3 Una piacevole cavalcata

Fattorie, pascoli e oliveti coprivano gran parte del terreno intorno a Ebou Dar, ma c’erano anche molte piccole foreste, e sebbene il territorio fosse assai più pianeggiante rispetto alle Colline di Rhannon a sud, era pur sempre ondulato e in alcuni punti si levavano alture di trenta metri o più, abbastanza perché il sole pomeridiano proiettasse lunghe ombre. Tutto considerato, quell’ambiente forniva coperture più che sufficienti per celare a sguardi indesiderati quella che poteva sembrare una bizzarra carovana di mercanti, circa cinquanta persone a cavallo e quasi altrettante a piedi, bizzarra soprattutto per i Custodi che si occupavano di trovare sentieri poco praticati nel sottobosco. Elayne non individuò alcun segno di presenza umana, a parte la manciata di capre che brucavano in cima a qualche collina.

Anche le piante e gli alberi più abituati al caldo cominciavano ad avvizzire e a morire, eppure in un altro momento lei si sarebbe goduta il semplice spettacolo della campagna. Sembrava di essere a migliaia di chilometri di distanza dalla terra che aveva visto cavalcando sull’altra riva dell’Eldar.

Le colline erano sagome strane e nodose, come se una mano immensa e distratta le avesse strizzate insieme. Stormi di uccelli dalle sfumature brillanti si alzavano in volo al loro passaggio, e decine di uccelletti simili a colibrì svolazzavano lontano dai cavalli, gioielli sospesi a mezz’aria con le ali che battevano così velocemente da sembrare macchie sfocate. Qua e là, dai rami degli alberi pendevano viticci spessi come corde, mentre altri alberi avevano gruppi di fronde in cima al posto del fogliame, e cose che sembravano grandi piume verdi alte quanto un uomo. Su una manciata di piante ingannate dal caldo erano spuntati i primi boccioli, rosso accesso e giallo vivido, alcuni grandi il doppio delle sue mani messe insieme. Il profumo era ricco e... ‘voluttuoso’ era la parola che le veniva in mente. Vide dei macigni che, ci avrebbe scommesso, un tempo erano le dita dei piedi di una statua, anche se non capiva perché qualcuno avesse voluto creare una statua così grande di una persona a piedi nudi, poi il loro cammino li portò in una foresta di alberi e spesse pietre scanalate, ceppi di colonne erose dalle intemperie, alcune cadute e da tempo saccheggiate fino alla base dai contadini del posto in cerca di pietre per costruire. Una piacevole cavalcata, malgrado la polvere che gli zoccoli dei cavalli alzavano dal terreno secco.

Il caldo non la infastidiva, ovviamente, e non c’erano molte mosche. Si erano lasciate tutti i pericoli alle spalle: avevano superato i Reietti, e non c’erano possibilità che loro o i loro servitori le potessero raggiungere. Sarebbe stata una piacevole cavalcata, se non...

Tanto per cominciare, Aviendha aveva scoperto che il suo messaggio sui nemici che arrivano quando meno te lo aspetti non era stato consegnato.

All’inizio Elayne aveva provato sollievo per qualsiasi cosa le permettesse di cambiare argomento e non parlare più di Rand. Non era un riaccendersi della gelosia; piuttosto, stava scoprendo di desiderare sempre più ciò che Aviendha aveva condiviso con lui. Non era gelosia. Ma invidia. Avrebbe quasi preferito la gelosia. Poi cominciò ad ascoltare davvero ciò che l’amica le stava dicendo a voce bassa e in tono uniforme, e le si drizzarono i capelli.

«Non puoi fare una cosa del genere» protestò Elayne, portando il suo cavallo più vicino a quello di Aviendha. In realtà, immaginava che la Aiel non avrebbe avuto grandi problemi a malmenare Kurin, ad appenderla per i piedi o a mettere in pratica le altre minacce che andava ripetendo. O meglio, non ne avrebbe avuti se le altre donne del Popolo del Mare non si fossero messe in mezzo. «Non possiamo cominciare una guerra con loro, di sicuro non prima di aver usato la Scodella. E non per un motivo del genere» aggiunse in tutta fretta. «Proprio no.» Non avrebbero assolutamente cominciato una guerra, né prima né dopo aver usato la Scodella. Non potevano cominciare una guerra solo perché le Cercavento si comportavano in modo sempre più dispotico. Solo perché... Elayne trasse un respiro, poi subito riprese a parlare. «Se anche me l’avesse detto, non avrei capito cosa intendevi. Mi rendo conto che non potevi parlare con maggior chiarezza, ma tu devi comprendere la mia posizione.»

