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— Sì, sei stata tu a scrivere il mio romanzo, mammina, — continuò in fretta Mezza Pinta: la sua forma opaca sembrava gonfiare lo schermo. — È successo quando ti raccontavo la trama. Pensavo a te ogni minuto, cercando di farti capire ciò che volevo scrivere. Cercavo di farti la corte, in realtà, perché tu sei anche la protagonista del romanzo, mammina… o forse lo sono io, forse sono io la ragazza che non ha il senso del tatto… no, adesso comincio a confondermi… Comunque, è una barriera, una anestesia, e noi vi giriamo intorno…

— Mezza Pinta, — disse rauco Flaxman, mentre una lacrima gli scorreva lungo la guancia, — non l’ho mai detto a nessuno, ma c’è un premio per la vittoria in questa gara… una fonoscrivente d’argento che appartenne a Hobart Flaxman in persona. Vorrei che voi foste qui in questo momento per consegnarvela e per stringervi la… Be’, comunque, vorrei che foste qui, lo vorrei veramente.

— Benissimo, signor Flaxman. Noi non abbiamo bisogno di premi, vero, mammina? E vi saranno molte occasioni…

— No, per Dio, — ruggì Flaxman, alzandosi. — Dovete venir qui immediatamente. Gaspard, andate…

— Non c’è bisogno che vada Gaspard! — squittì a voce alta la signorina Blushes. — Zane se ne è andato un momento fa per prendere Mezza Pinta. Mi ha chiesto di riferirvelo.

— Chi diavolo crede di essere quel mascalzone di latta… Magnifico! — gridò Flaxman. — Mezza Pinta, ragazzo mio, noi…

Non finì la frase perché in quel momento lo schermo si coprì di righe ondeggianti e poi si spense. Anche l’audio si interruppe.

Nessuno vi badò. Erano tutti troppo occupati a congratularsi l’uno con l’altro e a effettuare le bevute della vittoria. Joe ebbe un’altra zuffa con il fratello, che non riusciva a sopportare la vista di quell’assorbimento di liquori a fuoco rapido. Dibattendosi per alzarsi, il vecchio alcolizzato puntò la mano tremante e avvolta nella barba in direzione di una bottiglia di scotch che Cullingham stava alzando e gridò: — Ecco! — con una voce strana e agghiacciante, poi seguì con mano tremula e con occhi iniettati di sangue ciò che doveva essere lo spirito della bottiglia di scotch mentre fluttuava alto nell’aria e volava oltre la porta chiusa. — Ecco! — gemette di nuovo, disperato. Joe riuscì a costringerlo a sedersi, con qualche difficoltà.

Ormai l’eccitazione si era calmata al punto che era possibile udire qualche frammento di conversazione.

Cullingham stava spiegando a Gaspard.

— Così, vedete, è veramente un problema di collaborazione editoriale. Una specie di simbiosi. Ogni cervello ha bisogno di un essere umano sensibile cui raccontare la sua vicenda, un partner che non sia imprigionato. Si tratta di trovare la persona adatta per ogni uovo. È un lavoro che farò con grande piacere! Sarà un po’ come dirigere una agenzia matrimoniale.

— Cully, pupo, tu hai sempre le idee migliori, — disse Heloise Ibsen con un signorile risolino, prendendogli la mano.

— Sì, non è vero? — ammise la signorina Bishop, prendendo la mano di Gaspard.

Gaspard disse, in tono espansivo:

— Sì, e non appena avremo di nuovo i mulini-a-parole, con il loro patrimonio di ricordi e di sensazioni più grande di quello umano, pensate quale triplice possibilità avremo! Una testa d’uovo, uno scrittore a due gambe, un mulino-a-parole… che squadra meravigliosa!

