Lawrence Watt-Evans AFFARI DI FEDE

Titolo originale: Keep the Faith


Jomo Li-Sanch fissò corrucciato il superiore, poi ci ripensò subito e cercò di assumere un’aria di calma razionalità.

— Ma, Eminenza — disse — se permettiamo a questo… a questa persona, a questo miscredente, di partecipare alla nostra missione, non c’è il rischio di confondere i Naxiani e di attenuare la forza del nostro messaggio?

Sua Eminenza sospirò. — Jomo — disse la donna — non sei proprio stato attento?

Colto alla sprovvista, Jomo protestò: — Certo che sono…

— Il Coordinatore Planetario — l’interruppe il vescovo — non crede che le religioni dovrebbero fare proseliti.

— Lo so, Eminenza…

— E soprattutto — continuò il vescovo — non ama la nostra religione, dal momento che noi siamo accaniti fautori del proselitismo. Non è affatto contento che la nostra chiesa sia nata proprio sul suo pianeta, con tutte le migliaia e migliaia di mondi della galassia, e non vuole assolutamente che si espanda. Tigannir è lontano dalla corrente principale galattica, lontano da tutte le normali rotte commerciali, e al Coordinatore piace così. Non vuole che noi mettiamo il suo pianeta in contatto regolare con altri pianeti.

— Sospirò. — A volte penso che gli dei si siano rivelati qui su Tigannir solo per complicarci le cose.

— Sì, ma…

— Il fatto che il Coordinatore ci abbia proibito di fare proseliti significa che non possiamo ottenere dalle autorità civili il permesso di decollo per nessuna nave di proprietà della Chiesa.

— Lo so…

— Questo significa che possiamo inviare i nostri missionari su altri mondi solo usando navi appartenenti ad altre persone, a persone alle quali il Coordinatore consenta di lasciare il pianeta.

— Sì, lo so… — ripeté disperato Jomo.

— Questo Eksher fa parte di tale categoria di persone. Ha accettato di portarti. Lui ha accettato di portare te. Non possiamo decidere nulla, noi, non abbiamo scelta.

— Sì, ma… Eminenza, non si poteva trovare una soluzione più dignitosa? Questo Eksher è… ecco, è… -Jomo cercò la parola adatta. — È sgradevole.

Il vescovo Shar Terry-deLin fissò a lungo il proprio subordinato. — Jomo — disse infine — evidentemente non capisci. Sono sette anni che cerchiamo qualcuno disposto a portare i nostri missionari dai Naxiani. Chiunque. Naturalmente, abbiamo cominciato coi viaggiatori più prestigiosi… esploratori, scienziati, diplomatici, commercianti. Ci hanno risposto tutti di no. Nessuno voleva offendere il Coordinatore… o rischiare di offendere gli alieni che cercavamo di raggiungere. Questo Eksher è la prima e finora l’unica persona disposta ad accontentarci, e per convincere perfino uno come lui ad accettare abbiamo dovuto finanziare interamente il suo viaggio commerciale. Noi in pratica siamo semplicemente soci della sua impresa commerciale, vendiamo quel suo vecchio materiale ricreativo. Tu apparentemente vai con lui solo per controllare l’investimento della Chiesa… è così che riusciamo a farti passare tra le maglie della sicurezza planetaria. Questa è la prima volta che abbiamo la possibilità di diffondere la nostra dottrina su altri pianeti, di portarla ad altri popoli delle Sei Razze, Jomo, e io pensavo che tu fossi la persona adatta per questo incarico… ma può darsi che mi sia sbagliata.

— No, Eminenza! — sbottò Jomo. — Sono pronto a diffondere il grande messaggio! Chiedo scusa per la mia sfrontatezza. La prego, mi perdoni!

— Certo — disse lei, in tono magnanimo. — Capisco come il tuo entusiasmo per la fede possa portarti ad aspettarti qualcosa di meglio. Ma Eksher è tutto ciò che abbiamo, e domani salirai a bordo della sua nave e porterai la nostra fede a nuovi mondi.

Jomo piegò il capo e al cenno di congedo del vescovo si voltò per uscire.

Lei lo osservò allontanarsi, e un’espressione cupa le oscurò il viso.

Eksher era veramente un individuo sgradevole. E Jomo era giovane e idealista. Sua Eminenza si augurò che dallo strano connubio non sorgessero dei problemi.

