la luce si esaurisca. — Fece un passo avanti deciso, passò accanto ad un lastrone di marmo e si trovò faccia a faccia con una bocca.

Era una bocca rotonda, impressionante. Sembrava che le mascelle rotonde fossero comuni su Longtunnel. Questa possedeva tre file concentriche di denti rivolti all'interno, molto fitti. Mentre la guardava paralizzato, le labbra gommose si mossero e un odore di materia in decomposizione gli assalì le narici. La bocca si chiudeva come una palpebra. Se per caso ci fosse stata dentro la testa di qualcuno, pensò Flinx, questa sarebbe stata tranciata di netto, come per un colpo di bisturi.

La bocca era la faccia e la faccia era la bocca. Gli occhi vestigiali erano nascosti dietro la lunga pelliccia bianchissima e setosa, su cui le labbra scure spiccavano vivide. In cima al cranio massiccio un unico orecchio a forma di ventaglio si piegava in continuazione. Flinx si chiese se si era evoluta così, o se due orecchie erano cresciute unite assumendo quella forma.

Ma non ci stette a pensare più di tanto, mentre si gettava di lato. Quella bocca a forma di pupilla si aprì con velocità sorprendente, scattando verso di lui, mentre la bestia tendeva leggermente il collo. I denti sbatterono quando la mandibola a forma di proboscide si richiuse con un risucchio.

Muovendosi su quattro pesanti zampe, il mostro si gettò in direzione di Clarity e lei gridò. Flinx individuò le narici poste appena sopra la bocca. Mascelle, naso e orecchi erano allineati in una sola fila, tutti in un'unica posizione che consentiva la massima capacità predatoria.

Poi non vide più Clarity perché il tubo della ragazza si spense. Freneticamente, cercò di mettere in salvo il suo e di prendere la mira con la pistola.

Pip e Scrap si erano lanciati in azione, ma i serpenti volanti erano confusi dalla vista di una creatura senza occhi. Mentre si chiedevano sconcertati da che parte attaccare, in mancanza del loro bersaglio naturale, il mostro stava cercando di decidere quale delle due prede colpire per prima. Clarity, da parte sua, gemeva e cercava di mettere una grossa stalattite tra sé e quell'incredibile bocca.

Resa folle dal panico che percepiva nella mente del padrone, Pip lasciò partire un fiotto di veleno verso il muso della creatura. La spessa pelliccia assorbì gran parte del liquido, ma qualche goccia colpì la membrana dell'orecchio. Anche se non sensibile come un occhio, era certo delicata.

Invece di ruggire o grugnire, la bianca mostruosità emise un gemito acuto colmo di panico, si sollevò sulle zampe posteriori e con la bocca estensibile scattò in direzione del minidrago. Era estremamente rapido per un animale tanto massiccio, ma decisamente lento per un drago volante. Pip si limitò a indietreggiare e cercò un altro spiraglio.

A quel punto Flinx aveva armato la pistola ad aghi. Non c'era tempo di prendere la mira, la cosa importante era distrarre la bestia da Clarity. La pistola emise un sibilo e il sottile raggio colpì il bersaglio appena dietro la testa. La bestia emise un altro dei suoi strani gemiti e si girò verso di lui. Mentre lo faceva, Flinx sparò di nuovo, mirando alla bocca aperta.

La creatura gemette e tremò, la bocca rotonda si aprì e si chiuse parecchie volte. Mentre avanzava, Flinx sparò un terzo colpo, senza curarsi se così facendo scaricava in fretta l'arma. Quando si trovò a qualche metro di distanza, la bestia cadde sulle ginocchia e continuò ad avanzare a quel modo, nonostante avesse ricevuto tre colpi che avrebbero ucciso gran parte delle creature della sua taglia.

