Casa. Gli occhi di Ethan erano umidi mentre guardava con ansia fuori dall’oblò della navetta. Riusciva già a distinguere il reticolo dei territori coltivati, e a intravedere le piccole città, le strade e i fiumi? Cumuli di nuvole bianche erano sparsi sopra le insenature e le isole al largo della costa della Provincia Meridionale, screziando la vivida luce del mattino con chiazze d’ombra che rendevano incerto ogni suo riconoscimento. Ma sì. laggiù c’era un’isola a forma di mezzaluna, e nel punto in cui la linea costiera s’incurvava si scorgeva la treccia d’argento di un fiume.
— Terrence, guarda. L’allevamento di pesci di mio padre è in quella piccola baia sulla destra — disse a Cee, seduto accanto a lui. — Proprio sotto quell’isola ricurva come una falce.
La testa bionda di Cee si piegò verso l’oblò. — Sì, la vedo. Ethan.
— Sevarin è più a settentrione, nell’entroterra. Lo spazioporto dove atterreremo e alla periferia della capitale, nel distretto immediatamente a nord di quello. Da qui non si può ancora vedere.
Cee si appoggiò allo schienale, con aria pensierosa. I primi veli d’aria nella stratosfera cominciavano a portare il rombo dei motori nella carlinga. Un inno gioioso, agli orecchi di Ethan.
— Ci sarà un comitato di ricevimento per te, come per gli eroi di guerra? — gli domandò Cee.
— Oh, ne dubito. La mia era una missione segreta, dopotutto. Non segreta nel senso che voi cetagandani potreste dare a questa parola, ma c’era la necessità di non innescare prematuramente il panico e soprattutto di non creare una crisi di sfiducia verso i Centri di Riproduzione. Immagino però che allo spazioporto ci sarà un membro del Consiglio della Popolazione. Vorrei farti conoscere il Dr. Desroches, e anche qualcuno della mia famiglia… Sulla stazione orbitale, mentre tu ti occupavi dei bagagli, ho telefonato a mio padre e lui ha detto che sarebbe venuto. L’ho informato che con me c’è un amico, e lui ha subito chiesto che sia nostro ospite. — aggiunse Ethan, nel tentativo di metterlo a suo agio. Cee sembrava piuttosto nervoso.
Neppure lui era del tutto tranquillo. Come avrebbe potuto spiegare a Janos la presenza di Cee? Durante i due mesi di viaggio da Stazione Kline ad Athos aveva pensato a un centinaio di modi di presentarlo, finché s’era stancato di preoccuparsi. Se Janos fosse stato geloso, o se avesse storto il naso, che si mettesse al lavoro e cominciasse a guadagnarsi il suo stato di coniuge alternativo designato. Questo poteva essere lo stimolo capace di spingerlo a diventare finalmente adulto. Considerato il comportamento di Janos, era difficile che lui vedesse in qualcun altro (e specialmente in un bel ragazzo come Cee) un candidato all’iscrizione nella Fratellanza della Castità. Ethan fece un sospiro.
Cee smise di osservarsi distrattamente le unghie e alzò lo sguardo verso Ethan. — Ma alla fine, quando sapranno tutto, tu sarai giudicato un bravo cittadino di Athos oppure un traditore?
Ethan si girò a controllare il retro del compartimento. Il suo prezioso carico, nove grossi scatoloni bianchi refrigerati, non era stato lasciato agli scossoni della stiva ma assicurato ai sedili con solide cinture di sicurezza. I soli altri passeggeri, l’esperto in statistica, il suo assistente, e tre membri dell’equipaggio della nave del censimento galattico diretti in superficie per una licenza, si erano sistemati sul fondo e parlavano fra loro, fuori portata di udito.
— Vorrei saperlo — disse Ethan. — Ogni giorno prego che vada tutto bene. Non mi mettevo a pregare in ginocchio neppure da bambino, al catechismo, ma ora lo faccio. Non so se servirà a qualcosa.
— Non vorrai cambiare idea e tirarti indietro all’ultimo momento, vero, Ethan? Bada che l’ultimo momento è vicino.
Si avvicinava con la stessa velocità del suolo sotto di loro. Ora stavano attraversando lo strato di nuvole più basso, veli di nebbia che roteavano fuori dall’oblò, scompigliati dal vento del loro passaggio. Ethan pensò all’altro carico, quello che viaggiava insieme al suo bagaglio personale, compresso e nascosto: le 450 colture ovariche da lui acquistate su Colonia Beta allo scopo di poter dimostrare sia ai Cetagandani (se costoro avessero tentato qualcosa nel prossimo futuro) sia al Consiglio della Popolazione, che le originali colture ovariche fornite da Casa Bharaputra non erano state mai più ritrovate.