Aviendha teneva lo sguardo fisso in avanti, e scacciava distrattamente via le mosche che le ronzavano intorno al viso. «Le avevo raccomandato di dirtelo» brontolò. «Gliel’avevo raccomandato! E se ci fosse stata un’Anima dell’Ombra su quella torre? Se fosse riuscita a varcare il passaggio e vi avesse colto di sorpresa? E se...» Rivolse a Elayne un improvviso sguardo pieno di desolazione. «Morderò il mio pugnale,» disse con tristezza «ma mi brucerà lo stomaco.»

Elayne stava per dirle che ingoiare la rabbia era la cosa giusta da fare, e che il boccone poteva essere grosso quanto le pareva purché non lo rovesciasse addosso alle Atha’an Miere — era questo il senso di quel discorso su fegato e pugnale —, ma prima che lei potesse aprir bocca, Adeleas la affiancò con il suo magro grigio. La sorella canuta aveva comprato una nuova sella a Ebou Dar, un oggetto appariscente, lavorato in argento sul pomello e sulla parte posteriore. Le mosche sembravano evitare quella donna, anche se aveva addosso un profumo forte quanto quello dei fiori.

«Chiedo scusa, ma mio malgrado ho origliato l’ultima parte del vostro discorso.» Adeleas non sembrava affatto pentita, ed Elayne si chiese quanto in realtà aveva sentito. Si rese conto di essere arrossita. Alcune delle cose che Aviendha aveva detto su Rand erano state notevolmente sincere e dirette. E anche alcune di quelle che aveva detto lei. Parlare in quel modo con la tua più intima amica era un conto, ma immaginare che qualcun’altra potesse sentirti era assai diverso. Aviendha sembrava pensarla allo stesso modo: non arrossì, ma l’occhiata amara che lanciò alla Marrone avrebbe fatto l’invidia di Nynaeve.

Adeleas si limitò a sorridere, un sorriso vago e insipido come l’acquacotta. «Forse sarebbe meglio lasciare la tua amica a briglia sciolta con le Atha’an Miere.» Scrutò Aviendha, battendo le palpebre. «Be’, magari solo allentata, non sciolta. Se quelle donne avessero un po’ di timore delle Luce sarebbe già sufficiente. Sono già quasi cotte al punto giusto, in caso non te ne fossi accorta. Sono molto più timorose della Aiel ‘selvaggia’ — ti chiedo scusa, Aviendha — che delle Aes Sedai. Anche Merilille vi avrebbe fatto la mia proposta, ma le bruciano ancora le orecchie.»

Aviendha non lasciava mai trasparire nulla, ma in quel momento sembrò perplessa quanto Elayne, che si girò nella sella per guardare indietro, accigliata. Merilille cavalcava fianco a fianco con Vandene, Careane e Sareitha poco lontano, e tutte si sforzavano di guardare ovunque tranne che verso Elayne. Dietro le sorelle c’erano le donne del Popolo del Mare, ancora in fila per uno, e poi venivano quelle del Circolo della Maglia, che per il momento si tenevano fuori vista, vicino ai cavalli da soma. Stavano avanzando tra le colonne troncate. Circa un centinaio di uccelli rossi e verdi dalla coda lunga volavano riempiendo l’aria con i loro richiami.

«Perché?» chiese bruscamente Elayne. Le sembrava da stupidi voler aggravare la situazione che già ribolliva appena sotto la superficie — e a volte anche al di sopra — ma non le era mai parso che Adeleas fosse stupida. La sorella Marrone inarcò le sopracciglia in un’evidente espressione di sorpresa. Forse era davvero sorpresa: di solito credeva che chiunque fosse in grado di capire quello che capiva lei. Forse.

«Perché? Per riportare un po’ di equilibrio, ecco perché. Se le Atha’an Miere sentono di aver bisogno che noi le proteggiamo da una Aiel, questo potrebbe servire da contrappeso con...» Adeleas fece una piccola pausa, all’improvviso assorta nel sistemare la gonna grigio chiaro «...con altre cose.»

Il volto di Elayne si indurì. Altre cose. Adeleas si riferiva all’accordo col Popolo del Mare. «Torna pure a cavalcare con le altre» le disse freddamente.