Flinx si fermò per ricalibrare l'arma e questa volta, quando sparò, prese accuratamente la mira. Il colpo raggiunse il mostro nella spina dorsale. La bestia sobbalzò, vibrando, poi si immobilizzò. La bocca si aprì per metà e restò così. Non c'erano occhi che potessero chiudersi.

Si capiva che era morto perché aveva smesso di respirare. Scosso, Flinx recuperò il tubo luminoso, ascoltando attentamente nel caso il mostro non fosse stato solo. La caverna era ancora piena di fruscii, ma non si udiva più quel pericoloso miagolio.

Agitatissima, Pip sfrecciava come un'ape impazzita intorno alla testa del carnivoro morto, mentre Scrap svolazzava ansioso lì accanto. Ma non c'era più bisogno del veleno.

Clarity era appoggiata a quella provvidenziale stalagmite, ansimando, e guardava la massa di pelo e di carne ormai morta.

— Sto bene — mormorò, prima che lui potesse parlare. — Sto bene. Mi spiace di aver urlato. — Era arrabbiata con se stessa.

— Non ha importanza. Avrei urlato anch'io, solo non ne ho avuto il tempo.

Clarity incontrò il suo sguardo. — No, tu non lo avresti fatto. Ma grazie per averlo detto.

— Ma che bestia è?

— Non un piedone. — Si allontanò dalla stalagmite e si avvicinò esitante al cadavere. Sembrava addormentato invece che morto stecchito. — Ha solo metà delle zampe che dovrebbe avere. Forse una specie collegata. Non ho mai visto nulla di simile e credo che nessun altro l'abbia mai visto.

— Devo averlo colto di sorpresa, altrimenti non credo che mi avrebbe lasciato avvicinare tanto, prima di attaccare. Naturalmente, senza occhi non poteva essere sicuro della mia posizione.

— Non scommetterci. Abbiamo parlato per ore. Deve averci sentito.

— A meno che non fosse in ascolto su di una frequenza diversa o non stesse seguendo qualcosa d'altro. Se invece era a noi che stava dando la caccia, perché non ci ha attaccati alle spalle? — All'improvviso, un altro pensiero gli attraversò la mente e lui spostò lo sguardo verso la stalagmite. — Dov'è la tua luce?

Lei deglutì, e si voltò, indicando: — Laggiù.

Flinx sollevò il suo tubo luminoso e vide dove la ragazza aveva lasciato cadere il suo. Si era infranto contro un mucchietto di piccole stalagmiti. Come un verme fosforescente, la luce liquida contenuta all'interno stava scivolando via in tanti piccoli rivoletti, scomparendo nelle fessure e nei buchi del terreno.

— Non importa. Abbiamo sempre la mia. — Ma non si offrì di lasciarla tenere a lei.

— Mi ha colto di sorpresa. Mi dispiace, mi sono lasciata prendere dal panico e ho fatto una cosa molto stupida.

— Hai ragione, è una cosa stupida. Ma anch'io ho fatto una o due stupidaggini nella mia vita. Be', non possiamo rimediare e probabilmente non ha importanza. Forse i tubi si sarebbero spenti simultaneamente. Avremo luce fino a quando ne avremo, comunque. Solo ne avremo meno. — All'improvviso, corrugò la fronte. — Dov'è Pip?

Clarity guardò dietro di lui. — Anche Scrap non c'è. Erano qui un attimo fa.

— Pip? — Alzò la voce e il tubo luminoso. Dal soffitto gli giunsero bagliori bianchi e marroni, ma non il familiare sfavillio di rosa e azzurro.

— Eccola là. — Clarity indicò il minidrago, sospeso in aria, che li guardava attraverso gli occhi socchiusi.

— Vieni. — Flinx fece un gesto con la testa. — Dobbiamo muoverci.

Invece di obbedire all'ordine del padrone, il minidrago volteggiò e si lanciò nell'oscurità, tornò indietro un istante e poi scomparve di nuovo.

— Ha trovato qualcosa.

