Il lied di Robert Schumann Non piangerò ispira un sentimento di terribile e gloriosa solitudine con le sue immagini germaniche di amori perduti, di splendori diamantini, di serpenti ravvolti in spire che addentano cuori gelati nell’eterna notte, ma è anche più impressionante quando viene cantato in una discordia stranamente armoniosa da un coro di ventisette cervelli sigillati.
Finalmente l’ultimo sommesso nicht svanì in un brivido, e Gaspard de la Nuit applaudì senza far troppo rumore. Adesso aveva i capelli tagliati cortissimi e sul suo viso i lividi erano diventati d’un bel porpora verdastro. Si tolse dalla tasca un pacchetto di sigarette e ne accese una.
La signorina Bishop saettò tutto intorno nella Nursery per staccare gli altoparlanti con una rapidità di scoiattolo, anche se questo non fu sufficiente per sfuggire a una salva di fischi, di risate maligne e di ululati emessi dalle menti incapsulate.
Quando tornò indietro riassestandosi un ricciolo che si era impercettibilmente spostato, Gaspard le disse: — È proprio come un dormitorio pubblico.
— Mettete via quella sigaretta, qui non si può fumare. Sì, avete ragione, a proposito dei marmocchi. Hanno una quantità di manie: le ultime sono per la storia bizantina e per un sistema di comunicazione per mezzo dei colori con gli altoparlanti illuminati su tutta la gamma dell’iride. Litigi, ripicche… qualche volta due rifiutano di farsi collegare uno all’altro e continuano così per settimane intere. Critiche, lagnanze, gelosie… io parlo con Mezza Pinta più che con gli altri, lui è il preferito dalla maestra, ho dimenticato di inserire il sistema audiovisivo di Verde, non posso mettere l’occhio di Grosso esattamente dove vuole lui, è sempre così… o forse è perché ero in ritardo di due minuti e di diciassette secondi per fare a Graffo il suo bagno audiovisivo, che è un flusso di colore e di suono con il quale si tonificherebbero solo le zone sensorie, solo che non possiamo vederlo o sentirlo, grazie al cielo. Mezza Pinta dice che è come un Niagara di soli.
“E che capricci, buon Dio… qualche volta uno di loro non vuole dire una parola per un mese intero e io devo blandirlo e blandirlo, o fare finta di niente, il che è più difficile ma dà risultati migliori, a lungo andare. E come si scimmiottano scioccamente… Se uno di loro inventa un nuovo stupido modo di comportarsi, subito dopo tutti gli altri lo imitano. È come avere a che fare con una famiglia di geni mongoloidi. La signorina Jackson, che ha una passione per la storia, li chiama i Trenta Tiranni, come certi tali che un tempo dominarono Atene. Sono una preoccupazione interminabile. Qualche volta credo di non avere altro da fare, al mondo, se non cambiare le fontanelle”.
— Proprio come se fossero pannolini — disse Gaspard.
— Voi pensate che sia buffo — disse la signorina Bishop — ma nei giorni in cui c’è una carica d’odio eccezionale nella Nursery, le fontanelle puzzano. Il dottor Krantz dice che è tutta immaginazione, ma io sento veramente quell’odore. Si diventa sensibili, lavorando qui. E anche intuitivi, anche se non ne sono sicura: qualche volta è soltanto preoccupazione. Adesso sono preoccupata per quei tre marmocchi che sono all’Editrice Razzi.
— Perché? Flaxman e Cullingham mi sembrano ragionevoli e responsabili, anche se sono dei pazzi di editori. E poi c’è Zane Gort, con loro. È assolutamente degno di fiducia.
— Lo dite voi. Secondo me, i robot sono quasi tutti stupidi. Sono sempre occupati a dare la caccia ai Golem quando hai bisogno di loro, e poi ti danno una eccentrica spiegazione logica dieci giorni dopo. Le robicchie sono più solide. Oh, Zane è un tipo a posto, immagino. È che io sono nervosa.
— Temete che i cervelli si spaventino o si turbino, se li si allontana dalla Nursery?
— È più probabile che finiscano per irritare qualcuno fino al punto di indurlo a tirarli contro qualcosa. Quando si lavora vicino a loro, come faccio io, viene voglia di prenderli e di fracassarli almeno dieci volte al giorno. Siamo a corto di personale: ci sono soltanto tre bambinaie, oltre a me, alla signorina Jackson e al dottor Krantz, che viene solo due volte la settimana, e a babbo Zangwell, che non è precisamente un grande appoggio.
— Lo credo bene che abbiate i nervi a pezzi — disse asciutto Gaspard. — Ne ho avuto una dimostrazione.
La ragazza sogghignò.
— Vi ho fatto proprio esplodere ieri sera, eh? Ho fatto tutto quello che potevo per mandare a pezzi la vostra sicurezza maschile e per rovinarvi il sonno.
Gaspard scrollò le spalle.