Il grande messaggio doveva essere diffuso, comunque… i dogmi della fede imponevano la sua diffusione presso tutte le Sei Razze. Finora, sembrava che l’universo intero avesse fatto di tutto per impedirlo… come aveva detto poco prima, il vescovo Terry-deLin pensava che quegli intralci dipendessero dagli dei, desiderosi di mettere alla prova la fede dei loro seguaci, cosa che dovevano fare, secondo la dottrina della Chiesa. E come emissario presso i Naxiani, esseri in grado di leggere le emozioni, la persona più adatta era sicuramente un giovane idealista, che aveva scritto in viso il profondo attaccamento alle proprie convinzioni religiose.

Peccato che l’unico accompagnatore che la Chiesa della Grande Prova fosse riuscita a trovare per Jomo fosse un trafficante di terz’ordine, che intendeva vendere materiale ricreativo da due soldi ad alieni sprovveduti.

— Bella navicella — commentò Arren Eksher, verificando i dati di rotta. — E anche intelligente. Vedrai.

Jomo si limitò a bofonchiare.

— È costato parecchio ripararla dopo il mio ultimo viaggio, ma hanno pagato tutto i tuoi amici.

Jomo fece una smorfia pensando a tutti i preziosi fondi della Chiesa sprecati per la nave di quell’uomo.

Eksher sogghignò. — Voi predicatori non ve la passate niente male, immagino.

Jomo si strinse nelle spalle.

— Un buon lavoro. Forse dovrei provarci anch’io, eh?

Jomo non lo degnò della benché minima reazione. Eksher gli lanciò un’occhiata.

— Non hai molta stima di me, eh? — chiese l’uomo più anziano, rilassandosi sul seggiolino. Il sedile ronzò sommesso cambiando forma.

— No — rispose Jomo. — Non ho molta stima.

— Forse dovresti essere un po’ più affabile, comunque — suggerì Eksher, allungando le lunghe braccia ossute sopra la testa e facendo schioccare le nocche. — Dovremo sopportarci per un pezzo; c’è ancora un bel tratto da percorrere in accelerazione prima che possiamo saltare nell’iperspazio, e poi dovremo uscire e avvicinarci a Carter-Carter IV, e poi credo che i serpenti ci terranno assieme una volta arrivati, almeno all’inizio. Ci vedremo spesso. Inutile complicare le cose più del necessario.

Jomo fece un’altra smorfia. — Ci proverò.

— Bravo figliolo — annuì Eksher, con un largo sorriso.

Jomo notò, allibito, che i denti di Eksher erano gialli. Non aveva mai visto una cosa del genere in un Erthuma.

— Penso che andrò nella mia cabina — disse, alzandosi.

Eksher gli rivolse un sorrisetto furbesco.

— Sogni d’oro — disse.

Per i primi tre giorni a bordo della Cinema Queen, Tomo parlò il meno possibile a Eksher. A volte si ritrovava a fissare l’altro affascinato, e quando si accorgeva di fissarlo distoglieva subito lo sguardo.

Quando ad accorgersene era Eksher, il mercante scoccava al giovane un sorrisone, scoppiava a ridere di fronte al rossore imbarazzato di Jomo.

Eppure, Jomo non poteva fare a meno di fissarlo.

Arren Eksher era l’Erthuma più alto che Jomo avesse mai visto — almeno duecentodieci centimetri — e anche il più magro. Perfino attraverso la tuta di volo blu, Jomo riusciva a contargli le costole. I gomiti e le ginocchia di Eksher erano protuberanze ossute, e la pelle marrone scuro tesa sul cranio lo faceva sembrare più vecchio di quanto non fosse realmente nel suo ciclo attuale. La testa era calva in modo irregolare: i capelli che gli rimanevano non formavano un semplice cerchio o una curva armoniosa, bensì delle chiazze irregolari sopra le orecchie. Eksher, chissà come, riusciva sempre ad avere quella che sembrava una barba di cinque giorni; Jomo alla fine concluse che probabilmente quella peluria incolta era tutta la barba che cresceva a Eksher, e che il mercante non si prendeva la briga di radersi.

Era pure un tipo antigienico. Aveva l’alito cattivo, e anche con la bocca chiusa emanava un odore molto forte.

Jomo stentava a credere che una creatura intelligente potesse trascurare a tal punto la propria persona.

Forse, pensò il giovane missionario, Eksher non aveva semplicemente un buon motivo per aver cura di sé. Forse, se avesse conosciuto il vero scopo della sua vita…

Durante il pasto successivo, esordì: — Non hai mai pensato al motivo per cui siamo qui?

Eksher alzò lo sguardo dalla ciotola, e un ampio sorriso gli spuntò sul volto, conferendogli decisamente l’aspetto di un teschio.