— Spero che non sia un altro di quei carnivori con la bocca rotonda.

— Ragiona: se fosse così, pensi che ci condurrebbe dritti da lui?

— No, ma che altro potrebbe spingerla ad agire in questo modo?

— Una forte reazione emotiva, ma è una cosa che non ha senso, perché siamo gli unici quaggiù. O forse no?


Il thranx giaceva su un fianco, in una posizione scomoda e innaturale, per uno della sua razza. Al torace era agganciata una leggera imbracatura, sormontata da uno strano strumento che sembrava un doppio cilindro messo per traverso. Avvicinandosi, Flinx capì che il congegno era una lampada e che non funzionava. Piccoli chiodi e altri strumenti in duralega pendevano dalla sacca e dalla cintura addominale, quest'ultima di cuoio giallo, graffiato e consunto per l'uso prolungato.

Avvicinò la luce. Dalla mancanza di ovopositori, capì che il thranx ferito era un maschio. Il chitone aveva un colore blu intenso con appena qualche macchia color porpora sulle piastre dorsali. Doveva essere di mezza età, quindi, e apparentemente in buona salute. Ommatidi di un giallo arancione brillante formavano i grandi occhi compositi. Le antenne piumose pendevano inerti e ripiegate sulla faccia.

Flinx si accostò, poi si fermò bruscamente, mentre sul suo viso si disegnava un'espressione di disgusto. — Dèi! Che cos'è quella roba che ha addosso?

I thranx camminavano su quattro arti. L'arto anteriore destro era accartocciato e distorto da un ammasso di viscidi tentacoli scintillanti che si stendevano dalla parte centrale della gamba fino ad un'enorme massa umida che riempiva una depressione ai piedi di una formazione calcarea.

— Attento. — Clarity gli posò una mano sul braccio e lo trasse indietro. Allontanandosi, Flinx tenne gli occhi fissi sul thranx ferito, sentendo la nausea salirgli in gola. — È un necromario. Un fungo carnivoro. Usa quei tentacoli per afferrare la preda, anche se, come il fotomorfo, non è difficile da evitare.

— Dubito che lui sarebbe d'accordo con te. — Flinx indicò la forma inerte del thranx.

— È ancora vivo?

— Tieni. — Le passò il tubo luminoso. — Stai attenta di non farlo urtare contro la parete.

— Non preoccuparti. — Accettò quell'avvertimento senza risentirsi. — Mi spezzerei un braccio prima di perderlo.

Mettendosi a quattro zampe, Flinx premette tre dita contro il doppio torace. A causa del rigido esoscheletro esterno, era difficile sentire il polso ad un thranx. Il doppio torace, che corrispondeva al collo negli esseri umani, era il punto migliore per farlo. Invece del ritmico battito che avrebbe prodotto il cuore di un uomo, Flinx avvertì un caldo pulsare, come se avesse appoggiato la punta delle dita su di un ruscello nascosto. Il sistema circolatorio funzionava ancora, il che significava…

Qualcosa gli sfiorò il dorso della mano. Una delle lunghe antenne lo stava accarezzando. Poi mosse la testa, lentamente e dolorosamente, e le quattro mandibole opposte si aprirono. Flinx si chinò, cercando di afferrare le parole pronunciate con voce spezzata in basso thranx. Non era una lingua facile, ma era più semplice dell'alto thranx. I thranx parlavano il terranglo meglio di quanto gli esseri umani parlassero la loro lingua, e poi c'era sempre il simbolinguaggio, ma era comprensibile che, nello stato in cui si trovava, il ferito facesse ricorso alla sua lingua madre.

Flinx tenne le dita sul torace. — Stai tranquillo. Siamo amici. — L'antenna si ritrasse e le mandibole si rilassarono. Se fosse stato in piedi sulle quattro zampe, il thranx, pur essendo un adulto, non sarebbe neppure arrivato alla statura di Clarity. Flinx avrebbe torreggiato su di lui.