— Ieri sera sarebbe accaduto lo stesso anche senza bisogno di voi, cara signorina Bishop — le disse. — Non avevo niente di nuovo da leggere, e senza lettura dormo poco e mi sveglio all’improvviso. Ma quello che mi avete detto ieri sera a proposito del sesso… — Si interruppe, e girò lo sguardo sulle silenziose uova argentee. — Ehi, possono sentire quello che stiamo dicendo? — chiese con voce smorzata.
— Certo che possono — rispose lei a voce alta e soddisfatta. — Quasi tutti hanno innestato il complesso audiovisivo. Non vorrete che io li stacchi e li metta al buio solo perché vi sentiate in perfetta intimità? Devono rimanere disinseriti cinque ore al giorno, in ogni caso. Dovrebbero dormire, allora, ma tutti giurano che non dormono mai, al massimo hanno quello che loro chiamano “sogni neri”. Hanno scoperto che la coscienza non si spegne mai completamente, dicono… qualunque cosa ne pensiamo noi, oberati dai nostri corpi. Quindi potete dire tutto quello che volete, Gaspard, e dimenticare la loro presenza.
— Eppure… — disse Gaspard, guardandosi di nuovo intorno dubbiosamente.
— Non me ne importa di quello che mi sentono dire — fece la signorina Bishop, poi gridò: — Avete capito, vecchi sudicioni e vecchie lesbiche pelose?
— Fiiiiiu!
— Zane Gort, chi vi ha fatto entrare? — domandò lei, voltandosi verso il robot.
— Il vecchio signore nell’atrio — rispose rispettosamente Zane.
— Volete dire che siete riuscito a farvi dare per ipnosi la combinazione da Zangwell, mentre lui se ne sta sdraiato a russare e a profumare l’aria per sette metri tutt’intorno? Deve essere meraviglioso essere un robot… niente odorato. O voi l’avete?
— No, non ne sono dotato, se non per pochi potentissimi prodotti chimici che solleticano i miei transistor. E sì, è veramente meraviglioso essere un robot e vivere al giorno d’oggi — ammise Zane.
— Ehi, ma voi dovreste essere all’Editrice Razzi a fare da babysitter a Mezza Pinta, a Nick e a Doppio Nick — disse la signorina Bishop.
— Avevo detto che l’avrei fatto, è vero — disse Zane. — Ma il signor Cullingham ha detto che avevo una influenza disturbatrice sulla discussione, quindi ho chiesto alla signorina Blushes di sostituirmi.
— Bene, è già qualcosa — disse la signorina Bishop. — La signorina Blushes mi sembra un’anima solida e sensata, nonostante il suo piccolo attacco di nervi di ieri.
— Sono lieto di sentirvi dir questo. Voglio dire, sono contento che provi simpatia per la signorina Blushes — disse Zane. — Signorina Bishop, potrei… non vorreste…
— Cosa posso fare per voi, Zane? — chiese la ragazza.
Lui esitò.
— Signorina Bishop, vorrei il vostro consiglio su una faccenda piuttosto personale.
— Naturalmente. Ma a che vi servirebbe il mio consiglio in una faccenda personale? Non sono un robot e mi vergogno di ammettere che li conosco pochissimo.
— Lo so — disse Zane. — Ma mi avete dato l’impressione di possedere un eccezionale buon senso, un istinto che vi porta diritto al cuore di un problema, il che è molto raro, credetemi, negli uomini di carne e di metallo… e anche nelle donne. E i problemi personali mi sembrano straordinariamente simili per tutti gli esseri intelligenti o quasi intelligenti, siano organici o inorganici. Il mio problema è altamente personale, fra parentesi.
— Devo andarmene, Vecchia Batteria? — chiese Gaspard.
— No, resta, ti prego, Vecchia Ghiandola. Signorina Bishop, come forse avrete notato, io provo uno speciale interesse per la signorina Blushes.
— È una creatura attraente — commentò la signorina Bishop senza batter ciglio. — Intere generazioni di donne di carne avrebbe venduto l’anima per avere un vitino di vespa e curve lisce come le sue.
— Verissimo. Forse è troppo attraente… comunque, in quanto a questo non ho problemi. No, è il lato intellettuale che mi turba, l’aspetto della comunanza mentale. Sono sicuro che avrete notato come la signorina Blushes sia un po’… no, non giochiamo con le parole… sia veramente molto stupida. Oh, so di averlo imputato allo shock che ha subito quando è stata aggredita durante i tumulti (pessima azione, aggredire un robot che cammina, un vero robot) ma temo che sia piuttosto stupida proprio per natura. Per esempio, si è seccata moltissimo, mi ha detto, per la conferenza sull’antigravità che ho tenuto al Club degli Hobby ieri sera. Ed è molto puritana, come ci si può aspettare dalla concezione professionale che le è innata… ma il puritanesimo restringe gli orizzonti della mente e non c’è niente da fare, anche se la pruderie ha un suo fascino piuttosto pericoloso. Quindi, ecco il mio problema: attrazione fisica, ma un abisso mentale. Signorina Bishop, voi siete femmina e io vi sarei profondamente grato se mi deste la vostra opinione. Fino a che punto credete che io debba spingermi con quella affascinante robicchia?
La signorina Bishop lo fissò.
— Bene, farò la consigliera sentimentale per robot — disse.