14

Yahya Lumumba

Lettere, 2° A, Dottor Katz

10 novembre 1976


Il tema di “Elettra” in
Eschilo, Sofocle e Euripide

L’uso del motivo di Elettra da parte di Eschilo, Sofocle e Euripide è uno studio sul variare di metodi drammatici e modi di attacco. La trama è fondamentalmente la stessa nelle Coefore di Eschilo e nell’Elettra di Sofocle e di Euripide: Oreste, esiliato figlio dell’assassinato Agamennone, ritorna alla natia Micene, dove trova sua sorella Elettra. Lei lo persuade a vendicare l’assassinio di Agamennone ammazzando Clitennestra e Egisto, che hanno trucidato Agamennone al suo ritorno da Troia. Il modo in cui la trama viene trattata da ognuno dei drammaturghi varia moltissimo.

Eschilo, a differenza dei suoi più tardi rivali prende anzitutto in considerazione gli aspetti etici e religiosi del delitto di Oreste. Caratterizzazione e motivazioni, nelle Coefore sono orientate soltanto a provocare scherno, come, di fatto, possiamo constatare quando Euripide, più attaccato alle cose di questa terra, mette in ridicolo Eschilo nella sua Elettra, nella scena del riconoscimento. Nell’opera di Eschilo, Oreste ci appare accompagnato dal suo amico Pilade e fa un’offesa sacrificale sulla tomba di Agamennone: un ciuffo dei suoi capelli. I due si allontanano, e alla tomba arriva il lamento di Elettra. Notando la ciocca di capelli, ella si rende conto che sono «simili proprio a quelli dei figli di mio padre», e conclude che Oreste l’ha inviata alla tomba in segno di lutto. Allora riappare Oreste, e si fa riconoscere da Elettra. È questo improbabile sistema di identificazione che fu poi parodiato da Euripide.

Oreste rivela che l’oracolo di Apollo gli ha ordinato di vendicare la morte di Agamennone. In un lungo brano di poesia, Elettra rinforza il coraggio di Oreste, e lui esce di scena, per uccidere Clitennestra e Egisto. Riesce a entrare nel palazzo con l’inganno, presentandosi a sua madre Clitennestra con il pretesto di essere un messaggero della remotissima Focide, portatore della notizia della morte di Oreste. Una volta entrato, trucida Egisto, e poi, davanti a sua madre, l’accusa dell’assassinio di Agamennone e la uccide.

L’opera termina con Oreste, reso pazzo dal suo stesso delitto, che vede arrivare le Furie a perseguitarlo. Quindi cerca rifugio nel tempio di Apollo. L’opera seguente, mistica e allegorica, Le Eumenidi, ci mostra Oreste assolto dall’infamia.

Eschilo, in breve, non era eccessivamente interessato alla credibilità di quanto raccontava nella sua opera. Nella trilogia dell’Orestéia il suo scopo era teologico: analizzare le azioni degli dei quando scagliano la maledizione su una casa, una maledizione che germoglia da un assassinio e si conclude con un altro assassinio. La nota chiave della sua filosofia è, forse, il verso: «È solo Zeus che indica la perfetta via della conoscenza: Egli ha regolato tutto, gli umani devono apprendere la saggezza alla scuola del dolore». Eschilo rinuncia alla tecnica drammatica, o, almeno, la tiene in second’ordine, per incentrare tutta l’attenzione sugli aspetti religiosi e psicologici del matricidio.

Virtualmente, l’Elettra di Euripide è al polo opposto rispetto alla concezione di Eschilo; benché egli si serva della stessa trama, la elabora e la modifica per arrivare a un tessuto enormemente più ricco. Elettra e Oreste spiccano in grande rilievo nell’opera di Euripide: Elettra una donna quasi pazza, bandita dalla corte, sposata a un contadino, che chiede insistentemente vendetta; Oreste un pusillanime, che a Micene si insinua da dietro le spalle, che vigliaccamente pugnala Egisto a tradimento, che attira Clitennestra al suo destino con un’astuzia. Euripide è interessato alla credibilità del dramma, mentre Eschilo non lo era affatto. Dopo la celebre parodia della scena del riconoscimento in Eschilo, Oreste si fa riconoscere da Elettra non da un ricciolo dei suoi capelli o dalle dimensioni dei suoi piedi, ma invece da…


Dio mio! Che merda! Merda merda merda. È noioso da morire. Non è un buon lavoro, proprio per niente. Potrebbe Yahya Lumumba aver scritto qualcuna di queste cagate? Falso dalla prima parola. Perché dovrebbe, Yahya Lumumba, smerdarsi con la tragedia greca? Perché dovrei farlo io? Ma chi è Ecuba per lui o lui per Ecuba, perché debba piangere per lei? Lo strapperò e ricomincerò di nuovo. Lo scriverò in slang, uomo. Gli imprimerò un serrato ritmo negro. Dio mi aiuti a pensare negro. Ma è impossibile. È impossibile. È impossibile. Cristo, avrei voglia di rinunciarci. Credo che mi stia venendo un febbrone da cavallo. Un momento. Un po’ di paglia mi servirebbe non poco. Sì. Andiamo su di giri e ritentiamo. Un po’ di boccacce. Mettici un po’ d’anima, vecchio mio. Cretino d’uri bianco ebreo bastardo, mettici dentro un po’ d’anima, mi senti? Okay, andiamo. C’era quella bestia di Agamennone, era un fregnone molto importante, pensa, era l’Uomo, eppure restò fregato lo stesso. La sua vecchia, Clitennestra, se la faceva con quel fottuto coglione di Egisto e un giorno lei dice, Baby, accoppiamo il vecchio Aggie, tu e io, e allora farai tu il re — vuoi fare il re? — lo farai, e poi ce la spassiamo. Aggie è lontano per assistere ai giochi, però torna a casa per un po’ di riposo e prima che capisca cosa sta succedendo loro lo bucano ben bene, okay, l’accoppano come si deve, e questo è tutto per lui. Adesso c’è quella figa rotta di Elettra, attento, lei è la figlia di Aggie, e diventa nera quando quelli lo liquidano, così lei dice a suo fratello, si chiama Oreste, lei gli dice: ascolta, Oreste, ho bisogno che tu fai fuori quei due fottuti, mi serve che tu li sistemi a dovere. Ora, questa bestia di Oreste, lui, è stato fuori città per un po’, non sa tutta la faccenda, però…

Sì, così va bene, uomo! Ci stai arrivando! Adesso va avanti a spiegare l’uso di Euripide del deus ex machina e le proprietà catartiche della tecnica realistica drammatica di Sofocle. Sicuro. Che stronzo che sei, Selig. Che stronzo.

Загрузка...