Qualcosa di leggero gli colpì il dorso dell'altra mano. Abbassando lo sguardo, vide con orrore un sottile tentacolo argenteo spuntargli dalla pelle. Istintivamente, cercò di strapparlo, ma quella cosa era più resistente della tela di ragno.

In un attimo, Pip gli fu accanto, sentendo la sua agitazione. Ma questa volta non c'era nessun nemico da colpire, nulla tranne una grande massa marrone-argentea, luccicante, che sembrava un cuscino disintegrato.

Flinx si mise in ginocchio. Un secondo tentacolo esplose dalla massa e mancò per un pelo le dita, andando invece a colpire il torace del thranx, dove prese a contorcersi e a ruotare. Sulla punta, Flinx vide un minuscolo uncino elicoidale, simile alla punta di un trapano, che cercava di penetrare nella carne morbida al di sotto del duro esoscheletro, ma senza riuscirci. Flinx dedusse che gli altri tentacoli dovevano essere riusciti a infestare il thranx insinuandosi attraverso una giuntura della gamba.

Sentiva quello che gli aveva colpito la mano insinuarsi sempre più dentro il muscolo. Il dolore era fortissimo, quasi intollerabile. Lottando contro la nausea che provava, usò la mano libera per afferrare la pistola, ridusse la carica e sparò al corpo principale di quella cosa abominevole, passando metodicamente il raggio avanti e indietro su tutta la superficie.

Era troppo primitiva per morire. Doveva essere uccisa un pezzo alla volta e assorbiva più carica di quanta potesse permettersi di sprecare, ma Flinx non si trovava nello stato d'animo per ragionare con logica. Continuò fino a quando l'intero organismo non fu ridotto ad una massa fumante e ribollente.

Il tentacolo era ancora attaccato alla mano. Con una minuscola scarica, lo tranciò a una decina di centimetri dal polso.

Con attenzione, Clarity esaminò la pelle. Il tentacolo stava perdendo la sua patina argentea e brillante, trasformandosi in un grigio opaco. — Non è tossico, altrimenti ne subiresti già gli effetti.

— Faceva un male terribile, mentre scavava. Adesso che non si muove più, punge solamente.

Prendendo accuratamente la mira con la pistola ad aghi, tagliò i grossi tentacoli che ancora legavano la gamba contorta del thranx. — Possiamo fare qualcosa per lui?

Clarity si frugò nella tasca della gamba sinistra del pantalone e ne trasse un pacchettino. — Onnifunghicida — spiegò. — Su Longtunnel non vai da nessun parte, se rimani senza. Fa parte del vestiario.

Flinx stava fissando il sottile tentacolo che pendeva inerte dal dorso della mano. — Sai cos'è questa roba?

— No, la specie mi è nuova. Ma la cosa non mi sorprende: ti ho detto quanto poco conosciamo di Longtunnel.

Gli premette l'applicatore sul dorso della mano e immediatamente la residua sensazione di bruciore scomparve, sostituita da una piacevole frescura. Passarono parecchi minuti prima che il tentacolo cadesse a terra, non più pericoloso, ora, di un filo di cotone.

Sollevando la mano verso il viso, esaminò la minuscola ferita lasciata dall'uncino. C'era un'unica goccia di sangue, che stava già asciugandosi. Piegò le dita.

— Niente dolore. Sei sicura che non sia velenoso?

— Non sono sicura di niente, non sono un micologo, Flinx. Ma la maggior parte della flora e della fauna tossica che abbiamo catalogato finora possiede tossine ad azione rapida. Tu parli e ti muovi ancora, quindi, se è velenoso non ha avuto abbastanza tempo per agire su di te. — Indicò il thranx immobile. — Al contrario di lui.

Flinx toccò con il piede i lembi fumanti dei tentacoli che avevano avvolto la gamba del thranx. — Ma cos'è questa roba?

