Quando la vettura grande e nera, aerodinamica come una goccia alla rovescia passò davanti a lui lasciandosi dietro un potentissimo profumo di rose e mostrando Heloise Ibsen con la sua argentea collana da caccia che sbirciava trionfante dal finestrino posteriore, Gaspard sospettò che qualcosa non andasse.
Era uscito per procurare trenta nuovi rotoli di carta per le silenziose fonoscriventi delle teste d’uovo. Tenendoli stretti contro il fianco, partì fulmineamente verso l’Editrice Razzi, due isolati più in là.
Joe la Guardia era davanti all’edificio e brandiva la sua pistola-puzzola in un modo piuttosto eccentrico, che induceva parecchi passanti ad attraversare la strada.
— Via con il signor Cullingham, se ne sono andati! — disse eccitato a Gaspard. — Sono entrati, l’hanno preso, l’hanno trascinato via. Io ho sparato tre colpi, di punto in bianco, con la mia fida pistola-puzzola proprio mentre se ne andavano, ma era caricata con pastiglie di profumo… la mia nipotina deve averci giocato ancora, accidenti.
Gaspard entrò correndo e balzò sulla scala mobile. La porta, che di solito era chiusa con la serratura elettrica, adesso era socchiusa. Gaspard ispezionò la stanza, senza entrare. C’era qualche segno di lotta, una sedia rovesciata e una quantità di fogli sparpagliati ma la signorina Willow era seduta al suo solito posto, vicino alla scrivania di Cullingham, fredda e serena come un mattino autunnale.
Il primo pensiero di Gaspard fu così puerilmente perverso che lo sorprese un poco: adesso, poiché Cullingham era fuori causa e poiché nessuno degli altri, eccetto presumibilmente Zane Gort, sapeva che la signorina Willow era una specie di automa amatorio, avrebbe potuto averla a sua disposizione. Poi respinse assolutamente l’indegno pensiero.
Joe la Guardia gli sussurrò con voce rauca: — Se la prende con molta calma quella lì.
— È distrutta dall’angoscia, senza dubbio — rispose Gaspard sfiorandosi le labbra con un dito e richiudendo la porta. — Le lacrime le si sono gelate negli occhi. Uno shock può giocare scherzi del genere a una persona ultrasensibile.
— Io direi che è un tipo a sangue freddo — opinò Joe. — Ma ce ne vogliono di tutti i tipi, per fare il mondo. Adesso chiamate la polizia?
Gaspard non rispose. Invece, andò a guardare nel nuovo ufficio di Flaxman. C’erano tre teste d’uovo: Gaspard riconobbe Ruggine, Graffio e Tonto-Tonto e con loro c’era la signorina Phillips: una delle bambinaie meno entusiaste. Ruggine era collegato a un occhio TV e stava leggendo un libro posto su un leggio che voltava automaticamente una pagina ogni cinque secondi. Gli altri due stavano ascoltando la signorina Phillips che leggeva con voce monotona un libro in brossura dalla copertina repellente. La ragazza si interruppe, poi continuò quando vide che si trattava soltanto di Gaspard. Non c’era segno di Flaxman.
— Se ne andato a fare una delle sue solite corse sulle colline — sussurrò Joe sul collo di Gaspard. — Una delle uova deve avergli fatto prendere una grossa paura. Le avevo messe qui ad aspettare che il signor Cullingham le ricevesse. Ma adesso… non capisco più niente.
— Lasciatele qui, per il momento — disse Gaspard. — Dov’è la signorina Blushes? Era alla porta principale, quando sono uscito. Avrebbe dovuto avvertire Cullingham dell’arrivo degli scrittori. O hanno portato via anche lei?
Joe si grattò la testa irsuta, poi spalancò gli occhi.