— Non sono certo che si costruiranno altri mulini-a-parole, o per lo meno che verranno usati con la stessa larghezza. — disse pensieroso Cullingham. — Io li ho programmati per quasi tutta la mia vita, dopo aver raggiunto l’età della ragione, e quindi non ho mai detto nulla contro di essi, ma per la verità sono sempre stato oppresso dal fatto che erano semplici macchine, che potevano funzionare soltanto in base a una formula. Per esempio, non commetterebbero mai l’errore, grossolano ma benedetto, di scrivere di se stessi, come ha fatto il duo Mezza Pinta-Bishop. — E sorrise a Gaspard. — Vi stupisce sentirmi dire questo, vero? Ma vi rendete conto che, anche se centinaia di milioni di persone hanno vissuto o almeno si sono addormentate per merito della produzione mulinesca, non si è mai potuto stabilire quanta della sua efficacia sia dovuta alla vicenda narrata e quanta al puro ipnotismo e alla perfetta ma sterile manipolazione di pochi simboli fondamentali di sicurezza, di piacere e di paura… una formula ripetuta infinite volte per sfamare l’ego, per bloccare l’ansietà e per stordire la mente? Chissà, forse questa sera può segnare la rinascita della vera narrativa nel mondo! Una narrativa che afferra, che affronta rischi e avventure, e che esplora l’ignoto!

— Pupo, quanto hai bevuto? — gli chiese ansiosa Heloise.

— Già, tieni d’occhio quello Scotch, Cully, ti va giù in fretta quando sei euforico. — consigliò Flaxman, avvicinandosi proprio in quell’istante e lanciando una strana occhiata al socio. — Ascoltate, gente, nel momento in cui Mezza Pinta varcherà quella porta, voglio che tutti si interrompano, qualunque cosa stiano facendo, e lo applaudano. Non bisogna permettere che si senta come uno spettro nel mezzo d’una festa. Zane può portarlo qui al trotto da un momento all’altro…

— Al galoppo, vorrete dire, signor Flaxman… dovrebbero essere già arrivati da cinque minuti, alla velocità cui è abituato quel robot — opinò Joe la Guardia, che si era avvicinato per bere di nascosto un paio di sorsi mentre l’attenzione del fratello era momentaneamente attratta dall’antica fonoscrivente d’argento che era stata appena portata dall’ufficio adiacente.

— Oh, io spero che non vi sia stato qualche altro rapimento! — squittì eccitata la signorina Blushes. — Se fosse successo qualcosa a Zane, non potrei sopportarlo!

— Vi sono molti e diversi punti di vista sui rapimenti, — annunciò a voce alta Cullingham, agitando un altro bicchiere. — Alcuni li temono e li deplorano. Altri li considerano come il più bel risveglio alla vita!

— Oh, Cully! — ridacchiò Heloise, prendendogli il braccio.

— Ehi, non mi avevi mai mostrato quella sgualdrina di gomma. Credo che dovremmo portarla a casa, questa sera, poiché l’hai affittata: vi sono certe torture che devono essere applicate da due donne. Cully, la chiami davvero Tits Willow?

A quel nome-chiave, proferito a voce alta, la femmequina si alzò e, ancora avvolta nel lenzuolo bianco che la copriva dalla testa ai piedi, si diresse verso Heloise.

Babbo Zangwell levò lo sguardo dalla fonoscrivente d’argento giusto in tempo per vedere suo fratello che si versava una dose generosa di bourbon. La vecchia spugna cominciò a tremare di nuovo e i suoi occhi si spalancarono.

— Ecco! — mugolò.

Flaxman si scostò, tremando, dalla rotta della femmequina.

— Fate qualcosa, fermatela! — invocò, ma tutto ciò che accadde per il momento fu che lo sguardo di Babbo Zangwell si diresse al di sopra della testa dell’editore, mentre il vecchio esclamava con voce cavernosa: — Eccolo!

In quell’istante la porta chiusa dalla serratura elettrica si spalancò e un uovo d’argento saettò nella stanza, vi girò in cerchio, volando a otto piedi dal pavimento. Aveva un occhio, un orecchio e un altoparlante inseriti direttamente (uno stranissimo triangolo sensorio) ed era posato su una piccola piattaforma argentea da cui spuntavano due minuscoli piedi artigliati, come le zampe d’una arpia. In realtà, se somigliava a qualcosa, somigliava a una arpia metallica priva d’ali o a una argentea civetta idrocefala disegnata in collaborazione da Picasso, De Chirico e Salvador Dalí.

Mentre l’uovo gli volava intorno, Flaxman girò lentamente su se stesso, agitando le braccia per difendersi e gridando con voce esile e acuta. Poi le pupille dell’editore rotearono verso l’alto, mentre il suo corpo si afflosciava all’indietro.

L’uovo si librò verso di lui, gli afferrò il bavero della giacca con gli artigli, per attutirgli la caduta.