Adeleas non protestò, non fece alcun tentativo per insistere. Chinò il capo e fece rallentare il cavallo. Il suo lieve sorriso non vacillò mai. Le Aes Sedai più anziane accettavano che Nynaeve ed Elayne occupassero posizioni superiori alle loro e parlassero con l’appoggio dell’autorità di Egwene, ma in verità era solo apparenza e cambiava di poco la realtà dei fatti.

Forse non la cambiava affatto. Si mostravano rispettose, obbedivano, eppure...

Dopo tutto, Elayne era Aes Sedai a un’età in cui gran parte delle iniziate della Torre indossavano ancora il bianco delle novizie e in poche erano arrivate al rango di Ammessa. E lei e Nynaeve avevano stipulato un patto che decisamente non era una dimostrazione di saggezza e acume. Non solo il Popolo del Mare avrebbe ottenuto la Scodella, ma venti sorelle sarebbero andate tra gli Atha’an Miere, soggette alle loro leggi e con l’obbligo di insegnare tutto quello che le Cercavento volevano apprendere, finché altre non fossero giunte a dar loro il cambio. Le Cercavento avrebbero avuto il permesso di entrare alla Torre come ospiti e di imparare quello che volevano, andando via quando desideravano. Già solo questo era sufficiente a far urlare di rabbia il Consiglio, e probabilmente anche Egwene, eppure il resto... Le sorelle più adulte erano tutte convinte che ognuna di loro avrebbe ottenuto dei termini migliori in quell’accordo. E forse avevano ragione.

Elayne non lo credeva, ma non era sicura.

Non disse nulla ad Aviendha, ma dopo qualche istante la Aiel dichiarò:

«Se posso servire il mio onore e aiutarti nello stesso tempo, non mi importa di lavorare per gli scopi delle Aes Sedai.» Sembrava che non si rendesse mai conto del tutto che anche Elayne era un’Aes Sedai.

Lei esitò, poi annuì. Bisognava fare qualcosa con le donne del Popolo del Mare. Merilille e le altre avevano finora mostrato una notevole capacità di sopportazione, ma quanto avrebbero resistito? Anche Nynaeve rischiava di esplodere, se cominciava a concentrarsi davvero sulle Cercavento. La situazione doveva restare calma il più a lungo possibile, ma se le Atha’an Miere continuavano a credere di poter guardare le Aes Sedai dall’alto in basso ci sarebbero stati dei problemi. La vita era più complicata di quanto immaginava lei quando era ancora a Caemlyn, e tutte le lezioni ricevute in quanto erede al trono non contavano nulla. Ed era diventata ancor più complicata dopo l’ingresso alla Torre.

«Cerca solo di non... esagerare» disse piano. «E, ti prego, fai attenzione.

Dopo tutto, loro sono in venti e tu una sola. Non voglio che ti succeda qualcosa senza che io possa arrivare in tuo aiuto.»

Aviendha le rivolse un sogghigno che la fece apparire molto simile a un lupo, e portò la sua giumenta al limitare del gruppo di pietre per aspettare le Atha’an Miere.

Di tanto in tanto, Elayne si girò indietro a guardare, ma attraverso gli alberi riusciva a vedere solo Aviendha che cavalcava accanto a Kurin, parlandole con una certa calma senza neppure girarsi verso di lei. Di sicuro non la guardava in cagnesco, anche se la donna del Popolo del Mare la fissava con notevole stupore. Quando Aviendha spronò il cavallo per riportarsi accanto a Elayne, agitando le redini — non sarebbe mai diventata una cavallerizza — Kurin avanzò per parlare con Renaile; poco dopo, una rabbiosa Renaile mandò Rainyn in testa alla colonna.

La più giovane delle Cercavento cavalcava ancor più goffamente di Aviendha, e quando arrivò accanto a Elayne finse di ignorare la Aiel proprio come ignorava le mosche verdi che le ronzavano intorno al viso. «Renaile din Calon Stella Azzurra» disse rigida «esige che tu punisca la Aiel, Elayne Aes Sedai.» Aviendha le mostrò i denti in un sogghigno; evidentemente Rainyn non la stava ignorando del tutto, perché le sue guance arrossirono sotto il velo di sudore.

«Di’ a Renaile che Aviendha non è un’Aes Sedai» rispose Elayne. «Le chiederò di essere più cauta,» questa non era una bugia, glielo aveva già chiesto e lo avrebbe rifatto «ma non posso obbligarla a fare niente.» D’impulso, aggiunse: «Sai come sono fatti gli Aiel.» Il Popolo del Mare aveva idee assai bizzarre al riguardo. Rainyn fissò a occhi sgranati Aviendha, che ancora sorrideva; il volto scuro della Atha’an Miere divenne grigio, poi Rainyn fece maldestramente girare il cavallo e tornò al galoppo verso Renaile, rimbalzando sulla sella.

