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Il gruppo, esclusi i due geologi, si riunì nella sala conferenze della miniera di Creighton: Mary Vaughan. la genetista di Toronto; Reuben Montego, il medico della Inco; Louise Benoit, la ricercatrice che lavorava nell'Osservatorio di neutrini di Sudbury e che era presente quando l'impianto era saltato; Bonnie Jean Mah, direttrice dell'osservatorio; e, il più importante di tutti, Ponter Boddit, fisico proveniente da un mondo parallelo, l'unico esemplare di Neandertal apparso su questa Terra da almeno ventisettemila anni.

Mary si era seduta accanto a Bonnie Jean Mah, l'unica donna che aveva una sedia libera accanto. Al centro della stanza, Reuben Montego sproloquiava. «Domanda» stava dicendo con quell'accento giamaicano che Mary trovava così delizioso. «Perché in questo luogo sorge una miniera?»

Mary non lo sapeva, e nessuno di coloro che conoscevano la risposta sembrava propenso a giocare ai quiz, ma alla fine Bonnie Jean Mah rispose: «Perché un miliardo e ottocento milioni di anni or sono un asteroide ha impattato sulla terra proprio in questo posto, dando luogo a un immenso giacimento di nichel.»

«Esattamente» disse Reuben. «Un evento accaduto molto prima della comparsa sulla Terra di forme di vita pluricellulari, un evento che condividiamo con il mondo di Ponter, quale parte del nostro comune passato.» Passò in rassegna i volti dei presenti, uno per uno, per finire con quello di Mary. «Non c'è molta scelta quando si deve scegliere il luogo dove costruire una miniera» continuò. «Devono esserci i minerali. Ma l'osservatorio di neutrini? Perché è stato costruito proprio qui?»

«Perché» rispose di nuovo Mah «i due chilometri di roccia della miniera sono un ottimo scudo contro i raggi cosmici, quindi il luogo ideale per costruire un rilevatore di neutrini.»

«Giusto, ma non si tratta solo di questo, vero, madam?» disse Reuben che, intuiva Mary, con l'aiuto di Louise era diventato un esperto. «Ci sono altre miniere altrettanto profonde in altri luoghi, ma la nostra si contraddistingue anche per un basso livello di radiazioni, dico bene? E in effetti questo sito è unico perché qui le strumentazioni non sono soggette alle interferenze dovute alle radiazioni naturali.»

A Mary la cosa parve ragionevole, infatti notò che la professoressa Mah annuiva. Ma poi la direttrice aveva subito chiesto: «E allora?»

«Allora,» replicò Reuben «nel mondo di Ponter è stata costruita una miniera nel punto esatto in cui l'abbiamo costruita noi, per raggiungere lo stesso giacimento di nichel. E infine lui stesso si è reso conto dell'importanza del sito e ha convinto le sue autorità a costruirvi sotto un laboratorio.»

«Insomma vuole farci credere che nell'altro universo, nello stesso posto, c'è un rilevatore di neutrini?» chiese Mah.

«No» disse Reuben scuotendo la testa. «No, non c'è. Bisogna ricordare che la scelta di costruire l'osservatorio proprio qui è dovuta anche a un accidente storico: i reattori nucleari canadesi, a differenza di quelli degli Stati Uniti, della Gran Bretagna, del Giappone e della Russia, impiegano dei moderatori ad acqua pesante. Tutte queste circostanze non si sono verificate nel mondo di Ponter, dove infatti sembra che il nucleare non esista. Ma questo luogo sotterraneo è adatto anche per l'allocazione di un'altra strumentazione estremamente sensibile.» Fece una pausa, guardò nuovamente i presenti uno ad uno, quindi riprese: «Ponter, dov'è che lavori?»

«Drusble korbul to kalbtadu» rispose il Neandertal.

E l'impianto, con la voce maschile, tradusse: «In un laboratorio di calcolo quantistico.»

«Calcolo quantistico?» ripeté Mary sentendosi a disagio, non essendo abituata a essere la meno competente nelle discussioni scientifiche.

«Esattamente» disse Reuben con un gran sorriso. «Dottoressa Benoit?»

Louise annuì e si alzò in piedi. «Il calcolo quantistico è qualcosa con cui anche noi stiamo iniziando a giocare» esordì spostando una ciocca di capelli dal viso. «Un computer normale può determinare i fattori di un dato numero cercando un fattore possibile per vedere se funziona, quindi passando a quello successivo, e così via: si tratta della semplice forza bruta del calcolo. Ma se si impiega un computer tradizionale per fattorizzare un numero molto alto — per esempio un numero con 512 cifre, come quelli usati per criptare le transazioni fatte con la carta di credito in Internet — l'elaboratore impiegherebbe un numero incalcolabile di secoli per testare singolarmente tutti i possibili fattori.»

