I venti e le nevi dell’inverno rallentavano lo scorrere del commercio quando non lo fermavano del tutto in attesa della primavera, e su tre piccioni inviati dai mercanti due finivano uccisi dai falchi o dal maltempo, ma le navi continuavano a fare vela dove il ghiaccio non copriva i fiumi, e le dicerie volavano più veloci del fulmine. Migliaia di dicerie, e ognuna gettava un migliaio di altri semi che germogliavano e crescevano nella neve e nel ghiaccio come nel terreno più fertile.
A Tar Valon, secondo alcune storie, si erano scontrati grandi eserciti e il sangue scorreva per le strade, e le Aes Sedai ribelli avevano infilato la testa di Elaida a’Roihan su una picca. No; Elaida aveva avuto la meglio e le superstiti tra le ribelli strisciavano ai suoi piedi. No, non c’erano mai state ribelli, nessuna divisione nella Torre Bianca. Era stata la Torre Nera a spezzarsi, distrutta dai piani e dal potere delle Aes Sedai, e gli Asha’man si davano l’un l’altro la caccia da una nazione all’altra. La Torre Bianca aveva frantumato il Palazzo del Sole di Cairhien, e il Drago Rinato in persona era adesso legato all’Amyrlin Seat, suo strumento e marionetta. Secondo alcune leggende erano le Aes Sedai a essere legate a lui, legate agli Asha’man, ma pochi ci credevano, e questi pochi erano messi in ridicolo.
Le armate di Artur Hawkwing erano tornate a reclamare il suo impero da tempo defunto, e i Seanchan stavano spazzando via ogni nemico, avevano persino costretto il Drago Rinato a ritirarsi sconfitto dall’Altara. No, i Seanchan erano venuti a servirlo. No, il Drago li aveva gettati in mare, distruggendo completamente il loro esercito. I Seanchan avevano portato via il Drago Rinato, perché si inginocchiasse al cospetto della loro Imperatrice. Il Drago Rinato era morto, e c’erano celebrazioni e lutti in egual misura, lacrime e urla di gioia.
Le storie si diffondevano tra le nazioni come ragnatele su ragnatele, e uomini e donne pianificavano il loro futuro, convinti di sapere la verità.
Pianificavano, e il Disegno assorbiva i loro piani, tessendo verso l’inevitabile futuro.
dell’ottavo libro
de La Ruota del Tempo