Cee lo aveva aiutato a fare quello scambio di materiale biologico: ore e ore trascorse nella stiva dell’astronave del censimento a scambiare etichette, a falsificare documenti di carico. O forse era stato lui ad aiutare Cee. Ormai c’erano dentro tutti e due, comunque, insieme e fino al collo.
Ethan scosse il capo. — Era una decisione che qualcuno doveva prendere. Se non io, il Consiglio della Popolazione. Alla lunga ci sono due sole scelte che non comportino il rischio della guerra razziale o del genocidio: o tutto, o niente. Io sono convinto che lei abbia ragione su questo punto. E il comitato… be’, io temo che sarebbero costituzionalmente incapaci di arrivare a un accordo su una decisione così difficile. Tu hai intuito l’inevitabile, e io tremo al pensiero del nostro futuro. Ma anche se mi fa tremare e mi spaventa è un futuro che io devo cercare di raggiungere. Potrebbe perfino essere… interessante.
Se Ethan provava un senso di colpa era per la 451a coltura, la EQ-1, il cui contenitore era sulle sue ginocchia. Se lui non fosse riuscito a portare a termine ciò che aveva progettato, di tutti i bambini che sarebbero nati su Athos la prossima generazione soltanto i suoi figli non avrebbero avuto i geni nascosti, la bomba a orologeria recessiva della telepatia. Ma i suoi nipoti li avrebbero avuti, si ripromise per tranquillizzarsi la coscienza. Alla lunga tutto sarebbe rientrato nella media. Forse lui avrebbe vissuto abbastanza da vederlo succedere; forse avrebbe potuto alimentare e aiutare quel processo.
— Ma ti sei riservato una possibilità di cambiare idea — osservò Cee. Il suo cenno del capo verso il bagaglio di Ethan e la stiva della navetta indicò l’origine del suo disagio.
— Temo d’essere inguaribilmente portato all’economia — si scusò Ethan. — A volte mi viene da pensare che avrei dovuto essere un casalingo. Le colture ovariche betane erano troppo invitanti per rinunciare a procurarmele quand’ero già a metà strada. Ma se riavrò il mio vecchio lavoro, o meglio, se otterrò la direzione di un Centro di Riproduzione, potrà esserci una possibilità… cioè, mi piacerebbe mettere alla prova le mie capacità di ingegnere genetico trasferendo il complesso telepatico nelle culture betane, per poi distribuire queste ultime nei Centri di Riproduzione di Athos. Se riuscissi a farlo in segreto. Ad ogni modo intendo distribuire subito questa coltura, appena avrò la possibilità di farla riprodurre. — Sollevò la scatola contenente la EQ-1 e dopo aver controllato il termostato se la rimise con cura sulle ginocchia. — Ho promesso alla comandante Quinn un migliaio di figli. E come direttore di un Centro di Riproduzione mi spetterà un seggio nel Consiglio. Forse potrò perfino concorrere alla presidenza, un giorno o l’altro.
Nonostante il segreto che aveva circondato la missione di Ethan, nell’atrio dello spazioporto della capitale era in attesa una piccola folla di uomini. La maggior parte, risultò, erano biologi e meditec dei Centri di Riproduzione del Nono Distretto, impazienti di portarsi via le nuove colture. Ethan rischiò d’essere educatamente travolto nella loro fretta di affollarsi intorno ai contenitori refrigerati. Ma c’erano anche il Presidente del Consiglio della Popolazione, il Dr. Desroches, e soprattutto il padre di Ethan.
— Ha avuto delle difficoltà con quelle persone, uh… le femmine? — gli domandò il Presidente.
— Oh… — Ethan tenne stretta la scatola della EQ-1. — Niente che un uomo retto non sappia affrontare, signore.
Desroches sogghignò. — Cosa le avevo detto? — mormorò al Presidente.
Ethan e suo padre si abbracciarono, non una ma più volte, come per rassicurarsi a vicenda sul loro ottimo stato di salute. Suo padre era un uomo alto, con una faccia temprata dal sole e dal vento come quella di un vecchio marinaio. Ethan poté sentirgli addosso l’odore del salmastro, anche sull’abito buono che indossava solo alla festa, e in lui fiottarono catene di piacevoli ricordi.
— Sei un po’ pallido — lo rimproverò l’uomo tenendolo per le spalle, appena poté guardarlo meglio. — Per Dio il Padre, ragazzo, è come riaverti dalla tomba in più di un senso, credimi. — E lo abbracciò di nuovo.