Anche Louise guardò a turno i volti dei presenti, per sincerarsi che tutti la stessero seguendo, quindi proseguì: «Un computer quantistico, invece, si serve di sovrapposizioni di stati quantici per verificare simultaneamente un alto numero di possibili fattori. Cioè, in sostanza, si costruiscono dei duplicati di nuovi universi fittizi per effettuare il calcolo quantistico e, una volta completata la fattorizzazione — il che virtualmente avviene in tempo reale — tutti quegli universi collassano e ritornano all'unità, poiché, eccetto il numero di prova che hanno testato per verificare che fosse il fattore ricercato, sono completamente identici. In questo modo, nel breve spazio di tempo che ci vuole per identificare un solo fattore, si provano simultaneamente tutti i fattori e si risolve un problema fino ad ora irrisolvibile.» A questo punto fece una pausa, prima di tirare le conclusioni del suo discorso: «O per lo meno, fino ad oggi, questo è quanto teorizzato sul calcolo quantistico: la momentanea sovrapposizione di stati quantici in effetti crea universi differenti.»

Mary annuì, cercando di non perdere il filo.

«Ma supponiamo che le cose non vadano così» continuò Louise. «Supponiamo che, invece che creare universi temporanei che restano in vita la frazione di un secondo, un computer quantistico acceda ad universi paralleli già esistenti: altre versioni di realtà in cui è presente anche un computer quantistico.»

«Non esistono basi teoriche per affermare una cosa del genere» la interruppe Bonnie Jean piuttosto seccata. «E d'altra parte, qui, nel solo universo che siamo certi che esista, non ci sono computer quantistici.»

«Proprio così!» esclamò Louise. «Questa è quindi la mia teoria: il dottor Boddit e i suoi colleghi stavano cercando di fattorizzare un numero talmente alto che per verificare ogni possibile fattore c'era bisogno di più versioni del computer quantistico di quelle presenti negli universi separati già esistenti. Capite? È entrato in contatto con migliaia — milioni! — di universi, e in ognuno di quegli universi paralleli il computer quantistico ha trovato un duplicato di se stesso, e quel duplicato ha testato un fattore potenziale diverso. Mi seguite? Ma cosa accadrebbe se si stesse fattorizzando un numero enorme, gigantesco, un numero con più fattori possibili di quelli degli universi paralleli in cui già esiste un laboratorio per il calcolo quantistico? Cosa accadrebbe? Be', penso che si verificherebbe esattamente quello a cui abbiamo assistito: il dottor Boddit e i suoi colleghi stavano fattorizzando un numero gigantesco, il computer quantistico ha trovato i suoi gemelli in tutti — ma letteralmente tutti — gli universi paralleli in cui già esisteva questo calcolo, ma aveva ancora bisogno di altre copie di se stesso, così ha continuato a cercare altri universi paralleli, anche quelli dove non esisteva un laboratorio di calcolo quantistico: il nostro universo. E, quando lo ha trovato, è stato come abbattere un muro, il che ha causato il fallimento dell'esperimento. Ma l'urto ha determinato l'irruzione di Ponter e di una parte del suo mondo nel nostro.»

Mary notò che la dottoressa Mah stava annuendo: «L'aria che è entrata insieme a Ponter.»

«Esatto» disse Louise. «Come avevamo supposto, si trattava per lo più di aria trasferita in questo universo, in quantità sufficiente da far scoppiare la sfera di acrilico. Ma, oltre all'aria, è stata proiettata qui anche una persona, che in quel momento si trovava nel laboratorio.»

«Se così fosse, allora non sapeva quello a cui andava incontro?» chiese Mah.

«No,» interloquì Reuben Montego «non lo sapeva. Se noi tutti siamo rimasti scioccati, immaginate quanto doveva esserlo lui. Il poveretto si è ritrovato in un attimo sommerso dall'acqua, nel buio più assoluto. Se non ci fosse stato quel trasferimento massiccio di aria sarebbe certamente annegato.»

Il tuo mondo ribaltato in un attimo, pensò Mary guardando il Neandertal. Era molto bravo a celare la paura e il disorientamento che doveva provare, ma lo shock doveva essere stato grande.

Mary gli sorrise, comprensiva.

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