— Un austorio. Una rete di ife. Le genera il fungo che hai ucciso ed esse continuano a suddividersi e suddividersi, finché ognuno penetra in una cellula della preda. È così che si nutre. Aveva cominciato a mangiarti. — Indicò lo sfortunato thranx. — Sembra che avesse cominciato da parecchio a mangiare lui.

— Non sono riuscito a spezzarlo con le mani — mormorò Flinx. — È più sottile di molti fili eppure non sono riuscito a spezzarlo. — Indicò i pantaloni di Clarity. — Nessuno stimolante in quelle tasche?

— Dovrebbe esserci — rispose frugando. — Pensi che funzionerà su di lui?

— Dovrebbero funzionare per qualunque essere che respira ossigeno. Lo scopriremo.

La ragazza trovò due sottili tubetti, uno per ogni tasca laterale. Flinx si chinò sul thranx e ne aprì uno accanto al più vicino quartetto di spicule respiratorie. Il potente composto chimico fece sobbalzare il thranx.

L'insettoide gemette, un suono strano, inumano. Con l'aiuto di Flinx, riuscì a girarsi, raccogliendo gli arti sotto di sé. Sollevò il cranio per guardare Flinx, e le mandibole tremarono, sicuro segno di dolore e disagio. Il viso privo di mobilità non aveva espressione: i thranx si affidavano ai movimenti di tutta la testa, delle antenne e delle dita degli arti superiori. Queste stavano agitandosi convulse.

— Cerca di rilassarti.

Il movimento incessante delle minuscole dita rigide diminuì. Quando parlò, questa volta le sue parole furono comprensibili.

— Voi non siete con loro? Con quegli umani impazziti che hanno attaccato l'installazione?

— No, siamo degli scampati.

Clarity si avvicinò. — Sono Clarity Held. Ero ingegnere genetico capo della Coldstripe. Tu chi sei?

— Sowelmanu. Sono con la squadra di ricerca di Willowane che studia le fonti geoalimentari. — La testa azzurra si girò per guardare la massa di tentacoli fumanti sotto la formazione calcarea. — Sembrerebbe trattarsi di un interesse a doppio senso. Un equo scambio di posizioni, anche se uno scambio di cui avrei fatto volentieri a meno. — Posò lo sguardo sui resti della sua gamba ancora avvolti dai tentacoli.

— Ho consumato la mia parte della flora locale. Immagino che sia giusto che anch'essi a loro volta si godano un pasto. — Il tremito nella voce smentiva il tentativo di umorismo. — Fa parecchio male.

— Che cosa sta dicendo? — chiese Clarity. — Il mio basso thranx è piuttosto scarso.

— Dice che sente dolore — le disse Flinx. — La cosa gli stava mangiando la gamba.

— Maledizione. Spero che non sia arrivata fino all'addome.

Flinx pose la domanda al loro nuovo amico e spiegò le difficoltà di Clarity con la lingua.

— No — fu la risposta in perfetto terranglo. — Credo che l'infestazione sia circoscritta alla gamba. — Guardò Flinx con curiosità. — Parli il miglior basso thranx di qualunque essere umano abbia mai incontrato. Sei un linguista?

— No. — Flinx distolse lo sguardo. — Ho avuto un eccellente istruttore thranx. Potremo chiacchierare delle mie capacità un'altra volta. Adesso dobbiamo fare qualcosa per la tua gamba.

— Ah, sì. La mia gamba. — Si osservò pensoso. — Temo che sia una causa persa. Sembra che resti poco dell'arto originario. Sono sicuro che se non foste arrivati, quella cosa alla fine mi avrebbe completamente divorato, lasciando per ultima la testa. Un modo sgradevole di morire.

— Potremmo cercare di aiutarti a camminare dritto — suggerì Flinx.