— Non abbiate paura, signor Flaxman, — gridò l’uovo, mentre gli si posava sul petto. — Sono proprio io, Mezza Pinta, riadattato da Zane Gort. E adesso possiamo stringerci la mano. Prometto che non pizzicherò. — Il Progetto Elle era un’abbreviazione per Progetto Levitazione, — spiegò Zane Gort quando l’ordine fu ristabilito e Flaxman fu rinvenuto (sebbene avesse ancora le narici pallidissime), grazie a una doppia razione di Rugiada Lunare. — È stato un lavoro puramente meccanico. Non è stato necessario il minimo lavoro scientifico originale.

— Non credetegli, gente, — intervenne Mezza Pinta, che se n.e stava appollaiato sulla spalla di Zane. — Questo robot è di latta solo al cinquanta per cento, per il resto è puro genio.

— Buono, sono io che ho la parola, — gli disse Zane Gort. — No, io ho semplicemente approfittato del fatto che campi antigravità capaci di sostenere piccoli oggetti sono tecnologicamente possibili da parecchi anni. Il generatore del campo è nella piattaforma alla base di Mezza Pinta, il quale può variare il campo e dirigerlo per volare come desidera in un modo molto semplice che spiegherò fra un momento, esattamente come comanda le chele rudimentali che gli servono come mani.

“In realtà, tutto questo meccanismo, a eccezione della parte che riguarda l’antigravità, avrebbe potuto essere realizzato più di cento anni or sono. Perfino al tempo in cui i cervelli vennero asportati e inscatolati, avrebbero potuto essere dotati di organi per la manipolazione e la locomozione. Ma non fu mai fatto, non vi si pensò neppure, per oltre un secolo. Per spiegare questo punto oscuro, devo ritornare a Daniel Zukertort e alla interessante e duratura influenza che egli ebbe sulle sue creazioni. Non fece altro che modellare (e, sì!, deformare) l’evoluzione della situazione, più di quanto nessuno abbia mai compreso.

“Daniel Zukertort voleva creare spiriti non distratti, menti senza corpi. Ora, naturalmente, come egli stesso sapeva molto bene, non riuscì a farlo, perché i cervelli hanno un corpo come l’ha un elefante, un’ameba o un robot… voglio dire che hanno tessuto nervoso, un sistema ghiandolare mutilato, un sistema circolatorio, sia pure attivato da una pompa a isotopi, e un sistema digestivo ed escretivo che dipende dalla microrigenerazione dell’ossigeno, dagli elementi nutritivi contenuti nelle fontanelle e dai prodotti di rifiuto.

“Ma Zukie non voleva che le uova pensassero a se stesse come a esseri dotati di corpi, voleva sopprimere quella realtà, tenerla nascosta alla loro coscienza, in modo che potessero concentrarsi sulle verità eterne e sul regno delle idee, e non cominciassero a pensare al modo di agire nuovamente nel mondo reale, non appena si fossero annoiate un po’. Così Zukertort truccò i dadi”.

Il telefono sulla scrivania di Flaxman cominciò ad ammiccare. Scostando con un cenno la signorina Bishop, l’editore afferrò il ricevitore, accennando a Zane di continuare.

— In quanto al trucco di Zukertort, — disse il robot — in primo luogo scelse come soggetti artisti e scrittori di inclinazione umanistica… uomini e donne che non si erano mai interessati di ingegneria e che non avrebbero mai considerato una mano, per esempio, come una specie di pinza o di pala, o un piede come una specie di ruota.

“In secondo luogo, la fisiologia era dalla parte di Zukie, perché il cervello non sente nulla, non prova dolore o cose del genere. Toccate il cervello, torturatelo, persino, e non otterrete dolore, soltanto sensazioni bizzarre.

“Zukertort diede alle sue menti sigillate soltanto il minimo di sensi e di poteri. Vista e udito, ma nessuno dei sensi più terreni, più carnali. E la facoltà di parlare. Doveva farlo, in modo che l’umanità potesse apprendere le scoperte spirituali che i cervelli avrebbero strappato al nulla.

“Ma stabilì le Regole della Nursery in modo tale che le uova si considerassero, e venissero considerate dagli altri, come invalidi impotenti e paralitici. Insistette anche su certe superate regole igieniche: ad esempio pretese che le bambinaie portassero le maschere. Voleva che le uova avessero paura di qualunque attività che non fosse puramente mentale. Puntò su due dei più forti impulsi umani: il desiderio, da parte dei cervelli, di essere eternamente impotenti e curati, e il desiderio, da parte delle bambinaie, di curarli, coccolarli e proteggerli eternamente.