— È buffo. Mi ero dimenticato di tutto, ma proprio subito dopo che siete uscito per comperare i rotoli, Gaspard, cinque elegantoni con i maglioni neri e i calzoni neri attillati sono entrati e si sono raccolti attorno al banco del portiere, dove c’era la signorina Blushes, e hanno cominciato a gridare… non voglio dire che urlavano, voglio dire che parlavano allegramente… gridavano tutti e sei, parlavano del lavoro a maglia… e io ho pensato “Bene, siete proprio una mezza dozzina bene assortita”. Poi gli elegantoni sono usciti tutti insieme in gruppo e la robicchia rosa non era più al suo posto. Se avessi avuto un po’ di tempo per pensarci sopra, mi sarei accorto che se ne era andata e che gli elegantoni neri dovevano averla convinta ad uscire, ma proprio in quel momento sono arrivati alla carica gli scrittori e mi hanno fatto perdere la testa. Avete capito, Gaspard? Subito dopo che siete uscito per comprare i rotoli…
— Capisco — disse Gaspard, in fretta, e spinse il pulsante di discesa della scala mobile. Era già parecchi metri al di sotto di Joe prima che l’altro pensasse di seguirlo.
Sul banco del portiere, trattenuta da un fermacarte di ossidiana lunare, c’era una nota scritta con i caratteri rosei di una fonoscrivente su carta nera.
Zane Gort! Il tuo piano mostruoso per sostituire i mulini-a-parole con cervelli robot è stato scoperto! La tua fabbrica di narrativa robotica alla Saggezza delle Età con le sue orribili teste di robot senza corpo, è sotto sorveglianza! Se ci tieni alla bellezza e alla buona salute della robicchia Phyllis Blushes, rinuncia al tuo piano e smantella la fabbrica.
— Ecco che sta arrivando il signor Flaxman — disse Joe, schermandosi gli occhi con la mano mentre guardava nella strada, attraverso la grande vetrata. Gaspard si cacciò il biglietto in tasca e seguì Joe fuori, sul marciapiedi.
La macchina di rappresentanza di Flaxman stava avanzando lentamente, guidata dal pilota automatico. Probabilmente l’editore schiacciava un sonnellino, pensò Gaspard.
La macchina trovò con i suoi sensi la destinazione, si accostò al marciapiedi e si fermò accanto ai due uomini. Sui sedili ricoperti di pelle non c’era nulla, a eccezione di un biglietto stampato in neretto su carta grigia.
Zane Gort! Può darsi che tu possa scrivere tutta la narrativa che il Sistema Solare può assorbire, ma non potrai fare arrivare i tuoi libri alle edicole senza un editore. Dividi la torta con noi e lo riavrai.
Il primo pensiero di Gaspard fu semplicemente che i robot dovevano essere più vicini a impadronirsi del mondo di quanto non pensassero gli allarmisti, se due gruppi nemici potevano presumere che Zane fosse la chiave delle nuove attività dell’Editrice Razzi e se decidevano di trattare con lui soltanto.
Gaspard si sentì un po’ offeso. Nessuno aveva pensato di mandare a lui una lettera minatoria. Nessuno, finora, aveva neppure tentato di rapirlo. Avrebbe pensato che per lo meno Heloise, in considerazione dei loro passati rapporti… ma no, la scrittrice aveva rapito Cullingham.
— Rrrrrr! Ce l’ho fatta! Ce l’ho fatta!
Gaspard fu abbrancato e costretto a girare su se stesso, in una folle danza, da Zane Gort che era apparso come una saetta azzurra uscita Dio sapeva da dove.
— Fermo Zane! — comandò Gaspard. — Calmati. Flaxman e Cullingham sono stati rapiti!
— Non ho tempo per queste sciocchezze adesso — disse il robot, lasciandolo andare. — Ce l’ho fatta, ti ho detto! Eureka!
— Anche la signorina Blushes è stata rapita! — gli urlò Gaspard. — Ecco le lettere dei ricattatori… indirizzate a te!
— Le leggerò più tardi — disse il robot, cacciandosele in uno sportellino sul fianco. — Oh, ce l’ho fatta, ce l’ho fatta. Adesso devo controllare con il Cal Tech! — Balzò sulla macchina di Flaxman e la fece partire come una saetta.