— Sai bene che non è necessario, ma riconosco la tua cortesia. Tu conosci davvero le maniere dell'Alveare. Sarei in grado di avanzare zoppicando sulle altre tre gambe, ma credo che preferirò sopportare l'ignominia di utilizzare i manopiedi per godere di una locomozione più facile anche se meno dignitosa. Il mio portamento sarà servile, ma riuscirò a farcela benissimo, grazie.

Flinx aveva sospettato che il thranx avrebbe fatto quella scelta, ma la cortesia dell'Alveare richiedeva che lui si offrisse di aiutare il thranx a camminare in posizione eretta. Oltre alle quattro zampe e alle due piccole mani, gli insettoidi avevano un quarto paio di arti collocati alla base del torace, tra le mani e le zampe anteriori. Queste potevano venir usate come un secondo paio di mani, o come un paio di gambe extra, per cui l'individuo avrebbe camminato con il corpo parallelo al terreno. I thranx preferivano non camminare in quel modo, poiché ricordava troppo da vicino la loro primitiva discendenza dagli insetti.

— Io cerco fonti di cibo nelle rocce — disse. — Tu non mi hai detto chi sei — proseguì, rivolgendosi a Clarity, e poi guardò Flinx, aspettando.

— Io studio le cose — rispose conciso. — Senti, se puoi muoverti, vorrei andarmene da qui. Non sono molti gli animali pericolosi che mi spaventano, ma temo le creature parassite.

— Lo comprendo. Posso camminare. Sei uno studente?

Fu Clarity a raccontare, spiegando anche come Flinx si trovasse in quella situazione a causa dell'aiuto che le aveva dato.

— Mi dispiace che tu sia stato coinvolto — gli disse Sowelmanu, — ma mi spiace esserci coinvolto io stesso. Il problema non è la gamba. Se tu lavorassi qui, ti renderesti conto che lasciare una ferita aperta, senza curarla per molto tempo, significa morte certa. Bisogna provvedere in qualche modo, prima che io tenti di muovermi.

— Di che cosa sta parlando? — chiese Flinx a Clarity.

— Delle spore, le caverne ne sono piene. Le correnti d'aria le mantengono in alto e le fanno muovere. La maggior parte dei funghi e delle muffe si riproducono attraverso le spore. Infetterebbero qualunque ferita aperta. Prima o poi, una rete di ife si svilupperebbe diffondendosi nell'organismo ospite. Questa è la ragione per cui non vedi mai cadaveri, nonostante l'enorme quantità di popolazione animale. Qui non ci sono avvoltoi, formiche o specie analoghe. Sono i funghi ad occuparsi dello smaltimento delle carogne.

— Dobbiamo trovare un modo di chiudere la ferita — mormorò il thranx.

— La tua “ferita” consiste in quello che resta della tua gamba — gli fece notare Flinx.

— Appunto per questo — replicò tranquillo Sowelmanu. — Ho osservato la tua arma. Da come hai distrutto quell'austorio che mi aveva infettato, presumo che funzioni.

Flinx fece un rapido controllo. — Resta ancora un po' di carica.

— Molto bene, allora. — Il thranx sospirò, emettendo un piccolo suono fischiante. — Non è che per caso sei un chirurgo? — Flinx scosse il capo. — Peccato. Ma almeno sai come si usa una pistola. — Con difficoltà rotolò su di un fianco. — Prendi la mira meglio che puoi e cerca di essere tanto gentile da liberarmi di questo inutile arto.

Flinx lo fissò sconvolto. — Non posso praticare l'amputazione. Se lo faccio, non avrai nessuna possibilità di riabilitazione. Potrebbe passare molto tempo prima di raggiungere un'infermeria.

