CAPITOLO 13



Quando mi avvicinai, non riuscii a vedere nessuno attraverso gli oblò del sommergibile, sebbene gli girassi intorno. A quanto pareva, Marie dormiva. Non ero sicuro che fosse una buona idea svegliarla, ma finii per decidermi. Bussai sulla chiglia.

«Se sei Bert, sparisci. Sto pensando!» Le parole erano chiare e comprensibili, ma la voce non sembrava quella di Marie. Non saprei descrivere quel suono. Ci sono toni prodotti dalle corde vocali umane che di solito non superano il meccanismo equilibratore dell’orecchio medio dell’ascoltatore… è una delle ragioni per cui la propria voce sembra così strana, quando la si sente registrata. È anche peggio quando ci si trova immersi in un fluido che trasporta i suoni più o meno alla stessa velocità dell’acqua, e quando quel fluido è presente da entrambe le parti del timpano. Come ho detto, non saprei come descrivere il risultato esatto.

Bussai di nuovo. La seconda risposta fu altrettanto chiara, ma ho promesso a Marie di non riferirla. Mi irritai, e quando bussai per la terza volta lo feci con violenza, per quanto lo permetteva l’ambiente liquido. Fu uno sbaglio.

Un uomo può sopportare facilmente l’esplosione di un candelotto di dinamite ad una trentina di metri di distanza. Il rumore è fastidioso, ma non pericoloso in se stesso. Se invece nuota alla stessa distanza quando il candelotto esplode sott’acqua, è sicuro di lasciarci la pelle.

Il mio pugno non aveva l’energia di una carica di dinamite, ma forse in tal caso avrei sofferto meno. Se non altro, sarei morto e basta. I miei timpani non si spezzarono, quando l’onda d’urto li investì, ma la sensazione non fu molto diversa. Impiegai tanto a riprendermi che Marie ebbe il tempo di avvicinarsi all’oblò, riconoscermi, superare il trauma che la mia vista poteva averle causato, e congelarsi di nuovo.

Adesso lei sostiene di essere stata lieta di vedermi, per il primo mezzo secondo. Dice di avere addirittura gridato il mio nome, sebbene sapesse cosa ne penso io. Comunque, quando mi ripresi, lei non stava sicuramente esternando sentimenti di gioia. Mi guardava molto male. Vedevo che muoveva le labbra, ma non potevo ancora udire le sue parole: avevo troppo baccano dentro le orecchie. Me le coprii con le mani, per un momento, e cercai di farle segno di aspettare, ma le sue labbra continuarono a muoversi.

Rinunciai ai segnali e mi misi all’opera con lo stilo. Quando avevo quasi riempito il foglio, cominciai a distinguere le sue parole. E capii perché Bert aveva preferito non restare con me. Per quanto fosse furibonda, comunque, si interruppe e lesse ciò che avevo scritto, quando glielo mostrai attraverso l’oblò. Avevo studiato con cura ogni parola, in base a ciò che Bert mi aveva detto dello stato d’animo di lei.

Avevo scritto: «Non dire niente che possa mettermi nei guai con questa gente. Perché sei rimasta quaggiù?» In tal modo mi proponevo di distoglierla dal domandarmi perché ero lì anch’io, e perché godevo dei diritti e dei privilegi locali. Poteva anche suggerirle l’idea che fossi lì per spiare. In parte, il trucco riuscì: se non altro, le parolacce cessarono, e Marie impiegò un po’ di tempo per riflettere, prima di parlare di nuovo.

Poi rispose: «Sono qui per cercare Joey. È scomparso qui… lo sai benissimo. Resterò qui fino a quando saprò che ne è stato di lui.»

«Non sarebbe meglio risalire e informare il Consiglio dell’esistenza di questo posto?» chiesi io. «Allora potrebbe scendere quaggiù un corpo di spedizione, per concludere qualcosa di costruttivo?»