— Ragazzo — disse — non cercare di raccontarmi le tue tavolette. Ho sentito tutta la storia da quel vostro vescovo, e non la bevo proprio per niente. Risparmiala per i Naxiani di Carter-Carter IV.

Jomo insisté. — Ma sicuramente ti renderai conto che le Sei Razze devono avere uno scopo, devono essere state scelte per qualcosa… altrimenti, con le centinaia di specie intelligenti che esistono, perché solo sei specie disporrebbero del volo interstella?

— Questo lo dici tu. Per me non è affatto così, ragazzo — ribatté brusco Eksher. — Può darsi benissimo che sia solo un’altra coincidenza in un universo pieno di coincidenze.

— Ma…

Eksher lo interruppe. — Senti, Jomo, sei libero di rifilare quel che vuoi ai Naxiani, ma non cercare di rifilarlo a me. La tua merce non m’interessa.

— Non sto cercando di rifilarti nulla — protestò Jomo.

— Non essere sciocco — replicò Eksher. — Ci stai provando, eccome. Ora, piantala.

— Ma è la verità, è il destino degli Erthumoi…

— Ascolta, ragazzo, io non ho cercato di venderti la mia merce, vero?

Quindi fammi un favore e lascia perdere anche tu!

— Tu vendi solo spettacoli di qualità scadente. Io sto cercando di offrirti la verità!

Eksher rinunciò a discutere oltre; prese la ciotola, si girò e andò nella propria cabina, mentre Jomo continuava a mangiare in solitudine nella sala comune.

Erano rientrati nello spazio normale da poco più di sei ore quando la nave annunciò: — Ho un messaggio proveniente a quanto pare dalle autorità planetarie di Carter-Carter IV. Così si sostiene nel messaggio. Però non ho modo di verificare l’autenticità di tale fonte non trattandosi di un governo erthuma.

I due uomini stavano oziando nella sala comune, silenziosi. Eksher stava facendo qualcosa col proprio personal computer; Jomo pensava e basta. Ora, alzarono entrambi lo sguardo.

— Va bene, va bene — disse Eksher, posando il computer sulle ginocchia. — Passamelo sullo schermo.

La nave obbedì; sulla paratia di sinistra apparve l’immagine ingrandita di un Naxiano.

Fino a quel momento, Jomo non sapeva dove fosse esattamente lo schermo della cabina principale. Ora fissò affascinato l’alieno.

La creatura era simile a un serpente, ma Jomo non riusciva ad avere un’idea precisa delle sue dimensioni dall’immagine sullo schermo. Sapeva che i Naxiani adulti in genere erano lunghi dai due ai quattro metri, ma era impossibile valutare la lunghezza di quel Naxiano. Lo sfondo, composto interamente di macchinari incomprensibili dai colori vivaci, non forniva alcun indizio utile.

Anche il Naxiano aveva una coloritura vistosa; la faccia era nera con striature dorate, il corpo sinuoso era perlopiù rosso cupo, con strisce diagonali gialle sui fianchi. Le appendici di manipolazione non erano visibili.

— Sono Ovoide Infrarosso — esordì (Jomo non sapeva quale fosse il suo quasi-sesso in quel momento, così pensando a un «Naxiano» lo considerò un maschio). — Sono l’Ispettore delle Navi in Arrivo dello Scopo Comune di Carter-Carter IV. Per negoziare oltre, devo accertare l’identità della vostra nave e di tutti i suoi occupanti.

— Queenie — domandò Eksher alla nave — parla turco o stai usando il simultrad?

— Il Naxiano sta parlando nell’idioma naxiano locale. Io sto fornendo l’emissione del simultrad della nave, invece della parte audio della trasmissione originale. Preferisci l’originale?

— No, va bene così — rispose Eksher. — Mi stavo solo chiedendo perché questo serpente è tanto prolisso. Digli chi siamo.

— Signorsì.

Un attimo dopo l’immagine serpentina parlò ancora, e questa volta Jomo notò che le parole provenienti dallo schermo non erano in sincronia coi movimenti della bocca stretta.

— Benvenuti allo Scopo Comune, Jomo Li-Sanch e Arren Eksher. Arren Eksher, apprendiamo che lo scopo della tua venuta è lo scambio di merci. Questo è del tutto accettabile se le merci stesse sono accettabili nell’ambito dello Scopo Comune, e le merci devono essere ispezionate per appurarne l’accettabilità. Verrò a bordo della vostra nave per l’appuramento. Se l’appuramento avrà esito favorevole, sarai libero di fare ciò che vuoi su Carter-Carter IV.

