A Cullingham venne un accesso di tosse.
— Per il momento basta — disse Flaxman. — È meglio che ti riposi la voce. Sentiamo cosa ne pensano i cervelli.
— Doppio Nick ha un commento da fare — annunciò la signorina Bishop, alzando al massimo il volume dell’altoparlante.
— Signori — disse una delle due uova d’argento più grandi — immagino che voi comprendiate che noi siamo cervelli e null’altro. Abbiamo vista, udito, capacità di parlare… ed è tutto. Il nostro apparato ghiandolare è ridotto al minimo, credetemi; quel tanto sufficiente per impedirci di vegetare. Così, posso domandarvi umilmente, molto umilmente, come potete pensare che noi ci lasciamo convincere a produrre narrativa che comporta azione a livello di rissa, sentimenti degni di idioti conformismi, e una pesantissima accentuazione di quella noiosa tumescenza che viene chiamata eufemisticamente amore?
La signorina Bishop incurvò le labbra in un sorriso incredulo e saputo, ma non disse nulla.
— Nei tempi in cui avevo un corpo — continuò Doppio Nick, prima che uno dei due soci riuscisse a mettere insieme una risposta — c’era una quantità di libri del genere. Tre copertine su quattro facevano clamorosamente comprendere che l’atto d’amore sarebbe stato spiegato nell’interno in soddisfacenti particolari, ben condito di violenza e di perversione, ma pesantemente illuminato da una infantile moralità maschile. Ricordo che continuavo a dirmi che il novanta per cento di tutte le cosiddette perversioni sono semplicemente il desiderio naturale di vedere, da tutti i possibili punti di vista, un oggetto adorato e un atto piacevole, esattamente come si può desiderare di vedere una bella statua da ogni lato, giungendo perfino a fabbricare una quarta dimensione spaziale da cui considerarla, se fosse possibile. Oggi, devo confessarlo, l’intera faccenda si limita ad annoiarmi. Probabilmente la mia condizione fisica, o la mancanza di tale condizione, c’entra per qualcosa. Ma mi deprime specialmente pensare che, dopo tanti anni, la razza umana stia ancora cercando il brivido per procura e una corruzione che è semplicemente una curiosità naturale disconosciuta e proiettata.
“Inoltre — continuò Doppio Nick — ammettendo che voi desideriate farci produrre storie d’amore, posso richiamare la vostra attenzione sul tipo di stimolazione che ci fornite, o meglio, sulla mancanza di tale stimolo? Noi siamo stati chiusi in una stanza per più di un secolo, che cosa ci mostrate? Due editori! Scusate, signori, ma io penso che avreste potuto dimostrare un po’. più di immaginazione.
Cullingham disse freddamente: — Immagino che sia possibile prendere accordi per certe visite, in particolare a luoghi che offrano comodità a un voyeur. Cosa ne diresti di Madame N., tanto per cominciare, Flaxie?
La signorina Bishop disse, enigmatica: — Voialtri, vecchi birbanti, vi siete già divertiti abbastanza!
Ma Flaxman intervenne: — Sai benissimo che è fuori discussione, Cully! I cervelli non possono essere portati da nessuna parte, se non dalla Nursery al nostro ufficio. È la prima Regola di Zukie che ogni Flaxman ha giurato di rispettare. L’ultimo ammonimento di Zukie fu che trasportare i cervelli avrebbe potuto significare ucciderli.
— Per giunta — continuò l’uovo, senza prendere in considerazione i commenti — a giudicare dal genere di porcheria che lorsignori ci stanno infliggendo, anche se si tratta di lavori rifiutati, l’arte dello scrivere deve essere andata in malora. Ora se ci leggeste qualcuna delle opere dei mulini-a-parole, che secondo lorsignori sono tanto belle… durante il nostro ritiri, come ben sapete, noi non abbiamo letto quasi niente, ad eccezione di opere che non erano di narrativa e, naturalmente, dei classici. Un’altra delle interminabili regole del caro Daniel.