Aviendha ridacchiò compiaciuta, ma Elayne già si chiedeva se quell’idea non era stata un errore. Nonostante fossero ad almeno trenta passi di distanza, poté vedere la reazione rabbiosa sul volto di Renaile quando la giovane Cercavento fece rapporto, e le altre cominciarono a ronzare come api. Non sembravano spaventate ma furiose, e guardavano le Aes Sedai davanti a loro con occhi sempre più minacciosi. Adeleas annuì pensosa quando se ne accorse, e Merilille non riuscì a nascondere il suo sorriso.

Almeno loro erano soddisfatte.

Se quello fosse stato l’unico incidente durante la cavalcata, le avrebbe già tolto parte della gioia per lo spettacolo di fiori e uccelli, ma non era stato neppure il primo. Poco tempo dopo aver lasciato la radura, le donne del Circolo della Maglia erano andate da Elayne una alla volta, tutte tranne Kirstian, e senza dubbio la sua assenza era dovuta solo al fatto che le era stato assegnato il compito di tenere Ispan schermata. Erano andate da lei una alla volta, tutte esitanti e con sorrisi timorosi, finché a Elayne non era venuta voglia di dire a quelle donne di comportarsi secondo l’età che avevano. Certo, non avevano avanzato pretese, ed erano troppo astute per chiedere ciò che era già stato negato loro, ma trovavano altre vie, altri tentativi.

«Mi è venuto in mente» aveva detto Reanne con una certa vivacità «che forse vorrete interrogare Ispan Sedai con una certa urgenza. Chi può sapere cos’altro stava combinando in città, oltre a cercare il magazzino?» Aveva finto che quella fosse una semplice conversazione, ma di tanto in tanto lanciava rapide occhiate a Elayne per vedere come stava reagendo. «Sono certa che ci metteremo più di un’ora o due per arrivare alla fattoria, vista la strada che abbiamo preso, e di sicuro voi non volete sprecare così tanto tempo. Le erbe che le ha dato Nynaeve Sedai la rendono molto ciarliera, e sono sicura che per delle sorelle sarebbe capace di rimanere sveglia.»

Il suo sorriso allegro era svanito quando Elayne le aveva detto che per l’interrogatorio a Ispan potevano aspettare e avrebbero aspettato. Per la Luce, davvero quelle donne volevano che qualcuno facesse domande mentre viaggiavano tra i boschi su sentieri che a malapena meritavano tale nome? Reanne era tornata dalle altre donne della Famiglia borbottando tra sé.

«Perdono, Elayne Sedai» aveva mormorato Chilares poco tempo dopo, con tracce del Murandy ancora nel suo accento. Il cappello di paglia verde era intonato alla perfezione ad alcune delle sue sottovesti. «Ti chiedo perdono, se mi intrometto.» Non indossava la cintura rossa di una Donna Sapiente: quasi nessuna nel Circolo della Maglia la portava. Ivara era un’orafa, mentre Eldase forniva i mercanti di lacca; Chilares era una venditrice di tappeti, Reanne invece organizzava i trasporti per piccoli commerci. Alcune avevano modesti impieghi — Kirstian gestiva un negozio di abiti e Dimana era una sarta, anche se molto ricca — ma d’altronde, nel corso delle loro vite, quelle donne avevano svolto svariati mestieri. E usato molti nomi.

«Sembra che Ispan Sedai non stia bene» aveva detto Chilares cambiando nervosamente posizione sulla sella. «Forse le erbe stanno avendo un effetto più pesante di quanto Nynaeve Sedai immaginasse. Sarebbe terribile se le succedesse qualcosa. Prima dell’interrogatorio, voglio dire. Forse dovrebbero occuparsene le sorelle. Con la Guarigione, sai...» Aveva smesso di parlare, battendo ansiosamente le palpebre sugli occhi castani. E faceva bene a essere agitata, visto che tra le sue compagne c’era Sumeko.

Girandosi indietro Elayne aveva visto la grossa donna in piedi sulle staffe che cercava di scrutare oltre le Cercavento finché non si era accorta che lei la guardava ed era subito ricaduta a sedersi in sella. Sumeko, che conosceva la Guarigione meglio di qualsiasi sorella tranne Nynaeve. Forse persino meglio di Nynaeve. Elayne si era limitata a indicare il fondo della fila, Chilares era arrossita e aveva fatto tornare indietro la sua cavalcatura.