“Ora, io credo che tutti noi conosciamo qual è la mancanza che i cervelli sentono più acutamente: la mancanza della facoltà di manipolazione. Ecco perché quando si arrabbiano, chiamano ‘scimmie’ gli esseri umani. È una indicazione di profondissima invidia. Le scimmie che afferrano gli oggetti, li voltano e li rivoltano, li torcono, li frugano, li tirano, li palpano…”.

— Zane! — La signorina Bishop agitò eccitata una mano in direzione del robot. — Capisco a cosa volete arrivare, ma è impossibile! Non si può penetrare nelle uova e collegare delle macchine ai moncherini dei loro nervi cinestetici e dei muscoli volontari. — Protestò, eccitata. — Anch’io vi ho pensato qualche volta, ma nessuno, eccetto Zukertort, avrebbe potuto farlo. Nessun altro ha o ha mai avuto la capacità di penetrare nei loro gusci. È per questo che non comprendo ancora che cosa avete fatto, sia pure con la mia tardiva benedizione. Come fa Mezza Pinta a controllare il campo antigravità e gli artigli?

— Non ho parlato di penetrare nei loro gusci, — rispose Zane. — Non sto parlando di qualcosa che sia difficile sia pure nella misura di un decimo, in rapporto a una cosa simile. Le fonoscriventi… ecco l’indizio! Se le uova possono comandare le fonoscriventi, mi sono detto dieci giorni or sono, allora con strumenti regolati per reagire a determinati suoni, potrebbero usare le loro voci per azionare mani artificiali e apparecchi volanti,” pur conservandole anche per parlare. Naturalmente attivare tre sistemi di segnali su un solo canale ha richiesto qualche elaborazione elettronica e tre lingue straniere (una per ogni controllo principale) ma non è stato troppo difficile.

“E, cosa ancora più importante, le uova potranno alla fine usare le loro voci per far funzionare strumenti e congegni di ogni tipo… non solo piccoli artigli e comandi di volo, ma martelli, seghe, gru, astronavi, bulldozer, bisturi, coltelli, microscopi, penne, pennelli…”.

— Ehi! — gridò Flaxman, coprendo il microfono con una mano. — Non rubatemi i miei scrittori! Devono rimanere nella Nursery e sfornare romanzi, invece di andarsene a zonzo per il Sistema Solare a dipingere quadri orribili e a scavare buche sulla luna, o a dedicarsi alla scultura su legno.

— Ricordate il rapimento di Mezza Pinta! — obiettò Zane Gort. — Le nuove esperienze sono ciò che ci darà le migliori opere delle uova.

— D’accordo, d’accordo… purché mi consultiate, prima. — L’edjtore tornò a tuffarsi nella sua telefonata.

— È la verità assoluta, tutto ciò che ha detto Zane, — intervenne Mezza Pinta. — Sono tornato dagli Inferi dopo cento anni, sono uscito volando dalla mia tomba di latta, e adesso so.

A questa dichiarazione una esplosione di muggiti, sibili, fischi e miagolii eruppe dallo schermo televisivo, da cui le altre ventinove uova stavano osservando, deliziate.

La signorina Bishop strinse la mano di Gaspard.

— La Nursery diventerà un vero manicomio, — disse allegramente, a voce alta, perché tutti udissero. — Ripenseremo ai bei giorni tranquilli in cui i marmocchi si limitavano a strillare e a cantare. Verranno in visita collaboratori di ogni genere… dovremo buttar giù i muri. Occorreranno banchi da lavoro, tavoli da ping-pong, aule…

— Scommetto — disse Gaspard — che a me toccherà il compito di adattare i congegni antigravità e manipolazione alle altre ventotto uova, dopo che Zane mi avrà mostrato su Numero Due come si fa.