— Me ne rendo conto. Ma avrebbe potuto andare peggio. Quella bestiaccia avrebbe potuto colpirmi gli occhi, e in quel caso ti troveresti nella difficile situazione di amputare la testa. Credo che le mie prospettive di sopravvivenza siano migliori così come stanno le cose. Se non lo fai, allora mi prenderò un'infezione da fungo aereo nel giro di un giorno e quella non è una cosa che si può recidere tanto facilmente. L'arma cauterizzerà la ferita e la chiuderà, in attesa che io possa ricevere le cure adatte. Questo — aggiunse sottovoce, — nell'eventualità che quegli umani impazziti non abbiano distrutto anche l'infermeria dell'installazione, insieme a tutto il resto.

— Non lo escluderei — disse Clarity.

— Parli come se conoscessi bene la loro causa. Sono molto interessato. Che cosa vogliono?

Mentre parlavano, Flinx stava calibrando l'arma. Si chiese se il thranx fosse davvero curioso o se stesse semplicemente parlando a vuoto per allontanare il pensiero da quello che Flinx stava per fargli.

— Vogliono chiudere Longtunnel — gli disse Clarity, — far cessare tutte le ricerche. Sono la peggior specie di puristi ecologici, si tratta di persone capaci di perdere il lume della ragione se pensano che si stia facendo della bioingegneria su di una lumaca per cambiarle il colore del guscio. Noi tutti siamo dei blasfemi nei confronti della Vera Religione: la religione dell'Immobilismo.

— Capisco. — Il thranx emise un fischio di comprensione, in cui si avvertiva anche una traccia di compassione di terzo grado. — Questo spiegherebbe perché si sono accaniti prima contro la Coldstripe. È naturale che vi considerino i più pericolosi “trasgressori”.

— Chissà perché non mi sento lusingata. Come andava il combattimento? Noi ce ne siamo andati in fretta.

— Anch'io, quindi non posso dirvi più di quanto probabilmente già sapete. Quando sono piombati nella nostra caverna, un paio del nostro gruppo di studio ha cominciato a rispondere al fuoco. Portano armi per difendersi dai grossi carnivori. Dopo di che è stato come se fosse crollata una galleria: solo polvere e caos. Stavo rientrando dopo aver concluso una spedizione, quando ho udito gli spari, ho visto che le cose si mettevano male e sono fuggito. — Un manopiede si piegò all'indietro per battere sul sacco legato al torace e sullo strano cilindro luminoso.

— Non ero uscito con la carica piena, perché non mi aspettavo di dover rimanere lontano troppo a lungo. Solo quando ho smesso di correre, ho notato quanto fosse debole la mia luce. Ho cercato di tornare sui miei passi prima che si esaurisse del tutto, ma mi ero allontanato da tutti i sentieri marcati.

«Come sai, vediamo benissimo anche con poca luce, ma è difficile orientarsi nell'oscurità totale. Ho cercato di ritrovare la strada a tentoni, ma al buio ogni formazione rocciosa sembra uguale alle altre. Ho perso l'orientamento e mi sono smarrito.

«Ho sentito qualcosa pungermi la gamba. Allora ho cercato di allontanarmi, ma non ci sono riuscito. Poi ho avvertito altre punture. Non riuscivo a vedere che cosa mi avesse attaccato e mentre cercavo di staccarmi, sono caduto e ho battuto la testa. — Sollevò lo sguardo su Flinx, che era quasi pronto. — Questo è il guaio di questo posto, vedi, non c'è nulla di morbido, qui, nemmeno nelle gallerie più antiche. Su Hivehom abbiamo costruito una civiltà dalla terra soffice, non abbiamo cercato di scavare la roccia. Ma vi annoio con la storia dei thranx che ogni essere umano impara a scuola.

— Porta qui la luce — disse Flinx a Clarity. Lei si avvicinò e si mise in posizione, come un antico samurai pronto a colpire. — Vorrei avere un anestetico.

— La gamba è già quasi insensibile per i danni alle terminazioni nervose.

Flinx osservò il calcio dell'arma. — Potrei colpirti sulla nuca con questo.