— Preferirei non farlo, onestamente — rispose Cullingham. — Credo che la vostra produzione sarebbe molto più fresca senza l’influenza dei mulini-a-parole. E credo che ne sareste più felici.
— Credete forse che quella produzione mulinesca, quell’escremento meccanico, potrebbe causarci un complesso di inferiorità? — chiese Doppio Nick.
Gaspard provò uno scatto di collera. Si augurò che Cullingham leggesse una storia ben mulinata e costringesse Doppio Nick a rimangiarsi le sue parole. Cercò di ricordare qualche superbrillante brano della produzione dei mulini per citarlo immediatamente, qualche passo di uno dei migliori libri che aveva letto recentemente, magari del suo Passaporto per la passione. Ma, inspiegabilmente, quando rivolse la propria mente in quella direzione, vi trovò soltanto una nebbia rosea e inquietante. Tutto quello che ricordava del suo libro erano le frottole sulla controcopertina. Si disse che questo avveniva probabilmente perché ogni singola frase del contenuto era così superbamente geniale che non ve n’era alcuna che potesse spiccare particolarmente. Ma questa spiegazione non lo soddisfece del tutto.
— Bene, se lor signori rifiutano di essere sinceri con noi e di mettere tutte le carte in tavola — disse Doppio Nick, — se rifiutano di fornirci un quadro completo… — L’uovo lasciò incompleta la frase.
— Perché non cominciate voi a essere sinceri con noi? — chiese tranquillo Cullingham. — Per esempio, non sappiamo neppure i vostri nomi. Dimenticate il vostro anonimato… dovrete pur farlo, un giorno o l’altro. Voi, per esempio, chi siete?
L’uovo rimase silenzioso per qualche attimo. Poi disse: — Io sono il cuore del Ventesimo Secolo. Sono il cadavere vivente di una mente dell’Età della Confusione, uno spettro ancora agitato dal vento di incertezza che sferzò la Terra quando l’uomo schiuse per la prima volta l’atomo e affrontò il suo destino fra le stelle. Io sono libertà e odio, amore e paura, alti ideali e bassi piaceri, uno spirito che ogni giorno esulta e perpetuamente dubita, tormentato dai suoi stessi limiti, un groviglio di impulsi, una marea di elettroni. Ecco ciò che sono. Il mio nome non lo conoscerete mai.
Cullingham piegò il capo per un attimo, poi fece un cenno alla signorina Bishop che abbassò l’altoparlante. Il direttore editoriale lasciò cadere al suolo le restanti pagine de Il flagello dello spazio e prese un manoscritto rilegato di plastica purpurea che recava l’emblema in oro dell’Editrice Razzi, un razzo sottile cui erano allacciati due serpenti.
— Proveremo qualcosa d’altro, per cambiare — disse. — Non produzione dei mulini-a-parole, ma qualcosa di molto diverso da ciò che avete ascoltato.
— La signorina Jackson è arrivata alla Nursery? — chiese Gaspard a Zane. Si parlarono sottovoce, davanti alla porta.
— Oh, sì — rispose il robot. — È uno spettacolo come la signorina Bishop, solo che è bionda. Gaspard dov’è la signorina Blushes?
— Non l’ho vista. Ha dato i numeri di nuovo?
— Sì, è diventata inquieta. Ha detto che tutti quegli esseri umani in barattoli d’argento che la fissavano la facevano diventare nervosa. Ma mi ha detto che ci saremmo visti qui.
Gaspard corrugò la fronte.
— Hai chiesto al nuovo robot-portiere, a pianterreno, o al ragazzo che era con lui se l’hanno vista arrivare?