«Ci avevo pensato,» ammise Marie. «Ma quando Bert mi ha detto che potevo tornare indietro a riferire tutto quel che sapevo, ho capito che c’era sotto qualche trucco. Inoltre, ero troppo preoccupata per Joey, e loro non volevano dirmi niente di lui.»

«Bert non ti ha detto che potevi restare, se volevi?»

«Sì. È questo che mi ha insospettita. Come può una persona per bene accettare di restar qui? Era solo un trucco, per fare in modo che non potessi ritornare. È ovvio che quando sei stato modificato per respirare l’acqua, non puoi più ridiventare normale.»

Poco mancò che le rispondessi che quel liquido non era acqua, e poi per poco non le domandai che cosa c’era di ovvio nelle sue conclusioni. Mi ricordai che il primo particolare non c’entrava, e che lei non lo avrebbe creduto, e che il secondo, probabilmente, avrebbe sollevato la questione della mia metamorfosi. Inoltre, una discussione mi avrebbe costretto a far uso d’informazioni che avrei dovuto ammettere di aver avuto da Bert, e quindi probabilmente Marie non mi avrebbe creduto.

Pensandoci bene, notai con un improvviso trasalimento, avevo solo la parola di Bert, come base per la convinzione che la metamorfosi fosse reversibile almeno fino al punto di permettermi di ritornare alla superficie. Be’, se lui si era ingannato o mi aveva mentito, ormai era tardi. Avevo ripreso a scrivere, quando mi passarono per la mente questi pensieri.

«Ma cosa speri di concludere, restandotene qui chiusa nel sommergibile? Che cosa hai fatto durante le ultime sei settimane da quando ti abbiamo vista per l’ultima volta?» Marie eluse la domanda.

«Non so cosa posso fare, qui, ma se me ne vado non potrò più raccogliere altre informazioni. Spero ancora di poter sapere qualcosa da Bert. Sono certa che lui sa dov’è Joey, anche se lo nega.»

«E come puoi sapere qualcosa da lui, se non vuoi parlargli? Mi hai detto di andarmene, quando hai creduto che fossi Bert.»

Lei sorrise maliziosamente, e per un momento mi sembrò la Marie che avevo conosciuta a Papeete.

«Penso sia una tecnica migliore fare in modo che sia lui a desiderare di parlare con me,» rispose. Non capivo la logica di quel ragionamento: ma in Marie c’erano molte cose che non avevo mai capito, e lei lo sapeva.

«Be’, adesso io sono qui,» scrissi, «e anche se non so se dovrò restarci per sempre o no, almeno posso andare in giro e fare qualcosa. Se tu approvi, penso di impiegare il tempo a procurare informazioni che tu potrai portare in superficie, quando te ne andrai… immagino che non abbia intenzione di trascorrere qui il resto della tua vita.»

«Non ne ho l’intenzione, ma prevedo che andrà proprio così,» rispose lei. Prima che potessi scrivere un commento in proposito, aggiunse: «Certo, dovrò arrendermi e tornare indietro, prima o poi, ma so che quando lo farò mi liquideranno. Credo che abbiano fatto lo stesso con Joey. Se lo trovassi vivo, naturalmente, le mie decisioni dipenderebbero da lui.» Poi tacque, e dopo un momento d’attesa per essere sicuro che avesse finito, ripresi a scrivere.

«Ma vorresti che te lo trovassi io.»

Mi guardò con un’espressione che sperai fosse tenera e comprensiva, anche se non potevo averne la certezza, attraverso l’oblò. Conosceva i miei sentimenti per lei: non ne avevo mai fatto mistero e, anche se avessi cercato di nasconderli, una donna avrebbe dovuto essere ben più stupida di Marie per non capirlo. Quasi tutte le ragazze della nostra sezione sono più stupide di lei, e per loro, comunque, è uno scherzo capirlo.

Marie non rispose per diversi secondi: pensai che aspettasse di vedermi continuare, perciò ripresi a scrivere.