Merilille aveva raggiunto Elayne non appena Reatine era andata via, e la sorella Grigia era andata ben oltre le false conversazioni delle donne della Famiglia. Aveva parlato come se fosse la personificazione della sicurezza di sé. Quello che aveva detto era un’altra faccenda. «Mi chiedo quanto siano affidabili quelle donne, Elayne.» Aveva increspato le labbra in una smorfia di disgusto, mentre con la mano infilata in un guanto spazzava via la polvere dalla sua gonna blu. «Dicono di non accettare le selvatiche, ma la stessa Reanne sembra una selvatica, nonostante le storie che racconta su come non è riuscita a superare gli esami per diventare Ammessa. Lo stesso vale per Sumeko, e di sicuro per Kirstian.» Pronunciando quest’ultimo nome, Merilille si era accigliata, poi aveva scosso il capo. «Devi aver notato come salta non appena sente nominare la Torre. La conosce poco, e quello che sa potrebbe benissimo averlo appreso da qualcun’altra che ci è stata davvero.» Sospirò, come se le dispiacesse davvero: era proprio brava, in questo. «Hai pensato che potrebbero star mentendo anche su altre cose?

Per quanto ne sappiamo, potrebbero essere Amiche delle Tenebre, o servire qualche Amico delle Tenebre. Forse no, ma di sicuro non possiamo fidarci troppo di loro. Io credo che ci sia davvero una fattoria, che la usino come ritiro o meno, altrimenti non avrei accettato tutto questo, ma non mi sorprenderei se scoprissimo che si tratta di una manciata di catapecchie con una decina di selvatiche. Be’, forse non proprio catapecchie — a quanto pare, il denaro non gli manca — ma il punto resta. Semplicemente, non sono affidabili.»

Elayne aveva cominciato ad accendersi lentamente non appena aveva capito la direzione che il discorso di Merilille stava prendendo, poi si era infiammata sempre di più. Tutti quei giri di parole, tutti quei ‘forse’ e ‘potrebbe’, in m’odo da poter insinuare cose nelle quali lei stessa non credeva. Amiche delle Tenebre? Il Circolo della Maglia aveva combattuto contro gli Amici delle Tenebre. E due di loro erano morte. E se non fosse stato per Sumeko e Ieine, sarebbe morta anche Nynaeve e non avrebbero catturato Ispan. No, se Merilille le dipingeva come inaffidabili non era perché credeva che avessero prestato giuramento all’Ombra, altrimenti lo avrebbe detto chiaro e tondo. Voleva farle credere che non bisognava fidarsi di loro perché poteva essere un buon motivo per non permettere alla Famiglia di tenere in custodia Ispan.

Elayne aveva tirato uno schiaffo a una mosca che si era poggiata sul collo di Leonessa, e lo schiocco era sembrato il punto che metteva fine al discorso di Merilille, tanto che la sorella Grigia aveva sobbalzato per la sorpresa. «Come ti permetti?» aveva sussurrato Elayne. «Hanno affrontato Ispan e Falion nel Rahad, hanno affrontato il gholam, per non parlare di una ventina di uomini armati, se non di più. E tu non c’eri.» Questo non era giusto. Merilille e le altre erano state lasciate indietro perché nel Rahad le Aes Sedai avrebbero attirato l’attenzione come una banda di trombe e tamburi. Ma non le importava. La rabbia era sempre più bollente, la voce sempre più alta. «Non voglio sentire mai più discorsi del genere. Mai! A meno che tu non abbia delle prove reali! Se ti azzardi a ripetermi certe cose senza un vero motivo, ti assegnerò una penitenza tale che gli occhi ti usciranno dalle orbite!» Per quanto elevata fosse la sua posizione, Elayne non aveva l’autorità per decretare colpe e penitenze, ma in quel momento aveva lasciato perdere anche questo. «Ti farò andare a piedi per tutto il resto del viaggio fino a Tar Valon! Ti terrò a pane e acqua! Ti assegnerò in custodia proprio alle donne della Famiglia, e dirò loro di prenderti a schiaffi se solo apri la bocca!»