La traduzione, notò Jomo, durò più del discorso originale del Naxiano, la differenza era di almeno due o tre secondi; il simultrad stava usando parole più lunghe per ottenere la massima precisione possibile.

— Grazie — disse Eksher, con un cenno educato del capo.

Il mercante non leggeva nulla sulla faccia del Naxiano, e non sapeva cosa pensasse di lui quella creatura; sapeva però che il Naxiano, grazie alla dote straordinaria posseduta dalla sua razza, era in grado di percepire ogni sua minima emozione. Perciò si sforzò di rimanere calmo, allegro e ottimista.

— Jomo Li-Sanch — disse Ovoide Infrarosso — sono turbato perché non capisco lo scopo della tua venuta. Sembra che nella nostra lingua non ci siano parole equivalenti a quelle usate dalla macchina pensante della vostra nave per descrivere la tua occupazione e il tuo intento. Devi cercare di spiegarti meglio.

— Sono venuto a portarvi la verità — disse Jomo, infervorandosi.

Dallo schermo, il Naxiano lo fissò a lungo in silenzio prima di chiedere: — Sei un portatore di notizie?

— In un certo senso, sì — annuì Jomo.

— Ma le notizie importanti non vengono diffuse con pari efficacia anche dai neutrini modulati?

— Non queste notizie. Sono qui per insegnare al tuo popolo l’unica vera fede, la dottrina che può dare alle vostre vite un significato.

L’occhiata silenziosa questa volta durò molto più a lungo; Eksher cominciò ad agitarsi.

— Sei sincero — disse infine Ovoide Infrarosso. — Non c’è apprensione in te, né inganno.

— Certo che no! — disse Jomo. — Io ho trovato la vera via; non devo più dubitare.

L’Ispettore delle Navi in Arrivo continuò a fissare per un altro paio di secondi, poi annunciò: — Devo venire a bordo della vostra nave, per ispezionare le merci di Arren Eksher e per interrogare Jomo Li-Sanch più compiutamente. Assumete una traiettoria adeguata.

— In genere gli Erthumoi guardano questi spettacoli con un apparecchio rv — disse Eksher, scegliendo un disco — ma naturalmente voi Naxiani non avete ancora gli apparecchi rv. Almeno, non qui su Carter-Carter IV. Se v’interessano queste storie, sono sicuro di poter provvedere all’importazione di rv modificati in base alle vostre esigenze.

Ovoide Infrarosso agitò la punta della coda in segno di apprezzamento; qualcosa produsse una specie di tintinnio all’interno dello zaino legato alla parte centrale del suo corpo. — Cos’è un apparecchio RV?

Ora che il Naxiano era presente in carne e ossa Jomo ed Eksher sentivano sia la sua voce frusciante e stridula, sia le parole del simultrad.

— Realtà virtuale — spiegò zelante Eksher. — L’utente si mette in testa un congegno particolare, con degli schermi sugli occhi e degli altoparlanti sulle orecchie, perché suono e immagine vengano riprodotti con la massima fedeltà tridimensionale. — Inserì il disco nella fessura e indietreggiò.

Tre paia di occhi, due erthuma e uno naxiano, si voltarono verso lo schermo, mentre apparivano le immagini.

— Questa è una registrazione — disse Ovoide Infrarosso.

— Sì, esattamente — confermò Eksher. — È una narrazione visiva registrata. Una storia, uno spettacolo ricreativo.

— Noi narriamo storie — disse il Naxiano, gli occhi fissi sullo schermo. — Ai nostri giovani, perché imparino.

— Anche gli Erthumoi lo fanno — disse Eksher. — Ma abbiamo queste storie più complesse, con suoni e immagini, anche per gli adulti.

— È una registrazione di Erthumoi — commentò Ovoide Infrarosso, mentre un uomo e una donna parlavano sullo schermo e il simultrad trasformava istantaneamente le loro parole in sibili e sussurri naxiani.

— Naturalmente — disse Eksher. — Questa storia è stata realizzata per gli Erthumoi. Ma lascia che ti mostri cosa possiamo fare. — Toccò un commutatore, e l’uomo e la donna svanirono, sostituiti da due Naxiani. — Simulazioni computerizzate — spiegò il mercante. — Il computer è stato programmato con equivalenti erthuma-naxiani, e ogni immagine di un Erthuma viene sostituita utilizzando l’immagine analoga di un Naxiano.