«Naturalmente, anche lui è incluso nel mio compito. Sono venuto quaggiù per scoprire il più possibile sul conto di voi tre. So di te e di Bert, adesso, ma la missione non è finita. Vi sono altre cose da imparare. Debbo raccogliere le informazioni sulla tecnologia che rende possibile l’esistenza di questo posto, e soprattutto l’assenza del razionamento dell’energia, e c’è un problema sollevato dalla mia conversazione con te. Se sei tanto sicura che abbiano liquidato Joey, e che intendano fare altrettanto con te quando te ne andrai, perché pensi di essere ancora viva? Avrebbero potuto aprire una falla nel tuo sommergibile senza la minima difficoltà… o risparmiarsi la considerevole fatica di fornirti viveri ed aria.»

«Ho pensato anche a questo,» rispose Marie, questa volta senza esitazioni. «Quando ho deciso di starmene qui, l’ho fatto per metterli alla prova…» Vide che avevo ripreso a scrivere, e s’interruppe mentre io finivo.

«Non era una prova rischiosa?» chiesi io. «E se loro non l’avessero superata? Avresti potuto sopravvivere per riferire i risultati?»

«Be’, no. Allora non m’importava che cosa sarebbe stato di me, ma speravo di potermene andare di qui, di tentare di arrivare alla superficie con qualcosa d’interessante da riferire.»

«Marie, ho sempre ammirato la tua intelligenza non meno delle altre qualità, ma in questi ultimi minuti non hai fatto altro che sragionare. Dovresti saperlo. Hai intenzione di fornirmi dati utili, oppure dovrò lavorare da solo? Ti ripeto: perché pensi che non ti abbiano uccisa, o lasciata morire di fame?»

Era un rischio, me ne rendevo conto; ma il sistema funzionò. Lei aggrottò la fronte, poi scacciò il dubbio con visibile sforzo, per un momento rifletté, sporgendo le labbra, e poi prese a parlare con più calma.

«Sta bene. Non mi fidavo di costoro, e non sono sicura di potermi fidare neppure di te.» Le fui grato di quel «neppure». «Comunque, correrò il rischio. Ho pensato molto, qui dentro: non avevo altro da fare. Ho trovato una spiegazione, e non sono riuscita a pensarne altre, o a trovarle punti deboli. E chiarisce perché non mi hanno uccisa e perché hanno permesso a te e a Bert di unirvi a loro. Mi induce a ritenere che Joey possa essere vivo, anche se in questo caso non capisco perché non sia venuto da me, come avete fatto tu e Bert.» S’interruppe un momento, per riflettere, poi continuò. «In linea di principio è molto semplice, ma qualche fatto particolareggiato non guasterebbe. È per questo che te lo dico.» Fece un’altra pausa, e mi guardò bene prima di proseguire.

«Debbono avere bisogno di noi. Manca loro qualcosa che tu, io, Bert e Joey, e forse chiunque altro arrivi dalla superficie può fornire. È l’unica spiegazione ragionevole.»

Ci pensai. Era una possibilità che non mi era venuta in mente, anche se non ero disposto ad accettarla come unica spiegazione sensata.

«Non pensi che possano essere soddisfatti del loro modo di vivere, della libertà dal razionamento energetico, come la chiameranno probabilmente loro, al punto di desiderare di fare reclute? Sono cose che capitano.»

«Lo so,» rispose Marie. «Ma non credo che sia un caso del genere. Succedeva ai tempi delle nazioni e dei partiti politici, prima che ci si rendesse conto della necessità di istituire il Consiglio.»

«Se tu credi che ci siamo lasciati alle spalle la politica,» ribattei, con tutta la rapidità con cui potevo muovere lo stilo, «Allora tenevi gli occhi meno aperti di quanto pensassi io. E che male c’è a considerare questa gente come una nazione? È appunto l’idea che me ne sono fatto io.»

«Nazioni? Hai un corto circuito nel cervello. Sono soltanto un branco di dissipatori d’energia. Non sono abbastanza numerosi per formare una nazione.»

«Sai quanti sono?»