Si era resa conto di stare urlando. Uno stormo di uccelli bianchi e grigi era passato in volo, e le sue urla erano state più forti dei richiami di quei volatili. Allora aveva preso un lungo respiro nel tentativo di calmarsi. Non aveva la voce giusta per gridare: le diventa sempre acuta. Tutti l’avevano guardata, per lo più con espressioni di stupore. Aviendha aveva annuito la sua approvazione. Ovviamente, avrebbe fatto lo stesso anche se Elayne avesse affondato un pugnale nel cuore di Merilille. La Aiel appoggiava i suoi amici, sempre e comunque. La pelle chiara di Merilille era diventata di un bianco cadaverico.

«Faccio sul serio» aveva ribadito Elayne, molto più calma. E il volto della Cairhienese era sembrato ancora più pallido. Ma Elayne faceva davvero sul serio: non potevano permettersi che quel tipo di dicerie e sospetti cominciassero a diffondersi nel loro gruppo. In un modo o nell’altro, avrebbe tenuto fede alle sue minacce, anche se molto probabilmente le donne del Circolo della Maglia sarebbero svenute al pensiero di avere in custodia un’altra Aes Sedai.

Aveva sperato che finisse lì. C’erano tutti i presupposti. Ma quando era andata via Chilares era arrivata Sareitha, e anche lei aveva un motivo per non fidarsi della Famiglia. L’età. Anche Kirstian sosteneva di essere più anziana di qualsiasi Aes Sedai vivente, mentre Reanne aveva almeno cent’anni di più e non era nemmeno la più vecchia della Famiglia. Il suo titolo di Anziana la designava come, appunto, la più anziana tra quelle presenti a Ebou Dar, ma il rigido programma che seguivano per evitare di essere notate prevedeva un numero di donne ancora più vecchie in altri posti.

Tutto ciò era chiaramente impossibile, secondo Sareitha.

Elayne non aveva urlato; si era concentrata proprio per non urlare. «Prima o poi scopriremo la verità» aveva detto a Sareitha. Lei non aveva dubbi sulla sincerità della Famiglia, ma doveva esserci un motivo se quelle donne non sembravano senza età come le Aes Sedai ma neppure mostravano gli anni che dicevano di avere. Se solo avesse potuto capirlo. Aveva il sospetto che il motivo fosse ovvio, ma non riusciva a identificarlo. «Prima o poi» aveva ripetuto con fermezza quando la sorella Marrone aveva accennato a voler riprendere il discorso. «E adesso basta, Sareitha.» L’Aes Sedai aveva annuito, incerta, e aveva fatto rallentare il cavallo per tornare tra le altre. Meno di dieci minuti dopo, era stato il turno di Sibella.

Ogni volta che una della Famiglia arrivava a presentare la sua involuta supplica per poter cedere il controllo su Ispan, subito dopo una delle sorelle chiedeva la stessa cosa. Tutte tranne Merilille, che ancora batteva le palpebre appena Elayne si girava verso di lei. Forse urlare serviva davvero a qualcosa. Di sicuro nessuna più aveva provato ad attaccare direttamente la Famiglia.

Per esempio, Vandene aveva cominciato a discutere del Popolo del Mare e di come bilanciare gli effetti dell’accordo con loro, spiegandole anche perché era necessario bilanciarli il più possibile. Era stata molto pragmatica, senza mai una parola o un gesto d’accusa. Non che ce ne fosse bisogno: l’argomento era già di per sé un’accusa, per quanto lo si trattasse con delicatezza. La Torre Bianca, aveva detto Vandene, conservava la sua influenza sul mondo non con la forza delle armi o con la persuasione, nemmeno coi complotti e le macchinazioni, anche se queste ultime due possibilità Vandene le aveva accennate solo di sfuggita. La Torre Bianca controllava o determinava gli eventi in una certa qual misura perché tutti la vedevano al di sopra e al di là delle parti, superiore anche a re e regine. E questo a sua volta dipendeva dal fatto che ogni singola Aes Sedai fosse vista a quel modo, misteriosa e distante, diversa da chiunque altro. Completamente diversa. Storicamente, le Aes Sedai che non riuscivano a dare questa impressione — e ce n’erano state alcune, anche se poche — venivano tenute quanto più possibile lontano dalla scena pubblica.

Elayne ci aveva messo un po’ per rendersi conto che il fuoco del discorso si era spostato dal Popolo del Mare, e per capire dove Vandene stava andando a parare. Completamente diversa, misteriosa e distante, non certo il tipo di donna da incappucciare e legare di traverso su una sella mentre tutti, e non solo le altre Aes Sedai, potevano vederla. In realtà, le sorelle avrebbero trattato Ispan molto più duramente di quanto il Circolo della Maglia avrebbe mai potuto fare, solo non in pubblico. Questo argomento avrebbe potuto avere il suo peso se le fosse stato sottoposto prima, ma nervosa com’era, Elayne aveva rispedito al mittente Vandene come aveva fatto con tutte le altre. Solo per vederla sostituire da Adeleas, che era arrivata non appena lei aveva congedato Sibella dicendole che se le donne del Circolo della Maglia non riuscivano a capire costa stava borbottando Ispan allora non ci sarebbero riuscite neppure le sorelle. Borbottando! Per la Luce!