I tre osservarono in silenzio per alcuni istanti; Jomo fissò quella scena bizzarra in cui due Naxiani vagavano per le strade dell’antica Londra del diciannovesimo secolo.

— Ritrasformali in Erthumoi, per favore — disse infine Ovoide Infrarosso.

Eksher lo accontentò. — Che ne pensi? — chiese.

— Desidero osservare ancora — rispose il Naxiano.

Eksher fece per sorridere, poi si ricordò che il Naxiano era in grado di percepire l’insincerità, e allora si strinse nelle spalle e lasciò che il disco proseguisse.

— Questo è sgradevole — disse il Naxiano un attimo dopo. — Le parole dell’Erthuma più piccolo indicano che lei teme per la propria vita, però non ha paura.

Sorpreso, Jomo disse: — Non ha paura? — Stava seguendo la storia affascinato… era una vecchia storia, in cui un mostro si aggirava per le strade dell’Inghilterra, nell’antichità, prima che gli Erthumoi conquistassero lo spazio. A lui la donna sembrava decisamente terrorizzata.

— No. Si annoia ed è leggermente irritata.

Eksher si girò a fissare il Naxiano.

Ignaro dello sguardo del mercante, gli occhi ancora rivolti allo schermo, Ovoide Infrarosso chiese: — È morta la femmina?

— Ti riferisci all’attrice che ha interpretato quella parte? — domandò Eksher. — Sì, sicuramente. Questa registrazione ha più di mille anni.

— Capisco — disse il Naxiano. Jomo ed Eksher si guardarono.

Jomo non sapeva se Eksher avesse capito… lui proprio non capiva, questo era certo.

— Ferma la registrazione — disse Ovoide Infrarosso.

Eksher obbedì. Il mercante e il Naxiano si voltarono l’uno verso l’altro. Eksher cercò di sfoggiare un sorriso disarmante, poi ci ripensò.

— Credo che tu non abbia considerato attentamente le conseguenze dei limiti della tua specie — disse Ovoide Infrarosso. Il suo tono di rimprovero era palese perfino attraverso il simultrad.

— Non sono tanto i nostri limiti, quanto le doti uniche della tua razza, piuttosto — disse Eksher.

— Accetto la correzione — disse l’Ispettore delle Navi in Arrivo.

— Cosa sta succedendo? — domandò Jomo.

Il Naxiano rivolse la propria attenzione al missionario.

— Il tuo compagno non ha tenuto conto della natura di queste storie che intendeva venderci — spiegò.

— Vuoi dire che sono storie di Erthumoi e non di Naxiani? Lo so che la gente ama le storie riguardanti la propria specie, ma credevo che le simulazioni computerizzate…

— No — l’interruppe Ovoide Infrarosso. — Le simulazioni non c’entrano.

— È l’ambientazione, allora? Lo so che quei tempi antichi erano molto diversi…

— No. Quello è un inconveniente rimediabile, sicuramente. Il problema è più basilare.

— I Naxiani sono in grado di leggere le emozioni, ragazzo — spiegò Eksher. — Si accorgono che gli attori fingono.

— Esatto — confermò Ovoide Infrarosso. — All’inizio pensavo che la disparità tra le emozioni espresse a parole e le emozioni reali fosse voluta, anche se trovavo la cosa molto sgradevole da osservare. Pensavo che forse potesse servire a creare una tensione emotiva particolare, poi però ho ricordato che la vostra specie è hheu, cieca alle emozioni, e ho capito che non era qualcosa di intenzionale, che voi non potevate vedere quella disparità.

Jomo guardò lo schermo vuoto. — No — convenne. — Io non sono riuscito a vederla.

— A volte ci riusciamo — disse Eksher. — Quando la vediamo, la chiamiamo cattiva recitazione. Ma secondo il nostro criterio di giudizio, la recitazione in quella registrazione era davvero ottima.

— Per me, la disparità era evidente — disse il Naxiano, e Jomo pensò che l’alieno avrebbe alzato le spalle se le avesse avute. — Inoltre, dato che gli Erthumoi protagonisti di questa registrazione sono morti, manca una certa risonanza. È… dubito di poterlo spiegare in termini traducibili.

— Non preoccuparti. Capisco.

— Eksher si abbandonò su una sedia, senza curarsi di nascondere la propria delusione. — Maledizione — imprecò. — Mi sento un idiota.

