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— Prendetevelo e grazie mille! — le disse Gaspard. — Che cosa voleva Heloise, comunque, signor Flaxman?

— Ha continuato ad accusarci di avere il mezzo di produrre opere di narrativa senza i mulini-a-parole, ma dopo aver parlato con voi al telefono, ha cominciato a chiedere “Chi è Nodo Scorsoio?”. Gaspard, non mi inventate più altre mafie. Sono pericolose. La Ibsen mi avrebbe conciato veramente male se non avesse preferito rivolgere la sua attenzione al povero Cully, qui.

Gaspard alzò le spalle.

— A me sembra che siano stati i miei Vendicatori a distogliere la sua attenzione dalla pista buona.

— Non voglio più discutere con voi, — gli disse Flaxman, ripescando il telefono in mezzo a un groviglio di nastri, sul pavimento. — Devo trovare qualcuno che ripulisca questo posto e badi alle nostre difese. Non voglio altre donne pazze che fanno irruzione qui dentro soltanto perché la porta non si chiude a chiave.

Gaspard si avvicinò a Cullingham, che si strofinava gli arti appena liberati.

— Così Heloise ha usato le maniere dure anche con voi? Il direttore editoriale annuì, accigliandosi.

— In modo assolutamente privo di senso — disse. — Si è limitata a guardarmi dopo che i suoi scagnozzi mi avevano legato e poi, senza farmi una sola domanda, ha cominciato a schiaffeggiarmi… diritto, rovescio, diritto.

Gaspard scosse il capo.

— È molto grave — disse.

— Perché… oltre al dolore e all’offesa, naturalmente? — volle sapere Cullingham. — Portava una collana molto macabra di teschi d’argento.

— È anche peggio — gli disse Gaspard. — Conoscete quella stereografia che c’è sulla copertina dei suoi libri… Heloise che posa con sei o sette tizi? “Heloise Ibsen e i suoi uomini” c’è scritto, di solito.

Cullingham annuì.

— C’è in pratica su tutti i libri della Ibsen pubblicati dall’Editoriale Protone. Gli uomini cambiano sempre.

— Ebbene — spiegò Gaspard — il fatto che vi abbia schiaffeggiato mentre portava la sua collana da caccia, come la definisce lei in modo significativo, dimostra che prova per voi un interesse definitivo. Intende aggiungervi al suo harem di maschi. Devo avvertirvi però che, come nuovo arrivato, ve la passerete male per un po’.

Cullingham impallidì.

— Flaxie — disse al socio, che stava telefonando — spero che tu faccia sistemare veramente quella serratura elettrica. Gaspard, una vera mafia degli editori non sarebbe poi una cattiva idea. Senza dubbio avremo bisogno di una protezione con denti da mastino.

— Ecco — fece Gaspard, un po’ orgogliosamente, — per lo meno la mia improvvisazione ha spaventato Heloise e Homer e li ha messi in fuga. Immagino che siano fuggiti in preda al panico.

— Oh, no — rispose Cullingham. — È stata la signorina Blushes a farli fuggire. Ricorda la donnetta vestita di nero che è venuta a cercare qui un marito e un figlio esplosi? Ebbene, la signorina Blushes l’ha accompagnata alla toeletta delle signore per cercare di confortarla e di calmarla. La robicchia è rientrata mentre la Ibsen mi stava schiaffeggiando. Ha dato un’occhiata a Homer Hemingway, ha cominciato a vibrare, si è allontanata nuovamente ed è ritornata con un grosso estintore a schiuma. È questo che ha messo in fuga la banda di Ibsen. Flaxie, cosa ne diresti di assumere la signorina Blushes come guardia del corpo? Avremo bisogno di tutti quelli che riusciremo a trovare. So che è una censoressa, ma potrebbe esserci d’aiuto.

— So che tutti quanti stanno godendo di questa bella conversazione — gridò la signorina Bishop che stava aprendo i suoi pacchi su un angolo sgombro della scrivania. — Ma io ho bisogno di aiuto.

— Potrebbe darvelo la signorina Blushes? — esclamò in tono suasivo Zane Gort, dall’angolo in cui aveva continuato a sussurrare insistentemente qualcosa alla robicchia, dopo che questa aveva assai sdegnosamente rifiutato di collegarsi a Zane per una comunicazione diretta da metallo-a-metallo. — Si è offerta di aiutarci… sì, signorina Blushes, vi siete proprio offerta… e io credo che le farebbe proprio bene occuparsi un poco.

— Sarà la prima volta che avrò praticato l’ergoterapia a una robicchia — disse la signorina Bishop. — Ma per lo meno lei sarà molto meglio di tutti voi, infingardi ed egoisti uomini, animali o minerali. Piantate quel pettegolo di latta, Pinky, e venite qui. Posso servirmi di una donna.

— Grazie, lo farò — disse vivacemente la robicchia. — Se ho imparato una cosa, da quando sono stata fabbricata, è che ho molte più cose in comune con gli esseri del mio sesso, di qualunque materiale siano fatti, che non con i robot pettegoli o gli uomini brunci.

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