Le Aes Sedai avevano continuato ad arrivare a turno e, pur sapendo cosa avevano in mente, non era stato sempre facile cogliere il senso dei loro discorsi. Careane, per esempio, aveva cominciato col dirle che quei massi un tempo erano davvero stati le dita dei piedi di una statua, probabilmente quella di una regina guerriera alta sessanta metri...

«Ispan resta dov’è» le aveva risposto freddamente Elayne senza darle modo di andare avanti. «Ora, a meno che tu non voglia davvero spiegarmi perché le genti dello Shiota abbiano voluto erigere una statua del genere...»

La Verde le aveva detto che, secondo antichi documenti, la regina della scultura indossava solo l’armatura, e anche questa era piuttosto... succinta.

Una regina! «No? Allora, se non ti dispiace, vorrei parlare da sola con Aviendha. Ti ringrazio tanto.» Neanche quel comportamento brusco era stato sufficiente a fermarle, ovviamente. Elayne si era sorpresa quando aveva visto che non mandavano anche la cameriera di Merilille a fare il suo tentativo.

Tutto questo non sarebbe successo se Nynaeve avesse fatto il suo dovere. Quanto meno, Elayne era sicura che la sua amica avrebbe ridotto a più miti consigli sia il Circolo della Maglia sia le sorelle, e in poco tempo. In questo era davvero brava. Il problema era che Nynaeve si era incollata a Lan sin da quando avevano lasciato la prima radura. I Custodi andavano in avanscoperta, davanti e ai lati del gruppo, talvolta anche dietro, e tornavano sul sentiero solo per riferire cosa avevano visto o per spiegare la strada da prendere per evitare una fattoria o un pastore col suo gregge. Birgitte si allontanava parecchio, e non passava che qualche istante con Elayne. Lan si allontanava anche di più. E ovunque andava Lan, Nynaeve lo seguiva.

«Nessuno ti sta creando problemi, vero?» aveva chiesto guardando in cagnesco le donne del Popolo del Mare la prima volta che era tornata indietro insieme a Lan. «Bene, meglio così» aveva concluso poi, prima ancora che Elayne avesse modo di risponderle. Facendo girare su sé stessa la sua grassa giumenta, con uno schiocco delle redini l’aveva lanciata al galoppo per seguire Lan, tenendosi il cappello con una mano, e lo aveva raggiunto proprio mentre lui svaniva oltre il fianco di una collina più avanti.

Ovviamente, in quel momento Elayne non aveva ancora nulla di cui lamentarsi. Reanne aveva fatto il suo tentativo, e così pure Merilille, e tutto sembrava sistemato.

Ma quando Nynaeve si ripresentò, Elayne aveva già sopportato tutti i tentativi camuffati per far passare alle sorelle il controllo di Ispan, Aviendha aveva parlato con Kurin e le Cercavento erano un fuoco che covava piano sotto le braci. Quando le spiegò tutto questo, tuttavia, Nynaeve si limitò a guardarsi intorno accigliata. Ovviamente, in quel momento regnava la quiete. Certo, le Atha’an Miere avevano espressioni adirate, ma il Circolo della Maglia era ben in fondo al gruppo e, quanto alle sorelle, nemmeno un gruppo di novizie poteva sembrare così educato e innocente.

Elayne avrebbe voluto strillare!

«Sono sicura che puoi gestire tutto nel migliore dei modi, Elayne» le disse Nynaeve. «Dopo tutto, sei stata istruita per diventare una regina.

Questa situazione non può essere neppure lontanamente così... Accidenti a quell’uomo! Sta andando via di nuovo! Te la caverai.» E sparì, lanciando la povera giumenta al galoppo come fosse un cavallo da guerra.

E proprio allora Aviendha decise di parlare di come a Rand era piaciuto baciarle i lati del collo. E, a proposito, di come era piaciuto anche a lei.