— Queste registrazioni non hanno nulla di nocivo per gli osservatori adulti — disse Ovoide Infrarosso, in un tentativo conciliatorio. — Sei libero di portarle su Carter-Carter IV, anche se devono essere tenute lontano dai nostri giovani, che potrebbero trarre conclusioni improprie. Io, comunque, le ritengo prive di valore, e credo che non interesseranno a nessuno su Carter-Carter IV, eccettuati gli antropologi della Comunione di Sapienza dello Scopo Comune.

— Cioè, dell’università statale, immagino — borbottò Eksher.

— Sì, è un termine più o meno equivalente — convenne il Naxiano, flettendo la coda.

— Be’, meglio di niente — ammise Eksher. — E almeno il viaggio non l’ho pagato io.

— Mi dispiace che tu sia deluso — disse Ovoide Infrarosso.

— Spiace anche a me — borbottò Eksher.

Jomo si accorse di provare compassione per lui. Arren Eksher aveva ideato un piano per arricchirsi apparentemente ingegnoso: vendere vecchi spettacoli ricreativi di qualità scadente a una specie che non aveva mai visto nulla del genere. Ma per un dettaglio trascurato, il suo bel progetto era andato in fumo.

Questo era quello che capitava a chi pensava troppo alla ricchezza materiale, naturalmente, si disse Jomo. Prima o poi si andava incontro a una grossa delusione, era inevitabile.

Quasi gli avesse letto nella mente, il Naxiano si rivolse al giovane Erthuma. — E tu? — chiese. — Quali sono queste notizie che dici di portare?

Jomo si sentì pervadere da una calda ondata di orgoglio e di gioia mentre esclamava: — Le migliori notizie che tu abbia mai sentito! Adesso conosciamo il nostro scopo, abbiamo scoperto il fine dell’intelligenza. È la Settima Razza; loro ci hanno creato, e ci hanno scelto, per un motivo, e noi stiamo per raggiungere quella meta!

Agitato, il Naxiano sporse dal corpo le appendici di manipolazione e mosse le frange digitali rosso vivo.

— Sei sincero — disse, e anche attraverso il simultrad Jomo ed Eksher sentirono il suo tono meravigliato. — Dimmi di più. Registrerò. — Sollevò e piegò la coda, e fece qualcosa con lo zaino che portava.

Jomo scoccò a Eksher un sorriso esultante, e cominciò a spiegare la Rivelazione del Profeta d’Chakko, e cosa significasse per tutte le intelligenze interstellari.

Eksher rimase in disparte, osservando in silenzio.

— …la Settima Razza non è soltanto un’altra specie evoluta, sono gli dei stessi che hanno creato tutto il nostro continuum per avere un laboratorio per i loro esperimenti. Hanno creato le migliaia di specie intelligenti della nostra galassia, guidando la loro evoluzione, e poi hanno scelto le sei specie migliori e hanno dato a queste sei specie il dono dell’iperpropulsione — proclamò Jomo. — Vedi, gli dei vivono nell’iperspazio… in fin dei conti, dei comuni mortali avrebbero mai potuto scoprire una cosa del genere senza l’intervento divino? Degli esseri come i Samiani o i Cephalloniani, che hanno delle tecnologie ridicole, avrebbero potuto costruire delle astronavi senza essere guidati da un’ispirazione superiore? E perché solo le sei specie? Perché…

Eksher non era un Naxiano, però essendo un commerciante aveva una conoscenza pratica della psicologia del cliente, e nonostante l’enorme diversità tra le loro due specie notò che Ovoide Infrarosso era sempre più perplesso mentre ascoltava le dottrine della Chiesa della Grande Prova. Jomo le esponeva con fervore, ignaro della confusione degli ascoltatori, perso nelle bellezze delle proprie convinzioni religiose.

— …ora, dopo tanto tempo, gli dei hanno visto che siamo pronti per il prossimo passo, e hanno cominciato a rivelarsi a noi attraverso i loro manufatti. Come mai i Locriani esplorano la galassia da tremila anni, e il primo manufatto della Settima Razza è stato scoperto solo dieci anni fa, e ne abbiamo trovati tuttavia altri dodici da allora? Perché i manufatti non c’erano fino a dieci anni fa… è stato allora che gli dei hanno cominciato a trasferirli dall’iperspazio nella nostra realtà inferiore, come prova d’intelligenza, per vedere se possiamo…

L’ispettore delle Navi in Arrivo cominciava a passare dalla confusione all’irritazione, Eksher ne era certo, anche se non avrebbe saputo dire come facesse a saperlo. Forse gli Erthumoi — almeno, alcuni Erthumoi — possedevano in parte la singolare facoltà naxiana, erano più percettivi di quanto non si pensasse.