— Be’, sono stato lontano da casa per un anno. — Ethan sorrise. — Stazione Kline non ha un sole e le lampade solari sono proibite; su Escobar sono rimasto appena una settimana; e su Colonia Beta c’è anche troppo sole ma la gente non va quasi mai in superficie, salvo nelle zone protette da schermi ambientali. Sto meglio di quello che il mio aspetto fa pensare, te lo assicuro. In effetti mi sento meglio di quando sono partito. Uh… — Si guardò attorno di nuovo, stavolta senza nascondere la sua perplessità. — Ma dov’è Janos? Possibile che non abbia trovato il tempo di venire? — Quando vide l’espressione accigliata di suo padre, un’improvvisa paura lo fece irrigidire.
L’uomo tossicchiò, non sapendo da dove cominciare. — Mi spiace doverti accogliere con questa notizia, figliolo, ma… tutti siamo stati d’accordo che era meglio dirtelo subito.
Dio il Padre pensò Ethan, Janos ha fatto riparare la mia auto antigravità e si è ammazzato…
— Janos non è in città.
— Non è in città. — Il cuore di Ethan riprese vita a quelle parole.
— Dopo la tua partenza è diventato sempre più scriteriato… Spiri dice che non c’era più nessuno a esercitare un salutare controllo su di lui, anche se io dico che un uomo deve saper controllare se stesso e Janos ha passato da un pezzo l’età in cui uno dovrebbe cominciare a comportarsi da uomo. Spiri e io abbiamo avuto delle discussioni a causa sua, purtroppo, anche se ora è tutto appianato…
L’atrio dell’astroporto sembrava ruotare intorno al centro di gravità di Ethan, proprio sotto il suo stomaco. — Ma cosa è successo?
— Be’… Janos è scappato da casa e se n’è andato nelle Terre Esterne col suo amico Nick, un paio di mesi dopo la tua partenza. Ha detto che non sarebbe più tornato… ha detto che laggiù uno è libero, non ci sono stupide usanze ammuffite, e nessuno che cerca di costringerlo a rispettarle per forza. — Il padre di Ethan ebbe una smorfia malinconica. — Non c’è neanche un futuro, ma di questo a lui non importa nulla, evidentemente. Io gli dò qualche anno, al massimo cinque o sei, e poi vedrai che ne avrà abbastanza di quella sua libertà. Non sarà il primo né l’ultimo ad accorgersene. Ma forse gli occorrerà più tempo che ad altri per capire la ragione. È sempre stato il più testardo di voi ragazzi.
— Ah — disse Ethan con voce molto sottile. Cercò di sentirsi adeguatamente addolorato. Ci provò con tutta la sua forza, piegando in giù gli angoli della bocca. — Be’… — Si schiarì la gola. — Forse non tutto il male vien per nuocere. Alcuni uomini non sono tagliati per la paternità. Meglio che lo capiscano per tempo, e non dopo esser diventati responsabili di un figlio.
Si rivolse a Terrence Cee, e il sorriso che aveva trattenuto sfuggì al suo controllo. — Ora, padre, come ti ho detto per telefono, voglio che tu conosca una persona… ho portato qui un immigrante. Soltanto uno, ma ti assicuro che è un uomo di tutto rispetto. Ha sopportato gravi traversie, prima di cercare qui un approdo sicuro. È stato un buon compagno di viaggio per me, negli ultimi otto mesi, e un vero amico.
Ethan presentò Terrence Cee, e lo snello cetagandano e l’anziano uomo di mare si strinsero la mano. — È un piacere conoscerti, Terrence — disse il padre di Ethan. — Un amico di mio figlio è come un figlio per me. Sono certo che avrai un buon futuro qui su Athos.
L’abituale riserbo di Cee lasciò filtrare un po’ di commozione, e qualcosa di simile al timore. — Sul serio lei pensa che… Grazie. È gentile da parte sua. Grazie, signore.
Due delle tre lune si alzarono insieme quella sera, sul Mare Orientale di Athos. Le lievi onde della risacca mormoravano oltre le dune. Dalla veranda al secondo piano della casa del padre di Ethan si godeva una piacevole vista della baia, nel chiarore lunare. La brezza raffreddò il calore che Ethan s’era sentito salire al volto accostandosi a Cee, così come il buio nascondeva il rossore.