— Non è affatto difficile come immagini, Gaspard — gli assicurò Zane. — E dopo le prime volte, gli stessi cervelli saranno in grado di aiutarti. Ho in mente, per loro, una meravigliosa officina elettrica e una serie di strumenti, attivati a voce, che si avvicinino alle chele dei robot in versatilità, forza e delicatezza. Il solo pensiero di tutta la meravigliosa attività che ci attende mi fa sentire come se fossi appena stato costruito… in realtà mi accorgo di avere una nuova ed eccitante prospettiva per tutta la mia vita futura. — Il robot si interruppe e il suo unico occhio ruotò lentamente, e si fermò. — Signorina Blushes — disse alla robicchia rosea — ho una domanda da rivolgervi, una proposta da farvi. Volete…

— Ascoltatemi tutti! — ordinò Flaxman, sollevandosi con uno scatto dal telefono. — Mentre voi vi scambiavate reciprocamente pacche sulle spalle, io sono stato informato di quello che hanno intenzione di fare gli altri editori… o che stanno già facendo! Le notizie si sono sparse tutte insieme, e lasciatemi dire che l’Editrice Razzi farà bene a tirar fuori qualche altro miracolo o a ritirarsi. Gli scienziati della Harper hanno scoperto il modo di convertire in mulini-a-parole i calcolatori anadigitali più moderni! La Houghton Mifflin ha fatto lo stesso con una macchina logistica! La Doubleday ha esaminato diecimila Scribi potenziali e ne ha selezionato sette che sono autentiche promesse! La Random House ha condotto una ricerca in tutto il Sistema e ha scoperto tre dotatissimi robot trovatelli che hanno trascorso tutta la vita fra gli umani, senza compagnia metallica, e che di conseguenza pensano, sentono e scrivono esattamente come umani! L’Editoriale Protone ha già in edicola un romanzo umano tutto sesso, scritto da una robicchia francese di due anni costruita illegalmente per il sindacato del vizio. La Dutton ha pronti due romanzi scritti da direttori editoriali. La Van Nostrand sta sbandierando una collana di casi romanzati, forniti da robot psicanalisti. La Gibbet House sostiene di avere il merito di avere scoperto il sistema per tradurre i classici in piccanti versioni romanzate. La Oxford Press ha scoperto su Venere una colonia di artisti che hanno vissuto per due generazioni in completo isolamento, senza musica dei mulini-a-tono, senza pittura astratta dei calcolatori e senza narrativa dei mulini-a-parole… e il cinquanta per cento dei componenti della colonia sono scrittori! A meno che non ci svegliamo e non lavoriamo per sessanta (ogni uovo deve lavorare per due) finiremo in mezzo alla strada! E parlo anche alle grosse uova umane e robotiche! Gort, dov’è il prossimo romanzo del dottor Tungsteno? So che avete avuto da fare con questi salvataggi e con questi lavori di antigravità, ma avreste dovuto consegnare il manoscritto due settimane fa!

— Un momento — disse imperturbabile il robot d’acciaio azzurro. E parlò alla sua rosea compagna. — Signorina Blushes, volete entrare in accordo di compagnia e sollazzo con me, accordo eterno ed esclusivo?

— Oh, sì! — gridò lei, lanciandosi contro la piastra pettorale del robot con un risonante bong. — Io sono tua, Zane, per sempre e interamente. Non un solo circuito ti sarà negato. I miei sportelli e le mie prese ti saranno sempre aperti, carissimo, nei giorni ardenti e nelle lunghe veglie della notte!

Mezza Pinta si staccò dalla spalla di Zane e volò accanto a Flaxman, che non rabbrividì neppure ma si limitò a dire, in tono meravigliato: — Sapete, è sbalorditivo il sollievo che prova un uomo quando gli incubi della sua infanzia diventano realtà.

Heloise Ibsen agitò un bicchiere pieno di whisky.

— Cully, pupo — gridò con voce penetrante. — Credo che sia ora di dire a tutti che i tuoi tormenti sono stati regolarizzati.

— Giusto! Compagni dell’Editrice Razzi, Heloise e io ci siamo uniti in legittimo matrimonio undici ore fa. Ora lei è padrona di metà del mio pacchetto azionario e di tutta la mia libidine.

Gaspard si voltò verso la signorina Bishop.

— Io non ho pacchetti azionari e non sono un genio di latta — disse. — Sono anche troppo grosso per volare. Ma io penso che tu sia icchia… la ragazza più icchia che io abbia mai conosciuto.

— E io trovo che tu sei veramente bruncio — gli disse lei, correndogli fra le braccia. — Bruncio quasi quanto Zane Gort.


FINE
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