— Aspetta — disse infine Ovoide Infrarosso.

Jomo rallentò e s’interruppe. — Sì? — chiese. — C’è qualche punto poco chiaro?

— Quello che dici forma una struttura accettabile superficialmente, ma non mi sembra del tutto ragionevole. Come fai a sapere queste cose?

— La Verità è stata rivelata telepaticamente al Profeta d’Chakko sette anni fa.

— Gli Erthumoi non sono telepatici.

— No. In genere, no — convenne Jomo. — Ma gli dei sì.

— Sei il Profeta d’Chakko?

— No, certo che no! — rispose Jomo, allibito — Sono un umile missionario, io!

— Hai incontrato il Profeta d’Chakko e hai parlato con lui?

— Lei — lo corresse Jomo. — No, non ho mai avuto la fortuna di conoscerla, e lei è morta due anni fa. Ma in nome suo noi continuiamo…

— Allora, tu come sai queste cose?

— Mi sono state insegnate dai seguaci del Profeta, naturalmente — spiegò Jomo — e adesso sono venuto a insegnarle a te e alla tua gente, perché possiate unirvi a noi nella ricerca della via che conduce agli dei. Vedi, tutte le Sei Razze devono accettare la Verità prima che gli dei ci permettano di avvicinarci a loro. È stato quel che è accaduto su Tonclif IV, dove la cooperazione di cinque intelligenze diverse ha attivato uno dei Manufatti Sacri, a consentire al Profeta di ricevere la Rivelazione…

— Basta — ordinò Ovoide Infrarosso. E si rivolse a Eksher. — È vero quello che dice il giovane Erthuma? — chiese.

Eksher batté le palpebre, poi si strinse nelle spalle. — Non lo so.

— Lui ci crede intensamente. Parlarne lo rende felice.

Eksher annuì. — La religione fa questo scherzo.

Il Naxiano fissò un attimo Eksher, poi tornò a guardare Jomo.

— Devo esaminare attentamente — disse. Alzò la coda per spegnere il registratore, quindi si piegò aggraziato e strisciò verso la camera di equilibrio.

Jomo ed Eksher attesero, Jomo con impazienza crescente, Eksher con calma rassegnazione.

— Perché impiega tanto? — fece Jomo.

Eksher si strinse nelle spalle, guardando uno dei suoi vecchi programmi ricreativi. Aveva trovato il più vecchio della collezione — un programma che aveva quasi duemila anni ed era bidimensionale e incolore — e stava usando il computer per modificarlo, aggiungendo il colore e sostituendo gli attori originali con altri attori. Ora come interprete principale aveva inserito Harrison Ford — il più vecchio file di simulazione disponibile a bordo — che stava dicendo a Cha k’Tor: «I guai di due piccole persone non contano un accidente in questo pazzo mondo»… lo aveva inserito infischiandosene tranquillamente di un particolare non trascurabile, cioè che k’Tor era nato circa trecento anni dopo la morte di Ford.

— Scusate l’interruzione — disse la nave — ma l’Ispettore delle Navi in Arrivo desidera parlare con il capitano Eksher.

— Con me? — Eksher alzò lo sguardo, sorpreso, e fece sparire immagini e audio dallo schermo.

— Non con il ragazzo?

— Ha specificato che desidera il capitano Arren Eksher.

Perplesso, Eksher guardò Jomo e si strinse ancora nelle spalle — Passamelo sullo schermo — disse.

L’immagine ormai familiare del Naxiano apparve; la trasmissione tridi era incredibilmente reale dopo la piattezza bidimensionale di Casablanca.

— Cortesi saluti formali, Arren Eksher — disse il Naxiano.

— Anche a te, Infrarosso — rispose Eksher.

— Devo parlarti privatamente — disse Ovoide Infrarosso. Eksher sollevò lo sguardo. -

Se non ti dispiace, figliolo…

Mesto, Jomo si alzò. — D’accordo. Vado in cuccetta.

Quando la porta della cabina del giovane si chiuse, Eksher si girò di nuovo verso lo schermo. — Di che si tratta? — domandò.

— Arren Eksher, devo chiederti se esistono prove a conferma delle teorie del tuo compagno, a parte quelle citate da lui.

— Cioè, a parte il messaggio telepatico di d’Chakko?

— Sì.

— Che io sappia, no. Quella che lui predica è religione, non scienza.

— Arren Eksher — disse mestamente Ovoide Infrarosso — devo informarmi sulla sanità mentale del tuo compagno. Eksher lo fissò, poi sorrise.

— Pensi che sia matto?