— Vedi, Terrence — gli spiegò, timidamente, — il modo più rapido di guadagnarti il diritto alla paternità, e di avere i figli di Janine, è di dedicare tutto il tuo tempo ai lavori pubblici, finché non avrai abbastanza credito da doveri sociali per ottenere lo stato di coniuge alternativo. Sono molte le attività pubbliche non pagate, dalla riparazione delle strade ai lavori di terraformazione e agli impieghi governativi. In questi potresti mettere a frutto la tua esperienza di altri pianeti. Poi ci sono tutti i servizi di volontariato: l’assistenza agli anziani, gli orfanotrofi, i controlli ecologici, la protezione degli animali, l’intervento nei casi di disastri e calamità, anche se in questi casi intervengono soprattutto le forze armate… insomma, le scelte sono innumerevoli.
— Ma come posso mantenermi intanto che faccio queste cose? — obiettò Cee. — O il mantenimento è compreso?
— No, devi mantenerti da solo. Per acquistare un punteggio come coniuge alternativo designato, il lavoro dev’essere pubblico, cioè separato dalle attività dell’economia di mercato. È come una tassa pagabile in ore lavorative, se vuoi vederla così. Ma credo che, se mi permetti di farlo, potrei mantenerti io. Come vice direttore del Centro di Riproduzione guadagnerò abbastanza da offrirti una vita agiata, e Desroches e il Presidente hanno lasciato capire che potrò avere la direzione del nuovo Centro di Riproduzione delle Montagne Rosse quando avranno finito di costruirlo, l’anno venturo. Per quell’epoca, con un po’ di buona volontà, tu avrai avuto il tuo CAD. Grazie a ciò non solo potrai accudire ai miei figli, ma avrai preso la strada più veloce verso la paternità e in un paio d’anni potrai fare domanda per il tuo primo bambino. — Ethan s’interruppe e fece un sospiro. — Ammetto che non è una vita avventurosa, se la paragoni a quella che ti sei lasciato alle spalle. Occuparsi delle faccende di casa e cambiare i pannolini a un bambino… il bambino di qualcun altro, quanto a questo. Però sarà un buon allenamento per quando avrai la paternità. E ovviamente io sarò felice di fare da coniuge alternativo designato per i tuoi figli.
La voce di Cee uscì dal buio. — L’inferno è avventuroso paragonato al paradiso? Io ho toccato il fondo della disperazione, so cosa si prova laggiù, grazie tante, e non ho alcuna voglia di tornarci per amore dell’avventura. — C’era un amaro sarcasmo in quelle due parole. — Le faccende domestiche e i pannolini non mi spaventano.
Il giovanotto biondo fece una pausa, poi: — Aspetta un momento. Io ho avuto l’impressione che questa faccenda di essere CAD uno dell’altro, a parte la vita in comune, sia come essere una specie di coppia sposata… In questo rapporto è compreso il sesso?
— Be’… — disse Ethan. — No, non necessariamente. In molti casi i CAD sono fratelli, cugini, o addirittura padri o nonni… chiunque sia qualificato per essere un genitore. Benché le coppie di coniugi designati che hanno rapporti sessuali siano la maggioranza. Ma qui tu sei su Athos, dopotutto, e hai davanti a te l’intera vita. Io credo che col tempo ti adatterai alle nostre usanze. In questo caso, non per metterti fretta, ma quando ti sembrerà d’esserti abbastanza adattato vorrei che, uh… me lo facessi sapere. — Ethan preferì non dire altro.
— Per Dio il Padre. — La voce di Terrence era divertita, senza dubbio, ma Ethan aveva davvero creduto di sorprendere il telepate? — Sai una cosa? Penso che potrei adattarmi.
Davanti allo specchio della stanza da bagno Ethan si fermò, prima di spegnere la luce, e studiò la sua faccia. Pensò a Elli Quinn, e alla EQ-1. In una donna, sugli altri mondi, uno non vedeva cifre e grafici bensì i geni dei suoi figli personificati e fatti carne. Così in ogni coltura ovarica di Athos c’era l’impronta di una donna, forse non riconoscibile, certo non riconosciuta, ma innegabilmente radicata lì.
E che aspetto aveva avuto la Dr. Cinthya Jane Baruch, ormai morta da 200 anni, e fino a che punto aveva plasmato Athos, all’insaputa dei Padri Fondatori da cui era stata pagata per creare le loro colture ovariche? Era noto che aveva messo molto di se stessa in quel lavoro. Molte facce di Athos erano modellate sul bagaglio genetico di quella donna. Ethan guardò nella profondità dei suoi occhi, nello specchio. – Salve, madre – sussurrò, e uscì per andare a letto. L’indomani sarebbe cominciato un nuovo lavoro, e un nuovo mondo.