— Non c’era nessun robot-portiere, a pianterreno quando sono arrivato — disse Zane — e nessun ragazzino. Altri impostori, immagino. Ma ho visto un investigatore federale che si chiama Winston P. Mears, fuori dalla porta. Lo conosco bene perché ha indagato sul mio conto quando mi accusarono (ma l’accusa non fu mai provata) di progettare robot giganteschi mossi dall’energia atomica: un’inevitabile evoluzione tecnologica che sembra ancora atterrire gli umani. Ma il fatto è, adesso, che quel Mears, un agente federale, è qui vicino, e per quanto io adori la signorina Blushes, devo ricordare che è una dipendente del governo e di conseguenza, le piaccia o no, un agente segreto del governo. Pensaci, Gaspard.
Gaspard cercò di pensare, ma ne fu subito distratto.
Infatti, ecco cosa stava intonando Cullingham: — Tin, tin, tin, fecero le forti chele mentre lavoravano, assicurando il cavo all’affusolato carico icchio. Squinch, squinch, squinch fece la vite, mentre il dottor Tungsteno la girava. Un flusso carico di sentimento fece fremere le griglie della sua bruncia struttura. ‘Buon atterraggio’, alitò sottovoce. ‘Buon atterraggio, mio dorato tesoro’. Sette secondi e trentacinque rivoluzioni più tardi, una scossa di deliziosa violenza fece vibrare la sua piastra. Per poco non lasciò andare la manovella. Si girò, cigolando. Vilya, una lucentezza argentea nell’oscurità, stava tendendo le pinze, icchie da fare impazzire, giammai fatte per servire gli umani, che ora lo tentavano. ‘No’, disse severamente il dottor Tungsteno. ‘No, no, icchia robicchia’ ”.
La signorina Bishop alzò una mano.
— Nick desidera dire che, sebbene pure questo sia abbastanza orribile, è molto più interessante di tutto quello che avete letto finora. È diverso.
— Quello — sussurrò modestamente Zane a Gaspard — l’ho scritto io. Oh, sì. L’ho scritto io. I miei lettori amano le scene in cui un robot gira una manovella, quasi quanto gli umani amano le scene in cui un uomo sculaccia una donna, specialmente quando sono di scena tutte e due le robicchie, quella d’oro e quella d’argento. Nessun altro dei miei libri si è venduto bene quanto Il dottor Tungsteno gira una manovella, che è il terzo della serie. Il passo che hai appena udito viene dal quinto, Il dottor Tungsteno e il Trapano di Diamante, che è il malvagio padrone di Vilya nonché avversario del protagonista in quel volume. Ecco là!
Gaspard girò la testa abbastanza in fretta per vedere qualcosa di roseo che sfrecciava dalla toeletta delle signore e spariva quasi immediatamente nel corridoio trasversale.
— Corri all’ingresso principale! — ordinò pronto Zane. — Ferma la signorina Blushes se cerca di uscire. Può darsi che sia ipnotizzata. Se devi metterla fuori combattimento, dalle un colpo in testa. Io andrò all’uscita posteriore… era diretta là. Rrrrrr!
Pattinò via lungo il corridoio, svoltò al primo incrocio e scomparve.
Gaspard scrollò le spalle e trotterellò giù per la scala mobile. Il fattorino dalla faccia di topo e il robot-portiere alto due metri e mezzo erano spariti, proprio come aveva detto Zane. Gaspard si piazzò nel punto in cui si trovavano prima i due, accese una sigaretta, e si accinse a ricostruire nella sua mente i passi più brillanti della produzione mulinesca altamente letteraria che prima gli erano sfuggiti. Ne ricordava migliaia, alla lettera, dopo una vita trascorsa a leggere. Senza dubbio, con un piccolo sforzo compiuto con calma avrebbe potuto ricordare le parole esatte di una dozzina di quei brani.
Dopo un’altra mezz’ora noiosa e letterariamente inutile, Zane Gort lo chiamò con un fischio dai piedi della scala mobile bloccata. Zane teneva saldamente per il polso la signorina Blushes. La rosea robicchia sembrava molto dignitosa, mentre Zane era chiaramente in preda a sentimenti contrastanti.