— Dopo avere ascoltato le sue presunte notizie, e avere esaminato la registrazione con parecchi studiosi dello Scopo Comune, sono convinto che il tuo compagno abbia accettato come verità incontestabile una teoria alquanto vaga e illogica che non è confermata in pratica da alcuna prova. Anche se non abbiamo familiarità con i processi mentali della tua specie, tra i Naxiani questo sarebbe considerato un segno di cattiva salute psicologica.

Eksher si grattò la barba. — Noi Erthumoi siamo un po’ più disordinati mentalmente, meno rigorosi, credo — disse. — Non mi risulta che la fede religiosa sia mai stata considerata una forma di pazzia.

— Questo termine che usi… la traduzione che riceviamo non può essere corretta. Che cos’è?

— La fede religiosa?

— Sì.

Eksher rifletté bene prima di rispondere.

— Non penso proprio di poterlo spiegare — disse. — Però, ne hai appena visto un esempio perfetto.

— Questo fenomeno è normale tra gli Erthumoi?

— Più o meno — ammise Eksher.

— Assomiglia all’usanza cephalloniana di costruire modelli filosofici — commentò Ovoide Infrarosso — ma il contenuto emozionale è completamente diverso. Un Cephalloniano crea modelli filosofici come esercizio intellettuale e li modifica in continuazione, confrontando varianti differenti con i dati disponibili, mentre a quanto pare il tuo compagno prova un’intensa soddisfazione personale nel conoscere una cosa che probabilmente non è vera, e non gli interessa minimamente svilupparla oltre. Anzi, a quanto pare crede che sia completa e onnicomprensiva e non modificabile. Eksher si strinse nelle spalle. — Non guardare me — disse. — Io sono agnostico. Nemmeno io capisco.

— Agnostico?

— Chiedi alla nave — suggerì Eksher.

— Uno senza fede religiosa — spiegò la nave.

— Questa fede, allora, è qualcosa che alcuni Erthumoi hanno e altri no?

— Esatto — annuì Eksher. — Proprio così.

Ovoide Infrarosso rifletté un istante, poi domandò: — Cos’è che il tuo compagno desidera fare su Carter-Carter IV?

Eksher si mordicchiò un labbro, cercando di decidere se fosse possibile mentire in modo convincente a un Naxiano.

Decise che era impossibile.

— Vuole convincere il maggior numero possibile di Naxiani che le sue credenze sono vere — disse.

Ovoide Infrarosso meditò in silenzio per parecchi secondi prima di chiedere: — Perché?

— Per dividere con gli altri la sua gioia — rispose Eksher.

Le scaglie facciali del Naxiano si incresparono. — Capisco.

— Io no, se devo essere sincero — borbottò Eksher.

— Permetteremo a Jomo Li-Sanch di sbarcare — annunciò Ovoide Infrarosso.

Sorpreso, Eksher chiese: — Davvero?

— Sì. Gli permetteremo di parlare liberamente alla nostra gente.

— Se è lecito saperlo, perché? — domandò Eksher.

— Perché la sua intensità di fede è piacevole da osservare — spiegò Ovoide Infrarosso. — Perché troviamo che le sue complicate spiegazioni, e la delizia che prova quando spiega, siano… — Il Naxiano, con un gesto stranamente erthuma, cercò la parola giusta.

— Affascinanti? — suggerì Eksher.

— Divertenti — disse Ovoide Infrarosso.

— Cioè buffe?

— Sì. Buffissime.

Eksher rifletté alcuni istanti.

— Se scopre che lo considerate buffo, rimarrà malissimo — disse infine.

— Ce ne rendiamo conto. Faremo in modo che non lo scopra. La conoscenza di questo fatto potrebbe anche danneggiare il valore ricreativo della sua… predicazione, vero?

— Predicazione, giusto. — Eksher fissò l’immagine del Naxiano.

Ovoide Infrarosso lo fissò a sua volta.

— Dunque — disse infine Eksher — è per questo che volevi parlare con me, e non con lui.

— Sì, per questo — rispose il Naxiano. — E c’è anche un’altra cosa.

— Quale altra cosa? — chiese Eksher circospetto.

— Tu sei un commerciante di spettacoli ricreativi, vero?

— Sì. E allora?

— Allora — disse Ovoide Infrarosso, l’espressione aliena assolutamente indecifrabile — noi ti pagheremo bene perché trovi altri divertimenti del genere. Stando alle banche dati della Comunione di Sapienza dello Scopo Comune, le religioni attive della tua specie sono più di duemila…

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