— Grazie — rispose secco Sowelmanu, — ma ho già il cranio ammaccato nel punto in cui ho battuto a terra. Credo che sia sufficiente. — Si irrigidì, stringendo le appendici delle mani, delle gambe e delle zampe posteriori, per prepararsi come meglio poteva. — Apprezzerei molto se tu non indugiassi più a lungo. Sarebbe spiacevole essersi dati tanta pena solo per scoprire che sono stato nel frattempo infettato dalle spore.

— Forza, Flinx, fallo. Ha ragione lui.

— La femmina dice il vero.

Pip si agitò allarmata quando Flinx premette il grilletto. Ci vollero solo due scariche, rapide e intense. Quello che restava della gamba cadde di lato, sempre avvolta nell'austorio grigio, lasciando un moncherino fumante lungo sei centimetri.

Era difficile dire come il thranx avesse sopportato l'amputazione. Non aveva palpebre da chiudere strettamente, né labbra da stringere per il dolore. Ma le dita intrecciate delle mani e dei piedi restarono strette a lungo.

Clarity si era subito inginocchiata per esaminare il moncherino, mentre lo scienziato che era in lei, cercava di allontanare qualunque agitazione. — Sembra un'amputazione pulita. Non vedo sporgere nessun austorio. — Sollevò lo sguardo sul geologo. — Dovresti poterti sottoporre alla rigenerazione.

Sowelmanu dovette parlare lentamente per farsi capire. — Vi sono grato. Mi spiace che siate intrappolati qua sotto con me, ma sono contento che siate arrivati. Non avrei avuto una morte misericordiosa. — Poi cercò di mettersi a sedere. Flinx gli fece passare un braccio sotto il torace, cercando di non ostruire le spicole respiratorie.

— Quel fungo è più pericoloso per voi che per me. Se non fossi svenuto cadendo, non sarei stato infettato, perché può penetrare un esoscheletro solo negli occhi o da una giuntura, mentre voi avete i corpi fuori dallo scheletro e siete vulnerabili dappertutto.

— Lo terrò a mente. — Flinx sostenne con un braccio il thranx indebolito. — Vuoi provare a metterti in piedi, ora?

— No, ma non voglio neppure restare sdraiato come una larva impotente.

Mise i manopiedi sotto il torace, lasciando le gambe sotto l'addome e spinse. Il passo era incerto, perché doveva compensare la mancanza della gamba. Anche solo un piccolo giro era un compito improbo.

— È disgustoso dover camminare così, con la testa tanto vicina al terreno. Questa è la posizione che i nostri antenati operai furono costretti a mantenere anche quando noi ci siamo evoluti nella posizione eretta.

— Non lamentarti — gli disse Flinx. — Se perdessi io una gamba, sarei completamente immobile. Tu nei hai persa una e ne hai ancora cinque per camminare.

— Però non si può fare a meno di considerare con rimpianto la perdita di un arto.

— Non muoverti.

Sowelmanu volse lo sguardo su Clarity, che era china su di lui.

— Immagino che nemmeno tu sia un medico laureato.

— No, ma sono un ingegnere genetico, e conosco qualche nozione basilare di medicina. — Stava usando una minuscola bomboletta a spruzzo sul moncherino.

— Quello serve a sterilizzare e a rimarginare la carne umana. Non funzionerà sul chitone.

— È vero, ma si avvolgerà intorno alla cauterizzazione ed è un'ottimo sterilizzante. Un'ulteriore precauzione contro l'intrusione delle spore.

— C'è la delicata questione del cibo. Io ho già mangiato tutto quello che avevo, perché non pensavo di stare via più di un giorno.

— Abbiamo del cibo concentrato — gli disse Flinx. Molti cibi dei thranx erano commestibili anche per gli umani e viceversa. Il gusto, però, era tutta un'altra faccenda. Ma nel suo stato, Sowelmanu non sarebbe stato troppo schizzinoso.

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