— Ho trovato Mears nel corridoietto vicino al Magazzino Tre — disse il robot azzurro acciaio quando Gaspard si avvicinò. — Sosteneva di essere un elettricista assunto dall’Azienda Elettrica per rintracciare un cavo di alimentazione che si era perduto! Gli ho detto subito che credevo di averlo già incontrato prima e lui ha avuto il coraggio di rispondere che non lo sapeva, perché per lui tutti i robot erano uguali. Mi sono preso il piacere di fargli fare fagotto. Poi, dopo una lunga ricerca, ho scoperto la signorina Blushes che si nascondeva…
— Non mi stavo nascondendo — protestò lei. — Stavo pensando. Lasciatemi andare, bruncia macchina!
— È per il vostro bene, signorina B. Dunque, allora l’ho scoperta mentre stava pensando, in un condotto di ventilazione. Dice che ha avuto un attacco di amnesia, che non ricorda nulla dal momento in cui ha lasciato la Nursery fino al momento in cui l’ho trovata. Non l’ho vista, però, con l’agente del governo.
— Ma tu credi che lei… gli abbia fatto un rapporto? — proruppe Gaspard. — Credi che lui la conoscesse?
— Vi prego, signor Nuit! — obiettò la signorina Blushes. — Non “conoscesse”, ma “le fosse stato presentato”!
— Perché non vi va bene “conoscesse”? — sbottò Gaspard. — Anche ieri ha protestato.
— Non avete mai letto la vostra Bibbia — rispose in tono bruciante la rosea robicchia della censura. — Adamo conobbe Eva, e quello fu l’inizio di tutte quelle riproduzioni in serie. Un giorno o l’altro espurgherò la Bibbia… è il mio sogno. Ma fino ad allora vi prego di non citarla in deliberati tentativi di mettermi in imbarazzo. E adesso, Zane Gort, robosto animale, lasciatemi andare!
Sottrasse il polso alla presa di lui e cominciò a salire la scala mobile, a testa alta. Zane la seguì, spiritato.
— Credo che tu stia diventando troppo sospettoso, — Zane — disse Gaspard, con forzata allegria, avanzando alla retroguardia. — Per quale ragione gli agenti del governo dovrebbero interessarsi all’Editrice Razzi?
— La stessa ragione che ha qualsiasi cosa cosciente nel Sistema, di carne, metallo, o verdura venusiana — rispose cupo il robot. — L’Editrice Razzi ha qualcosa di potenzialmente prezioso, o almeno misterioso, che nessun altro possiede. E questo è sufficiente. Per l’uomo dell’Età dello Spazio, qualunque mistero è una calamità. — E scosse il capo. — Immagino che dovrei prendere migliori precauzioni — mormorò.
Mentre si avvicinava alla porta dell’ufficio dei due soci, la signorina Bishop la spalancò lasciando uscire nel corridoio un torrente di chiacchierio.
— Salve Gaspard — esclamò allegramente la ragazza. — Salve, Zane. Come va, signorina Blushes? Voi due, ragazzi, siete arrivati proprio in tempo per aiutarmi a riportare i marmocchi alla Nursery.
— Cos’è successo? — chiese Gaspard. — Sembrano tutti così contenti!
— Certo che lo sono! I marmocchi hanno accettato di prendere in considerazione la proposta della Razzi. Abbiamo chiamato la Nursery e anche gli altri cervelli si sono dichiarati d’accordo. Scriveranno un romanzo completo per ciascuno, a titolo di prova, stretto anonimato, direzione editoriale solo se desiderata, tempo dieci giorni.
“Il vostro primo incarico, Gaspard, dice il signor Flaxman, sarà prendere in affitto ventitré fonoscriventi. La Razzi fornirà le altre sette”.