«No di certo. Non ho avuto la possibilità di contarli. Qualche centinaio, direi.»

«Credi che qualche centinaio di persone potrebbe creare un posto come questo? O anche una piccola parte? Debbono esserci chilometri e chilometri di gallerie, quaggiù. Io ho nuotato per circa un’ora, per arrivare fin qui dal luogo in cui mi hanno operato, ed è un labirinto. Un labirinto, capisci? Non ho ancora visto la loro centrale elettrica, ma deve essere enorme per fornire la luce a un simile volume di spazio, e fuori c’è quella grande area coperta dal telone… devi averla vista anche tu. Come potrebbero fare un lavoro simile poche centinaia di persone? Alla superficie, certo, avendo a disposizione tempo illimitato e i normali macchinari da costruzione: ma quali macchinari normali avrebbero potuto usare qui?»

Marie avrebbe voluto interrompermi, ma mi lasciò finire. Non è il caso di riferire testualmente quello che disse poi: in pratica, venni a sapere che non aveva visto l’area illuminata all’esterno. Aveva scorto un sommergibile da lavoro, mentre si aggirava alla ricerca di Joey; l’aveva seguito, ed era finita davanti a un’entrata apparentemente molto lontana dal «telone». A quanto sembrava, di entrate ce n’erano parecchie. Non era in grado di esprimere un’opinione sull’area illuminata, e avevo l’impressione che non credesse totalmente alla mia descrizione.

Non era stata neppure catturata. Aveva seguito il sommergibile fino all’ingresso, si era accorta di non avere zavorra sufficiente per superare il punto di contatto tra i due liquidi ed era rimasta lì, bloccando il traffico, fino a quando avevano appesantito il suo mezzo e l’avevano rimorchiato all’interno. Le donne sono creature interessanti, e hanno poteri interessanti. Non ero sicuro di crederle, ma preferii non dirglielo.

«Sta bene,» riassunsi finalmente, per iscritto. «A quanto pare, il mio compito consiste nel trovare Joey o almeno sue notizie attendibili; scoprire una ragione specifica, convincente per spiegare come mai questi ci tengono tanto a che ci uniamo a loro; procurarmi informazioni sulla grandezza e la popolazione di questo posto; e ottenere informazioni tecniche sulla loro centrale elettrica.»

«Giusto.» Marie annuì. «Non pretendo che tu faccia tutto questo senza ricorrere a Bert, perché non ho la possibilità di importelo. Ti dico solo che di lui non mi fido.»

«Non vedo perché, comunque. È modificato per vivere in queste condizioni ad altra pressione, ma sono modificato anch’io, eppure hai deciso di fidarti di me, direi.»

«Non ricordarmelo. È un punto a tuo sfavore. Comunque, spero che nel tuo caso sia solo una copertura. Dopotutto, mi sembri convinto che si tratti di un cambiamento reversibile, anche se io non lo sono: l’ho capito dalla tua espressione, quando ho detto che non era reversibile. Spero, per il tuo bene, che abbia ragione tu.»

«E perché Bert non dovrebbe averlo creduto, perché non dovrebbe avere gli stessi motivi?»

«Se è così, perché è qui da un anno? Se può ritornare lassù, e non lo ha fatto, allora sta combinando qualcosa. Se non può ritornare, sta egualmente combinando qualcosa, perché deve essere stato lui a dirti che era possibile. Pensaci bene.»

Ci pensai, e non riuscii a trovare una risposta. Potei dire soltanto: «D’accordo, sarò prudente.» Mi stavo già allontanando a nuoto quando Marie mi chiamò per nome. Irritato, mi voltai, e scorsi il suo viso premuto contro l’oblò. Mentre la guardavo, lei parlò ancora, molto più sommessamente: immerso com’ero nel liquido, la sentii appena.

«Sei un caro ragazzo. Se non fosse per Joey…»

S’interruppe, e il suo viso sparì.

Me ne andai, ascoltando il battito del mio cuore e cercando di organizzare i miei pensieri.



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