Anche a Elayne era piaciuto, quando Rand lo aveva fatto a lei, ma per quanto si fosse abituata a parlare di certe cose — la mettevano ancora a disagio, ma ci si era abituata — in quel momento non aveva voglia di discuterne. Era arrabbiata con Rand. Non era giusto, se non fosse stata così innamorata di lui avrebbe potuto dire a Nynaeve di smetterla di trattare Lan come un bambino e di cominciare a fare il suo dovere. Elayne era pronta a dargli la colpa anche del modo in cui si comportavano le donne del Circolo della Maglia, le sorelle e le Cercavento. Prendersi la colpa è una delle cose per cui esistono gli uomini: ricordò che Lini gliel’aveva detto una volta, ridendo. Di solito se lo meritano, anche se non sai esattamente perché. Non era giusto, eppure Elayne avrebbe voluto trovarselo davanti abbastanza a lungo per schiaffeggiarlo, anche solo una volta. Abbastanza a lungo per baciarlo, e per farsi baciare sul collo. Abbastanza a lungo per...

«Dà retta ai consigli, anche quando non gli piacciono» disse all’improvviso, arrossendo. Per la Luce! Nonostante tutti i discorsi sulla vergogna, per certi argomenti Aviendha era davvero spudorata. E a quanto pareva, la stava contagiando! «Ma se provo a mettergli pressione, allora pianta i piedi anche se è evidente che ho ragione. Si comporta così anche con te?»

Aviendha le lanciò un’occhiata, e parve capire. Elayne non sapeva se esserne o meno contenta. Almeno smisero di parlare di Rand e di baci. Per un po’, almeno. Aviendha aveva una sua conoscenza degli uomini — aveva viaggiato e combattuto al loro fianco, quando era una Fanciulla della Lancia — ma aveva pensato sempre e solo a essere una Far Dareis Mai, e nella sua conoscenza c’erano dei... vuoti. Anche da piccola, con le bambole, aveva sempre giocato alla guerra, alle incursioni. Non aveva mai amoreggiato, non sapeva come si facesse, e non capiva perché provava determinate cose quando Rand posava gli occhi su di lei, né capiva centinaia di altre cose che Elayne aveva cominciato a imparare la prima volta che si era accorta di un ragazzo che la guardava diversamente da come guardava gli altri ragazzi. Aviendha si aspettava che lei le insegnasse tutto, ed Elayne ci provava. Davvero poteva parlare di qualsiasi cosa con la sua amica. Se solo non avessero usato così spesso Rand come esempio... Se l’avesse avuto davanti, lo avrebbe sul serio preso a schiaffi. E poi lo avrebbe baciato. E dopo lo avrebbe schiaffeggiato di nuovo.

Altro che una piacevole cavalcata. Una cavalcata miserabile.

Nynaeve fece altre brevi apparizioni, per poi tornare infine ad annunciare che erano quasi arrivati a destinazione e la fattoria della Famiglia si trovava subito dopo quella bassa collina che pareva stesse per crollare su un lato. Reanne era stata pessimista nella sua previsione: a giudicare dalla posizione del sole, erano passate meno di due ore.

«Ormai manca davvero poco» disse Nynaeve a Elayne, e non parve accorgersi dell’occhiataccia che ricevette in risposta. «Lan, vai a prendere Reanne e portala qui, per favore. È meglio se alla fattoria vedono per prima cosa un volto familiare.» Il Custode fece girare il cavallo e partì. Nynaeve si voltò un attimo in sella per fissare le sorelle con fermezza. «Ora, non voglio che spaventiate quelle donne. Tenete a freno la lingua finché non avremo spiegato bene la situazione. E copritevi il viso. Tirate su i cappucci dei mantelli.» Si raddrizzò senza nemmeno attendere un’eventuale reazione, e annuì soddisfatta. «Ecco qua. Tutto sistemato. Ti giuro, Elayne, proprio non capisco cosa avevi da lamentarti. Tutti si comportano proprio come dovrebbero, da quel che vedo.»

Elayne digrignò i denti. Non vedeva l’ora di arrivare a Caemlyn. Era lì che si sarebbero dirette, dopo la fattoria. Lei aveva dei doveri a Caemlyn, doveri che trascurava da tempo. Non doveva fare altro che convincere le casate più forti che il Trono del Leone era suo malgrado la lunga assenza, per poi vedersela con una o due pretendenti rivali. Certo, se lei fosse stata lì quando sua madre era svanita, quando era morta, allora non ci sarebbe stata nessun’altra pretendente al trono, ma la storia di Andor le assicurava che ormai ne avrebbe trovata più d’una. In qualche modo, però, quello le sembrava più semplice della situazione attuale.

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